Partito di Alternativa Comunista

Movimento di Grillo

Movimento di Grillo

Il collante del potere non basta

 

di Claudio Mastrogiulio

Dopo lo strabiliante risultato elettorale dello scorso febbraio, il M5s è salito agli onori della cronaca come l'elemento nuovo dello scenario politico italiano. Un'organizzazione che ha messo al centro della propria campagna elettorale l'attacco ai privilegi della politica dominante e la necessità di provvedere ad un ricambio generazionale della classe dirigente.

 

La mancanza degli aggettivi...

Con una battuta potremmo dire che le menti del programma penstastellato (Grillo e Casaleggio) sono allergiche agli aggettivi. I riferimenti alla “politica” senza specificare di quali organizzazioni ed interessi sociali vi siano dietro; ai “sindacati” da abolire senza una dovuta distinzione tra burocrazia e base rappresentano non certamente delle dimenticanze, ma una necessità assoluta per dei movimenti senza un collante ideologico: ciò che unisce è l'incertezza e, pertanto, la generalizzazione spiccia.
Chi potrebbe non essere d'accordo sul fatto che questi squallidi personaggi che da decenni popolano la politica italiana ai massimi livelli debbano essere messi da parte? Ma, come più volte detto, senza una prospettiva di classe ed anticapitalista, l'unica cosa che si otterrebbe, neanche tanto certamente, è un parziale ricambio nominale. Una modifica formale del quadro sostanziale che continuerebbe a rimanere fermo nella sua stabilità.

Così pure sul lavoro: non si possono affrontare i temi dell'occupazione, del miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro di milioni di lavoratori senza mettere effettivamente in discussione i cardini del sistema economico dominante. Non si può essere equidistanti rispetto alle rivendicazioni sociali in campo; oppure esprimere semplicemente degli attestati di solidarietà nei riguardi delle migliaia di lavoratori, precari, pensionati e disoccupati che non vedono alcun miglioramento nella propria prospettiva di vita.

 

…e la mancanza di una prospettiva radicale ed alternativa

Per mascherare tali profonde mancanze, i leader del M5s sono “costretti” ad indirizzare l'attenzione delle grandi masse verso alcune trovate propagandistiche di dubbio impatto mediatico ed elettorale. L'ultima, in ordine cronologico, è stata il cosiddetto “Restitution Day” in cui i parlamentari grillini hanno rimesso nelle casse dello Stato 1,5 milioni di euro; vale a dire circa 3.000 euro dei circa 18.000 euro mensili che ognuno di loro percepisce. Francamente non una grande cifra. Ma, lasciando in disparte l'ammontare, guardiamo, come sempre, al significato politico delle mosse tattiche. Una scelta del genere, se accompagnata da una politica di rottura col quadro istituzionale, politico ed economico dominante avrebbe un senso del tutto diverso. E invece, ancora Grillo chiede a Napolitano di accordargli udienza per informare che se “la gente non prende i fucili, i forconi, è solo grazie a noi, che evitiamo l'esplosione sociale”. Forse inconsapevolmente, Grillo ha centrato il punto, esplicitando la vera natura del M5s ed il motivo per cui è tollerato dalle classi dominanti ed anzi, in alcuni casi, espressamente foraggiato.

 

I primi pezzi iniziano a cadere

Il M5s, non essendo un partito organicamente organizzato e, soprattutto, non avendo un collante ideologico che ne cementa l'attività strategica e tattica, sta vedendo, negli ultimi tempi tutta una serie di defezioni al proprio interno. Defezioni che si stanno determinando per una ragione molto semplice: quando si aggrega un'organizzazione politica senza alcun tipo di filtro e senza un programma chiaro, si rischia (e così è stato) di imbarcare chiunque. Ma soprattutto si pongono in essere le condizioni affinché, nella più totale confusione programmatica, prevalga il culto della personalità del leader e della sua stretta cerchia di collaboratori. Tutto questo provoca inevitabilmente un deficit democratico all'interno che, una volta assorbita la sbornia elettorale, viene inevitabilmente a galla.
Così è accaduto col caso Gambaro, in cui è bastato che l'ex senatrice pentastellata osasse criticare i “grandi capi” del partito per far sì che si determinasse l'espulsione. Si è passati, quindi, alla prova dei fatti, dalla propagandistica e falsa affermazione del principio di massima democrazia, con addirittura la prefigurazione di riunioni filmate e pubblicate via internet, alla concretizzazione reale di tali principi. Concretizzazione che è venuta puntualmente meno, ed anzi è bastato un semplice spunto critico per poter determinare uno sfaldamento potenzialmente distruttivo.

Sono le inevitabile conseguenze a cui si approda quando un'organizzazione non è dotata degli elementi fondamentali del centralismo e della democrazia. Anche sotto questo punto di vista, non solo su quello programmatico su cui si è detto in questo ed in altri articoli, il M5s rappresenta un progetto destinato a fallire, con la possibilità concreta che, nelle more di questo processo fallimentare, una fetta importante delle masse operaie e di giovani possa lasciarsi ammaliare da questo percorso.

E' anche per queste ragioni che i comunisti, al contrario di quanto fanno alcuni inverecondi rottami stalinisti, debbono fronteggiare radicalmente e duramente questa nuova forma di ammortizzatore politico dello scontro sociale di classe.

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