Nel teatrino dei corsi e ricorsi,
Scrivevamo tutto questo solo pochi giorni fa. Prima che si aprisse la tragicommedia delle liste del Pdl escluse, con conseguenti decreti berlusconiani, proteste del Pd, ricorsi e controricorsi e scontri tra i filibustieri dell'una e dell'altra parte sulla interpretazione della "democrazia" (se debba prevalere la forma o la sostanza, ecc.). Uno squallido teatrino borghese che ha il solo pregio di dimostrare come la loro democrazia (quella delle casseforti) e le loro leggi siano un grande imbroglio a copertura del dominio della borghesia. A conferma che i comunisti devono limitarsi ad usare le elezioni - quando è possibile - come strumento secondario, accessorio, per amplificare le lotte di fabbrica e di piazza.
Ma, come si dice nei trailer di alcuni film, la realtà ha superato ogni immaginazione. Mentre i due schieramenti borghesi si scontrano, avendo come sfondo una sequela di scandali che ha pochi precedenti nella storia pur scandalosa e corrotta della borghesia, mentre crescono licenziamenti e chiusure di fabbriche, mentre la sinistra governista pensa solo ad allearsi col Pd per salvare qualche poltrona, sul piano elettorale succede di tutto, di più.
Rifondazione conferma e rilancia gli accordi con il Pd e - sollevando il malumore di tanti militanti - arriva ad accettare in Lazio la candidatura dei Radicali: cioè di una delle forze più reazionarie del panorama politico italiano, i "liberisti e liberali", i più accaniti sostenitori delle missioni di guerra imperialiste; i promotori di referendum per cancellare i diritti sindacali dei lavoratori. E il Pcl di Ferrando, che si presenta come più a sinistra del Prc, dopo la sceneggiata delle false presentazioni delle liste, dopo aver cercato inutilmente di ritagliarsi uno spazio mediatico invocando giudici e tribunali, dopo aver rinunciato a denunciare la democrazia borghese spiegando al contrario che la democrazia "è per definizione universale" (per molto meno Lenin definì Kautsky un "rinnegato" che così "aveva trasformato Marx in un liberale da dozzina"), arriva infine (citiamo da un comunicato di Ferrando del 10 marzo)... a invocare una legge elettorale "realmente democratica" (come se le elezioni borghesi potessero mai essere "realmente democratiche") e propone ai Radicali un fronte comune. Citiamo il comunicato di Ferrando per evitare equivoci: "Proponiamo da subito allo stesso Partito Radicale una comune iniziativa politica per il rinvio delle elezioni, col coinvolgimento unitario di personalità democratiche della politica, della cultura, del diritto."
Dalla sua fondazione polemizziamo politicamente con il Pcl (ora si vede che non facevamo un processo alle intenzioni) e con le pretese del suo gruppo dirigente di costruire un partito comunista ritornando nei fatti alle concezioni mensceviche del partito leggero, che non distingue tra militanti e simpatizzanti, che si costruisce su un programma non rivoluzionario (in "quattro punti"). Da tempo prevedevamo che la concezione mass-mediatica (dire qualsiasi cosa purché sia appetibile per i giornali), i giochi con i numeri inventati, il fingere con i lavoratori una forza che non esiste, oltre a non condurre alla costruzione di un partito reale (sostituito da un leader e dai suoi comunicati) avrebbe portato a derive pericolose in sé e dannose (perché a lungo amplificate dalla stampa) per chi invece è impegnato seriamente in un processo di ricostruzione di un partito comunista. Ma neppure noi - dobbiamo ammetterlo - pensavamo che si potesse arrivare a tanto.
La realtà è allora che questa proposta del Pcl va oltre una concezione sbagliata del partito e del programma. E' una vergogna e come tale va chiamata. E' vergognoso soprattutto che Ferrando abbia la pretesa di definirsi ancora trotskista. Il trotskismo, cioè il comunismo rivoluzionario, non ha nulla a che fare con cose simili! Non sappiamo (dopo tante finzioni e bugie) se in quel partito sia rimasto ancora qualche militante in carne ed ossa che si batte per un progetto comunista: se c'è non può che uscire immediatamente, dissociandosi da questa vergogna.
Una conclusione si impone da tutta questa vicenda: i lavoratori hanno bisogno urgente di un partito comunista rivoluzionario: i dirigenti riformisti di Ferrero, subalterni al Pd dei banchieri, non sono una mezza risposta a questa esigenza ma anzi costituiscono un ostacolo; i dirigenti semi-riformisti del Pcl di Ferrando, che fino a ieri si limitavano ad alimentare una finzione mediatica e grottesca, oggi, dopo la richiesta di fronte comune alla Bonino, sono solo una vergogna per l'intero movimento operaio. Gli uni e gli altri saranno sabato alla manifestazione "per la democrazia" indetta dal Pd, una manifestazione che (come hanno commentato i giornali) ricompone l'Unione e serve unicamente per la campagna elettorale del centrosinistra. E certo non c'è molta differenza tra stare sul palco con Bersani e la Bonino (come faranno Ferrero e Diliberto) o stare sotto il palco proponendo un fronte comune alla Bonino (come fa Ferrando).
ll Pdac, consapevole dell'esiguità delle sue forze e del compito immenso che ci sta davanti, prosegue per la sua strada, al fianco dei lavoratori che lottano e userà la propria candidatura in Puglia per denunciare i padroni, le loro elezioni, la loro corruzione, i loro imbrogli. E per rilanciare la necessità di un grande fronte unico di classe dei lavoratori in lotta contro la borghesia e i suoi partiti, contro Berlusconi e Fini, contro Bersani e Di Pietro, contro la Bonino.