contro il partito trasversale del profitto

dal nostro inviato Stefano Bonomi
Festival alta felicità: cultura allegria e lotta contro la repressione
Esiste una parte del Paese che lotta per i propri diritti all’interno del posto di lavoro o a scuola, contro il cambiamento climatico o contro le politiche securitarie dell’attuale governo.
Da questa parte della barricata, ormai da tradizione, intorno alla seconda metà di luglio ci si ritrova, nei pressi della Val di Susa, a casa del movimento No Tav, per il Festival ad Alta Felicità. Qui accorrono in migliaia tra giovanissimi e più «stagionati» per partecipare attivamente alle iniziative socio/culturali e politiche o, semplicemente, per immergersi nel palinsesto musicale di respiro sempre più internazionale senza però dimenticare di andare a «bussare» alle reti del fortino dove sono asserragliate le truppe di occupazione a difesa del cantiere del tunnel geognostico in Val Clarea.
27 luglio : cronaca travolgente di un fiume in piena
Il movimento No Tav ha subito da sempre pressioni dai vari governi che negli ultimi 20 anni si sono serviti anche di organizzazioni solidali con il movimento stesso (vedasi, per esempio, il governo Prodi con Rifondazione Comunista di «lotta e di governo») nel tentativo di imbrigliare la mobilitazione dentro dinamiche istituzionali con il fine ultimo di abbandonarla «esanime» su un binario morto.
Non fa certo eccezione l’attuale governo che, attraverso il premier Conte, proprio in questi giorni, ha definitivamente proclamato che questa grande opera si deve fare assolutamente. A sostenere le parole di Conte ci hanno pensato il ministro dell’interno Salvini, che ha mostrato il pugno duro per intimorire, senza però alcun successo, le migliaia di persone accorse alla contrada 8 dicembre e l’altro suo vice Di Maio in un patetico gioco delle parti già visto tantissime volte.
Questi presupposti hanno conferito alla marcia di sabato 27 luglio un significato particolarmente importante che è stato rappresentato in modo evidente dalla determinazione della resistenza popolare val susina che ha ripetutamente respinto le ridicole campagne diffamatorie di tutto il fronte Si Tav (Pd e Cgil landiniana compresi).
Il corteo di diverse migliaia di partecipanti è partito dal festival per Giaglione, prendendo poi il comodo sentiero che porta al cantiere della Val Clarea, dividendosi in tre parti fino ad arrivare, di fatto, a circondare il cantiere in più punti dai sentieri alti. La parte più sostanziosa dei partecipanti alla marcia, invece, ha proseguito per la strada principale fino al primo sbarramento, che nelle intenzioni del prefetto e del questore avrebbe dovuto arrestare la determinazione dei No Tav.
Dopo un intenso lavoro, e con gli attrezzi giusti, la prima barriera è saltata facendo indietreggiare, le forze dell’ordine in assetto anti sommossa, che per più di un’ora, hanno cercato di fermare i manifestanti bersagliandoli con una fitta pioggia di lacrimogeni.
Il punto di pressione massima è stato raggiunto in prossimità delle recinzioni del cantiere nei pressi del torrente Clarea e, anche qui, Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza sono intervenuti con un massiccio lancio di lacrimogeni, vietati dalle convenzioni internazionali anche nei teatri di guerra.
Intorno alle 20 la carovana battagliera ha cominciato a defluire e a riprendere la strada verso Venaus al grido «si parte, si torna insieme».
Respingere il decreto Salvini bis si può
La vertenza, ormai più che trentennale, portata avanti, con pazienza e tenacia, dalla comunità ribelle valsusina dimostra concretamente questioni di fondamentale importanza:
- il tentativo di giro di vite autoritario incarnato nella fattispecie dal decreto Salvini bis si può e si deve respingere con la forza delle piazze e delle strade piene e in lotta;
- solo gli studenti, i lavoratori e le classi popolari in generale hanno «tra le mani» la possibilità di mettere in discussione questo sistema economico che basa la propria esistenza sullo sfruttamento sempre più schiavistico dell’uomo sull’uomo, sulla devastazione e il saccheggio planetario dell’ambiente e dei territori e sull’oppressione e la violenza di genere.
Alla luce di ciò, riteniamo fondamentale l’energia messa in moto, ancora una volta, dai No Tav per affrontare, nel modo più efficace possibile, i prossimi appuntamenti di lotta nazionali ed internazionali.
Non esiste un pianeta B: cambiamo il sistema non il clima!