Partito di Alternativa Comunista

NOI NON PAGHEREMO LA CRISI CAPITALISTICA

NOI NON PAGHEREMO LA CRISI CAPITALISTICA

paghino le banche e i padroni

 

Un duro attacco contro i lavoratori, gli immigrati, i disoccupati, gli studenti e le masse popolari è in atto nel nostro Paese: ancora una volta su questi soggetti governo e padronato vogliono scaricare la crisi capitalistica. Il metodo utilizzato è quello di sempre: dividere gli immigrati dal resto della classe, i lavoratori del privato dai lavoratori pubblici, i lavoratori del commercio da quelli dell’industria.

L’azione padronale e del governo

In questo quadro si inseriscono: l’accordo separato del Commercio (firmato da Cisl e Uil); l’accordo separato del 10 ottobre (firmato da Cisl e Uil) sulle “Linee Guida per la riforma della contrattazione collettiva” per l’industria; l’accordo separato del 23 ottobre (firmato da Cisl, Uil, Ugl) di modifica del modello contrattuale per i pubblici dipendenti (del tutto simile nei contenuti alle Linee Guida per l’industria); Il protocollo d’intesa presentato dal ministro Brunetta e firmato il 30 ottobre separatamente da Cisl, Uil, Ugl e Confsal per il rinnovo del contratto dei pubblici dipendenti; i due accordi Cai/Alitalia (il primo con la firma di tutti i sindacati del settore di Cgil, Cisl, Uil, SdL e Ugl, il secondo senza la firma di SdL) che costituiscono un grave precedente per le aziende in crisi.

 

Tutti questi accordi prevedono la riduzione dei diritti e delle tutele, l’aumento dell’orario di lavoro e la riduzione dei salari: triennalizzazione dei contratti, inflazione depurata dall’inflazione importata (Indice previsionale armonizzato europeo (IPCA), licenziamento dei lavoratori precari, contrattazione di secondo livello vincolata a parametri di produttività, redditività e competitività aziendale.

 

Il governo, in attesa di sferrare un nuovo attacco alle pensioni, ha di seguito colpito: gli immigrati con il "Pacchetto sicurezza" e l’utilizzo dei militari nelle città, fomentando un clima razzista; i precari con licenziamenti di massa (57 mila nella Pubblica amministrazione e 130 mila nella scuola); la contrattazione nel pubblico impiego con la decisione presa in Finanziaria (una stangata di 36,2 miliardi di euro) e la firma di Cisl, Uil, Ugl e Confsal di anticipare, unilateralmente, a gennaio 2009, anche in assenza di accordo sui rinnovi, il 90% degli aumenti disposti dal governo sulla base dell’inflazione programmata stabilita nel Dpef (40 euro, meno della metà dell’inflazione reale); il diritto di sciopero con il disegno di legge del ministro Sacconi; infine le stesse garanzie contro l’arbitrio padronale garantito dall’art.18 dello Statuto dei lavoratori.

 

Ma su tutto spicca la controriforma Gelmini che smantella la scuola pubblica, a vantaggio delle scuole private e confessionali e privatizza l’Università attraverso le Fondazioni di diritto privato. Infine, mentre il governo aumenta le spese militari e di guerra, finanzia le banche e le imprese, approva una legge delega sul federalismo fiscale che avvia la privatizzazione degli ospedali: dopo la truffa dei Fondi pensione, arriva la truffa dei Fondi per la sanità.

 

Il Partito di Alternativa Comunista ritiene necessaria la rottura da parte della Cgil del tavolo sul nuovo modello contrattuale con la controparte padronale e governativa, mentre le pur importanti iniziative di lotta (3, 7, 14 novembre pubblico impiego; 14 novembre università e ricerca; 15 novembre commercio; 21 novembre precari delle imprese di pulizia delle scuole; 12 dicembre metalmeccanici) necessitano di un momento di convergenza e unificazione in un grande sciopero generale, unitario e di massa. Uno sciopero prolungato che superi l’attuale frammentazione sindacale e di lotta, unifichi e concentri in una vertenza generale, attraverso una piattaforma unificante, i diversi comparti del lavoro salariato del pubblico e del privato, i precari, gli studenti e le masse popolari, blocchi il Paese, spazzi via questo governo reazionario e faccia pagare la crisi alle banche e ai padroni.

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