Lula, Prodi e Berlusconi: una vendetta della borghesia contro le lotte degli anni Settanta
Quel che è certo, in questa logica senza logica, è che, in Italia, oltre ai capitali dei truffatori miliardari beneficiari dello scudo fiscale, rientrerà un innocente che ha avuto la sola colpa di aderire, più di venti anni fa, a un'organizzazione politica avventurista che faceva della lotta armata il surrogato del radicamento nella classe operaia. Sappiamo anche che, mentre Battisti sconterà di nuovo la gogna nelle patrie galere per fatti mai commessi, lo Stato borghese che lo condanna al patibolo concederà la grazia, per mano di Ghedini o di un altro avvocato del Presidente, a migliaia di truffatori (vedi il caso Parmalat), camorristi (sottosegretari e non), assassini di lavoratori innocenti (vedi il caso della Thyssen Krupp o i processi per i morti a causa dell'amianto). Gioisci popolo italiano! Un mite scrittore di romanzi noir finirà in galera, mentre le canaglie capitaliste e mafiose brinderanno per l'arresto del "terrorista".
E qui veniamo al secondo aspetto tragicamente grottesco di questa vicenda. Tutti - ma proprio tutti: dal "Tg1 delle libertà" al "Tg3 dell'opposizione per bene" - sono concordi nel definire Cesare Battisti un "ex terrorista responsabile di quattro omicidi". Nessuno - ma proprio nessuno - si ricorda di precisare che l'arresto di Battisti porta il peso di un processo in contumacia, basato sulla sola testimonianza di un "pentito" scarsamente attendibile, senza prove, senza che Battisti avesse la possibilità di difendersi e con l'impiego della tortura per estorcere confessioni in fase istruttoria (1).
Scrittore di noir ed ex militante dei Pac (Proletari armati per il comunismo), da anni Battisti viveva in Francia. Dopo una pressante richiesta da parte della magistratura italiana (con grande zelo del ministro Castelli), la Francia nel 2004 ha concesso l'estradizione. Battisti è riuscito a far perdere le sue tracce, fuggendo il 17 agosto 2004. Durante quegli anni, è riuscito anche a far pubblicare, contando sul favore dell'opinione pubblica e sul sostegno materiale di amici, militanti e intellettuali, un romanzo autobiografico, Ma cavale (La mia fuga). E' bene ricordare che è stato il governo Prodi - quello con Ferrero (l'attuale segretario del Prc) ministro e Bertinotti presidente della Camera - a fare pressioni affinché Battisti venisse riconsegnato all'Italia (Prodi stesso davanti al mondo intero si è compiaciuto per l'arresto). E ora, anche grazie al silenzio e all'accondiscendenza dei vari Prodi, Di Pietro, Ferrero e Bertinotti, la risposta definitiva è arrivata. E con essa la condanna di Battisti.
Battisti fu arrestato di nuovo nel 1979, nell'ambito di una serie di retate a Milano in seguito all'omicidio di un gioielliere, Torregiani: si trattava di un omicidio che nasceva da un caso di delinquenza comune e che venne utilizzato per colpire il movimento milanese. Battisti fu accusato di coinvolgimento in questo omicidio e, fatto assurdo, di aver partecipato anche a un omicidio che avvenne lo stesso giorno quasi alla stessa ora a centinaia di chilometri di distanza (l'omicidio del macellaio Sabbadin, a Udine). È accusato anche di altri due omicidi e varie rapine. Nel 1981 riuscì a evadere dal carcere di Frosinone dove era rinchiuso e a fuggire prima in Francia, poi in Messico, per poi tornare definitivamente in Francia nel 1990, che all'epoca negò l'estradizione in Italia (per la cosiddetta dottrina Mitterand, sui rifugiati politici italiani: più di un centinaio di rifugiati della stagione degli "anni di piombo" ottenevano il permesso di restare in Francia, in cambio del rendersi visibili alle autorità e della rinuncia definitiva alla "violenza politica").
La vendetta dello Stato borghese
La condanna nel 1990 all'ergastolo (in contumacia, poiché Battisti non partecipò al processo) va compresa nel contesto delle leggi di emergenza del periodo 1975-1982 e alla luce della volontà di vendetta postuma da parte dello Stato e della borghesia italiani nei confronti di una stagione di lotte che non può essere ridotta al feticismo della violenza e della lotta armata da parte di alcuni gruppi che pretendevano di trovare scorciatoie sostituzioniste, rinunciando nei fatti a conquistare le masse a una prospettiva rivoluzionaria. Le leggi di emergenza divennero, infatti, il pretesto per spezzare e reprimere un movimento di lotte operaie e studentesche che per un decennio aveva preoccupato la classe dirigente italiana, costringendola anche a una serie di concessioni che, con la complicità del Pci e delle burocrazie sindacali, erano utili per ingabbiare la protesta nell'alveo delle compatibilità capitalistiche. Ogni organizzazione o associazione politica diventava suscettibile di accusa di "associazione sovversiva" (si pensi agli artt. 270 e 270 bis, ancora in vigore). Non basta: un solo testimone diventava sufficiente per condannare militanti dell'estrema sinistra (è il caso del processo del "7 aprile" o dei casi Sofri, Bompressi e Pietrostefani); si veniva arrestati anche per "concorso morale" in omicidio; nei processi (anche in quello a Battisti) si faceva uso della tortura con i testimoni. Il senso di tutto ciò è chiaro: gli apparati dello Stato approfittavano del relativo riflusso delle lotte operaie per "farla pagare" ad alcuni protagonisti delle proteste di quegli anni. Dopo la "legge Cossiga" del 1980, che concedeva sconti di pena ai pentiti quante più persone denunciavano, le sorti di tantissimi giovani furono segnate dall'infamia di pochi.
È anche il caso di Cesare Battisti, che ha sempre negato gli omicidi di cui è stato accusato e le cui "colpe" sono quelle di non aver negato la sua appartenenza ai Pac (da cui si allontanò nel 1978) che rivendicarono quegli stessi omicidi e di non aver fatto pubblica abiura del suo passato politico. Da parte nostra, non ci siamo mai fatti illusioni sulla magistratura borghese, sia essa italiana, francese o brasiliana. Come in Francia sono in corso mobilitazioni in favore di Battisti, anche qui dobbiamo fare in modo che nelle mobilitazioni e negli scioperi dei prossimi mesi tra le parole d'ordine vi sia anche la liberazione di Cesare Battisti.