Partito di Alternativa Comunista

Perch

Perché mi iscrivo al Pdac / 7 puntata
Rifondazione è in un vicolo cieco.
Serve un partito rivoluzionario
Intervista a Giacomo Petrelli
(ex dirigente barese di Rifondazione)
 
 
a cura di Michele Rizzi
Continuiamo la nostra serie di interviste a compagni che, provenienti da altre esperienze politiche (Rifondazione, vari gruppi della sinistra, Pcl, ecc.) hanno deciso in questi mesi di aderire al Pdac. Si tratta di dirigenti politici, attivisti sindacali di primo piano, compagni impegnati nella costruzione delle lotte.
Oggi intervistiamo Giacomo Petrelli, ex membro del Comitato politico provinciale di Rifondazione a Bari, rappresentante territoriale del sindacalismo di base.
Giacomo, sei stato nel Comitato politico provinciale di Bari di Rifondazione comunista. Quale motivo ti ha spinto a lasciare il Prc dopo avervi militato per anni?
Ho fatto parte del Comitato politico provinciale di Bari per diversi anni e per diversi anni ho militato nel Partito della Rifondazione Comunista. Tale impegno per me è stato dettato da una forte passione per la politica che ha accompagnato la mia vita. Negli ultimi tempi però (la lista Ingroia è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso) mi sono visto costretto ad abbandonare la militanza nel Prc perché gli obiettivi che si erano prefissi sia a livello nazionale sia a livello regionale non corrispondevano ai miei. Ho dovuto abbandonare il Prc, sicuramente troppo tardi, perché davanti alla pantomima di una mozione o di un altra (in queste settimane si è avviato il percorso congressuale), davanti alla retorica dei dibattiti (pressoché mossi dalle stesse persone che hanno abbandonato i lavoratori), davanti all'appiattimento della vita politica alla sola competizione elettorale, non ho più ritenuto utile militare in Rifondazione comunista: non rappresenta per me e per i lavoratori un punto di riferimento per le nostre rivendicazioni. E in effetti non solo non rappresentano un punto di riferimento per le lavoratrici e i lavoratori ma rappresentano un pericoloso imbuto delle loro lotte, delle loro rivendicazioni e dell'emancipazione della classe operaia. Per questo e non per altro, ho dovuto lasciare Rifondazione. Ho dovuto lasciarlo perché il centro della politica diventava la disperata ricerca di coalizioni elettorali (il centrosinistra, la sinistra arcobaleno, la federazione della sinistra e chi più ne ha più ne metta) con la scusante della sopravvivenza economica del "Partito". E con questa scusante hanno ammazzato ogni istanza rivoluzionaria, vanificando anche quelle conquiste parziali che la classe lavoratrice aveva ottenuto.
Perché hai deciso di aderire al Pdac?
Per  i motivi su citati  ho lasciato Prc per aderire al Partito di Alternativa Comunista. E la manifestazione di Bari del 31 ottobre 2013 [una grande manifestazione organizzata dal Pdac e dal sindacalismo combattivo, con alla testa i lavoratori della Om Carrelli, v. il resoconto e le foto sul nostro sido, ndr] la dice lunga non solo sulla scelta giusta che ho fatto ma anche sulla ormai inconsistente capacità del Prc (o di quello che ne rimane) di organizzare i lavoratori per la propria emancipazione e di rappresentarli. Per questo ho aderito al Partito di Alternativa Comunista. Perché in questo momento di crollo del capitalismo, nel momento della crisi di sovrapproduzione più grande che abbia mai conosciuto l'umanità, sono convinto che non ci sia bisogno di una vaga idea di socialdemocrazia (come Prc ha fatto e continua a fare) ma ci sia bisogno di un Partito rivoluzionario che metta in discussione i concetti legati alla proprietà privata. Un Partito che sia comunista e non una " rifondazione" del comunismo. Quel Partito oggi è Alternativa Comunista. Anche per questo vi ho aderito.
Che giudizio dai dell'impegno del Pdac pugliese nelle varie lotte dei lavoratori, a partire dalla vertenza dell'Om carrelli?
L'impegno del Pdac nelle vertenze delle fabbriche come la Om rende possibile una lotta unitaria per l'emancipazione dei lavoratori. Rende possibile non una variante di questo sistema economico (un padrone al posto di un altro) ma rende reale la possibilità di autogestione delle fabbriche e mina il caposaldo di questa società, cioè la proprietà privata. Rende possibile una prospettiva di rivoluzione, che è poi la prospettiva per cui è nato il comunismo: non per governare con i padroni ma per dare il potere ai lavoratori.
L'impegno spasmodico dei militanti del Pdac nelle tante vertenze operaie pugliesi (Ilva, Om carrelli, Ecoleather, Telecom, Poste italiane, giusto per citarne alcune) è fondamentale per unire queste vertenze e creare un contraltare allo strapotere padronale. Alternativa comunista è l'unico partito a sinistra in Puglia (ma lo stesso potrei dire di tante altre parti del Paese) impegnato in queste lotte e spesso anche con un ruolo di direzione. Il Prc, invece, ormai è impegnato più che altro nella ricerca di alleanze locali con il Pd per cercare qualche poltroncina. Infatti, come me, altri militanti del Prc stanno guardando al Pdac.
Da attivista dei sindacati di base, stai facendo una battaglia politica e sindacale nelle Poste s.p.a. dove lavori. Ci spieghi brevemente quello che sta succendendo in questo settore?
Lavoro in una azienda che chiude in attivo di quasi un miliardo all'anno e che dovrebbe essere pubblica e di pubblica utilità. Questa azienda si chiama Poste italiane spa a socio unico (dove il socio unico è il ministero dell'Economia) e da molti anni il modello mercantilistico della gestione aziendale ha minato non solo le condizioni lavorative degli addetti (sportelleria, recapito etc.) ma anche la pubblica utilità che dovrebbe erogare. Poste italiane spa non è solo il posto in cui si consegnano lettere, ma anche quella struttura pubblica creata per la raccolta del piccolo credito della società. E' quell'azienda che stampa (attraverso cassa depositi e prestiti) i buoni fruttiferi della "repubblica italiana" e li piazza sul mercato. Ma di tutti questi soldi non ci è dato sapere che fine facciano. Ho dovuto, per la mia indole rivoluzionaria, aderire al Cobas-Cub e esserne rappresentante territoriale perchè le burocrazie sindacali confederali non sono altro che tappi per le rivendicazioni delle lavoratrici e dei lavoratori (come lo sono state da sempre) e perchè semplicemente non rappresentano quelli che sono i miei interessi di lavoratore. Per questo tra vessazioni, provvedimenti disciplinari e tribunali del lavoro, preferisco essere Cobas-Cub. Perchè non sono come le altre sigle e un giorno non mi basterà più dire di non essere stato io il colpevole. Mi servirà dire che sono riuscito ad ostacolare con la lotta questo sistema economico, a partire dal mio posto di lavoro.
 

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