Sono stato sempre un antimperialista, e ora più che mai, in un contesto in cui le condizioni politiche ed economiche spingono verso una nuova fase storica di lotta operaia, la mia militanza sindacale con i compagni del Si Cobas e la lotta all’Esselunga hanno fatto rinascere in me la solidarietà sociale che da anni mi faceva scontrare con la borghesia e l’oligarchia, difendendo la classe lavoratrice e gli interessi del mio Paese.
Sono politicizzato da quando ero ragazzo e la coscienza di classe proletaria é stata parte delle mie convinzioni ideologiche. In Sudamerica la mia generazione e quelle a noi vicine tendevano verso sinistra, negli anni Settanta era facile "isquierdizarse" [diventare di sinistra, ndr], ma era difficile essere conseguenti tra dogmi e pragmatismo: tanti alla mia età hanno finito per riconciliarsi con il potere che ti offre la borghesia e adesso condividono il sistema, cioè si sono trasformati da rivoluzionari in socialdemocratici, la stessa malattia che si vive oggi in Italia. Hanno tradito le proprie idee, la classe operaia e le proprie coscienze.
La mia scelta di iscrivermi al Pdac viene da sola. In questo anno di lotta all'Esselunga in tanti sono venuti a parlarmi per farmi iscrivere al loro partito o organizzazione, ma, quando ho visitato le diverse sezioni di questi gruppi, ho trovato sempre quella variante ideologica che osservai nel mio Paese e questo mi ha fatto respingere l'idea di iscrivermi: dopo tanti anni in Italia senza partecipazione politica conoscevo le diverse tendenze e i diversi gruppi politici che si dichiarano "di sinistra". Avevo anche parlato di questo con alcuni giovani compagni del Pdac che hanno partecipato attivamente alla lotta di Pioltello e qualcosa mi ispirava, anche se non ero tanto sicuro di militare politicamente. Quando ho ricevuto l'invito per partecipare al seminario di Rimini (il seminario si è svolto il 7-8-9 settembre 2012, ndr) ho deciso di andare. Così il martedì precedente, 4 settembre, viene a casa mia il compagno Diego [della sezione di Milano del Pdac, ndr] per definire i piccoli dettagli del viaggio a Rimini. In precedenza avevo già avuto conoscenza dell’organizzazione del partito e soprattutto della sua linea politica, quella cioè di un partito dei lavoratori per la lotta e la rivoluzione proletaria, senza infiltrazione ideologica borghese. Ebbene quel martedì sera Diego mi porta l'ultimo numero di Trotskismo oggi [la rivista teorica del Pdac, ndr], in cui ho letto l'editoriale di Fabiana Stefanoni e quella posizione di classe, la concezione sociale dell’esistenza del proletariato, negata oggi da tanti riformisti, e le prospettive attuali di un processo rivoluzionario erano in linea con le mie interpretazioni della situazione attuale e con le mie prospettive politiche, e sono stato convinto quasi parzialmente direi. Nei giorni trascorsi con i compagni al seminario mi sono convinto completamente della linea ideologica e soprattutto del pragmatismo e dell’applicazione delle tesi rivoluzionarie che Marx propose. Sono convinto che ogni militante deve considerarsi uno strumento del partito e della classe proletaria per portare alla vittoria la rivoluzione, per la formazione di uno Stato operaio e socialista. La storia darà un giudizio su ciò che facciamo oggi, e questo lo hanno detto anche i compagni venuti da altre sezioni internazionali della Lit.
Quanto è stata importante l’affiliazione del Pdac alla Lit (Lega Internazionale dei Lavoratori-Quarta Internazionale) nel condizionare la tua scelta?
“Proletarios de todo el mundo unirse". E' necessario coordinarsi con i lavoratori di tutto il mondo e formare un solo fronte antimperialista. Il capitalismo non è solo nazionale, agisce in modo globale contro la classe operaia creando le proprie organizzazioni per opprimerci: l'Onu è solo un agente organico dell’imperialismo, il Fondo Monetario Internazionale è solo il servo economico del sistema capitalista che diventa imperialismo già oggi, adesso!, la Comunità Europea è solo figliastra del Fmi e Monti è un agente del sistema capitalista mondiale, che viene ad applicare le "ricette economiche" che l'imperialismo vuole per l'Europa e ottenere più profitto dal capitale finanziario; di fronte a questa realtà la lotta e l’organizzazione operaia devono ugualmente essere globali, da soli saremmo solamente una formica contro un mammut.
Un passo avanti per la formazione di quadri rivoluzionari! Questa è stata la mia esperienza fondamentale e più importante. Poi vedere compagni di altre sezioni europee e latinoamericane che vengono a informarci delle lotte in Spagna, in Portogallo, in Grecia, in Brasile e in altri Paesi ci fa sapere che è in corso una lotta proletaria internazionale, che solo ora bussa alla porta dell’Italia e alla cui chiamata i nostri ancora non rispondono, ma sono ottimista e penso che i legami delle organizzazioni politiche con quelle sindacali prima o poi dovranno stringersi. Io vengo da una realtà diversa da quella italiana, nel mio Paese il sindacato si coordina anche ideologicamente con il partito e viceversa, i quadri vengono reclutati fondamentalmente tra i lavoratori e quindi questa sfida di coordinamento tra partito e sindacato la dobbiamo accettare e vincere, ed essendo io membro di un sindacato di base farò la mia parte affinché questo possa diventare realtà.