Precariato crimine di stato.
Il collasso della scuola pubblica
di Stefania Senesi*
La dissoluzione della centralità della scuola statale nelle prerogative di tutti i governi succedutisi negli ultimi trent'anni è evidente e sotto gli occhi di tutti. La costante mancanza di reali investimenti nel comparto pubblico dell'istruzione è indiscutibilmente inserita in un processo a "mannaia": zero investimenti è uguale a demandare al comparto privato, pezzo per pezzo, una scuola ormai morente. La dimostrazione di questa progettualità nefasta va a coincidere con sordidi progetti ad hoc travestiti anche dai provvedimenti emergenziali; se si pensa ai numerosi Dpcm emessi da un anno a questa parte causa epidemia da Covid19, ecco l'occasione "ghiotta" per la classe capitalistica di provvedere a progetti di digitalizzazione concordati con gruppi imprenditoriali che si accaparrano ampie fette di denaro pubblico per avviare webinar spesso privi di alcun valore didattico.
Lo schizofrenico progetto di devastazione scolastica non risparmia nessuno, basti pensare agli investimenti folli di milioni di euro nei famigerati banchi a rotelle, parcheggiati in numerosi corridoi degli istituti scolastici, o utilizzati negli Open day virtuali per attirare nuova clientela e poi abbandonati causa chiusura delle scuole. A chi è giovato tanto spreco di denaro pubblico se non a quei comparti aziendali che lucrano grazie ad amministrazioni conniventi? Il particolare progetto distruttivo vede come vittime i lavoratori precari della scuola; essi infatti sono le colonne portanti del sistema scuola, garantendo anno per anno la copertura di cattedre, che altrimenti rimarrebbero scoperte.
Ebbene il vuoto normativo che da tanti anni devasta il sistema assunzioni, ricade come una scure sull'assenza di un sistema di reclutamento univoco: sono quasi dieci anni che in Italia mancano percorsi abilitanti, i più abbienti hanno fomentato l'acquisto delle abilitazioni all'estero mercificando la formazione e il proprio posto di lavoro. Sebbene sia presente una sentenza della Corte europea che ha penalizzato l'Italia per l'abuso di precariato, quest'ultima ha fatto orecchio da mercante perpetrando lo sfruttamento dei lavoratori.
La difficile situazione pandemica che attraversa il Paese dall'anno scorso in aggiunta al pensionamento di diverse migliaia di insegnanti poteva essere l'occasione per riappacificarsi con il provato comparto dei precari della scuola attraverso assunzioni mirate: ciò è stato abilmente evitato, nonostante continue proposte e tavoli estenuanti con le numerose associazioni di precari, attraverso rimandi ingiustificati sebbene solo quest'anno siano oltre duecentomila i docenti precari in servizio. Come ultima beffa hanno approntato un concorso in piena pandemia, sebbene il DCPM pronunciato prevedesse che i concorsi fossero perpetrati "solo in caso di urgenza", mandando migliaia di precari a rischiare letteralmente la propria salute in giro per l'Italia. Piuttosto che assumere i lavoratori, piuttosto che smettere di denigrare la categoria dei lavoratori definiti "senza professionalità" si preferisce mortificarli e imbavagliarli. Il precariato è un crimine di Stato e solo la lotta pagherà. I precari non si fermeranno fino a che non saranno assunti.
*attivista del Coordinamento Nazionale Precari della Scuola