STUDIAMO L'OTTOBRE 1917, COME CI
CHIEDE IL SEN. BUTTIGLIONE
Quando il Tg2 e il Senato
discutono di rivoluzione...
di Francesco
Ricci
Il Senato della Repubblica italiana che
giovedì 25 ottobre (casualmente, proprio il giorno della rivoluzione russa,
anche se secondo il calendario giuliano, mentre noi col nostro calendario
festeggeremo il 7 novembre la rivoluzione e i suoi novant'anni, portati molto
bene) ha dedicato una intera seduta a discutere della rivoluzione
d’Ottobre. Incredibile a dirsi!
Il pretesto è stata una patetica
trasmissione del Tg2, dedicata a falsare la storia della rivoluzione, contro cui
si è scatenato Fosco Giannini, senatore "ribelle" di Rifondazione (dirige l’area
dell’Ernesto, ex area Grassi). Poco importa qui che Giannini, che pure in aula
ha vigorosamente difeso l’Ottobre, non sia esattamente un esempio di
bolscevismo, visto che offre un sostegno (seppure alterno, seppure critico e
talvolta persino molto critico) a un governo ben peggiore e ancora più
chiaramente borghese di quello Kerensky a cui i bolscevichi non offrirono invece
nessun tipo di sostegno (nemmeno alterno, nemmeno esterno, nemmeno critico);
poco importa -almeno qui- che il compagno Giannini abbia votato la precedente
Finanziaria di Prodi (cosa farà stavolta?), e tutte le misure e missioni e
guerre del governo. L’aspetto interessante (e divertente!, chi si è perso la
scena vada a vedere il filmato sul sito del Tg2) è stato vedere Rocco
Buttiglione, il leghista Castelli (uno che nemmeno saprebbe dire l’anno della
rivoluzione russa) e altri incravattati ignoranti rappresentanti della borghesia
di cui ci è sfuggito il nome difendere la rivoluzione di febbraio contro
l’Ottobre bolscevico e comunista.
Rocco Buttiglione pareva scappato
direttamente dai primi capitoli della Storia della Rivoluzione russa di
Trotsky, quelli in cui il fondatore dell'Armata Rossa traccia brevi e
indimenticabili caricature del personale politico zarista e liberale.
Rocco Buttiglione -con il dito ammonitore
alzato verso il cielo- ha spiegato alla marmaglia riunita attorno a lui, in
quello che Rosa Luxemburg definiva “il pollaio della democrazia borghese”, che
la Rivoluzione d’Ottobre non fu solo e tanto contro lo zarismo ma fu prima di
tutto contro “la democrazia, la nostra democrazia.” Facendo questo si scagliava
contro Fosco Giannini che, di scuola togliattiana, difende il ruolo dei
comunisti come stimolo e anima della “democrazia”. Per una volta bisogna insomma
dare ragione a Buttiglione. Non vi fu niente di “democratico” nella rivoluzione
russa. Novant’anni fa le masse operaie rovesciarono la loro democrazia,
la democrazia della borghesia, per sostituire ad essa la dittatura del
proletariato.
E ha ragione Rocco Buttiglione, ripetiamolo,
a tremare ancora pensando a quei giorni. Non perché -come pretende di far
credere- il governo Prodi sia in mano ai comunisti (comunisti in parlamento non
se ne vedono, non lo sono certo i Gennaro Migliore o i Paolo Ferrero, ma
neppure sembrano aver ereditato qualcosa dal bolscevismo i Salvatore Cannavò e
il pur simpatico Fosco Giannini). Ha ragione Rocco Buttiglione perché la rivoluzione d’Ottobre non è un trascurabile fatto del
passato: le masse che stanche di sopportare il loro sfruttamento insorgono e
rovesciano come un fuscello la democrazia del Capitale, quella di Dini, Mastella
e Berlusconi, con gli annessi pollai parlamentari presieduti da Marini e
Bertinotti, non è certo cosa -purtroppo- di domani e
nemmeno di dopo-domani. Ma all’orizzonte sì, ed è quella l’unica prospettiva
possibile e realistica (se preparata nelle lotte di oggi) di riscatto dei
lavoratori.
Rocco Buttiglione (nomen-omen, il nome è davvero un presagio talvolta!), con lo sguardo satollo di uno appena uscito da una trattoria romana, ha avvisato i suoi compari senatori e il presidente della seduta, il colto Calderoli, che bisognerebbe studiare bene la vicenda del ’17, che il Senato dovrebbe dedicare una sessione di studio a quelle tristi vicende.
Rocco Buttiglione (nomen-omen, il nome è davvero un presagio talvolta!), con lo sguardo satollo di uno appena uscito da una trattoria romana, ha avvisato i suoi compari senatori e il presidente della seduta, il colto Calderoli, che bisognerebbe studiare bene la vicenda del ’17, che il Senato dovrebbe dedicare una sessione di studio a quelle tristi vicende.
La rivoluzione bolscevica
fu in effetti una cosa molto triste, brutta e disdicevole per la borghesia di
tutto il mondo: il senatore Rocco Buttiglione ha perfettamente ragione a
lamentarsene (seppur il suo lamento giunge, ahinoi, tardivo). E ha ancora più
ragione quando dice che quei fatti storici conviene studiarli:
la borghesia e i suoi tirapidedi potrebbero
imparare molto da quelle vicende. Sappia comunque Rocco Buttiglione che c’è chi
l’Ottobre lo studia ancora e non come un vecchio e caro ricordo di un’altra
epoca: no, no, c'è chi lo studia proprio per preparare la rivoluzione
futura. Perché c'è chi sa che senza ripartire dal patrimonio di lotte,
vittorie e sconfitte del movimento operaio, e dai giganteschi insegnamenti della
prima rivoluzione vittoriosa, non ci saranno rivoluzioni future e quindi non ci
sarà nessuna alternativa per i lavoratori allo sfruttamento quotidiano (e al
dover vedere ogni sera al Tg il ventre gonfio di Buttiglione alternato alle
garbate prediche di Bertinotti, comunista perbene e caro amico di Donna Assunta
Almirante).
Il nostro partito ha dedicato un seminario
di studi all’Ottobre questa estate e tra pochi giorni sarà disponibile un libro
con gli atti di quel seminario. Non un seminario di deputati e senatori borghesi
ma di operai e studenti comunisti che per cinque giorni hanno studiato e
imparato dalla rivoluzione russa, capendo da essa in primo luogo (lo diciamo
anche ai senatori Giannini e Turigliatto che danno un sostegno alterno, o
esterno, o critico e persino molto critico, a Prodi) che i comunisti non
sostengono nemmeno criticamente (né dall'esterno né in modo alterno) i governi
della borghesia. Perché l'opposizione nelle piazze (e nei parlamenti) è il punto
di partenza per costruire in un lungo e difficile percorso di lotte (come fecero
i comunisti russi) un'alternativa operaia. Chi vuole ricordare e rivendicare
l'attualità dell'Ottobre bolscevico questa lezione non può
dimenticarla.