Partito di Alternativa Comunista

Rimini 16-17 maggio, IV Congresso del Pdac

Rimini 16-17 maggio, IV Congresso del Pdac
La sfida della costruzione
di un partito rivoluzionario
 
 
 
di Adriano Lotito
 
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Sabato 16 e domenica 17 maggio si è tenuto a Rimini il IV Congresso del Partito di Alternativa comunista. Si è trattato di un momento molto importante per la vita del nostro partito, essendo il congresso il massimo organismo decisionale per qualsiasi partito che voglia essere marxista e rivoluzionario. Altresì è stata l’occasione per tratteggiare un bilancio del nostro intervento e della nostra costruzione negli ultimi anni e per ridefinire le nostre strutture e il nostro programma in vista della prossima fase. Un momento di sintesi dunque e di rilancio della nostra azione, alla presenza di molti giovani e giovanissimi che hanno dato un contributo fondamentale alla buona riuscita del congresso stesso, partecipando all’elaborazione e alla discussione delle tesi congressuali. Il Congresso ha visto inoltre l’importante partecipazione di una delegazione di compagni provenienti da altre sezioni della Lega internazionale dei lavoratori- Quarta Internazionale, l’organizzazione mondiale di cui il Pdac è sezione italiana. In particolare sono stati presenti i compagni Ricardo Ayala, del coordinamento europeo della Lit, Conceizao Martinez, di Corriente Roja (sezione spagnola della Lit) e Manel Afonso, del Mas (sezione portoghese della Lit).
 
La discussione politica e sindacale: i problemi della lotta di classe in Italia
Il Congresso si è aperto con una relazione introduttiva della compagna Patrizia Cammarata, che ha salutato i presenti e ha spiegato il funzionamento della due giorni, lasciando la parola al compagno Valerio Torre per la presentazione del documento politico.
Il livello della discussione sulla caratterizzazione politica della fase è stato molto alto e ha visto l’intervento di numerosi compagni. Si è sottolineato come la situazione che stiamo attraversando nel nostro Paese sia evidentemente non rivoluzionaria e segnata da un ristagno della lotta di classe nel quadro di una guerra sociale che il governo Renzi, insieme alle istituzioni dell’Unione europea, ha scatenato contro la classe lavoratrice e le nuove generazioni (dal Jobs act alla Buona scuola). In risposta a questi progetti di ristrutturazione del potere della classe dominante, alcuni settori della sinistra riformista hanno espresso la volontà di costruire artificialmente una Syriza italiana, riassemblando i cocci di Rifondazione comunista, Sel, alcuni fuoriusciti dal Pd e l’area che ruota intorno a Landini. In realtà questo progetto stenta a decollare per via dell’assenza di una mobilitazione di massa in grado di sostenere questa esigenza, combinata con l’impossibilità di adottare una politica anti-austerità senza voler rompere con gli assetti capitalistici del sistema. Questa assenza di possibili soluzioni riformiste alla crisi in corso è dimostrata proprio dai cedimenti del governo Tsipras nei confronti delle richieste di aggiustamento strutturale e di pagamento del debito della Troika.
Successivamente la compagna Fabiana Stefanoni ha relazionato sulla situazione del sindacato e sul nostro intervento sindacale. Proprio nella attuale egemonia delle direzioni burocratiche in Cgil e nel sindacalismo di base è stato individuato uno dei fattori principali che ammortizzano la conflittualità sociale nel nostro Paese. Da un lato la Cgil esercita ancora una fortissima influenza nella classe lavoratrice e la sua direzione mira a conservare i propri privilegi di casta anziché spingere verso una mobilitazione di massa contro il governo. D’altra parte il sindacalismo di base è attraversato da una serie parossistica di divisioni microburocratiche che impediscono l’organizzazione di qualsiasi iniziativa unitaria di opposizione, preferendo rinchiudersi in soluzioni autoreferenziali e identitarie prive di alcuna prospettiva.
In seguito il dibattito si è concentrato in particolare sull’esigenza di continuare il lavoro dei nostri militanti all’interno del coordinamento di lotte No Austerity, visto come possibilità di superare le attuali divisioni, unificando le diverse realtà di lotta mediante la solidarietà di classe e la democrazia operaia.
 
La lotta delle donne
La sera del sabato è stata incentrata sulla discussione in merito alla lotta delle donne contro il maschilismo. La relazione della compagna Laura Sguazzabia, responsabile della commissione specifica sul lavoro di costruzione tra le donne, e il dibattito che si è successivamente sviluppato, ha precisato la condizione di doppia oppressione, di classe e di genere, che le donne lavoratrici si ritrovano a subire all’interno del capitalismo. E’ stato ribadito che la lotta contro il maschilismo è inseparabile dalla più generale lotta contro il capitalismo ed è indispensabile per la costruzione di un partito rivoluzionario che si pone come obiettivo quello di dirigere la classe lavoratrice, la cui metà è costituita da donne. Proprio per questo la questione non deve coinvolgere solo le donne lavoratrici e militanti ma anche gli uomini, dal momento che non si tratta di una battaglia di settore, ma di un problema che coinvolge la totalità della classe in lotta.
Il livello del dibattito e la relazione stessa, nonché la presenza di un documento specifico sulla questione, hanno evidenziato i grandi passi avanti fatti dal partito in questa direzione. Riteniamo che il Pdac sia al momento il solo partito della sinistra che ha organizzato un lavoro sistematico in questo campo da una prospettiva di classe che si allontana dal femminismo da salotto cui è avvezza la socialdemocrazia. Non a caso la lotta delle donne, insieme alla costruzione dei Giovani comunisti rivoluzionari, rappresenta uno degli assi fondamentali di costruzione del nostro partito così come è risultato dal congresso stesso.    
La sera del sabato si è conclusa con la discussione e la votazione dello Statuto e la riunione della commissione elettorale che ha elaborato la proposta di composizione del nuovo Comitato Centrale.
 
La costruzione del partito e dei Giovani comunisti rivoluzionari
La domenica ha visto le relazioni di Matteo Bavassano sulla costruzione del partito e di Adriano Lotito sulla costruzione dei Giovani comunisti rivoluzionari.
Bavassano, presentando il documento di costruzione del partito, ha messo in evidenza un punto importante: mentre il resto della sinistra, riformista e centrista, è allo sbando e attraversa una fase di evidente scomposizione, Alternativa comunista riesce a “tenere” e a crescere, sia pure lentamente e in controccorrente. In un quadro in cui tutta la sinistra va in pezzi, e le lotte non sono ancora arrivate, noi riusciamo a consolidare la nostra posizione. Un vero sviluppo del partito, chiaramente, non potrà che avvenire in una diversa situazione, con quell’ascesa delle lotte che probabilmente non è lontana nemmeno per l’Italia, mentre caratterizza il resto della situazione mondiale, da noi definita appunto rivoluzionaria. In questo contesto, in cui i problemi sono difficili e numerosi, il nostro partito ha dalla sua parte un programma che nessun’altra formazione politica può vantare: un programma rivoluzionario, prodotto di secoli di elaborazione da parte del movimento operaio e comunista ed espressione di un’organizzazione internazionale attiva in decine di Paesi in tutto il mondo.
In seguito Lotito ha presentato il documento dei Giovani comunisti rivoluzionari, l’altro importante elemento di novità del Pdac insieme al lavoro sull’oppressione delle donne. La relazione si è soffermata in particolare sull’esigenza di costruire un ambito di militanza specifica tra le nuove generazioni, approfittando della totale crisi della sinistra riformista anche in questo settore e della disponibilità alla lotta che il movimento studentesco ha dimostrato in questi anni e che è riemersa in occasione della mobilitazione contro la riforma renziana della scuola che si è avuta il 5 maggio. Il dibattito che ne è seguito ha visto la partecipazione di diversi compagni e compagne giovani che hanno riportato la loro esperienza di lotta all’interno delle organizzazioni studentesche riaffermando le potenzialità di sviluppo che derivano dall’aver lanciato il progetto dei Giovani comunisti rivoluzionari.
 
Un partito vivo, internazionale e presente nelle lotte
Dopo le relazioni della domenica si è avuta la discussione sugli emendamenti ai documenti congressuali, la loro votazione e la votazione del nuovo Comitato Centrale che dovrà dirigere il partito fino al prossimo Congresso.  Sono stati inoltre letti e votati alcuni comunicati di solidarietà. Il primo, nei confronti della lotta del popolo palestinese contro lo Stato sionista; il secondo nei confronti della lotta dei facchini del Si Cobas della Sda di Bologna in lotta contro un piano di licenziamenti e ristrutturazione aziendale; il terzo comunicato ha espresso invece la solidarietà verso i lavoratori brasiliani in lotta in vista del prossimo importante giorno di mobilitazione nazionale fissato per il 29 maggio.
La conclusione di questo importante appuntamento è stata affidata al compagno Francesco Ricci che ha riepilogato gli importanti passi avanti fatti dal partito, tratteggiando un bilancio positivo, ringraziando la platea congressuale e gli ospiti internazionali e ribadendo la centralità dell’essere parte di un grande progetto mondiale quale quello della Lega internazionale dei lavoratori – Quarta internazionale.
Come da tradizione, il congresso si è poi definitivamente chiuso intonando le note dell’Internazionale, l’inno storico del movimento operaio da quasi 150 anni, con un evidente entusiasmo frammisto a commozione da parte di tutti i compagni e le compagne presenti, pronti dall’indomani a ritornare al lavoro e alla lotta nelle piazze, nelle scuole e nella fabbriche del Paese.
 
Alcune foto del Congresso
 
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