L'AVRA'!
Subito un grande sciopero generale di tutto il mondo del lavoro
di Fabiana Stefanoni*
Non è un fatto nuovo nella storia: quando i lavoratori scendono in piazza e occupano i luoghi di lavoro, i governi dei padroni usano i manganelli. Questo è vero per i governi di tutti i colori, di centrodestra e di centrosinistra.
L'introduzione del maestro unico alle elementari è solo il primo atto di un piano che prevede, di fatto, la scomparsa - per il governo - del problema del precariato: con la riduzione delle ore di lezione settimanali, l'accorpamento delle classi di concorso, l'aumento del numero massimo di alunni per classe (già innalzato a 33 con Fioroni, ora si arriverà a 35!) non ci saranno più assunzioni a tempo determinato. Il risparmio previsto, sulla pelle dei lavoratori, è di 8 miliardi di euro. Il processo cui il governo ha dato il via prevede la privatizzazione di tutto il sistema scolastico e universitario. Le scuole, già col decreto Bersani durante il governo Prodi (sostenuto da Rifondazione, col ministro Ferrero), sono state trasformate in fondazioni di diritto privato, con la conseguente apertura a finanziamenti da parte dei privati. Ora la stessa sorte tocca alle università, che verranno completamente privatizzate: la sorte dei tanti ricercatori e borsisti dell'università, che portano avanti la ricerca per 800 euro al mese, è analoga a quella della scuola, cioè disoccupazione.
Lavoratori e studenti uniti nella lotta
Se Berlusconi è costretto a passare alle minacce, è perché vede che, dall'altra parte della barricata, c'è un movimento forte. Le scuole e le università sono occupate, studenti, insegnanti e genitori sono uniti nella lotta, nella consapevolezza che l'unica strada percorribile per salvare la scuola pubblica dal massacro è continuare le mobilitazioni ad oltranza. Lo straordinario risultato dello sciopero del 17 ottobre, con centinaia di migliaia di manifestanti in piazza, ha dimostrato al governo che i lavoratori e gli studenti non intendono accettare lo smantellamento della scuola dei figli dei lavoratori per regalare soldi alle scuole private dei padroni e del Vaticano o ai banchieri in crisi. Occorre, sull'onda di quell'importante risultato, moltiplicare le occupazioni, le esperienze di autogestione e il blocco della didattica fino al ritiro del decreto Gelmini: è importante che il movimento di lotta segni questo punto a favore dei lavoratori.
Il decreto deve essere approvato entro il 31 ottobre e, non a caso, il governo ha annunciato che verrà votato (con la fiducia) il 29, un giorno prima dello sciopero generale della scuola indetto da Cgil, Cisl e Uil. Come già abbiamo detto, è gravissimo che le burocrazie dei sindacati confederali abbiano deciso di indire uno sciopero quando i giochi saranno fatti, col risultato di boicottare in parte lo sciopero del 17 ottobre e dividere il fronte dei lavoratori. Ma ora è necessario costruire un percorso di lotte in vista dello sciopero del 30 ottobre, trasformandolo da rituale vuoto in un ulteriore rilancio della lotta. Siamo consapevoli - ed è una consapevolezza che si diffonde sempre più tra i lavoratori in mobilitazione - che solo uno sciopero generale a oltranza (come quello sperimentato con successo qualche anno fa in Francia) di tutto il mondo del lavoro, che blocchi l'Italia e la produzione, potrà fermare gli attacchi del governo Berlusconi, non solo nella scuola pubblica.
Non pagheremo noi la loro crisi!
*Insegnante precaria, attiva nelle lotte dei precari della scuola di Bologna e Modena