Partito di Alternativa Comunista

Se toccano uno, toccano tutti! Granarolo: non si ferma la lotta!

Se toccano uno, toccano tutti!

Granarolo: non si ferma la lotta!

I facchini licenziati continuano a presidiare i cancelli dell'azienda

 

 

di Adriano Lotito

La mobilitazione dei lavoratori della Granarolo continua da oltre nove mesi e non accenna a fermarsi. I motivi sono risaputi: la riassunzione e il ricollocamento di 51 lavoratori licenziati per aver manifestato contro una decurtazione salariale del 35% (partendo già da salari da fame) lo scorso maggio. Dopo decine di tavoli e trattative mediate dal Prefetto i padroni di Granarolo e delle ditte della logistica in appalto (Ctl e Sgb) non sono ancora venuti incontro alle richieste dei lavoratori, fomentando anzi la repressione poliziesca contro la lotta.

 

Repressione poliziesca e risposta operaia

Nei giorni dal 20 al 25 gennaio i lavoratori, stufi dei continui inganni padronali avvallati dal Prefetto, hanno deciso di costituirsi in presidio permanente davanti all'azienda (a Cadriano, sede centrale della Granarolo) bloccando la movimentazione delle merci con blocchi improvvisi dei camion in entrata e in uscita. Un modo efficace di scioperare e lottare visto che le perdite per il padrone sono ingenti: 200/300 mila euro per quattro ore di blocco dei cancelli (cifre dichiarate dagli stessi padroni e riprese nell'ambito di una interrogazione parlamentare indetta sul tema (e volta chiaramente a fermare la lotta). E per questo la repressione non si è fatta atttendere: in particolare nella giornata del 24 gennaio la polizia ha caricato in modo brutale il picchetto, ferendo i manifestanti (facchini e studenti solidali) con manganellate, pugni in faccia e utilizzando lo spray al peperoncino. Non solo, le autorità si sono spinte fino all'arresto di Garib e Raduan, due delegati sindacali del Si Cobas, rilasciati poi alcuni giorni dopo. Il livello raggiunto dalla repressione dimostra una cosa: i padroni sanno che se i lavoratori vincono alla Granarolo possono vincere dappertutto. Ecco perchè adesso lo scontro è diventato frontale e nessuna delle due parti (padroni e lavoratori) intende cedere di un millimetro.

Purtroppo in questa situazione l'unico elemento che potrebbe fare la differenza è il costituirsi di una rete di solidarietà intorno ai facchini della Granarolo per estendere il conflitto e allargare il fronte di lotta a tutti gli altri settori della classe lavoratorice. Se la lotta non si estende, se non si allarga il sostegno anche da parte di altre organizzazioni politiche, sindacali e di movimento (oltre al Si Cobas e ai centri sociali) allora la lotta alla Granarolo non può vincere e non può ottenere nemmeno gli obiettivi minimali che si prefigge (la riassunzione dei 51 facchini licenziati).

E se non si vince alla Granarolo può innescarsi una dinamica di riflusso per tutta la mobilitazione nazionale del settore della logistica. Di questo parliamo, di una lotta decisiva per lo sviluppo (o il riflusso) della più importante mobilitazione operaia che si è avuta negli ultimi anni in Italia e che ha visto sorgere un'avanguardia di lotta ultracombattiva e politicamente ultraradicale. I facchini in questione sono quasi tutti giovani, spesso anche studenti universitari o già laureati; soprattutto, alcuni di loro sono freschi della partecipazione alla recenti mobilitazioni rivoluzionarie nei propri Paesi di origine (Marocco, Tunisia, Egitto,...). Ma per quanto possa costituire una rara combinazione di fattori “conflittuali” anche questa avanguardia, lasciata isolata, non può che essere neutralizzata dalle forze padronali.

 

La manifestazione del 1 febbraio e il Coordinamento bolognese a sostegno dei facchini licenziati

La risposta operaia alla repressione poliziesca si è avuta con la bella manifestazione di Bologna del 1 febbraio, a cui hanno preso parte un migliaio tra lavoratori, studenti, solidali e attivisti politici e sindacali (tra cui anche i compagni e le compagne di Alternativa comunista). Sebbene sia stata l'iniziativa di lotta indubbiamente più partecipata nel corso di tutta la vertenza alla Granarolo, dobbiamo anche dire che, relativamente all'essere stata propagandata come manifestazione nazionale, il risultato è abbastanza deludente.

Proprio con l'intenzione di creare una Rete di solidarietà indispensabile alla vittoria, alcuni compagni e attivisti di varie organizzazioni politiche, sindacali e di movimento (tra cui i compagni del Coordinamento di lotta – No Austerity, che fin dall'inizio della lotta dei facchini sta organizzando iniziative di solidarietà a livello nazionale e internazionale), hanno deciso giovedì 6 febbraio di dar vita ad un Coordinamento a sostegno dei facchini licenziati della Granarolo, con l'obiettivo di estendere la solidarietà e il sostegno alla lotta. La prima iniziativa sarà una cena sociale sabato 22 febbraio.

 

Solidarietà e sostegno alla lotta dei facchini licenziati della Granarolo!

Estendiamo la mobilitazione a tutti i settori della classe lavoratrice!

Vogliamo lo smantellamento del sistema mafioso delle cooperative, l'internalizzazione dei servizi di logistica e la nazionalizzazione della Granarolo sotto il controllo dei lavoratori!

 

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