Elezioni europee
Serve una lista unitaria
a sinistra del riformismo governista
Noi ci
riproviamo e rilanciamo una proposta realmente unitaria
1. Una profonda crisi economica sta attraversando il sistema
capitalistico mondiale. A farne le spese sono e saranno in primis i
lavoratori, in particolare le donne e gli immigrati, gli studenti, i precari, i
popoli oppressi. Gli economisti borghesi, annaspando tra cifre e conti, stanno
prospettando centinaia di differenti ricette, tutte con un unico comune
denominatore: la crisi la devono pagare i lavoratori. Gli Stati borghesi stanno
rispondendo alla crisi finanziando, fondamentalmente, chi la crisi l'ha
provocata: banche e grandi gruppi industriali.
In Italia da circa un anno governa la coalizione di centrodestra capeggiata da
Silvio Berlusconi e i risultati della sua gestione sono ben visibili: attacchi
ai diritti dei lavoratori, agli immigrati, attacchi al diritto di sciopero e
alla scuola pubblica, perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro, cassa
integrazione per migliaia di lavoratori, il tutto con la complicità del Partito
Democratico e del partito di Di Pietro.
2. Questa profonda crisi economica sta portando
in piazza, oltre agli studenti che lo scorso autunno hanno dato vita al
movimento dell’Onda, anche la classe operaia: dallo sciopero del 13 febbraio
scorso, con 700 mila operai che hanno invaso Roma per protestare contro le
politiche del governo sulla crisi, agli operai della Fiat che a Pomigliano, per
protesta, invadono l’autostrada e vengono manganellati dalla polizia. I
lavoratori, non trovando sponde politiche che prospettino qualcosa di diverso da
anni di sacrifici, si organizzano spesso in solitudine.
Questa crisi
necessita di risposte immediate agli attacchi che il governo, con la complicità
del Pd, sferrerà alla classe lavoratrice. Il tempo è proficuo per propagandare
un programma comunista in opposizione al programma del capitalismo che, in tutte
le sue varianti, prevede solo mattanza sociale e attacco ai diritti dei
lavoratori.
Di contro, ed in controtendenza rispetto al risveglio dei
lavoratori preoccupati per il loro futuro, assistiamo alla crisi verticale della
socialdemocrazia. Una scissione si è consumata nel Prc ferreriano che, con la
fuoriuscita di Vendola, può dirsi ormai in stato comatoso.
3. Il gruppo di Vendola, nato da questa
scissione, vuole completamente abbandonare, anche formalmente, qualsivoglia
richiamo al comunismo, candidandosi a essere un fedele alleato di governo in
una futura coalizione di centrosinistra.
Il Prc ferreriano, per riprendere
un po’ di ossigeno, mima una finta “svolta a sinistra" per riguadagnare uno
spazio negoziale (almeno così sperano i dirigenti ferreriani) per barattare una
nuova alleanza con il Pd in un futuro prossimo.
Quali sono le differenze tra
le due proposte? In effetti non ce ne sono: tutte e due puntano strategicamente
ad andare al governo con i rappresentanti politici della grande borghesia
italiana (a livello nazionale come a livello locale). La scissione del Prc si è,
in realtà, consumata su uno scontro tra burocrazie a cui è venuto a mancare il
collante con la crisi del governo Prodi: la fuoriuscita dal parlamento per la
sinistra governista ha significato soprattutto una diminuzione di privilegi per
una folta burocrazia. Le elezioni europee per questi gruppi rappresentano
quindi l’ultima spiaggia: vivere o morire, per loro, è deciso in buona parte dal
risultato delle urne.
4. Il Partito di Alternativa Comunista è
impegnato fin dalla sua nascita (gennaio 2007) in ogni lotta dei lavoratori, dei
giovani, delle donne, degli immigrati: è nelle lotte di opposizione, noi
pensiamo, che sta il baricentro dello scontro di classe. Da rivoluzionari
concepiamo le elezioni come un momento secondario dello scontro di classe, che i
comunisti possono utilizzare come tribuna di propaganda per la presentazione di
un programma di classe. Con questo intento abbiamo definito la nostra linea
anche rispetto alle prossime elezioni europee.
Proponiamo di formare a tutte
le forze a sinistra del Prc una lista che si presenti alle elezioni europee
fondandosi su un grande discrimine: l’indipendenza di classe del movimento
operaio dalla borghesia e dai suoi governi.
L’esperienza storica ci insegna che il
governismo riformista è l’acerrimo nemico di ogni lotta operaia, che mai i
partiti comunisti andando al governo con la borghesia hanno ottenuto qualcosa
per i lavoratori, che il sostegno ai governi della borghesia (nazionali e
locali) e la politica di collaborazione di classe non costituiscono un primo
passo verso un'alternativa di sistema ma un ostacolo su quella strada. Crediamo
fortemente che da questa crisi economica si possa uscire soltanto con un
programma comunista: utilizziamo, allora, le elezioni europee per propagandare
il programma di una alternativa operaia all'europa dei banchieri.
5. La nostra proposta non è chiaramente
compatibile né con quella di Ferrero, né con quella di Vendola. Crediamo che
l’attuale situazione della classe lavoratrice, indebolita politicamente dinanzi
agli attacchi del padronato, sia dovuta proprio alla politica della vecchia
sinistra governista: hanno creato l’illusione che andando al governo con una
parte della borghesia si potessero cambiare le cose. I contraccolpi provocati
nella socialdemocrazia (e nel movimento dei lavoratori) da questa politica sono
sotto gli occhi di tutti. Oggi -pur in scontro tra loro- i vari frammenti di
quello che fu l'Arcobaleno ripropongono nei fatti la stessa scelta di fondo: e
non casualmente alle amministrative (che si terranno a giugno in contemporanea
con le europee) cercano tutti, senza distinzioni, di allearsi con il Pd per
rilanciare, ovunque possibile, nuovi accordi di governo.
6. Facciamo allora appello alle forze politiche,
ai movimenti, ai gruppi che a sinistra del Prc sostengono una prospettiva di
classe, ad avviare un percorso comune che ci porti a presentare una lista di
classe alle europee. Proponiamo di unire le forze essendo coscienti delle
differenze anche profonde che ci sono alla sinistra del Prc: non facciamo
demagogia e per questo non proponiamo di nascondere le differenze né la rinuncia
di nessuno al proprio profilo complessivo.
Al contempo pensiamo che l'esito
delle ultime elezioni politiche dovrebbe aver insegnato qualcosa: anche in
quella occasione noi proponemmo alle forze che si presentavano a sinistra
dell'Arcobaleno (Pcl e Sinistra Critica) di dare vita a una lista comune.
Entrambe rifiutarono, ognuna proclamandosi autosufficiente e annunciando grandi
numeri (oltre l'1%) che sono stati più che dimezzati dall'esito reale.
Per
parte nostra, pur convinti del progetto strategico che portiamo avanti su scala
nazionale e internazionale (come sezione della Lega Internazionale dei
Lavoratori - Quarta Internazionale) non abbiamo mai vantato una autosufficienza
di cui non dispone oggi nessuna delle forze a sinistra dell'ex
Arcobaleno.
Per questo ci riproviamo anche stavolta. La nostra proposta è
molto precisa: tutti mettano da parte pretese di autosufficienza e, nel pieno
rispetto delle differenti posizioni (che continueremo a confrontare e anche a
scontrare senza diplomazie), si dia vita a una lista anticapitalista e comunista
per le europee. Una lista che unisca tutte le forze oggi disponibili e renda
così realmente visibile un programma anticapitalistico, basato sull'indipendenza
di classe del mondo del lavoro, su un programma di classe sintetizzabile nello
slogan: che la crisi la paghino i padroni, in tutta Europa!
Comitato Centrale
Pdac