Partito di Alternativa Comunista

Sicilia Costituite nuove sezioni di Alternativa Comunista in tutta la regione

Sicilia
Costituite nuove sezioni di Alternativa Comunista
in tutta la regione

 
di Mauro Buccheri (*)
 
foto sicilia 1
E' iniziato, nelle scorse settimane, il percorso di costruzione del Partito di Alternativa Comunista in Sicilia, un percorso che ha avuto l'impulso iniziale nella Città dei Templi. E' proprio ad Agrigento, infatti, che un primo nucleo di compagni ha avviato l'attività di militanza rivoluzionaria, lavorando sul territorio all'interno delle lotte e dei movimenti, come, ad esempio, nel movimento studentesco e nel comitato agrigentino “No Muos”, per promuovere l'unico progetto capace di indicare una via d'uscita dalla crisi del sistema capitalista dal versante delle masse oppresse: il progetto comunista.
A questi compagni si sono poi aggiunti altri militanti: alcuni delle province di Palermo e Caltanissetta, fuoriusciti qualche mese prima dal Pcl (Partito comunista dei lavoratori di Ferrando) e altri dalle province di Trapani e Siracusa, provenienti da esperienza di lotta sul territorio all'interno dei movimenti o da organizzazioni riformiste (Prc) e centriste (Sinistra Critica).
 
Perché costruire il Pdac
Così come sta avvenendo nel resto d'Italia, anche in Sicilia diversi compagni attivi in numerose lotte hanno scelto di aderire ad Alternativa Comunista, ed altri hanno avviato, con il nostro partito, un'interlocuzione, manifestando il proprio interesse per questo progetto e l'intenzione di approfondirne la conoscenza.
In una fase in cui s’inasprisce la crisi di sistema e i governi filo-padronali infieriscono sui lavoratori e le masse popolari del Paese con violente politiche  di tagli allo stato sociale e attacco ai diritti, la crisi di direzione del movimento operaio e delle lotte risulta ancora più drammaticamente evidente, e sempre più improrogabile appare la necessità di costruire una forza politica organizzata capace di lavorare concretamente alla costruzione dell'alternativa di sistema.
Anche in Sicilia, quindi, il crollo delle sinistre riformiste e centriste ha lasciato dietro di sé un enorme vuoto di rappresentanza e macerie di disillusioni. Mentre parecchi militanti onesti hanno abbandonato la politica, scoraggiati, dopo le ennesime sconfitte e i ripetuti tradimenti subiti dalle loro organizzazioni di riferimento, è in fase di crescita il populismo grillino – vero e proprio tappo rispetto all'esplosione della lotta – e prendono coraggio persino gruppi d’estrema destra che, come storia insegna, nei periodi di crisi e di profondo malcontento popolare riescono a trarre nuova linfa capitalizzando l'inadeguatezza delle forze di “sinistra”. Paradigmatica in tal senso la recente apertura della sede di Casapound a Caltanissetta, con tanto di benedizione da parte degli organi di stampa locali, che solo Alternativa Comunista ha denunciato pubblicamente, coerentemente con l'idea che l'azione antifascista debba essere uno di punti cardine attorno cui deve ruotare l'attività rivoluzionaria.
Tutto ciò nel silenzio generale delle forze socialdemocratiche e di ciò che resta delle forze centriste, come ad esempio il Partito comunista dei lavoratori, che conosce ormai una crisi inarrestabile. Gli episodi gravissimi accaduti nel Pcl siciliano nei mesi scorsi hanno fatto emergere con prepotenza la debolezza di questo partito e l'ipocrisia dei suoi dirigenti, e diverse uscite in blocco da quel partito si sono verificate recentemente anche in altre regioni, come, ad esempio in Calabria e in Emilia, con militanti che hanno lasciato il Pcl rimarcandone la rinuncia all'impostazione militante e ad un progetto di formazione dei quadri, la deriva elettoralistica, il verticismo intorno alla figura del leader carismatico. Una forza politica priva d’organizzazione e affidata totalmente al leader pubblico e all'altro anziano dirigente che si trovano ad operare nell'isolamento nazionale, dato che il Pcl non aderisce ad alcuna reale organizzazione internazionale e si configura pertanto come un partito nazional-“trotskista” (il Crqi, infatti, cui il Pcl aderisce, è soltanto un gruppo di discussione e confronto privo d’organismi dirigenti, senza alcuna condivisione programmatica o unità d'azione).
Anche in Rifondazione comunista il malumore è profondo, dopo il tracollo di “Rivoluzione civile”, accozzaglia di magistrati e poliziotti intorno al legalismo borghese, all'interno del quale si sono rifugiati, alla recente tornata elettorale, i dirigenti di Prc e Pdci nell'estremo tentativo di recuperare qualche poltrona. Tanti compagni, che già avevano criticato giustamente la scelta di aggrapparsi alle toghe arancioni, si guardano adesso attorno smarriti, cercando un punto di riferimento.
 
Il ciclo d’incontri pubblici in Sicilia, un primo punto di partenza
Proprio per presentare il suo progetto politico e confrontarsi con i compagni siciliani, Alternativa Comunista ha organizzato un ciclo d’incontri pubblici in Sicilia. Un tour che si è svolto dal 12 al 15 aprile scorsi, e che ha toccato ben quattro città siciliane: Agrigento, Messina, Augusta, Palermo. Nel corso di questi incontri sono intervenuti i militanti del Pdac Sicilia insieme al compagno del Comitato Centrale Michele Rizzi, esponendo ai presenti le linee programmatiche di Alternativa Comunista e gli ambiti di intervento che sinora il partito ha sviluppato, ad esempio la promozione della costituzione di coordinamenti delle realtà in lotta in diverse regioni (risultato straordinario, anche in considerazione dell'attuale parcellizzazione delle lotte), e quelli che svilupperà a breve.
I principali ambiti di intervento all'interno dei quali si svolgerà il lavoro in Sicilia riguarderanno i giovani e gli studenti, che finora in Sicilia hanno costituito la punta più avanzata delle mobilitazioni, la lotta alla militarizzazione del territorio e alla devastazione ambientale (così come rimarcato dal compagno Catalano rispetto, ad esempio, alla situazione di Augusta), l'intervento fra i migranti e contro le politiche xenofobe, rispetto al qual è già stato avviato un lavoro dai militanti siciliani del Pdac.
In ciascuno dei quattro incontri pubblici, il confronto coi compagni presenti è stato proficuo e le domande più ricorrenti hanno riguardato la struttura organizzativa del partito e le differenze che separano la nostra organizzazione da altre forze della variegata area della “sinistra radicale”.
La “quattro giorni” ha fatto registrare un bilancio decisamente positivo, con nuovi compagni che in ogni provincia visitata hanno avviato un dialogo con Alternativa Comunista o che hanno optato direttamente per l'adesione al partito. Si tratta soltanto di un punto di partenza, cui seguirà a breve un altro ciclo di incontri pubblici, anche in altre città non toccate dal primo tour, e un ciclo di seminari di formazione. Tutto questo coerentemente con la convinzione che la riappropriazione, da parte di tutti i militanti, della “cassetta degli attrezzi”, che altre forze politiche hanno volutamente trascurato oppure relegato nelle mani di pochi presunti “illuminati”, sia necessaria per la costruzione del partito rivoluzionario che serve ai lavoratori, ai precari, ai disoccupati.
Non abbiamo presunzioni di autosufficienza, e sappiamo di essere  ancora in una fase embrionale. Per questo motivo, al contrario di altre forze politiche che si auto-proclamano uniche portatrici del vangelo rivoluzionario (salvo poi operare in modo tutt'altro che rivoluzionario), non tiriamo in ballo numeri né facciamo retorica: per noi ciò che conta è la forza della coerenza e dei risultati. Facciamo appello ai compagni sinceri ad unirsi ad Alternativa Comunista nella costruzione del partito rivoluzionario: non un fine, ma uno strumento organizzativo indispensabile per spezzare il sistema. Non promettiamo medaglie né benefici di parte (al contrario dei partiti burocratizzati), ma garantiamo il supporto di un'organizzazione reale, e operante a livello internazionale, ad ogni militante che assieme a noi s’impegnerà nella lotta contro il sistema capitalista e per una prospettiva socialista delle lotte.
 
(*) Pdac Sicilia

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