Partito di Alternativa Comunista

Su che basi si costruisce l'unita' tra rivoluzionari?

Su che basi si costruisce

l'unita' tra rivoluzionari?

Cosa rispondiamo ai compagni che ci chiedono

una "costituente trotskista"

 

di Matteo Bavassano

Discutendo con vari compagni, soprattutto (ma non solo) con compagni di base di altre formazioni politiche che si richiamano al trotskismo, spesso sentiamo manifestare sentimenti "unitaristi", di ricomposizione di un soggetto politico rivoluzionario, quindi trotskista, sia a livello nazionale che internazionale. Spesso riceviamo mail di compagni che sostengono la necessità di una immediata "costituente trotskista". Questa esigenza è espressa soprattutto da compagni di base del Pcl, partito nato, così come il Pdac, dalla lotta di frazione all’interno dell’Amr – Progetto comunista, a sua volta frazione pubblica di Rifondazione comunista, che proprio per la passata "unità" delle nostre due tendenze in un’unica organizzazione, ritengono che dovremmo superare le "divergenze personali" e ricomporre il fronte rivoluzionario in Italia. Ma la storia della nostra scissione dalla frazione di Ferrando e Grisolia non è tema di questo articolo. Il tema è che affrontiamo qui è invece come si costruisce il partito mondiale della rivoluzione e, per conseguenza, le sue sezioni nazionali.

 

La posizione della Lit-ci e del Pdac sulla costruzione dell’Internazionale

L’accusa che ci viene mossa talvolta da questi compagni che hanno spirito unitario è quella di essere settari, di considerarci autosufficienti, di considerarci il partito rivoluzionario in Italia e la Quarta Internazionale ricostruita (questo sarebbe peraltro confermato dal nome Lega internazionale dei lavoratori – Quarta Internazionale, mentre il Crqi sarebbe, molto più modestamente, un Coordinamento per la rifondazione della Quarta Internazionale…).

Basterebbe leggere però i nostri documenti per accorgersi che non è assolutamente così, e che affrontando così la questione si finisce solo col non vedere il reale nocciolo del problema. Citiamo dallo Statuto della Lit-ci, al primo punto (traduzione nostra):

"[…] La Lit-ci non sostiene di essere la direzione rivoluzionaria del proletariato mondiale, né rappresenta il superamento dell’attuale crisi della Quarta Internazionale, ma al momento costituisce l’unica organizzazione mondiale democraticamente centralizzata che combatte per questo fine. La Lit-ci riafferma che la crisi di direzione rivoluzionaria si risolverà nel corso delle mobilitazioni delle masse, attraverso accordi e fusioni con altre tendenze e organizzazioni che, stimolate dalle mobilitazioni, si impegnino nella lotta contro gli apparati controrivoluzionari stalinisti, socialdemocratici, le burocrazie sindacali e le correnti opportuniste piccolo-borghesi, nazionaliste, e contro il revisionismo che si dice trotskista, ma che finisce per capitolarvi".

Come si può vedere, la Lit ha piena coscienza del fatto che il partito rivoluzionario internazionale è una cosa seria, che si può aspirare a quel titolo solo per meriti conseguiti nella lotta di classe, e cioè per un radicamento profondo nella maggior parte dei Paesi, e quindi non ci consideriamo ancora tale, nonostante la Lit sia nei fatti l’unica organizzazione internazionale che si richiami al trotskismo che tiene congressi periodici (ogni due anni), che elegge degli organismi di direzione internazionali, e che oggi può vantare sezioni in una trentina di Paesi e in quattro continenti (da qualche mese abbiamo avviato la costruzione della Lit in Paesi importanti dell’Asia come l’India e il Pakistan, dopo aver iniziato da qualche anno a costruire partiti in Africa).

Per quanto riguarda invece l’Italia nello specifico, citiamo dal documento politico del nostro ultimo Congresso, il IV: "Il nostro partito, al contrario di altre organizzazioni, non vanta numeri immaginari né si vuol considerare il punto di riferimento rivoluzionario delle masse. Sarebbe irrealistico farlo oggi come oggi. Siamo un partito ancora molto piccolo ma che tuttavia sta crescendo e soprattutto si sta costruendo con pazienza e rigore, senza scorciatoie. La strada per costruire il partito rivoluzionario di cui c’è bisogno è lunga ed è una strada ancora tutta da percorrere".

Pensiamo che non ci sia molto altro da aggiungere, chi è interessato può trovare qui riassunti tutti gli elementi della questione, almeno per chi voglia realmente affrontare la discussione politica.

 

Una riunificazione internazionale sulla base dell’esperienza del Fit in Argentina?

Recentemente, ma anche in conversazioni passate in modo meno esplicito, un compagno del Pcl ha espresso l’opinione che sarebbe necessaria una immediata riunificazione internazionale tra Lit, Crqi, Ft e Uit. Tralasciamo per un attimo il fatto che bisognerebbe vedere se queste altre organizzazioni (Ft e Uit) sarebbero disponibili ad un confronto politico con la Lit, la cosa non è certo pacifica nemmeno per il Crqi: innanzitutto bisogna capire se tale coordinamento (che raggruppava, su posizioni politiche distanti tra loro, il Po argentino, il Pcl in Italia, l’Eek greco e il Dip di Turchia) esiste ancora, dato che esso stesso affermava in un suo documento pubblico, di cui abbiamo fatto a suo tempo una critica, che la struttura organizzativa che si era dato "è collassata"; che non tiene un congresso dal 2004 e sono anni che non fa uscire una dichiarazione comune di tutti i suoi partiti (di una come Crqi neanche a parlarne); che non ha nessuna forma (né cartacea né virtuale) di pubblicazione comune; che soprattutto non ha organismi di direzione unitari di nessun tipo. In questo quadro si può parlare di una "organizzazione internazionale"?

Un compagno del Pcl ci assicura che loro chiedono insistentemente un congresso (il secondo... dopo dodici anni) e che a questo congresso proporranno l’apertura di un percorso di fusione immediata con Lit, Ft e Uit. Il compagno ci scuserà se non rimarremo in attesa del prossimo congresso del Crqi...

Tuttavia, dato che noi non ci vogliamo sottrarre alla discussione politica, anzi la auspichiamo quando è franca e sincera, analizziamo la proposta di questo compagno che evidentemente esprime quanto anche altri compagni del Pcl pensano. Il compagno ritenendo che la riunificazione delle correnti trotskiste internazionali (ne indica solo alcune, quelle che non provengono dalle ultime esperienze del Segretariato unificato) debba essere un atto di volontà, non vuole aspettare che sia la lotta di classe a porre le basi per la unificazione, ma la cosa può essere - a suo giudizio - già fatta ora, così come è stato fatto con il Frente de izquierda e de los trabajadores, che è stato stretto in Argentina tra diverse organizzazioni che si richiamano al trotskismo, e che sta avendo dei buoni risultati elettorali. Tra questi partiti vi sono il Po, sezione del Crqi, il Pts, sezione della Ft, Izquierda socialista, sezione della Uit, e il Pstu, sezione della Lit. Il problema è che, evidentemente, di questa esperienza elettorale abbiamo delle valutazioni opposte: mentre c’è chi crede che sia un’esperienza positiva che porterà al superamento delle divergenze tra queste formazioni, noi crediamo invece che sia un’esperienza positiva per i lavoratori che possono così capire la necessità di candidature indipendenti dalla borghesia, ma che questo non stia portando al superamento delle divergenze tra i partiti che formano il Fit, ma anzi ad un approfondimento delle contraddizioni tra questi partiti. È per questo che, per esempio, il Pstu (la nostra sezione argentina) sta facendo un’accesa polemica contro la deriva parlamentarista del Po e del Pts. In breve, questa esperienza non sta portando a una confluenza nemmeno dei partiti nazionali del Fit (che faticano a mantenere un fronte unico nei periodi non elettorali), figuriamoci se può portare a una riunificazione internazionale! Ciò è dovuto, noi pensiamo, al fatto che non sono possibili unificazioni reali se non si ha una condivisione dei principali assi programmatici e una comune concezione del tipo di organizzazione che si vuole costruire.

 

Le riunificazioni possono avvenire solo sulla base della lotta di classe e di un programma marxista

Più in generale ci permettiamo di rilevare che non posso essere solo le esperienze di fronti elettorali a fondare le basi di riunificazioni di correnti rivoluzionarie diverse, anche se si richiamano al trotskismo, tanto più che la dottrina bolscevica non prevedeva i fronti elettorali che in casi eccezionali (come è quello dell’Argentina). Le riunificazioni possono aversi sulla base solo di accordi sostanziali su fatti dirimenti della lotta di classe attuale: cioè sulla base del programma.

Di più: per fare una riunificazione duratura bisogna fare un bilancio delle vecchie divergenze e chiarire chi sbagliava e su cosa. Solo per fare degli esempi storici: nel ’17 Lenin e Trotsky si riuniscono dopo un distacco decennale (e delle discussioni molto aspre), in quel momento si riconoscono reciproci meriti e i reciproci errori: Lenin aveva ragione sul partito e Trotsky sulla dinamica della rivoluzione russa (cioè sulla teoria della rivoluzione permanente).

La fondazione della Terza Internazionale, cioè la riunificazione dei rivoluzionari dopo la votazione dei crediti di guerra che segnò la fine politica della Seconda Internazionale, avvenne sulla base della rivoluzione russa e sulla difesa di questa sia contro l’imperialismo, sia come modello per la presa del potere negli altri Stati. Se infatti le sue basi furono poste prima a Zimmerwald e Kienthal, solo con la rivoluzione russa si arrivò a una vera omogeneità tra le correnti rivoluzionarie: ancora a Zimmerwald e Kienthal, infatti, gli spartachisti facevano blocco tatticamente con Martov. Solo dopo la rivoluzione russa la Luxemburg si rese conto della necessità di staccarsi dai centristi e lo riconobbe scrivendo: "l’avvenire appartiene dovunque al bolscevismo".

La riunificazione della Quarta Internazionale del ’63, quella da cui nacque il Segretariato unificato, fu fatta sulle basi dell’appoggio alla rivoluzione cubana, fatto non secondario dato che diverse componenti del Comitato internazionale (l’Oci e la Sll) rifiutavano di riconoscere in Cuba uno Stato operaio, per quanto deformato. Ciò portò alla scissione del Swp e dello Slato dal Ci e l’unificazione con l’allora Segretariato internazionale. Purtroppo non fu fatto un bilancio esaustivo delle divergenze che avevano portato alla scissione dieci anni prima, e per questo quella riunificazione durò circa 20 anni, ma con continue lotte di tendenza e di frazione.

 

Su cosa potrebbe basarsi una riunificazione oggi?

La lotta di classe ci pone di fronte oggi a un banco di prova migliore dell’Argentina: quella del Brasile, in cui i nostri compagni del Pstu stanno lottando contro il governo Dilma e contro l’opposizione di destra che cerca di sfruttare gli scandali di corruzione in cui è convolto il Pt per far cadere Dilma attraverso un impeachment. Un fatto di lotta reale, di massa, e dirimente rispetto alla posizione di tutti i riformisti e i centristi. Qual è la posizione di queste organizzazioni rispetto al Brasile? Ci riferiremo a quelle citate dal compagno del Pcl: la Lit, riassumendo in breve, propone uno sciopero generale per cacciare il governo e il parlamento, arrivando nel breve periodo a elezioni che designino rappresentanti revocabili il cui stipendio sia quello medio degli operai, con l'obiettivo di costruire nelle lotte i rapporti di forza rivoluzionari su cui fondare un governo dei lavoratori basato su consigli popolari. La Ft, che ha in Brasile una piccola organizzazione (il Mrt), ci attacca frontalmente perché staremmo appoggiando il "golpe", e sostiene che finché c'è la "minaccia delle destre" bisogna stare nello stesso campo del governo del Pt. Come potremmo pensare a una "riunificazione" con loro, anche ammesso che loro la volessero e passando sopra ai loro metodi calunniatori verso di noi? Sono arrivati al punto di organizzare il 1° maggio in Argentina una manifestazione sotto il consolato brasiliano a sostegno del governo (borghese) di Dilma contro il "golpe"!

Ma le cose non vanno meglio con il Crqi, o per meglio dire con il Po e Altamira: non avendo più una sezione brasiliana (una volta era il Pco, setta di calunniatori che ora sostiene a spada tratta il governo) possono permettersi di avere una posizione molto ambigua e completamente propagandistica. Chiedono infatti delle elezioni per un "congresso di lavoratori eletti suoi luoghi di lavoro e nelle assemblee"… ma anche loro (come tutta la sinistra riformista e centrista mondiale) sostengono che l’impeachment è un golpe e che quindi il primo compito della classe operaia sarebbe... lottare contro il golpe. Questa posizione non è altro che una posizione di appoggio al governo mascherata con una demagogia di sinistra che chiede l’elezione di soviet: questa richiesta comunque è uno specchietto per le allodole, dato che non avrebbe senso costruire oggi dei soviet se non appoggiando e stimolando la lotta dei lavoratori contro il governo.

Ad onor del vero c’è una organizzazione la cui posizione è simile a quella del Pstu: è la Uit, che ha ripreso la parola d’ordine del “Fora todos”, che sostiene che non c’è un golpe e che bisogna lottare creando un fronte di opposizione di sinistra al governo e alle destre. Peccato però che la sezione brasiliana della Uit è una corrente interna al Psol, la Cst. Il Psol è un partito riformista, formalmente all’opposizione del Pt, ma che si è unito alla campagna contro il golpe. E qui sta il centrismo della Uit: fa una analisi parzialmente corretta della situazione politica, ma non rompe coi riformisti per far fronte coi rivoluzionari, fronte di cui chiede la costruzione, ma che peraltro che già esiste.

Con chi potremmo dunque "unificarci" sulla base dell’esperienza nella lotta di classe in Brasile? Come si vede stiamo ponendo alla prova la teoria del compagno: verificandola non in astratto o sulla base di un auspicio ma sulla base della realtà della lotta di classe e delle divergenze su questioni programmatiche fondamentali.

In ogni caso, le porte della Lit saranno sempre aperte per chi vuole discutere sinceramene e seriamente e cercare di superare le divergenze: ma ciò può essere fatto solo sulla base di un programma comune e di una convergenza rispetto ai fatti reali della lotta di classe. E soprattutto deve essere fatto nel quadro di un’organizzazione internazionale funzionante, centralizzata e democratica, con organismi eletti e controllati da reali congressi periodici.

Questa è la nostra opinione. Tuttavia vogliamo continuare il confronto con questi compagni che mirano, come noi, alla costruzione di un partito rivoluzionario. Come sempre, la nostra disponibilità a dialogare con chi lo fa correttamente è completa.

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