Anzitutto sta nel testo stesso. E' il testo fondativo della Quarta Internazionale del 1938, cioè il testo di quella che Trotsky - che pure aveva diretto la rivoluzione d'Ottobre, costruito con Lenin e gli altri dirigenti bolscevichi il primo governo operaio vittorioso della storia, creato dal nulla un esercito proletario in grado di sconfiggere le armate dell'imperialismo mondiale - definiva la battaglia più importante della sua vita. E' un testo di straordinaria attualità, nel quale vengono individuati, nell'analisi, gli elementi costitutivi di un'epoca di transizione che, come la nostra, oscilla tra la catastrofe e la rivoluzione. Basta leggere i capitoli relativi alla crisi e alla risposta operaia alla stessa per coglierne l'incredibile corrispondenza coi nostri giorni. Soprattutto, in questo scritto si delineano il programma e l'azione del partito mondiale della rivoluzione, che consiste, essenzialmente, nell'"aiutare l'avanguardia proletaria a cogliere il carattere e il ritmo generali della nostra epoca e ad alimentare tempestivamente la lotta delle masse" ai fini della rivoluzione socialista mondiale. Fatti salvi i necessari aggiornamenti nell'analisi e nella propaganda, le parole d'ordine del Programma di transizione possono essere riprese oggi senza grosse modifiche: conservano un'attualità impressionante che ha stupito anche me nel corso della traduzione.
Diciamo che ne conoscevo una traduzione per nulla fedele al testo originale...
Possiamo dire che la nostra è di fatto la prima traduzione italiana del Programma di transizione. La traduzione di Moscato - che è stata per decenni l'unica versione conosciuta del Programma e su cui, ahinoi, si sono formate generazioni di militanti che si richiamavano al trotskismo - è piena zeppa di errori, imprecisioni e anche distorsioni gravi. Come avrete modo di leggere nella mia nota iniziale, intere frasi risultano monche o addirittura reinventate. C'è sicuramente una buona dose di colpevole pressapochismo - come si nota anche nella pesantezza dello stile, che tradisce la penna brillante di Trotsky - come nei casi dei "revisionisti piccolo-borghesi" che diventano "rivoluzionari piccolo-borghesi", dei "dirigenti dell'Opposizione di destra" che si trasformano in "capi della repressione di destra" e in decine di altri esempi di questo tipo. Ma c'è, probabilmente, alla base delle storture più gravi anche una deliberata volontà di trasformare Trotsky in qualcosa di diverso da quello che era. L'edizione del 1972 era l'edizione della sezione italiana del Segretariato Unificato della Quarta Internazionale di Maitan e Mandel, che della Quarta Internazionale delle origini conservava solo il nome. Di fatto, si trattava di un'organizzazione centrista che oscillava tra riformismo e marxismo, nulla di più lontano dal programma rivoluzionario dei trotskisti: non è un caso che oggi gli eredi di quell'organizzazione, Turigliatto, D'Angeli e Cannavò, cioè Sinistra Critica, considerino il trotskismo solo un vezzo di gioventù o, al massimo, una "corrente di pensiero" tra le tante degne di simpatia. La traduzione di Moscato risente di quelle "oscillazioni": ci si dimentica, guarda caso, qua e là, della dittatura del proletariato, si stravolgono le parole d'ordine più avanzate sostituendole con surrogati riformisti (come nel caso della piattaforma di rivendicazioni transitorie per i Paesi coloniali), e via di seguito. Ma potrete constatarlo voi stessi, leggendo il testo e la mia nota iniziale.
Sì. Diversamente da quella di Moscato, che è dal francese, questa è una traduzione dall'inglese (anche se ho confrontato il testo inglese con le traduzioni francese e spagnola). Non è una quisquilia. Il Programma di transizione è stato discusso ed emendato in sede congressuale nella versione inglese. La gran parte delle traduzioni nelle altre lingue, tra cui quella francese, sono state fatte sul testo originale russo, prive quindi delle modifiche apportate nel corso del dibattito congressuale, e non sono mai state aggiornate. La traduzione di Moscato dal francese risulta quindi carente anche da questo punto di vista.
No, infatti. In appendice io e Francesco Ricci abbiamo selezionato anche alcuni testi inediti o che pubblichiamo in una nuova traduzione (per cui valgono le considerazioni fatte sopra): A novant'anni dal Manifesto comunista, del 1937; due testi che trascrivono alcune conversazioni che Trotsky ebbe con dirigenti della sezione trotskista statunitense, l'Swp (utilissime per capire come intervenire nelle lotte operaie); infine, uno degli ultimi lavori di Trotsky prima del suo assassinio, Classe, partito e direzione. Alla traduzione di questi testi ha collaborato anche la compagna Claudia Parma, la cui consulenza è stata per me preziosissima anche nella traduzione del Programma di transizione. Ma, aggiungo, che questa edizione del Programma di transizione è importante anche per l'ampia introduzione di Francesco Ricci, uno strumento utile, anzitutto per capire il contesto nel quale fu elaborato questo programma: la lotta di Trotsky e delle avanguardie rivoluzionarie contro lo stalinismo, i Processi di Mosca, il fallimento della rivoluzione in Europa. Nell'introduzione Ricci dimostra come Trotsky e il movimento trotskista (e prima ancora l'Opposizione di Sinistra, bolscevica) costituissero una forza reale. Quella di Stalin non era una "ossessione" infondata ma un giustificato timore della burocrazia che vedeva in Trotsky e nelle migliaia di quadri bolscevichi che animeranno la lotta in difesa dell'Ottobre, dalla seconda metà degli anni Venti in poi, il principale avversario dei privilegi di una casta burocratica nata nell'isolamento della rivoluzione (provocato dal precedente tradimento, negli anni Dieci e Venti, della socialdemocrazia che si era schiera a difesa dei governi borghesi) e che solo nel perdurare di questo isolamento poteva riprodursi.
Infatti. Partendo dal luogo comune (del tutto infondato) delle presunte "previsioni sbagliate" di Trotsky, Ricci sottolinea i veri motivi del mancato sviluppo dei trotskisti nel secondo dopoguerra, dunque del mancato sviluppo numerico dell'unica continuazione del bolscevismo dopo la morte di Lenin. Due i motivi principali: prima i colpi incrociati di stalinismo e fascismo; poi, dopo il '45, il combinarsi della repressione stalinista (che continuerà ben oltre la morte di Stalin nel 1953) e di quella borghese. Ma si fa cenno anche alla degenerazione che si produsse nella stessa Quarta Internazionale, in cui, anche a causa dell'isolamento sopra descritto, si svilupparono tendenze revisioniste che cercavano un adattamento, in varie forme, alla socialdemocrazia.
Stiamo organizzando una campagna nazionale di presentazione del libro. Ma lo porteremo con noi anche davanti alle fabbriche, alle assemblee operaie, in occasione degli scioperi, in ogni occasione di lotta e mobilitazione. Come ho detto, per noi non è solo un libro, è molto di più. E' il programma con cui i lavoratori possono respingere la barbarie di guerre, disoccupazione, miseria in cui il capitalismo sta trascinando l'umanità. E' il programma della rivoluzione socialista. E, quindi, è il programma fondamentale del nostro Partito e della nostra internazionale, la Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale.
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