Vendola: il vecchio che
avanza
Un’analisi di classe del primo congresso
di Sel
di Pasquale Gorgoglione
(*)
Cosa serve, cosa
manca
In tutta Europa si infiamma la lotta di
classe. I lavoratori di Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia rialzano la
testa e affermano la loro indisponibilità a pagare in prima persona, ancora una
volta, per salvare le sorti del capitalismo in crisi. In Italia mezzo milione di
persone scende in piazza per contrastare il ricatto padronale, manifestatosi in
tutta la sua arroganza nell’attacco lanciato da Marchionne a Pomigliano. Una
piazza che invoca lo sciopero generale unitario e che a fatica cerca di emergere
dal torpore nel quale burocrazia sindacale e centrosinistra filo-padronale
l’hanno costretta. Una piazza che esprime inequivocabilmente una domanda di
radicale alternativa alle politiche padronali antipopolari, condotte in Italia
senza soluzione di continuità da centrosinistra e centrodestra. Una crisi di
direzione, dunque, quanto mai attuale. Quella piazza è infatti alla ricerca di
una forza che sia funzionale al successo delle lotte operaie, che sia strumento
di lotta e di organizzazione, che proponga un programma realmente alternativo e
per fare ciò si deve finalmente porre in un’ottica di indipendenza di classe con
l’obiettivo dell’alternativa di potere, il potere dei lavoratori.
Le ragioni del consenso
attorno a Vendola
Alla voglia di rivalsa della classe operaia
si associa in maniera speculare la difficoltà del padronato di contenere le
lotte e di attuare il proprio programma di sacrifici, da imporre alle classi
subalterne. E’ il copione tradizionale della lotta di classe, in cui sfruttati e
sfruttatori si fronteggiano come armate nemiche, che nessun teorema ideologico
vendoliano può eliminare. Tuttavia Vendola è oggi tra i pochi in Italia capace
di sedurre fatalmente sfruttati e convincere gli sfruttatori della propria
affidabilità. Se da un lato si accredita agli occhi dei lavoratori, privi da
anni di un "trascinatore", attraverso le armi della retorica, dall’altro lato
l’esperienza della presidenza della regione Puglia può far dormire sonni
tranquilli alla grande borghesia italiana (si vedano i vari articoli pubblicati
in questo sito e sul nostro giornale Progetto Comunista). Oggi Nichi ha
tra i suoi supporter non più i ragazzetti no-global ma i padroni entusiasti,
come Don Verzè, magnate della sanità privata italiana, ed Emma Marcegaglia,
presidente di Confindustria, solo per citarne alcuni. E non perde occasione per
coccolarli e rassicurarli, senza timori, direttamente dalle colonne dei giornali
padronali principali: “Imprese fidatevi di me”!(1).
Infine c’è da
considerare la disperazione di tutta quella classe politica della sinistra
governista, pensionata dal voto del 2008, che si aggrappa all’unico messia
capace di riportarla in parlamento. Non a caso al congresso di Sel di Firenze
“in prima fila c’erano Fausto Bertinotti, Franco Giordano, Oliviero Diliberto,
Fabio Mussi, Cesare Salvi. Consapevoli del fatto che solo Vendola può riportarli
in Parlamento.”(2).
La regia di Bertinotti al
congresso di Sel
Se a qualcuno le cose dette fin qui
potrebbero sembrare un processo alle intenzioni, crediamo sia utile a questo
punto un’analisi del congresso e dei documenti da esso approvati. A leggerli -
ci vuole coraggio, ma non è questo il punto - risulterà subito evidente, specie
per chi ha dei trascorsi in Rifondazione Comunista, qual è il vero ideologo che
li ha partoriti: Fausto Bertinotti, che non a caso a Firenze era in prima fila a
dettare i tempi dell’intervento a Vendola.
Per chi giustamente non voglia
sottoporsi al supplizio della lettura del “Manifesto per Sel”, il “documento
politico”, è sufficiente leggersi le quattro righe dell’articolo 1 del
Regolamento congressuale per capire tutto il senso del congresso:
“Il 1°
Congresso di Sinistra Ecologia Libertà si svolgerà su un documento politico –
“Manifesto Fondativo” emendabile, senza che ciò determini alcuna forma di
rappresentanza negli organismi dirigenti. Non è prevista la presentazione di
documenti alternativi o di emendamenti che si configurino come tali.” Il senso è
chiaro e questa volta Nichi lo esprime in prosa: discutete pure di tutto ciò che
volete ma qui comando io! La conferma nello Statuto approvato. Si ritrovano
tutti gli strumenti del populismo qualunquista: finalmente quote rosa e
"comunicazione orizzontale" su web, democrazia partecipata, antimafia... Manca
solo un piccolissimo dettaglio: lo Statuto! Infatti quello approvato è di fatto
solo una bozza i cui punti cruciali sono tutti rimandati all’Assemblea Nazionale
(art. 4 bis), che, in virtù dell'art. 1 detto, poi approva il coordinamento,
cioè il livello esecutivo, su unica e inderogabile proposta del presidente Nichi
Vendola! Una simile costruzione antidemocratica farebbe impallidire finanche il
Pdl di Berlusconi. Ma per Nichi “non ci vuole un partito ma un partire” e
soprattutto, povero bistrattato Gaber, “La libertà, è partecipazione”
(3).
Una scelta di campo: il
riformismo borghese
Il documento politico, infine, mostra tutti
i segni del revisionismo bertinottiano, dal superamento del Novecento ai
riferimenti ambigui ai movimenti, e sembra essere il riassunto di qualche
congresso passato del Prc a tal punto che il tema della crisi, non del
capitalismo ma genericamente economica, appare appiccicato lì, tutto raccolto in
un paragrafo di inevitabile aggiornamento, ma potrebbe tranquillamente essere
tagliato via senza che il senso complessivo venga minimamente scalfito. Tutta
l’analisi della crisi è ridotta all’enumerazione degli effetti, mentre la
ricerca delle cause viene coscientemente rimossa.
Accanto ad una noiosa
accozzaglia di temi, presentati con il consueto populismo vago e privi di
qualsivoglia proposta programmatica, emergono alcuni dati, finalmente dichiarati
compiutamente, che ben inquadrano la direzione politica che si intende
intraprendere. Non una parola sulla crisi della sinistra governista italiana, in
fondo “ci eravamo persi, ora ci siamo ritrovati” dice Nichi nel discorso di
apertura, cioè ricominciamo da dove abbiamo lasciato.
L’orizzonte politico è
il riformismo, la crisi si risolve dando i soldi ai padroni giusti e facendo gli
investimenti oculati, sostanzialmente la crisi è un fatto occasionale dovuto ai
cattivi maestri del liberismo yankee, bisogna rilanciare l’Europa e l’Onu e
ridistribuire attraverso un nuovo, indefinito e però più giusto Welfare State. E
poi la pace che si otterrebbe attraverso “un sistema di difesa su scala
europea”(4), sostanzialmente una nuova armata al servizio della borghesia
europea.
Ma queste non sono tutte le vecchie litanie del riformismo
novecentesco? Quale la novità programmatica? Soprattutto, dov’è il programma che
dovrebbe interpretare le istanze dei lavoratori?
Congresso o lancio di un
comitato elettorale?
Nulla di nuovo dunque, nessuna nuova
ricetta, manca pure la democrazia interna come in ogni partito borghese che si
rispetti. Da Firenze la classe lavoratrice italiana deve aspettarsi solo nuovi e
più pesanti tradimenti. Del resto l’esperienza pugliese parla chiarissimo: in
Puglia non c’è il socialismo e nemmeno una sua vaga ombra, ma solo attacchi
pesantissimi alla sanità, il ridimensionamento dell’Acquedotto Pugliese che mai
è stato ripubblicizzato, non c’è alcun reddito sociale nè tanto meno alcuna
"riforma strutturale" che segni qualche conquista per i lavoratori. Nichi non si
è fatto mancare nemmeno gli scandali di corte mentre ha distribuito ingenti
finanziamenti alle imprese che, in Puglia come nel resto d’Italia,
delocalizzano.
Il vero scopo dell’incontro di Firenze non era quello di far
nascere un partito. E’ piuttosto il lancio del comitato promotore per Vendola
premier e per un governo apertamente borghese, che si ponga a salvaguardia degli
interessi di Confindustria e banche e di questi sia l’interlocutore privilegiato
per la capacità di spegnere le lotte e illudere i lavoratori.
Per questo
riteniamo un dovere dei comunisti e dei rivoluzionari quello di opporsi con
chiarezza, così come il solo Pdac fa in Puglia (e ha fatto anche presentandosi
alle elezioni in maniera alternativa) al pericoloso inganno vendoliano
contrapponendo alle menzogne di Vendola un vero programma rivoluzionario,
costruito sulla base dell’indipendenza di classe dei lavoratori dalla borghesia
e da tutti i suoi governi.
(*) coord. regionale Pdac
Puglia
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1) Intervista al Sole 24 Ore, 27/10/2010, riportato anche sul
sito internet ufficiale di Sel.
2) Dal sito internet del Sole 24
Ore, 23/10/2010.
3) Dal documento politico approvato al congresso,
paragrafo “Salvare la Repubblica, costruire l’alternativa”
4) Dal documento
politico approvato al congresso, paragrafo “La pace è l’unica
soluzione”