Partito di Alternativa Comunista

Sciopero dell’11 aprile: che sia solo l’inizio!

Sciopero dell’11 aprile: che sia solo l’inizio!

 

 

Il volantino del Pdac

 

 

Oggi siamo in piazza, come sempre, a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori a sostegno dello sciopero generale convocato da Cgil e Uil. Uno sciopero che mette al centro la battaglia per una maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro, una battaglia che ci vede in prima linea da sempre perché non è possibile porre il profitto del padrone davanti alla vita di un lavoratore.
Sono più di 120 i morti nei primi tre mesi del 2024 - con al centro la strage al cantiere Esselunga di Firenze a cui si è appena aggiunta l’esplosione della centrale idroelettrica di Suviana – morti che si sommano alle migliaia degli anni scorsi e che vedono sempre impunito il responsabile: il padrone, che per guadagnare qualche euro in più, alza i ritmi di lavoro a livelli insostenibili e si guarda bene dall’investire per rendere sicuri i macchinari (anzi alle volte toglie pure le sicurezze volutamente per velocizzare la produzione) e meno inquinante la sua fabbrica.
Se da una parte sosteniamo convintamente le lavoratrici e i lavoratori in sciopero, che lottano per migliorare la loro sicurezza e le loro condizioni di lavoro, dall’altra non possiamo esimerci dal criticare fortemente le direzioni dei sindacati confederali che da decenni avallano, negli accordi e nei contratti collettivi, le norme capestro che condannano i lavoratori a subire le condizioni disumane che tutti conosciamo. Quattro ore di sciopero - 8 solo i metalmeccanici e in Emilia Romagna (dove sciopera anche il pubblico impiego) - non bastano! Le direzioni dei sindacati confederali, Cgil in primis, devono mettere in campo fin da subito azioni ancora più incisive, spiegare ai lavoratori che solo resistendo un minuto in più del padrone e dei suoi rappresentanti al governo sarà possibile migliorare le proprie condizioni di vita e garantirsi una reale sicurezza in fabbrica e sui cantieri.
Alle lavoratrici e ai lavoratori non servono una «giusta riforma fiscale» e un «nuovo modello di fare impresa», come rivendicato dal volantino di chi ha convocato questo sciopero. I padroni hanno fatto enormi profitti negli ultimi anni: è ora che quei profitti vengano redistribuiti nelle mani di chi li ha generati, cioè i lavoratori.
Per ottenere tutto ciò, serve organizzare una lotta sul modello delle lotte dei lavoratori francesi e inglesi, che lo scorso anno hanno organizzato scioperi prolungati e dure proteste. È necessario sostenere la resistenza del popolo ucraino e di quello palestinese e porsi attivamente al loro fianco. Solo così porremo le basi non solo per il miglioramento delle condizioni di vita della classe lavoratrice, ma anche per un reale cambiamento per una società più equa, più giusta e più sostenibile.

 

  • Basta morti sul lavoro! Abolizione dell’appalto e del subappalto di manodopera per tutte le lavorazioni della filiera produttiva!
  • Per un salario e una pensione dignitosi e adeguati al costo della vita!
  • Per una sanità e una scuola pubblici e di qualità!
  • Riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, anche per creare nuovi posti di lavoro!
  • Assunzione a tempo indeterminato di tutto il personale precario!
  • Per la nazionalizzazione delle fabbriche – a partire da quelle che chiudono o licenziano – sotto il controllo dei lavoratori!
  • Per un’economia collettiva e socialista!

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