Francia: esplode la rabbia operaia contro i
licenziamenti
I PADRONI PAGANO CARO
I PADRONI PAGANO CARO
di Fabiana
Stefanoni
"Le cisterne del gas sono pronte": è
questa la minaccia degli operai di uno stabilimento francese della
multinazionale Vivanco. Dopo aver sopportato il congelamento degli stipendi e un
pesante piano di ristrutturazione dell'azienda che ha comportato licenziamenti,
una cinquantina di ex operai ha alla fine deciso di occupare la fabbrica.

L'8 marzo scorso il tribunale ha confermato la liquidazione del gruppo in
Francia, stabilendo che agli operai licenziati sarebbe spettata la miseria di
4000 (!) euro di indennità: una vera e propria beffa, dato che si tratta di una
multinazionale molto potente a livello mondiale, i cui profitti sono in costante
crescita. Gli operai hanno quindi deciso di occupare, minacciando di far
esplodere una cisterna del gas. Contemporaneamente, sono stati organizzati
cortei e blocchi stradali che hanno letteralmente impedito gli accessi alla
città di Neuilly-le-Réal, dove si trova la fabbrica. La lotta dura ha sortito il
primo effetto: la direzione dell'azienda ha deciso di riprendere i negoziati, ma
per ora i lavoratori non sono contenti di come la trattativa sta procedendo
tanto che annunciano: "Ci restano ancora le nostre carte migliori: le cisterne
del gas". E non si tratta solo di parole: gli operai stanno già disponendo
cataste attorno alla cisterna situata all'esterno della fabbrica: "Ci trattano
come burattini. Ma attenzione che facciamo saltare tutto! Hanno distrutto il
nostro lavoro e le nostre vite. Oltre alla nostra dignità c'è anche la rabbia.
La fabbrica potrebbe esplodere da un momento all'altro".
La lotta degli operai della
Sodimatex
Mentre in Italia i quotidiani ci
parlavano delle vicende sentimentali di Sarkozy e Carla Bruni, dedicando più di
una pagina ai lifting al botulino della première dame, i francesi
trascorrevano la vigilia di Pasqua nell'attesa di sapere se la fabbrica di
moquette per auto Sodimatex sarebbe saltata in aria o meno. Gli operai
licenziati hanno infatti scelto proprio la "settimana santa" (già resa funesta a
vescovi e anime pie dallo scandalo dei preti pedofili) per occupare la fabbrica,
minacciando di dar fuoco alla cisterna del gas situata all'esterno
dell'edificio. Dai servizi trasmessi dalle Tv francesi spiccavano non solo la
determinazione degli operai - che si facevano riprendere con i bastoni in mano -
ma anche scritte inneggianti alla rivoluzione all'interno dello stabile
occupato.
Il gruppo che ha licenziato gli operai ha ricevuto 55 milioni dallo Stato francese grazie agli incentivi per il settore automobilistico: la giusta rabbia degli operai è stata la risposta a questa doppia truffa ai danni dei lavoratori. "Se scoppia, non salterà in aria solo la fabbrica", annunciavano gli operai il giorno del "venerdì santo": gli operai hanno acceso fuochi intorno allo stabilimento e sui muri della fabbrica è spuntato anche qualche crocifisso, un messaggio chiaro per i padroni. La polizia ha circondato la fabbrica e ci sono stati degli scontri, ma l'intimidazione padronale non è servita: gli operai hanno chiesto l'apertura di un tavolo per le trattative rivendicando, da subito, un'indennità di licenziamento pari a 20 mila euro.
L'occupazione è stata temporaneamente sospesa dopo che gli operai hanno ottenuto un incontro per il mercoledì successivo, incontro che, però, a detta degli operai, si è rivelato un insuccesso: i padroni si sono rifiutati di accettare le condizioni dei lavoratori. Di conseguenza, la lotta ha ripreso corso. Gli operai hanno di nuovo occupato la fabbrica e minacciato di far saltare tutto se le loro rivendicazioni non fossero state accolte: "una telefonata e la cisterna salta".
E' di queste ore la notizia che gli operai della Sodimatex hanno ottenuto quello che chiedevano: un'indennità di licenziamento pari a 20 mila euro. Certo, un magro bottino di fronte alla prospettiva di non trovare più alcun impiego, ma sicuramente la dimostrazione che solo la lotta dura paga e consente di strappare almeno qualche risultato.
Il gruppo che ha licenziato gli operai ha ricevuto 55 milioni dallo Stato francese grazie agli incentivi per il settore automobilistico: la giusta rabbia degli operai è stata la risposta a questa doppia truffa ai danni dei lavoratori. "Se scoppia, non salterà in aria solo la fabbrica", annunciavano gli operai il giorno del "venerdì santo": gli operai hanno acceso fuochi intorno allo stabilimento e sui muri della fabbrica è spuntato anche qualche crocifisso, un messaggio chiaro per i padroni. La polizia ha circondato la fabbrica e ci sono stati degli scontri, ma l'intimidazione padronale non è servita: gli operai hanno chiesto l'apertura di un tavolo per le trattative rivendicando, da subito, un'indennità di licenziamento pari a 20 mila euro.
L'occupazione è stata temporaneamente sospesa dopo che gli operai hanno ottenuto un incontro per il mercoledì successivo, incontro che, però, a detta degli operai, si è rivelato un insuccesso: i padroni si sono rifiutati di accettare le condizioni dei lavoratori. Di conseguenza, la lotta ha ripreso corso. Gli operai hanno di nuovo occupato la fabbrica e minacciato di far saltare tutto se le loro rivendicazioni non fossero state accolte: "una telefonata e la cisterna salta".
E' di queste ore la notizia che gli operai della Sodimatex hanno ottenuto quello che chiedevano: un'indennità di licenziamento pari a 20 mila euro. Certo, un magro bottino di fronte alla prospettiva di non trovare più alcun impiego, ma sicuramente la dimostrazione che solo la lotta dura paga e consente di strappare almeno qualche risultato.
Non si tratta di casi
isolati
A differenza di quanto sostiene il
governo francese, non si tratta di fenomeni isolati. Mentre scriviamo, gli
operai della Continental Francia (succursale di un'azienda tedesca) hanno da
poco preso d'assalto la prefettura di Compiegne, nell'est del Paese. All'origine
della rabbia, la decisione del tribunale di respingere la richiesta di annullare
momentaneamente la chiusura dell'azienda. Anche alla Continental sono spuntati
roghi: gli operai (in più di mille rischiano il posto nello stabilimento di
Clairoix) hanno dato fuoco a pneumatici e si preparano a partecipare a una
manifestazione ad Hannover, in Germania, al fianco degli operai tedeschi. Come
efficacemente spiegano i lavoratori: "Ci battiamo, non abbiamo niente da
perdere".
Tutto questo avviene in un clima già surriscaldato da quotidiane dimostrazione di forza da parte dei lavoratori francesi: le azioni di lotta, senza nessun rispetto della legalità borghese, da parte di operai che perdono il posto di lavoro sono all'ordine del giorno in Francia. Ricordiamo, tra i casi più noti all'opinione pubblica francese: la New Fabris di Châtellerault (366 dipendenti) dove gli operai nel 2009 hanno minacciato di far saltare in aria la fabbrica con delle bombole a gas; la Nortel di Châteaufort, società di telecomicazioni, dove la liquidazione del gruppo è stata respinta con la minaccia di far scoppiare 12 bombole a gas; la Lenoir-et-Mernier, nelle Ardenne, dove gli operai hanno minacciato di versare acido nei fiumi se i licenziamenti non fossero stati respinti; la Caterpillar, dove gli operai hanno imposto le loro condizioni all'azienda procedendo al sequestro dei manager.
Si tratta di legittime manifestazioni della rabbia operaia contro un sistema, il capitalismo, che affama e trascina nella miseria masse di lavoratori. L'insegnamento che viene dalle lotte francesi è che solo una strada è possibile percorrere per strappare conquiste e impedire che siano gli operai a pagare i costi della crisi del sistema: la lotta dura. Certo, le azioni isolate ed estemporanee non bastano: è necessario creare un coordinamento - nazionale e internazionale - delle lotte fino al rovesciamento dei rapporti di forza tra classe padronale e classe dei lavoratori. Solo un'azione di massa, coordinata e livello nazionale e internazionale, potrà respingere l'attacco padronale e dare corpo alla parola d'ordine "la crisi la paghino i padroni, non i lavoratori". Il coordinamento, nazionale e internazionale, delle lotte è appunto il compito che si pone la Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale (Lit-Ci), di cui Alternativa Comunista è la sezione italiana.
Tutto questo avviene in un clima già surriscaldato da quotidiane dimostrazione di forza da parte dei lavoratori francesi: le azioni di lotta, senza nessun rispetto della legalità borghese, da parte di operai che perdono il posto di lavoro sono all'ordine del giorno in Francia. Ricordiamo, tra i casi più noti all'opinione pubblica francese: la New Fabris di Châtellerault (366 dipendenti) dove gli operai nel 2009 hanno minacciato di far saltare in aria la fabbrica con delle bombole a gas; la Nortel di Châteaufort, società di telecomicazioni, dove la liquidazione del gruppo è stata respinta con la minaccia di far scoppiare 12 bombole a gas; la Lenoir-et-Mernier, nelle Ardenne, dove gli operai hanno minacciato di versare acido nei fiumi se i licenziamenti non fossero stati respinti; la Caterpillar, dove gli operai hanno imposto le loro condizioni all'azienda procedendo al sequestro dei manager.
Si tratta di legittime manifestazioni della rabbia operaia contro un sistema, il capitalismo, che affama e trascina nella miseria masse di lavoratori. L'insegnamento che viene dalle lotte francesi è che solo una strada è possibile percorrere per strappare conquiste e impedire che siano gli operai a pagare i costi della crisi del sistema: la lotta dura. Certo, le azioni isolate ed estemporanee non bastano: è necessario creare un coordinamento - nazionale e internazionale - delle lotte fino al rovesciamento dei rapporti di forza tra classe padronale e classe dei lavoratori. Solo un'azione di massa, coordinata e livello nazionale e internazionale, potrà respingere l'attacco padronale e dare corpo alla parola d'ordine "la crisi la paghino i padroni, non i lavoratori". Il coordinamento, nazionale e internazionale, delle lotte è appunto il compito che si pone la Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale (Lit-Ci), di cui Alternativa Comunista è la sezione italiana.