I PADRONI PAGANO CARO
Il gruppo che ha licenziato gli operai ha ricevuto 55 milioni dallo Stato francese grazie agli incentivi per il settore automobilistico: la giusta rabbia degli operai è stata la risposta a questa doppia truffa ai danni dei lavoratori. "Se scoppia, non salterà in aria solo la fabbrica", annunciavano gli operai il giorno del "venerdì santo": gli operai hanno acceso fuochi intorno allo stabilimento e sui muri della fabbrica è spuntato anche qualche crocifisso, un messaggio chiaro per i padroni. La polizia ha circondato la fabbrica e ci sono stati degli scontri, ma l'intimidazione padronale non è servita: gli operai hanno chiesto l'apertura di un tavolo per le trattative rivendicando, da subito, un'indennità di licenziamento pari a 20 mila euro.
L'occupazione è stata temporaneamente sospesa dopo che gli operai hanno ottenuto un incontro per il mercoledì successivo, incontro che, però, a detta degli operai, si è rivelato un insuccesso: i padroni si sono rifiutati di accettare le condizioni dei lavoratori. Di conseguenza, la lotta ha ripreso corso. Gli operai hanno di nuovo occupato la fabbrica e minacciato di far saltare tutto se le loro rivendicazioni non fossero state accolte: "una telefonata e la cisterna salta".
E' di queste ore la notizia che gli operai della Sodimatex hanno ottenuto quello che chiedevano: un'indennità di licenziamento pari a 20 mila euro. Certo, un magro bottino di fronte alla prospettiva di non trovare più alcun impiego, ma sicuramente la dimostrazione che solo la lotta dura paga e consente di strappare almeno qualche risultato.
Tutto questo avviene in un clima già surriscaldato da quotidiane dimostrazione di forza da parte dei lavoratori francesi: le azioni di lotta, senza nessun rispetto della legalità borghese, da parte di operai che perdono il posto di lavoro sono all'ordine del giorno in Francia. Ricordiamo, tra i casi più noti all'opinione pubblica francese: la New Fabris di Châtellerault (366 dipendenti) dove gli operai nel 2009 hanno minacciato di far saltare in aria la fabbrica con delle bombole a gas; la Nortel di Châteaufort, società di telecomicazioni, dove la liquidazione del gruppo è stata respinta con la minaccia di far scoppiare 12 bombole a gas; la Lenoir-et-Mernier, nelle Ardenne, dove gli operai hanno minacciato di versare acido nei fiumi se i licenziamenti non fossero stati respinti; la Caterpillar, dove gli operai hanno imposto le loro condizioni all'azienda procedendo al sequestro dei manager.
Si tratta di legittime manifestazioni della rabbia operaia contro un sistema, il capitalismo, che affama e trascina nella miseria masse di lavoratori. L'insegnamento che viene dalle lotte francesi è che solo una strada è possibile percorrere per strappare conquiste e impedire che siano gli operai a pagare i costi della crisi del sistema: la lotta dura. Certo, le azioni isolate ed estemporanee non bastano: è necessario creare un coordinamento - nazionale e internazionale - delle lotte fino al rovesciamento dei rapporti di forza tra classe padronale e classe dei lavoratori. Solo un'azione di massa, coordinata e livello nazionale e internazionale, potrà respingere l'attacco padronale e dare corpo alla parola d'ordine "la crisi la paghino i padroni, non i lavoratori". Il coordinamento, nazionale e internazionale, delle lotte è appunto il compito che si pone la Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale (Lit-Ci), di cui Alternativa Comunista è la sezione italiana.