HONDURAS
Dopo una lunga ed eroica lotta contro il golpe, qual è il bilancio?
di Bernardo Cerdeira

Questo
fatto ha rappresentato un avanzamento nell’azione della borghesia golpista,
iniziata con il golpe militare del 28 giugno e continuata con le elezioni del
novembre 2009. Oggi, questa borghesia cerca di ottenere il riconoscimento
internazionale per il governo eletto. Non è casuale che al momento della presa
di possesso, Lobo abbia decretato l’amnistia per tutti i golpisti.
Nello
stesso giorno, Mel Zelaya è partito per l’esilio. Migliaia di persone,
organizzate nel Fronte Nazionale di Resistenza Popolare, hanno assistito alla
sua partenza. Zelaya ha promesso di tornare.
Sul
piano internazionale, la pressione dell’imperialismo nordamericano comincia ad
imporre il riconoscimento di Lobo. Nel recente vertice dell’America Latina e dei
Caraibi, consiglieri di Lula, presidente del Brasile, hanno sostenuto la
ricerca di una “intesa” con il governo di Porfirio Lobo. Il consigliere per gli
affari esteri di Lula, Marco Aurelio García, ha detto “possiamo riesaminare le
nostre relazioni”, a condizione che si ottengano risultati come “un’amnistia e
che il presidente Zelaya possa rientrare nel suo paese ed assumere il ruolo che
la politica gli assegna” (El Estado de São Paulo, 22 febbraio 2010).
Secondo lo stesso giornale, il portavoce del presidente, Marcelo Baumbach, ha
detto: “il presidente Lula non vuole che perduri una situazione di rottura nel
dialogo con il governo dell’Honduras”. Ed ha anche aggiunto che Lula “considera
importante che l’Honduras rientri nell’Oea (1)”.
La
lotta popolare contro la borghesia e l’oligarchia reazionarie che hanno
organizzato e sostenuto il golpe militare è entrata in una nuova fase: ora si
dirige contro il governo Lobo, il cui carattere repressivo è già dimostrato
dall’impunità accordata agli autori di assassini di militanti della resistenza,
come recentemente denunciato dal Fnrp. La lotta contro il governo Lobo costituisce
un obiettivo comune, intorno al quale deve costituirsi la più ampia unità d’azione.
Nondimeno,
è necessario un bilancio della prima tappa affinché si comprenda perché, a cinque
mesi da un’eroica lotta popolare, il golpismo riesca a realizzare elezioni e ad
organizzare un simulacro di regime democratico.
In
primo luogo, bisogna dire la verità a tutti i combattenti della resistenza.
Nonostante le più grandi mobilitazioni nella storia dell’Honduras, nonostante
cinque mesi di lotta continua e l’immenso sacrificio di un popolo che ha
affrontato la repressione anche con lo spargimento di sangue di varie vittime,
questa lotta eroica non è riuscita a rovesciare il governo golpista di
Micheletti, né ad imporre il ritorno di Zelaya e neppure ad impedire le
elezioni fraudolente e la farsa della consegna del potere all’usurpatore
Porfirio Lobo.
Questo
non significa che la lotta sia terminata oppure che le masse popolari abbiano
subito una sconfitta definitiva o storica che duri decenni. Al contrario, le
mobilitazioni in occasione della partenza per l’esilio di Zelaya evidenziano la
disposizione popolare alla lotta. E, d’altro lato, il governo di Porfirio Lobo,
quantunque appoggiato dal liberismo nordamericano, affronta l’opposizione della
resistenza e di gran parte della popolazione che oggi è più cosciente di quanto
non fosse prima del golpe del 28 giugno.
Ma
certo è che la salita al potere di Lobo e il secondo esilio di Zelaya segnano
la chiusura di una fase e l’apertura di un nuovo ciclo. È fondamentale che la
resistenza e tutti i settori che ne hanno appoggiato internazionalmente la
lotta facciano le loro valutazioni sulle ragioni per cui il movimento non sia
riuscito a sconfiggere i golpisti. Solo un’analisi onesta di questo risultato
consentirà di trarre le lezioni da questa grande battaglia della lotta di
classe che ha permanentemente cambiato il quadro politico dell’Honduras e dell’America
Centrale, con una grande ripercussione su tutta l’America Latina.
Qual è stata la vera politica dell’imperialismo
Molti
settori della resistenza sostengono che il principale motivo per cui la
mobilitazione popolare non è riuscita a sconfiggere il governo golpista di
Micheletti è stato l’appoggio dell’imperialismo, dissimulato dietro una
politica ipocrita che, mentre si pronunciava contro il golpe, appoggiava la “soluzione
delle elezioni”, promossa dallo stesso imperialismo golpista.
È
certo che l’imperialismo ha utilizzato ogni mezzo per evitare una vittoria
delle masse contro i golpisti nelle piazze. È certo anche che il governo degli
Usa ha appoggiato le elezioni fraudolente e ha riconosciuto il governo di
Porfirio Lobo. Tuttavia, è necessario comprendere qual è la sua politica, a
partire dalla spiegazione del perché l’imperialismo non abbia riconosciuto il
governo di Micheletti sostenendo i negoziati del presidente Zelaya con il
governo di fatto.
In
realtà, la principale arma dell’imperialismo per impedire che la mobilitazione
popolare potesse sconfiggere i golpisti è consistita nel far sì che la
direzione della resistenza – Mel Zelaya – entrasse nel gioco dei negoziati,
autentica trappola per pacificare la lotta del popolo.
Uno
dei principali agenti di questa politica dell’imperialismo è stato Oscar Arias,
presidente del Costarica, che ha elaborato il “Piano Arias”, il cui principale
obiettivo era utilizzare l’attrattiva del ritorno al potere di Zelaya per
ottenere il riconoscimento delle elezioni, l’amnistia per i golpisti e l’abbandono
delle rivendicazioni delle masse, soprattutto l’Assemblea Nazionale
Costituente. Il piano ha potuto contare sull’accordo e la complicità dei
governi di Chávez e Lula.
Questa
è la prima conclusione fondamentale di questo bilancio: la vera politica
reazionaria dell’imperialismo non è consistita nel rafforzare un regime in
stile Pinochet o Videla (che certamente non era la caratteristica del golpe),
bensì sconfiggere la resistenza popolare attirando la direzione del movimento
(Zelaya) nel trabocchetto dei negoziati e degli accordi.
Qual è stata la politica di Zelaya?
Zelaya
ha accettato in pieno il Piano Arias, anche conosciuto come Accordo di San
José, ponendo così le basi per la propria capitolazione. Tuttavia, stretto tra
l’intransigenza del governo golpista e la mobilitazione delle masse, nonché
stimolato dall’appoggio dei governi latinoamericani, Zelaya tornò in Honduras
insediandosi nell’ambasciata brasiliana. Il suo rientro ha iniettato una
straordinaria energia nel movimento di massa, che invase le strade di Tegucigalpa
sfidando lo stadio d’assedio decretato dal governo.
In
quel momento cruciale, Zelaya privilegiò i negoziati con i golpisti e con Porfirio
“Pepe” Lobo, allora candidato, dimostrando ancora una volta il suo carattere borghese
e conciliatore. Peggio ancora, Zelaya paralizzò la convocazione della
mobilitazione nel momento stesso in cui la lotta per le strade di Tegucigalpa
contro lo stadio di assedio giungeva al suo culmine. Tutto per non frustrare i
tentativi di intesa .
La
capitolazione di Zelaya arrivò al massimo con il ridicolo Accordo di Guaymura,
che prevedeva il ritorno di Zelaya alla presidenza del paese ma solo previa
approvazione del Congresso, condizionandolo alla formazione di un governo di “unità
nazionale” con i golpisti, così come all’appoggio generalizzato al processo
elettorale. Questa grottesca caricatura di accordo finì per essere ripudiata
dagli stessi golpisti che volevano solo guadagnare tempo per smobilitare la
resistenza. Il risultato di questo fallimentare negoziato è servito unicamente
come pretesto per appoggiare la farsa delle elezioni presidenziali da parte
degli Usa e di alcuni dei regimi coloniali subordinati, come quello della
Colombia.
Le
oscillazioni di Zelaya non terminarono con questo fiasco. I negoziati con
Porfirio Lobo continuarono e giunsero perfino a ipotizzare una possibile
partecipazione al governo dopo le elezioni. Al contempo Lobo e Zelaya
negoziarono l’uscita dell’ex presidente dall’ambasciata brasiliana e
successivamente dal paese.
Questa
traiettoria di conciliazione e capitolazione seminò confusione nella resistenza
popolare e la portò a nutrire aspettative nel ritorno di Zelaya attraverso il
negoziato. Conseguentemente, favorì l’interruzione o la riduzione della forza d’impatto
delle mobilitazioni. Ciò facilitò il lavoro dei golpisti e pagò il suo prezzo:
il governo di fatto e le istituzioni reazionarie del regime (Congresso e Corte
Suprema di Giustizia) hanno impedito il ritorno di Zelaya alla presidenza e sono
riusciti a portare a termine la farsa elettorale conferendo alle elezioni una
maschera di legalità e mettendo in esecuzione il loro piano per continuare con
la successione presidenziale, insediando un nuovo governo, formalmente “eletto”.
Questa
condotta politica di Zelaya, che ha travolto il movimento popolare da lui stesso
diretto, non può sorprenderci. Ha a che fare con il suo carattere di classe,
borghese, oligarchico e conservatore, che lo porta a preferire un negoziato con
molte possibilità di sconfitta piuttosto che fare appello al movimento di massa
perché sconfigga il regime attraverso la mobilitazione popolare, un’ipotesi assai
rischiosa per la borghesia.
Il ruolo politico del Fnrp
Il
Fronte Nazionale di Resistenza Popolare è stato indubbiamente l’organizzazione
che ha diretto e organizzato la prolungata mobilitazione popolare contro il
colpo di stato. La sua costituzione e sviluppo si sono prodotti nel vivo della
battaglia e ciò ha rappresentato una conquista che ha elevato la lotta popolare
ad un livello più alto.
Siamo
d’accordo con Juan Barahona, coordinatore della resistenza, quando segnala che “…
il Fronte Nazionale di Resistenza Popolare è già una forza nazionale con
impressionanti capacita di mobilitazione e una travolgente simpatia, ma è
necessario fare passi importanti verso il suo consolidamento”.
È
chiaro anche che il Fnrp ha mantenuto una coerente posizione contro le elezioni
fraudolente e il governo di Porfirio Lobo. In questo senso, il suo
atteggiamento è opposto rispetto alla posizione traditrice del Partito di Unificazione
Democratica, diretto dall’ex candidato alla presidenza, César Ham, che non solo
ha accettato di partecipare alla farsa elettorale, ma che ha avuto posti nel
parlamento e ha contribuito con ogni sforzo a legalizzare il regime reazionario.
Intanto,
la direzione del Fnrp soffre di un grave problema: anche dopo la recente
condotta politica di Zelaya – caratterizzata dalle capitolazioni che abbiamo
menzionato e che hanno agevolato il progetto reale dei golpisti di celebrare
elezioni fraudolente e insediare il governo di Lobo – essa mantiene la
posizione di appoggio senza critiche dell’ex presidente ponendosi
incondizionatamente sotto la sua direzione. Lo stesso Juan Barahona lo ha detto
a chiare lettere nel discorso appena richiamato, definendo Zelaya come un “leader
indiscusso” e ponendo chiaramente la resistenza sotto la sua guida: “in questo
senso è necessario riconoscere il ruolo di leader e la condotta del nostro
presidente Manuel Zelaya Rosales, che è giunto fino all’estremo di sacrificarsi
e mettere a rischio la propria vita per lottare per la democratizzazione della
nostra patria. Oggi il presidente Zelaya ha vinto gli inutili tentativi di
piegare la sua volontà e oscurare il suo esempio. È anche un modo degno di
chiudere un ciclo nel quale, per la prima volta da quando si è ripreso a votare
nel nostro paese, un presidente si è avvicinato alle necessità del popolo che
si è scontrato con le classi più conservatrici del paese ed è stato capace di
far proprie le rivendicazioni dei settori popolari. Come sono meschini i suoi
nemici! Come si sono mostrati codardi! Compagno presidente, sappi che la
resistenza ti apprezza come un leader indiscusso”.
Questa
è una posizione che non prevede nessuna critica all’ex presidente. Al contrario
rappresenta una totale subordinazione al suo ruolo di leader. Il problema è che
con quest’atteggiamento la direzione della resistenza ha portato tutto il
movimento a porsi sotto la direzione politica di Zelaya, subordinandosi al suo
orientamento conciliatore e alla sua strategia concertativa che hanno finito per
confondere la resistenza.
Questa
posizione della direzione del Fnrp ha fatto sì che la resistenza non riuscisse
a costruire un’organizzazione di massa indipendente dallo zelaysmo e dalla
borghesia, il che si traduce nella sua maggiore debolezza.
A
questo punto, sorgono obiettivi molto difficili per la resistenza, come la
lotta contro il governo di Lobo e l’imperialismo che lo appoggia, contro il
regime reazionario e per un’Assemblea Nazionale Costituente. Questi punti sono
parti del programma che la direzione del Fnrp agita, ma il problema è: come
condurre questa lotta alla vittoria?
La
grande lezione del primo ciclo di questa grande lotta è che senza un’organizzazione
indipendente il trionfo non sarà possibile.
La resistenza deve porsi sotto la direzione di Zelaya o costruire una opzione indipendente?
In
generale, abbiamo alcuni accordi con gli obiettivi e gli orientamenti per il
consolidamento e il rafforzamento della resistenza. Orientamenti e obiettivi che
Barahona ha abbozzato nel suo discorso: “da subito la parola d’ordine è organizzazione!
mobilitazione! formazione! Questi tre assi di lavoro debbono essere assunti dai
nuclei della resistenza in ogni quartiere, in ogni comunità rurale, in ogni
centro di lavoro, e in ciascuno di essi deve primeggiare la democrazia interna.
l’Fnrp deve canalizzare le necessità di … tutti i settori sfruttati, oppressi e
emarginati della nostra nazione, senza eccezione alcuna. Il Fronte Nazionale
per la Resistenza
Popolare ha chiara la sfida assunta e, come dice
letteralmente il suo piano strategico, dovrà ‘rafforzarsi come strumento di
potere popolare, per la conquista del potere, costruendo una nuova
istituzionalità verso la rifondazione della repubblica, per la nascita di una
nuova democrazia popolare in cui partecipino tutti e tutte diventando
protagonisti di uno Stato di giustizia sociale, per garantire la solidarietà e
l’indipendenza, attraverso una Assemblea Nazionale Costituente che formuli e
approvi la prima costituzione politica fatta per il popolo, con una visione
latino-americana’”.
Nondimeno,
tutto ciò resterà lettera morta se la resistenza non si pone come obiettivo la
costruzione di un’organizzazione operaia e popolare indipendente da Zelaya e da
qualsiasi leader borghese. Il nostro disaccordo con la direzione della
resistenza si concentra su questo punto fondamentale. In altri termini ciò di
cui la classe operaia e le masse povere dell’ Honduras hanno bisogno è l’opposto
rispetto all’indirizzo politico della direzione del Fnrp, che appoggia
totalmente la condotta di Zelaya, principale responsabile della sconfitta della
resistenza di fronte al colpo di stato.
La
lotta per portare questo programma fino alle estreme conseguenze, costruendo la
resistenza come un’organizzazione indipendente da tutti i settori borghesi,
compreso Zelaya, richiede una ferma direzione politica che abbia chiari la
situazione del paese e i compiti di fase. In altre parole, richiede la
costruzione di un partito socialista rivoluzionario che nasca nel movimento
della resistenza e sia formato a partire dai suoi migliori e più avanzati
militanti.
____________________
(1) Organizzazione degli Stati Americani.
(traduzione di Valerio Torre)