Partito di Alternativa Comunista

Je suis internationalist

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Da Vicenza a Parigi contro la violenza sulle donne
e contro la guerra
 
 
 
di Patrizia Cammarata
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Gray Jerelle Lamarcus è un giovane militare Usa della Caserma Dal Din (Dal Molin) a Vicenza, la base militare contro la quale si mobilitarono, per alcuni anni, migliaia di persone.
Gray Jerelle Lamarcus, 22 anni, ed Edil McCough, 21 anni , sono stati accusati di aver stuprato, per ore, e ferocemente picchiato, nella notte del 15 luglio scorso, una giovane prostituta rumena,  incinta. La donna, il 3 ottobre scorso, ha partorito un bambino.
Circa un anno prima dall’aggressione  Gray Jerelle Lamarcus era stato accusato per lo stupro di una ragazza minorenne. Nonostante questo precedente la procura ha ritenuto sufficienti gli arresti domiciliari all’interno della caserma  e così, a distanza di soli alcuni mesi, il militare è riuscito ad evadere  e, uscito dalla base, è andato a ubriacarsi ed è stato nuovamente denunciato con l’accusa di aver tentato di ottenere una prestazione sessuale da un’altra prostituta, anch’essa incinta, aggredendo sia lei sia un’altra donna.
Vicenza è una città fortemente militarizzata e caratterizzata da politiche di esclusione contro prostitute e contro i senza fissa dimora (lasciati nella maggioranza dei casi alle iniziative di soggetti privati o confessionali, come associazioni di volontariato laico o la Caritas).
Gli effetti devastanti della  crisi economica del capitalismo si abbatte con ancora maggior forza su questi soggetti e tali effetti sono affiancati  dalla nefasta presenza di militari Usa che, di ritorno dai teatri di guerra,  si aggirano talvolta ubriachi la sera nei locali della città, con comportamenti spesso rissosi o provocando incidenti  stradali; per questi fatti arrivano immediate richieste dell’esercito americano affinché  i procedimenti conseguenti ai reati commessi siano affidati alla giurisdizione americana, anziché a quella italiana, richieste quasi sempre accolte.
A questa situazione c’è da aggiungere una riflessione: quante donne immigrate, senza permesso di soggiorno, e quindi nel terrore di essere rispedite al proprio Paese dal quale sono scappate a causa di fame e guerre, subiscono violenze e stupri senza denunciare, senza confidare a nessuno il loro dramma?
Nel caso in questione si sono mobilitate associazioni femminili e alcuni comitati (in primis il Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute) che sono  intervenute offrendo supporto alla difesa legale della giovane donna e chiedendo sostegno al sindaco di Vicenza, nonché Presidente della provincia, Achille Variati. Il sindaco, che tanti aiuti aveva annunciato all’indomani del tragico episodio, si è limitato a intervenire affinché il processo fosse svolto in Italia e non negli Stati Uniti ma lo sdegno per quanto è accaduto è durato poco e  rispondendo ad un’interpellanza in Consiglio comunale, ha affermato: “… Le responsabilità penali di due persone non possono infangare una comunità di migliaia di soldati e civili, con figli e famiglie, ospiti da più di 50 anni a Vicenza……ho provveduto…a convocare… i massimi rappresentanti militari della base americana… stigmatizzandoli nel modo più deciso…  il Comandante Usa ha in tutto convenuto con me…”. E con questa frase, che in pratica assolve lo Stato Maggiore Usa per quanto è successo, finisce lo sdegno e le tante promesse dei primi tempi. Una posizione, quella del sindaco di Vicenza, in linea con la sua storia di ex democristiano, di attuale esponente del Pd e di “amico dei generali Usa” (1) con buona pace di quella parte del movimento No Dal Molin, che lo ha votato e consegnando nelle sue mani l’importante  lotta di anni, contro la costruzione della base militare, in cambio di un referendum truffa (2).
Gray Jerelle Lamarcus è stato arrestato per evasione e denunciato per lesioni. Le prove raccolte, secondo la procura, sarebbero state sufficienti e inequivocabili per chiedere di saltare l’udienza preliminare ed arrivare subito al processo ma l’istanza è caduta in quanto il giudice ha accolto l’incidente probatorio sul suo stato psicologico. Per la difesa il militare non era in grado d’intendere e volere e il procedimento è congelato fino al 24 marzo prossimo, quando ci sarà l’udienza davanti al giudice per le indagini preliminari.
 
La violenza sulle donne e lo stupro come arma di guerra
Questa vicenda apre diverse altre questioni: la questione di come nelle istituzioni borghesi e nelle aule dei Tribunali troppo spesso le denunce fatte dalle donne finiscano poi solo per essere un dramma nel dramma perché spesso le vittime restano bloccate in processi lunghissimi, con misure di protezione che arrivano in ritardo o non esistono, costrette a sopportare udienze nelle quali si sentono molto spesso umiliate.
L’altro aspetto è quello dello stupro usato da sempre come arma di guerra, come parte integrante della cultura militare (della quale cultura  fanno parte gli amici generali Usa del sindaco Variati e la “comunità di migliaia di soldati e civili, con figli e famiglie, ospiti da più di 50 anni a Vicenza”). Lo stupro fa parte delle guerre imperialiste allo stesso modo dell’occupazione dei territori e della dominazione delle popolazioni che tentano di resistere. E le testimonianze dei disertori della guerra in Irak e Afghanistan, come Chriss Capps (3) e James Circello (4), fanno capire come, sul banco degli imputati, accanto ai giovani soldati, responsabili materiali delle violenze e degli stupri, ci dovrebbero essere anche i generali Usa insieme a chi, in Italia o negli altri Paesi, ha appoggiato e votato gli  aumenti delle spese militari e le guerre. Perché spesso ad arruolarsi sono giovani ragazzi che in patria non hanno futuro; senza lavoro oppure ai margini, questi giovani ragazzi sono indotti spesso con l’inganno ad arruolarsi e a lavorare nelle basi militari dei vari Paesi con la promessa di aiuto per gli studi, aiuto per la famiglia e la promessa di un buon guadagno, una promessa che talvolta tace che la destinazione sarà un fronte di guerra. Queste situazioni sono confermate dall’alto numero di suicidi presente fra i soldati nelle ultime guerre e la necessità del ricovero di molti di loro, al ritorno dal fronte, negli appositi reparti di psichiatria.
Sui suicidi e sulla necessità di ricovero nei reparti di psichiatria il disertore Chiriss Capps ha commentato: “Una percentuale altissima di quelli che sono tornati dall'Irak si sono trovati con la Ptsd (Post Traumatic Stress Disorder) . La realtà è che se li aiutassero veramente dovrebbero allontanarli dall'esercito, dalle loro unità, ma invece, siccome vogliono farli tornare al più presto sul campo di battaglia,  li imbottiscono di farmaci . A Vicenza, ad esempio, moltissimi soldati avrebbero bisogno di un vero sostegno psicologico”
Ma tutto questo non lo scriviamo per affiancarci a coloro i quali vorrebbero liquidare quanto accaduto a Vicenza come un “incidente collaterale”. E’ necessario che la giovane donna stuprata e picchiata sia ora tutelata, che sia riconosciuto il grave dramma da  lei subito, che non sia lasciato spazio a nessuna delle tante frasi o dei tanti atteggiamenti maschilisti che di solito accompagnano queste vicende, insabbiandole.
Ma è necessario, a nostro avviso, legare il tragico episodio di Vicenza all’impressionate numero di  femminicidi che accadono ogni giorno nel mondo e che sono in continuo aumento anche a causa della  crisi economica la quale sta svelando il vero volto del capitalismo in tutto il suo orrore, un volto fatto di miseria, sfruttamento, licenziamenti di massa, divisione e barbarie e, soprattutto, di  continue guerre. Noi pensiamo che, mentre è necessario contribuire affinché quanto accaduto a questa giovane donna non sia relegato nell’oblio, è necessario al contempo legare questo episodio alla presenza delle basi miliari a Vicenza, alla situazione economica e alla guerra. E’ necessario pretendere giustizia per questo fatto e rilanciare un movimento contro la guerra e le basi militari, pretendendone  la chiusura  e la loro conversione a usi civili; un movimento che potrebbe ripartire proprio dalle donne, perché la violenza contro le donne cresce ogni giorno nel mondo, e non solo la violenza fisica ma anche quella psicologica, che non lascia tracce evidenti ma è grave tanto quanto l’altra e lascia conseguenze per il resto della vita.
 
La strage di Parigi e l’ipocrisia dei governi
L’orrore quotidiano di stupri e violenze sui soggetti più deboli è da legarsi all’orrore per la continua barbarie quotidiana alla quale assistiamo, alla presenza di un numero sempre maggiore di senza tetto e persone indigenti che vagano per le nostre città, all’orrore  dei continui atti terroristici che colpiscono indiscriminatamente donne, bambini, lavoratori, come l’attentato terroristico contro i lavoratori della rivista Charlie Hebdo, a Parigi. Episodi di estrema barbarie che sono la diretta conseguenza di un fanatismo religioso che trova alimento in un mondo governato da una sistema economico di profonda ingiustizia sociale e di continue guerre di rapina nei confronti di popolazioni inermi.
La strage di Parigi è stato un atto di terrorismo dell'integralismo panislamista, un atto di terrorismo fatto in nome di una sorta di “guerra santa”.  A questa strage i governi che si sono macchiati da decenni di terrore nei confronti di popolazioni inermi, causando milioni di orfani, in un’altra “guerra santa”, quella in nome della “democrazia” delle banche e del capitale, stanno  rispondendo  con una campagna  reazionaria islamofoba.
Matteo Salvini in Italia, Marine Le Pen in Francia sono i pericolosi rappresentati di forze politiche populiste e reazionarie che stanno sfruttando da anni l’emergenza migranti per raccogliere voti diffondendo paura, odio, razzismo e  che nel dramma di Charlie Hebdo hanno visto un’ottima occasione per strumentalizzare l’accaduto soffiando sul disagio sociale per dividere i lavoratori e i poveri e per indicare “lo straniero” come pericolo e causa della sofferenza sociale.
Allo stesso modo i governi europei, come ne caso del governo Hollande, usano questo fatto per giustificare le ragioni “democratiche” del proprio intervento militare in Medio Oriente, cercano di presentarsi come custodi della “civiltà” contro la barbarie, annunciando, come ha fatto in Italia il ministro di giustizia Orlando, “ineludibili nuove misure” che serviranno per potenziare uno stato di  polizia, più repressivo ancora nei confronti  degli immigrati e delle classi subalterne. Così sta succedendo in Italia, in Francia come negli altri Paesi.
 
L’orrore nell’orrore
Dopo l’attacco al giornale Charlie Hebdo, il presidente Hollande ha ordinato alla portaerei Charles de Gaulle di far rotta verso la Siria. Lo stesso copione del dopo attacco alle Torri gemelle dell’11 Settembre, che vide l’esercito Usa muoversi verso l’Iraq. Si guarda alla Siria indicando i campi di addestramento dei terroristi  ma intanto continua a fluire denaro che finanzia i jihadisti in tutto il mondo. In Siria sono centinaia di migliaia i morti  e milioni i rifugiati. Tra loro, come in Irak e Afghanistan, moltissimi  i civili, uomini, donne e bambini che spesso, se non muoiono direttamente per il fuoco di guerra,  muoiono nei campi dove si rifugiano ma dove, soprattutto i bambini, muoiono di freddo, fame, malattie. Migliaia di piccoli orfani non vanno a scuola, vagano attoniti e impauriti senza genitori, diventando facili prede per altri tipi di violenza.
E nell’orrore di tutte le guerre, l’orrore nell’orrore: in Pakistan Somalia, Yemen, in tutte le terre oggetto di guerre e di saccheggi imperialisti, dove le disuguaglianze sociali e il dramma delle guerre si incrocia con l’integralismo religioso, l’orrore dei bambini-kamikaze, arruolati a forza e usati come inconsapevoli strumenti di morte. Numeri impressionanti, come sono impressionanti le storie delle loro drammatiche vite. L’utilizzo dei bambini kamikaze è in aumento, ed è in diminuzione la loro età. Nel mondo, accanto all’esercito di disoccupati, esercito di riserva del capitalismo in crisi per abbassare il costo ed i diritti del lavoro, un altro esercito, costituito da bambini orfani depredati della loro infanzia, è usato come carne da macello per la spartizione degli interessi delle varie fazioni in campo.
 
La religione, oppio dei popoli
E proprio i sostenitori delle guerre che hanno provocato e continuano a provocare morti e orfani, intitolano articoli con scritto: “Questo è l'Islam”, imbracciando il fucile della crociata in nome della “cristianità”.
La religione, ancora una volta, usata come strumento di divisione delle masse.
E’ necessario mantenere  l'atteggiamento più attento verso il sentimento religioso, un atteggiamento di attenzione e di rispetto  ma, al contempo, è necessario denunciare come, anche quando non è usata in modo fanatico, la religione ha un ruolo conservatore e di mantenimento dello stato di cose presenti, che nel capitalismo significa un ruolo di difesa del sistema di sfruttamento e di divisione in classi sociali.  “…La religione predica l’umiltà e la rassegnazione nella vita terrena a coloro che trascorrono tutta l’esistenza nel lavoro e nella miseria, consolandoli con la speranza di una ricompensa celeste. Invece, a coloro che vivono del lavoro altrui la religione insegna la carità in questo mondo, offrendo così una facile giustificazione alla loro esistenza di sfruttatori e vendendo loro a buon mercato i biglietti d’ingresso nel regno della beatitudine celeste. La religione è l’oppio dei popoli. La religione è una specie di acquavite spirituale…” (Lenin).
Il capitalismo ci divide in diversi modi (genere, colore, etnia, nazionalità, religione) , ci divide per dominarci e, quando ci uniamo, usa tutte le strategie per dividerci ancora o per annullare i nostri obiettivi e spostarli a suo favore.
 
La strada per la fine dell’orrore
L’oceanica manifestazione a Parigi, dopo la strage nella redazione di Charlie Hebdo, si è svolta all’insegna dello sdegno, della commozione e della sincerità di tante donne e di tanti uomini, studenti, lavoratori, immigrati che hanno sfilato contro il terrorismo; una gran parte di loro, probabilmente la maggioranza, aveva, negli scorsi anni, partecipato alle innumerevoli proteste contro le guerre imperialiste. Le ragioni di questa moltitudine di persone sono in conflitto con l’ipocrisia di chi, alla testa del corteo (il presidente Hollande, insieme a Renzi, Merkel, Netanyahu, Abu Mazen, i vari leader del mondo, i sedicenti amici di Charlie Hebdo), ha usato l’atto di terrorismo e la conseguente manifestazione per procedere e rafforzare le politiche di guerra. Una manifestazione, che nel loro intento, ha rappresentato una sorta di campagna bellicista che serve loro per demonizzare l’avversario, creare un clima di paura generalizzata e d’ineluttabile necessità di ricorso a provvedimenti di restringimento delle libertà democratiche, di provvedimenti di stampo fascista e razzista, in modo da convincere le popolazioni, ancora una volta, che la guerra è inevitabile.
E’ necessario costruire un movimento internazionale che abbia come obiettivo la fine d’ogni guerra, che abbia come obiettivo la distribuzione della ricchezza per arrivare alla giustizia sociale: la giustizia sociale rappresenta l’elemento indispensabile per combattere il terrorismo e la paura, per difendere l’ambiente dalle continue speculazioni devastanti che lo stanno portando al collasso, il solo modo per sottrarre intere generazioni di bambini alla barbarie, alla fame, al terrore, nel mentre un ristretto gruppo di famiglie di miliardari vive nel lusso e nello sfarzo sfruttando la stragrande maggioranza della popolazione mondiale. La strada da perseguire contro le guerre imperialiste delle “democrazie” borghesi e contro il terrorismo fascista islamico, è nell’unità di classe di tutti i lavoratori, ed è a Kobane, fra le combattenti ed i combattenti kurdi, e nella resistenza ribelle siriana.
Quando il potere sarà nelle mani di chi fa il pane, di chi conosce l’alba dopo una notte di pesca, di chi costruisce con le proprie mani, la propria forza lavoro, la propria intelligenza, quello che serve per tutti, di chi conosce la fatica del lavoro quotidiano in una campagna, in una fabbrica, in un ufficio, in un ospedale, in una scuola, solo quando il potere sarà realmente nelle mani della classe lavoratrice, solo allora potremo non avere più paura.
Solo allora potremo comprendere fino in fondo che siamo tutti sotto lo stesso cielo.
Per questo progetto difficile, ambizioso, ma necessario per l’umanità, e per la sopravvivenza stessa del nostro pianeta, è impegnata la Lega internazionale dei lavoratori-Quarta internazionale e il nostro partito, il Pdac, sua sezione italiana.
 
 
Note
(1) nel 2009 il “Comitato degli abitanti e dei lavoratori di Vicenza est-Contro la costruzione di una nuova base a Vicenza – Per la conversione della caserma Ederle ad usi civili”denunciava in un comunicato: Achille Variati, in realtà già sindaco democristiano della Prima Repubblica, ha fatto cinque cose:1) Ha issato la bandiera israeliana nel proprio ufficio al Comune di Vicenza per diversi giorni; 2) E´andato alla festa americana (con tanto di spilletta) della Base di guerra di Vicenza, la Caserma Ederle, mentre il Comitato Vicenza Est il 4 luglio, durante una protesta, tra l´altro comunicata, veniva accerchiato ed allontanato da Digos e polizia municipale . 3) Si è guadagnato dall’informazione nazionale il titolo di “sindaco sceriffo” per le sue politiche nei confronti dei campi rom e per le sue ordinanze “anti-lucciole”; 4)  Si è speso in atti e dichiarazioni pubbliche a favore della TAV, ad esempio affinché passi da Vicenza; 5) Si è incontrato con il capo delle Forze Armate Napolitano e nessuno sa cosa si siano detti... Fatto sta che Napolitano è un grande sostenitore della nuova base di guerra USA. Il sindaco invece sostiene (linea PD) le varie occupazioni militari e tutte la basi militari già presenti in città (Ederle,Gendarmeria Europea, COESPU, villaggi militari ....).
(2) Dal nostro sito due articoli sulla battaglia contro la base militare : 
http://www.alternativacomunista.it/content/view/1143/47/,   http://www.alternativacomunista.it/content/view/876/51/, (sul sito si trovano altri numerosi articoli sul tema)
(3) Intervista a Chriss Capps nel sito:  http://www.alternativacomunista.it/content/view/1161/47/ 
(4) Per leggere le lettere di Capps e Circello: http://www.alternativacomunista.it/content/view/634/47/

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