Partito di Alternativa Comunista

LA SCONFITTA DEL REFERENDUM CHAVISTA APRE UNA NUOVA FASE NEL VENEZUELA

LA SCONFITTA DEL REFERENDUM CHAVISTA APRE UNA NUOVA FASE NEL VENEZUELA
 
di Valerio Torre
 
Contrariamente alle previsioni, e a dispetto di un’impressionante macchina organizzativa e propagandistica messa in campo, il referendum sulla riforma costituzionale fortemente voluta da Hugo Chávez è stato sconfitto.
Oltre il 50% dei venezuelani ha bocciato il testo della riforma che, nelle intenzioni del regime chavista, avrebbe dovuto modificare la costituzione “bolivariana” del 1999, da un lato accentuando ancor di più il carattere bonapartista del governo Chávez, e dall’altro confermando e rafforzando invece l’impianto costituzionale esistente che, al di là degli altisonanti proclami, non è affatto antimperialista, ma è quello di una costituzione borghese. In realtà, al di là della retorica sul “socialismo del XXI secolo” il vero intento del governo era di “costituzionalizzare” un processo da tempo apertamente già in atto: il controllo e la repressione governativa sul movimento di massa.
La riforma costituzionale costituiva l’altra faccia del progetto chavista di eliminazione di ogni forma di dissenso attraverso la formazione del Psuv (Partito Socialista Unico del Venezuela) in cui debbono confluire tutte le organizzazioni politiche e sindacali di sinistra.
L’opposizione ai disegni governativi si è manifestata nella netta contrarietà di correnti organizzate politiche e sindacali – subito bollate come “controrivoluzionarie” dallo stesso Chávez – a sciogliersi nel Psuv (che viene coscientemente visto come uno strumento di controllo di massa) e in una forte ondata di scioperi e lotte per i salari, le condizioni di lavoro e la conclusione dei contratti collettivi che da tempo non vengono rinnovati. Tali manifestazioni sono state totalmente occultate sia dai media governativi, sia dalla stampa “democratica” anche europea, che subisce il “fascino” del chavismo, e duramente represse dalle forze armate di Chávez.
La polarizzazione tipica dello strumento referendario ha avuto come conseguenza che sul NO alla riforma costituzionale siano confluiti anche i voti della destra golpista ed eterodiretta dagli Usa. Ma ciò non toglie che una consistente fetta dell’opposizione a una riforma, che prevedeva di rafforzare il carattere borghese dello stato venezuelano accentuando il carattere bonapartista del governo fornendolo di strumenti “costituzionali” per reprimere e controllare il movimento di massa, sia quella operaia e popolare che, soprattutto in questi ultimi mesi, è ripetutamente scesa in piazza per manifestare contro la politica del governo Chávez.
Ora che Chávez ha incassato l’inattesa sconfitta, in Venezuela si apre una nuova fase: il risultato referendario rappresenta per le masse popolari un indubbio risultato positivo. Tuttavia, la loro prospettiva  non è e non può essere quella di restare invischiate in un’esperienza nazionalista borghese, qual è quella chavista, e nella ragnatela che essa ha tessuto e continua a tessere con l’imperialismo capitalista. I lavoratori dovranno – nel momento in cui, forti dell’acquisito risultato referendario, oseranno scontrarsi frontalmente con lo stesso Chávez – comprendere i limiti insuperabili delle politiche di compromesso contrapponendovi la costruzione di un forte partito operaio rivoluzionario indipendente che costituisca l’avanguardia operaia rivoluzionaria su cui, a partire dal Venezuela, costruire l’unità socialista dell’America Latina.
 

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