Partito di Alternativa Comunista

L

L’Altra Europa: gli sviluppi

A che punto è la costruzione della nuova

“Casa comune della sinistra”?

 

di Valerio Torre

Ci siamo in diverse occasioni interessati alle vicende che hanno segnato la nascita, la precaria esistenza politico‑organizzativa e poi le vicissitudini elettorali di quella rabberciata coalizione dal nome “esotico” di L’Altra Europa con Tsipras (1). È giunto il momento di fare il punto della situazione rispetto al proliferare dei numerosi tentativi di riorganizzare la disastrata sinistra riformista italiana.
Infatti, c’è un’insopprimibile tendenza da parte di quest’ultima a cercare, attraverso una svolta organizzativistica, di dare una risposta alla violenta crisi che l’attanaglia da anni e l’ha condotta verso la scomparsa, non solo dalle istituzioni borghesi (delle cui “briciole”, intese come finanziamenti pubblici e incarichi di sottogoverno, per tanto tempo si è nutrita allontanandosi sempre più dalle masse popolari, dai suoi bisogni e dalle sue aspirazioni), ma dalla scena politica generale. È dunque davvero difficile districarsi nel viluppo di questa lunga serie di “cantieri”, “laboratori”, “cose” dalle più varie sfumature di colore, “case comuni”, “coalizioni sociali”, “fabbriche” (2).

 

L’assemblea di aprile

L’Altra Europa con Tsipras, che alle scorse elezioni europee ha superato per un soffio il quorum riuscendo a mandare a Bruxelles tre parlamentari, a quasi un anno dalla “impresa” ha tenuto lo scorso aprile l’ennesima assemblea nazionale da cui è sortito ancora una volta un risultato interlocutorio che ha nuovamente marcato la lunga fase di logoramento di quest’esperienza.
Innanzitutto, va detto che dei 24.000 aderenti al progetto che si sono registrati nella fase iniziale hanno oggi manifestato il loro sostegno solo in 7.000 (3). Sulla base poi di qualche decina di assemblee territoriali, sono stati eletti i circa 300 delegati che hanno preso parte all’assemblea nazionale.

Nel periodo che ha separato questa riunione da quella tenutasi a Bologna solo quattro mesi prima, alcuni fatti sono accaduti e hanno segnato ciò che L’Altra Europa è frattanto diventata.

Curzio Maltese, uno dei tre europarlamentari eletti nel maggio del 2014 e che per anni ha tuonato contro i partiti e la loro pretesa burocratica di “mettere il cappello” sulle tanto decantate “rivoluzioni dal basso”, non si è fatto scrupolo di farsi cooptare nell’organismo di direzione nazionale di Sel.

Barbara Spinelli, Guido Viale, Luciano Gallino, Nicoletta Dosio, molti ex candidati de L’Altra Europa e un altro centinaio di aderenti, si sono defilati sottoscrivendo una lettera aperta indirizzata ai partecipanti all’assemblea di aprile in cui si denuncia il percorso antidemocratico che organismi autonominatisi hanno tenuto, snaturando – a loro dire – il progetto iniziale, e individuando nelle ingerenze delle burocrazie di Sel e Prc l’ostacolo alla realizzazione di un’organizzazione che superasse la frantumazione a sinistra. L’accusa, in particolare, era di non voler entrare in conflitto rispetto alle giunte sostenute dal partito di Vendola e da quello di Ferrero: in particolare, si faceva l’esempio di Milano, la cui sezione territoriale de L’Altra Europa ha deciso di non prendere posizione sull’Expo, in quanto la discussione sarebbe stata “divisiva” (4); o della Liguria, dove sarebbe stato deciso dall’autoreferenziale organismo nazionale l’appoggio alla lista Pastorino, nonostante il parere contrario dei militanti del territorio che avevano evidenziato come il candidato presidente, fino a poche settimane prima parlamentare Pd (in quota Civati), sia un sostenitore della realizzazione del Tav, del Terzo Valico e, in quanto sindaco di Bogliasco, si sia reso responsabile di privatizzazioni e cementificazioni (5).

Ma veniamo allo svolgimento dell’assemblea, che è stata introdotta da una relazione di Marco Revello, ormai autoproclamatosi “padre fondatore” della lista: uno, per intenderci, che ha realizzato fortune editoriali pubblicando solo due anni fa un libro sulla morte della forma‑partito, e però si colloca alla testa di qualcosa che alla fin fine le somiglia molto.

 

Sotto il vestito, niente

Come è stato osservato, si è trattato di una relazione “generica e autocelebrativa, che ha avviato un dibattito (…) segnato (…) da una certa confusione, dall’assenza di un asse, dallo scarso riferimento alle questioni riguardanti il mondo del lavoro, dalla totale assenza di attenzione alla questione sindacale, da riferimenti generici e agiografici alla esperienza di Syriza e alla vicenda greca” (6). Una relazione che lascia spazio a enormi ambiguità trasfuse poi nel documento conclusivo (7), da cui emerge con chiarezza che un anno e più di interminabili assemblee, con dispendio di energie militanti anche di tanti attivisti onesti, è servito solo alle burocrazie della sinistra riformista per eleggere un europarlamentare (8) e cercare, attraverso un po’ di visibilità mediatica, di risalire la china.
La mozione approvata dall’assemblea, infatti, è sin troppo chiara nel segnalare che la costruzione del nuovo soggetto politico non passa dalla composizione di una base sociale di classe, ma da quella che viene definita “la forza dei numeri”, e cioè il risultato elettorale. Ecco perché – conclude – per avviare la costruzione è necessario puntare sulle “elezioni regionali (…) ritenendo che un buon risultato in alcune di esse avrebbe un indubbio effetto di volano nell’attribuire credibilità all’alternativa”.

E allora, se questo era il nucleo centrale di un documento di costruzione della nuova organizzazione della sinistra riformista – non a caso definita “casa comune della sinistra e dei democratici” – ben possiamo dire che il risultato delle elezioni regionali appena celebrate (su cui ci soffermeremo nei prossimi giorni su questo sito per un’analisi più completa) ha fatto strame de L’Altra Europa.

Intanto, sullo sfondo, dopo quest’ulteriore mazzata, appaiono le ombre della coalizione sociale di Landini e della nuova organizzazione di Civati, “Possibile”, che dovrebbe vedere la luce alla fine di giugno: a dimostrazione della coazione a ripetere organizzativista con cui il riformismo socialdemocratico italiano pensa di far fronte alla propria crisi.

Per parte nostra, consapevoli che la crisi della società e del sistema capitalista richieda tutt’altra risposta nell’interesse del proletariato, proseguiamo, nel vivo delle lotte, a costruire quella direzione rivoluzionaria nazionale ed internazionale che ponga la questione del potere del potere dei lavoratori per giungere a un sistema socialista.

 

 

Note

(1) Su questa pagina web: “L’altra Europa di Tsipras e dei riformisti nostrani. L’illusione di ‘democratizzare’ l'Ue imperialista” (http://tinyurl.com/po4heas); “L’eterno cantiere fallimentare della sinistra riformista” (http://tinyurl.com/owgdzpu); “Un voto contro la Ue e l'Euro: ma capitalizzato dalla destra” (http://tinyurl.com/p765n8k).

(2) Un compagno salernitano, Alfonso Natella, ex operaio della Fiat e ispiratore del romanzo di Nanni Balestrini Vogliamo tutto, quando la fervida mente di Vendola partorì le “fabbriche di Nichi” si chiedeva con sarcasmo se non sarebbe stato meglio che in quelle fabbriche si fossero prodotte mozzarelle!

(3) Attenzione, perché qui non parliamo di militanti, né di attivisti, bensì di 7.000 persone che si sono dette interessate al progetto e hanno compilato una scheda on line per aderirvi.

(4) Così, espressamente, Guido Viale in http://tinyurl.com/pg8voe8.

(5) In realtà, la lista in appoggio a Pastorino, Rete a sinistra, nasce come tentativo da parte delle burocrazie ferreriana e grassiana del Prc (stavolta unite) di costituire il “centrosinistra più a sinistra” tanto agognato, insieme a Vendola, Civati, Fassina, Cofferati e don Gallo (lo dichiara, senza mezzi termini, Claudio Grassi in http://tinyurl.com/pnkrket). È interessante rilevare che la tanto decantata “opposizione” al centrosinistra di Ferrero è stata subito messa da parte quando lo stesso segretario, contravvenendo alla diversa decisione della federazione ligure del Prc, ha invece dato l’appoggio del partito a Pastorino (http://tinyurl.com/p4tk4vd).

(6) “L’Altra Europa dopo l’assemblea di Roma” (http://tinyurl.com/pknsn8v).

(7) Http://tinyurl.com/o7zk35h.

(8) Eleonora Forenza, del Prc. Marco Furfaro, invece in quota Sel, è rimasto fuori per la decisione di Barbara Spinelli di tenersi il seggio in cui quello era stato eletto.

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