Pagine di storia del trotskismo e della LIT
Alcune riflessioni sul "morenismo"
di Martin Hernandez
Ripubblichiamo qui la nuova traduzione di un articolo del 2007 di Martin Hernandez (membro dell'Esecutivo della Lit), pubblicato originariamente su Marxismo Vivo (rivista teorica della Lit-Quarta Internazionale), che racconta alcune importanti pagine della storia del trotskismo argentino e mondiale. Ci sembra tanto più utile far conoscere questa storia ai giovani militanti che talvolta purtroppo conoscono di queste vicende solo ricostruzioni falsate (come quella ad esempio contenuta nel libro-spazzatura di Osvaldo Coggiola, legato al Po argentino, recentemente tradotto e pubblicato in italiano da una piccola casa editrice). (FR)
Normalmente, nella sinistra, quando un determinato
dirigente acquisisce una grande influenza e apporta qualcosa di qualitativamente
differente, sia questo positivo o negativo, i suoi sostenitori, o anche i suoi
nemici, identificano questo movimento col suo nome.
Così si parla di marxismo, di leninismo, di
stalinismo o di trotskismo. Già durante la vita di Moreno, e molto di più dopo la
sua morte, alcune migliaia di persone, anche organizzate in correnti
differenti, ci hanno definiti “morenisti”, come modo per identificarci con le
idee e il lavoro pratico del dirigente trotskista argentino Nahuel Moreno,
morto da 20 anni.
Ora si pone la questione: è giusta questa
definizione? Esiste un “morenismo”? Moreno diede un apporto qualitativo che
giustifichi il parlare di “morenismo”? Oppure questa denominazione non è niente
di più che l’identificazione affettiva con un dirigente trotskista molto
rispettato?
A proposito di questo tema, cioè dei nomi che
acquisiscono i movimenti, è necessario osservare che non sempre queste
denominazioni sono giuste. Lo stesso Moreno riteneva che era ingiusto parlare
di “marxismo” perché questa denominazione identifica una determinata concezione
del mondo con lo stesso Karl Marx quando, in realtà, questa era il prodotto del
lavoro pratico e intellettuale di un gruppo formata da lui e Friederich Engels.
In questo modo, questa ingiustizia storica, tal volta sorta per una limitazione
linguistica, condannò Engels a un ruolo ausiliario, di collaboratore di Marx,
quando era molto più di questo.
Anche il caso del “trotskismo” merita di essere
analizzato. Nei primi anni di lotta contro Stalin, né Trotsky né i suoi sostenitori
parlavano di “trotskismo” per identificare il loro movimento. Questi si
autodefinivano “bolscevichi/leninisti” e avevano ragione. Non si poteva parlare
di “trotskismo” perché, sebbene Trotsky avesse giocato un ruolo brillante nella
Rivoluzione d’Ottobre e alla testa dell’Armata Rossa nella guerra civile, non
aveva apportato al marxismo leninismo qualcosa che fosse qualitativo e che,
pertanto, meritasse di identificare il suo movimento col suo nome. Chi cominciò
a parlare di “trotskismo” fu Stalin, con l’obiettivo di contrapporre Trotsky e
i suoi sostenitori a Lenin e i bolscevichi. Per questo, tanto Trotsky come i
suoi compagni, in questi primi anni, quando parlavano di trotskismo, ponevano
sempre la parola tra virgolette (“trotskismo”).
Ciononostante, con il passare del tempo, questa
definizione coniata da Stalin fu assimilata dai sostenitori di Trotsky, non per
differenziarlo da Lenin bensì da Stalin e, a quel punto, questa definizione era
divenuta corretta, perché Trotsky, nella sua lotta contro Stalin, aveva dato un
apporto qualitativo al marxismo. Si tratta dell’interpretazione della
degenerazione burocratica dell’Urss e il compito che implicava: la rivoluzione
politica. Se analizziamo con questi criteri il “morenismo”, avremo una doppia
interpretazione. Senza dubbio, Moreno diede apporti al trotskismo, la maggior
parte dei quali sono riassunti nel suo lavoro “Attualizzazione del Programma di
Transizione”.
Moreno riuscì a dare un apporto al marxismo perché
cercò sempre un equilibrio tra l’azione pratica e lo studio, la riflessione e
l’elaborazione teorica. Senza dubbio, questi contributi, pur essendo molto
importanti, non furono qualitativi in relazione alle elaborazioni di Marx,
Engels, Lenin e Trotsky. In questo senso, non potremmo parlare dell’esistenza
di un “morenismo” come una sintesi superiore del marxismo. Ciononostante, se
collochiamo Moreno all’interno del movimento trotskista, si può parlare di
“morenismo” come di una corrente differenziata, con un profilo proprio in quasi
tutti i terreni. Differente e, in molti aspetti, opposta al resto delle
correnti che facevano parte e fanno parte del movimento trotskista.
Il movimento trotskista: vari decenni nella marginalità
Quando Trotsky costruì la IV Internazionale era
cosciente che lo faceva “remando contro corrente”. Lui voleva che
rappresentasse la continuità della III Internazionale dell’epoca di Lenin.
Tuttavia, i contesti mondiali nei quali si costruirono queste due
internazionali erano opposti. La III Internazionale fu il sottoprodotto del
trionfo della più grande rivoluzione della storia: la Rivoluzione d’Ottobre. La
IV Internazionale fu il sottoprodotto del più grande processo
controrivoluzionario: il fascismo, da un lato, e lo stalinismo dall’altro.
Esattamente per questo il tema di costruire o no la IV Internazionale fu
oggetto di così tante polemiche tra i rivoluzionari. Trotsky insisteva nel
costruirla e i suoi critici gli dicevano che non c’era nessun evento della
lotta di classe che lo giustificasse. A loro Trotsky rispondeva che c’erano due
grandi avvenimenti: lo stalinismo e il fascismo.
Per Trotsky, se non si costruiva la IV, lo stalinismo
e il fascismo l’avrebbero fatta finita con ogni traccia di programma e
organizzazione rivoluzionaria. Quando, nel 1938, Trotsky costruì la IV non lo
faceva con la speranza di guadagnare, in quel momento, le masse a quel
programma, bensì con l’obiettivo di poter intervenire nella successiva, e
inevitabile, ascesa rivoluzionaria con una programma e una organizzazione
rivoluzionaria internazionale. Trotsky sapeva perfettamente che la IV era
isolata dalle masse, però pensava che questo sarebbe durato per breve tempo. La
Seconda Guerra Mondiale, nella sua interpretazione, avrebbe aperto una
situazione rivoluzionaria e, analogamente a quanto avvenne con i bolscevichi
durante la Prima Guerra Mondiale, questa situazione avrebbe fatto sì che la IV
si trasformasse in una internazionale di massa.
Trotsky, in parte, ebbe ragione. La sconfitta del
fascismo durante la Seconda Guerra Mondiale aprì una situazione rivoluzionaria
come mai si era vista. Però, nonostante ciò, questo non rafforzò la IV
Internazionale bensì lo stalinismo, che usurpò le conquiste della Rivoluzione
d’Ottobre a proprio vantaggio, e fu percepito dalle masse come il portabandiera
della lotta contro il fascismo. Questa realtà condannò la IV Internazionale
all’isolamento e, ancor di più, alla marginalità per vari decenni.
Il Movimento trotskista fu eroico nell’aver lottato
per molto tempo al fine di mantenere vivo il programma della rivoluzione
proletaria contro apparati tanto poderosi come il fascismo e lo stalinismo.
Però, proprio come segnalava Marx, “l’esistenza determina la coscienza” e, nel
caso del trotskismo, una esistenza marginale portò, nella maggioranza dei casi,
a ogni tipo di processo degenerativo e all’abbandono, nella pratica, del
programma rivoluzionario.
Nahuel Moreno cominciò a militare in Argentina,
probabilmente in uno dei luoghi dove il trotskismo era più marginale. Fu,
forse, questa realtà che lo indusse durante tutta la vita, nonostante le
condizioni oggettive avverse, a lottare duramente, quasi con disperazione, per
incrociare, nel solco del programma trotskista, il cammino delle masse e
provare a rompere così la marginalità. Moreno, in forma quasi permanente, provò
a dare una spiegazione alle cause e le conseguenze della marginalità del
movimento trotskista del quale lui stesso faceva parte. Non conosciamo un altro
dirigente trotskista che si sia preoccupato di questo tema. E ciò non è
casuale. Ha a che vedere proprio con la marginalità. Come Moreno ripeté tante
volte: “ci sono settori del movimento trotskista che sono tanto marginali che
non sanno di essere marginali.”
L’incontro con le masse
Molte organizzazioni trotskiste si sono adattate alla
marginalità a tal punto che, per vari decenni, si sono costruiti centinaia di
piccoli gruppi che avevano e hanno, come pratica centrale, il provare a
distruggere un altro gruppo trotskista, la maggior parte delle volte piccolo
tanto quanto il loro, per guadagnare al proprio “partito” uno o due militanti
dell’altra organizzazione. Per compiere questo obiettivo normalmente si
avvalgono di ogni espediente, dall’intrigo alla calunnia. Questo settore del
“trotskismo”, vittima della marginalità, rinunciò, nella pratica, all’eterna
battaglia di Trotsky: incontrare, con un programma rivoluzionario, il cammino
delle masse. Come detto precedentemente, Nahuel Moreno rifiutò di adattarsi
alla marginalità. L’ossessione della sua vita fu incontrare il cammino delle
masse e in particolare della classe operaia. Moreno era ossessionato dalla
ricerca delle parole d’ordine e delle tattiche che potessero stabilire un ponte
tra i trotskisti e le masse.
Però saremmo ingiusti con il movimento trotskista se
dicessimo che Moreno fu l’unico che ricercò questo cammino. Questo non è vero.
Ci sono state molte organizzazioni e dirigenti trotskisti che pure lo fecero.
Però, quel che è vero, è che Moreno fu uno dei pochi che lottò per incontrare
il cammino delle masse nel quadro del programma trotskista.
La nuova direzione della IV Internazionale dopo la
morte di Trotsky (Michel Pablo e Ernest Mandel) non agì come una setta
marginale di fronte alle masse che, dopo la Seconda Guerra Mondiale, si
raggrupparono intorno ai partiti comunisti. Al contrario, provò a rompere con
la marginalità, però lo fece entrando in contrasto con il programma trotskista.
Chiamò i trotskisti a entrare nei partiti comunisti per diventare, nella
pratica, i consiglieri delle direzioni staliniste. Fu così a tal punto che,
nell’anno 1953, quando gli operai della Germania dell’Est si mobilitarono
contro il governo della burocrazia, la direzione di Pablo e Mandel, in un primo
momento si schierò con il governo, contro le masse.
Nemmeno nel caso della Rivoluzione boliviana del 1952
il trotskismo fu marginale. Al contrario. Nel processo rivoluzionario, il
Partido Obrero Revolucionario (Por), la sezione della IV Internazionale,
guadagnò influenza di massa. Di più: occupò un ruolo di primo piano alla testa
delle milizie armate che raggruppavano più di 100.000 operai e contadini. Però
la direzione della IV Internazionale, Pablo e Mandel, pretese nuovamente di
andare incontro alle masse al di fuori del programma trotskista. Il suo
orientamento fu di dare appoggio critico al governo borghesi del Movimento
Nazionalista Rivoluzionario (Mnr). Fu il primo tradimento del trotskismo a una
rivoluzione.
In quell’epoca, il giovane Moreno adottò una
posizione opposta. Anche lui ricercò il cammino delle masse, però non al punto
da capitolare alla coscienza arretrata di queste, che appoggiavano il governo
borghese del Mnr. Fece appello a non avere nessuna fiducia nel governo del Mnr
e rivendicò che il potere lo prendesse l’organismo che le masse avevano
costruito durante la rivoluzione, la Central Obrera Boliviana (Cob). Rivendicò,
coerentemente col programma trotskista: tutto il potere alla Cob!
In Nicaragua, alla fine degli anni Settanta, le masse
insorsero contro la dittatura di Somoza. Alla loro testa si collocò il Fronte
Sandinista di Liberazione Nazionale (Fsln). La Frazione Bolscevica, diretta da
Moreno, lanciò come parola d’ordine: vittoria al Fsln! Davanti a questo stesso
evento, l’Swp degli Stati Uniti agì come una setta marginale. Diceva, a
ragione, che l’Fsnl era una direzione piccolo-borghese, però non adottò nessuna
politica o, per meglio dire, la sua politica si limitò ad agitare questa
caratterizzazione. Invece Moreno, oltre ad avanzare la parola d’ordine: vittoria
del Fsln!, chiamò a formare una Brigata Internazionale (la Brigata Simon
Bolivar) per intervenire, insieme ai sandinisti, nella lotta armata contro
Somoza. La Brigata si formò, entrò in Nicaragua e partecipò ai combattimenti
che portarono alla sconfitta della dittatura di Somoza.
Il prestigio che guadagnò la Brigata in Nicaragua fu
molto grande e venne adoperato, per l’orientamento dato dallo stesso Moreno,
per organizzare, dopo la vittoria, vari sindacati operai. Questa politica portò
a uno scontro con la direzione sandinista, che finì per espellere la Brigata
dal Nicaragua e consegnarla alla polizia del Panama, che imprigionò e torturò i
combattenti. L’Swp degli Stati Uniti, che si era comportato come una setta
marginale, tentò di andare incontro alle masse ma lo fece in un modo
disastroso. Smise di affermare che la direzione del Fsln fosse piccolo-borghese
e passò ad appoggiarla proprio nel momento in cui questa direzione, la quale
aveva giocato un ruolo molto progressivo nella lotta contro Somoza, passava a
giocare un ruolo regressivo nel tentare di ricostruire lo Stato borghese. Però
non si limitò a questo. Quando gli stalinisti espulsero la Brigata Simon
Bolivar, la direzione del Swp, congiuntamente al resto della direzione del
Segretariato Unificato della IV Internazionale, formò una delegazione che
incontrò la direzione sandinista per darle il suo appoggio e per denunciare i
trotskisti della Brigata come “estremisti”. Fu un nuovo tradimento.
La stessa storia, anche se con diversi personaggi, si
ripeté in Brasile. Sempre alla fine degli anni Settanta, Moreno propose, come
modo per andare incontro alle masse, quello di fare appello alla classe operaia
e ai dirigenti sindacali per costruire un Partito dei lavoratori. Questa
proposta fu assunta dai dirigenti sindacali e dai lavoratori e così venne
costruito il Pt. Un’altra corrente trotskista, il lambertismo, in un primo
momento, rispose a questa proposta da setta marginale. Denunciò, a ragione, che
alla testa del progetto del Pt c’era un settore della burocrazia e che il Pt
non sarebbe stato un partito rivoluzionario. Però furono incapaci di vedere, in
quel momento, che questo partito operaio di massa avrebbe aperto un importante
campo per il lavoro dei rivoluzionari. Per questo la loro politica si limitava
a denunciare Lula e la sua corrente e a invocare la costruzione di “sindacati
liberi”, senza burocrazia, ciò che si traduceva, nella pratica, in sindacati di
soli militanti e simpatizzanti lambertisti. Questa posizione però non durò
molto tempo. Quando il lambertismo “scoprì” il Pt, credette di aver toccato il
“cielo con una mano” e passò all’altro estremo. Confusero un fatto enormemente
progressivo, migliaia e migliaia di operai, contadini e giovani che costruivano
un partito operaio, indipendente dalla borghesia, con un'altra cosa enormemente
regressiva: una direzione burocratica, quella di Lula e la sua corrente, che
voleva costruire un partito indipendente ma per collaborare con la borghesia. A
partire da lì si lanciarono, correttamente, nella costruzione del Pt, però lo
fecero capitolando, più e più volte, alla direzione di lulista. I risultati
sono visibili. Passati più di 20 anni, il lambertismo continua a far parte del
Pt quando questo, al governo, non fa altro che amministrare gli affari della
borghesia. D’altra parte, l’80% dei suoi militanti e dirigenti hanno abbandonato
le sue file per integrarsi all’apparato controllato da Lula, al punto che una
buona parte dei ministri e funzionari di fiducia di Lula provengono dalla
corrente lambertista.
Il trotskismo operaio
Abbiamo segnalato precedentemente come la maggioranza
del trotskismo, nel suo affanno di rompere con la marginalità, ha provato a
incrociare il cammino delle masse, rompendo per questo con il programma
trotskista. La marginalità del trotskismo e il tremendo peso degli apparati
(burocratici, n.d.t.), specialmente delle nuove direzioni (titoismo, maoismo,
castrismo, Pt, ecc.) causarono questa situazione. Al contempo abbiamo mostrato
come Nahuel Moreno, in tutta la sua traiettoria militante, si differenziò dalla
maggioranza del movimento trotskista. Tuttavia non è nostro interesse
canonizzare Moreno. Se così facessimo saremmo anti-morenisti.
Anche Moreno soffrì sulla propria carne la
marginalità del trotskismo e non fu immune alla pressione delle nuove
direzioni. Così, ad esempio, non poté sfuggire all’influenza della direzione
cubana. Una direzione piccolo-borghese, senza nessuna relazione con la classe
operaia, contraria alla democrazia operaia, che si pose alla testa di una
rivoluzione e per questo provocò un’ondata di simpatia nell’avanguardia e nelle
masse di tutto il mondo. Moreno arrivò a identificare Fidel Castro e Che
Guevara come la sua direzione e a considerare che, al di fuori del castrismo,
non esisteva “altra corrente rivoluzionaria in America”. Ciononostante, Moreno,
a differenza della maggioranza delle altre correnti del movimento trotskista,
non assunse queste idee fino alle estreme conseguenze. Al contrario, nella
misura in cui i fatti lo andavano dimostrando, mise a nudo e denuncò il
carattere burocratico e piccolo borghese della direzione castrista e il
crescente carattere controrivoluzionario della sua politica.
Perché Moreno, nonostante le sue opinioni iniziali,
non si trasformò, come la maggioranza delle correnti trotskiste, in un
portavoce del castrismo? Perché poté riorientare la sua posizione e quella
della corrente che dirigeva? Perché Moreno, nonostante i suoi dubbi e le sue
confusioni momentanee, si mantenne sempre fedele alla classe operaia, ai suoi
interessi e alle sue lotte. La relazione di Nahuel Moreno con la classe operaia
sorse durante i suoi primi anni di militanza. Fu guadagnato al trotskismo
nell’anno 1939 (quando Trotsky era ancora vivo). Il trotskismo argentino di
quell’epoca non solo era marginale. Peggio ancora, come ben segnalava Moreno,
il trotskismo argentino “era una festa”. Essere trotskista significava
partecipare a riunioni interminabili, di intellettuali piccolo borghesi, che si
riunivano in vari caffè di Buenos Aires per conversare sui più disparati temi
politici. Perciò è curioso che Moreno sia stato guadagnato al trotskismo da uno
dei pochi operai che esistevano in questo movimento. Un lavoratore marittimo di
nome Faraldo.
Fu appunto questo operaio marittimo che lo mise in
contatto per la prima volta, nell’anno 1941, con gli operai della fabbrica
tessile Alpargatas, una delle più importanti del Paese. Fu in questa fabbrica
che conobbe un dirigente operaio boliviano, Fidel Ortiz Saavedra, per il quale
Moreno nutrì una grande ammirazione. Ortiz era semianalfabeta ma aveva un
elevato livello politico ed era un grande oratore. Aiutò Moreno a guadagnare al
trotskismo un gruppo di giovani operai con i quali formò il Gom (Gruppo Operaio
Marxista). Furono queste relazioni con Faraldo, con gli operai della fabbrica
Alpagatas, con Fidel Ortiz Saavedra, con il dirigente degli operai del legno
Mateo Fossa (che conobbe Trotsky), con i giovani operai del Gom, che fecero
giungere Moreno a una conclusione fondamentale: non c’è trotskismo al di fuori
della classe operaia.
In questo modo, nel primo documento politico che
Moreno scrisse (nel 1943), “Il Partito”, segnala: “Quello che è urgente,
immediato oggi come ieri è: avvicinarci all’avanguardia proletaria e denunciare
come opportunista ogni intento di sviarci da questa linea, e si presenta come
un compito possibile”. Conseguente con questa conclusione, nel 1945 la
maggioranza dei militanti del Gom, con Moreno alla testa, ruppero in modo
definitivo con il trotskismo dei caffè di Buenos Aires. Se ne andarono a vivere
a Villa Pobladora, che era la principale concentrazione operaia del Paese, la
quale si trasformò in una “fortezza trotskista”.
Questo orientamento di Moreno, in relazione alla
classe operaia, che mantenne fino alla morte, lo differenziò profondamente non
da tutti però dalla maggior parte dei dirigenti trotskisti. A proposito di
questa relazione di Moreno con la classe operaia, lui segnalò in uno dei suoi
ultimi lavori: “In tutta la mia vita politica, dopo, ad esempio, aver guardato
con simpatia al regime che sorse dalla rivoluzione cubana, sono giunto alla
conclusione che è necessario continuare con la politica rivoluzionaria di
classe, anche se posticipasse la nostra ascesa al potere di venti o trent’anni
o quello che sia. Noi aspiriamo a che sia la classe operaia che vada veramente
al potere, per questo vogliamo dirigerla.”
Moreno e l’Internazionale
Trotsky diede tanta importanza alla costruzione
dell’Internazionale che il geniale dirigente della Rivoluzione d’Ottobre, il
costruttore e dirigente della vittoriosa Armata Rossa, considerava che il suo
apporto più importante alla rivoluzione fosse stato la costruzione della
piccola e fragile IV Internazionale. Pensava questo per una ragione semplice.
Perché quando iniziò la costruzione della IV non c’era altra persona che
potesse realizzare questo compito e perché considerava che era impossibile
costruire un partito rivoluzionario, a livello nazionale, se non come parte di
una internazionale. Tuttavia, nonostante gli sforzi di Trotsky, oggi la IV
Internazionale risulta distrutta e questo merita alcune considerazioni.
Ci sono sempre state molte organizzazioni trotskiste,
a livello nazionale, le quali consideravano che essere internazionalisti fosse
semplicemente appoggiare le lotte che si verificavano negli altri Paesi, pur
non essendo parte di una organizzazione internazionale. Inoltre ci sono sempre
state, e ci sono, importanti organizzazioni nazionali, che si autodefiniscono
trotskiste, ma che considerano che non vi siano le condizioni per la
costruzione di un partito mondiale. Ci sono altri gruppi trotskisti, che sono a
favore della costruzione di un partito rivoluzionario internazionale, ma che
intendono questa internazionale come sommatoria di partiti nazionali
subordinati a un partito nazionale maggiore che sarebbe una specie di “partito
madre”. Infine, nella storia del movimento trotskista sono esistite una serie
di organizzazioni e di dirigenti che, pur essendo teoricamente a favore della
costruzione dell’Internazionale, hanno avuto un atteggiamento superficiale di
fronte alla stessa. Non hanno dedicato il grosso dei loro sforzi alla sua costruzione
e inoltre non hanno avuto grandi problemi nel rompere con essa in funzione di
una differenza nazionale o secondaria.
Tutte queste organizzazioni, che costituiscono
l’ampia maggioranza del movimento trotskista, mai hanno compreso, oppure non
sono state d’accordo, con qualcosa che fu centrale nel pensiero di Trotsky e
dei bolscevichi: che la rivoluzione possiede un carattere mondiale, che per
questo si rende necessario un partito mondiale e che non è possibile costruire
un partito rivoluzionario nazionale, se non fa parte di una Internazionale.
In questo senso, l’opera internazionalista di Nahuel
Moreno appare come una delle poche eccezioni nel movimento trotskista. La prima
organizzazione creata da Moreno, il Gom in Argentina, dal 1944 fino al 1948,
aveva una pratica “internazionalista” simile a quella che aveva e che ha una
buona parte del movimento trotskista. Il Gom appoggiava le lotte dei lavoratori
di tutto il mondo e appoggiava la IV internazionale, però non era impegnato
nella sua costruzione. Questa realtà cambiò a partire dal 1948, quando Moreno
partecipò come delegato del II Congresso della IV Internazionale. Dal primo
momento, l’obiettivo centrale di Moreno non fu solo costruire un partito, o
vari partiti nazionali, bensì una internazionale che li raggruppasse.
E’ interessante notare che Moreno, per portare avanti
una lotta conseguente in difesa del programma trotskista, ebbe sempre molte
difficoltà nella sua attuazione all’interno della IV Internazionale.
Ciononostante, le differenze, gli scontri interni, e anche le tremende
ingiustizie che subì, mai lo portarono ad avere un atteggiamento frettoloso e
tanto meno autoproclamatorio nel formare una propria internazionale, a
differenza di quanto purtroppo molti dirigenti facevano.
Moreno non chiamò a rompere con l’Internazionale
quando, nel 1951, il III Congresso Mondiale riconobbe come sezione ufficiale in
Argentina il gruppo diretto da J. Posadas, un dirigente che, oltre a capitolare
apertamente al peronismo e allo stalinismo, denigrò tutta la IV con le sue
politiche deliranti (come l’appello affinché l’Urss lanciasse una bomba atomica
contro gli Usa o la necessità di formare comitati di accoglienza per gli Ufo...).
Quando, nel 1953, l’Internazionale si divise, e si
formò il Comitato Internazionale, diretto dal Swp degli Usa, che raggruppava i
settori che si opponevano alla capitolazione di Pablo allo stalinismo, Moreno
non fece appello a rompere con questo Comitato, nonostante il fatto che, in
dieci anni, questo non convocò un solo congresso mondiale.
Quando, nel 1963, l’Internazionale si riunificò,
Moreno si oppose per l’assenza di un bilancio politico. Però un anno dopo fece
appello ad entrare per non restare fuori da questo contesto internazionale. Nel
1969, l’IX Congresso dell’Internazionale votò che la sezione ufficiale
dell’Argentina fosse il Prt (Il Combattente), un’organizzazione che stava
rompendo con il trotskismo (cosa che si concretizzò qualche tempo dopo). Moreno
non chiamò a rompere con la IV Internazionale. Al contrario, fu un difensore
intransigente di essa, lottando al suo interno per dotarla di un programma
rivoluzionario.
Moreno chiamò a rompere con il Segretariato Unificato
(Su) solo nel 1979. Vale a dire dopo quasi 30 anni di lotta contro le varie
direzioni pabliste e neopabliste. Chiamò a rompere solo quando la lotta di
classe ci collocò in barricate opposte: la direzione del SU solidarizzò con la
direzione del Fsln del Nicaragua quando questo stava reprimendo la Brigata
Simon Bolivar e, al contempo, proibì di costruire partiti trotskisti in
Nicaragua e in altri Paesi dell’America centrale. Ma Moreno non ruppe con il Su
per abbandonare la lotta per la IV Internazionale, né per autoproclamare la nuova
Quarta. Quando ruppe, si avvicinò ad altre correnti internazionali (il
lambertismo e una corrente che proveniva dal Su) con le quali affrontò la sfida
di costruire il Comitato Internazionale – Quarta Internazionale (CI-CI). Esso
aveva come principale obiettivo quello di ricostruire la IV. Fu solo quando
questa esperienza fallì (a partire dalla capitolazione di Lambert al fronte popolare
di Mitterrand in Francia) che Moreno chiamò a costruire la Lit-Quarta
Internazionale a partire dalla sua corrente.
Moreno fu alla testa della Lit e, poco tempo dopo,
anche del Mas (la sezione argentina della Lit). I risultati di questa attività
furono impressionanti. Quando Moreno morì, la Lit si era convertita, di gran
lunga, nella corrente internazionale più dinamica del trotskismo e il Mas era
il più grande partito della sinistra argentina e il maggiore partito trotskista
al mondo.
Nella storia del movimento trotskista, in diversi
frangenti, pure si verificarono dei salti di qualità importanti di una
determinata sezione o di una corrente internazionale. Ma siccome questi salti
si verificavano nel contesto della marginalità, nella maggioranza dei casi,
contribuirono a confondere i dirigenti che stavano alla testa di essi e, in
questo modo, questi avanzamenti alimentarono progetti di “partiti madre”, e
fecero sì che venissero autoproclamate varie IV Internazionali. Moreno fece il
contrario. Moreno, pur essendo alla testa della corrente più dinamica del
trotskismo, non autoproclamò la Lit come la “IV Internazionale ricostruita”.
Non fu un caso che il suo ultimo compito internazionale prima di morire fosse
di viaggiare in Inghilterra per provare a costruire un’organizzazione insieme
ai dirigenti del Workers Revolutionary Party di questo Paese. Moreno agiva così
perché non vedeva la Lit come un obiettivo a sé stante, bensì come uno
strumento al servizio della ricostruzione della IV Internazionale.
D’altra parte, Moreno, che si appoggiò molto sul Mas
argentino per costruire la Lit, non considerò mai questa organizzazione come un
“partito madre”. Al contrario, per Moreno il Mas era solo parte di una
organizzazione internazionale, la Lit-Quarta Internazionale. Più e più volte
insistette sul fatto che la più poderosa e provata direzione nazionale è
inferiore alla più debole delle direzioni internazionali e questa concezione è
assunta anche negli statuti della Lit, che non permettono che un partito
nazionale, per grande che sia, abbia più di tre membri nella direzione
internazionale. Così pure gli statuti della Lit non permettono che le due
maggiori sezioni insieme possano avere più della metà di questa stessa
direzione. Queste furono le ultime lezioni che ci lasciò Moreno prima di morire
e esse contrastano notevolmente con quelle che lasciarono la maggioranza dei
dirigenti della sua generazione.
Esiste, legittimamente, una corrente morenista
Per tutto quello che abbiamo detto fin qui, abbiamo
ragione nel dire che Moreno ha costruito una corrente internazionale con un
profilo proprio, che denominiamo morenismo. Non è differente dal movimento
trotskista dell’epoca di Trotsky, ma fu, ed è, molto differente dalla
maggioranza del movimento trotskista sorto dopo la morte di Trotsky. E’ così in
quasi tutti gli ambiti: la relazione con la teoria, il programma, le masse, la
classe operaia, l’internazionale…
Ci sono vari dirigenti che si rivendicano trotskisti
che provano a dimostrare il fallimento di Moreno e del morenismo. Tra di loro
si evidenziano notevolmente il Po (Partito Obrero) e il Pts (Partido de los
Trabajadores Socialistas), entrambi dell’Argentina. Queste organizzazioni
utilizzano un metodo curioso, ma di certo non originale. La distruzione del Mas,
dopo la morte di Moreno, sarebbe secondo loro la prova più affidabile del
fallimento di Moreno e del morenismo. Se questo tipo di ragionamento fosse
veritiero, la restaurazione del capitalismo nell’Est europeo sarebbe una prova
categorica del fallimento del marxismo. Allo stesso modo che la degenerazione
stalinista dell’ex Urss, del Partito Comunista dell’Unione Sovietica e della
III Internazionale sarebbero una prova del fallimento del bolscevismo...
Però queste correnti commettono anche un altro
errore. Analizzano la traiettoria di un dirigente internazionale ma considerano
solo la sua attività nazionale senza prendere in considerazione quella che per
Moreno era la sua attività centrale: la costruzione dell’Internazionale. Per
questo, analizzano la fine del Mas argentino e non fanno riferimento alla
situazione della Lit-Quarta Internazionale.
La Lit, così come il Mas, attraversò una crisi
importante e, ad essa, contribuirono fattori soggettivi e oggettivi: la morte
dello stesso Moreno e la confusione creata a partire dai processi dell’Est
europeo. Ma, da un po’ di tempo, la Lit non solo ha fatto un salto qualitativo
nel superamento della sua crisi ma oggi è un punto di riferimento per un
importante numero di organizzazioni dei più diversi Paesi che vedono la
necessità di costruire una organizzazione rivoluzionaria internazionale,
centralizzata democraticamente.
Evidentemente l’attuale direzione della Lit ha il suo
merito per questi risultati. Però, in realtà, il nostro vero merito è stato
quello di dare seguito a tre consigli basilari di Moreno per superare le crisi
delle organizzazioni trotskiste: essere più marxisti che mai, legarci ancora di
più alla classe operaia ed essere più che mai internazionalisti.
Senza dubbio, negli ultimi anni, abbiamo avanzato nel
compito di costruire la Lit, però non possiamo essere conformisti. Perché, tanto
per noi come per Moreno la costruzione della Lit non è un obiettivo a sé
stante: costruiamo la Lit per provare a ricostruire la IV Internazionale.
Questo è un momento storico per affrontare questo compito. Perché le masse
insorgono e perché le rivoluzioni anti-burocratiche dell’Est hanno ferito a
morte lo stalinismo. Non ci sono più, così, ragioni oggettive per nuovi decenni
di marginalità.
Ricostruire la IV Internazionale è il nostro
obiettivo strategico. Se nel prossimo periodo avanzeremo nella realizzazione di
questo compito, avremo fatto onore al titolo di morenisti, con il quale
intendiamo solamente dire che siamo trotskisti (dello stesso trotskismo di
Trotsky). Questo sarà il nostro maggiore omaggio, pratico, non solo a Moreno ma
a tutti i rivoluzionari che diedero il meglio delle loro vite affinché
l’Internazionale viva.
(traduzione di Nico Buendia dallo spagnolo)