A NOVANT'ANNI DALLA GLORIOSA INSURREZIONE
DEGLI OPERAI BERLINESI
di Ruggero Mantovani
Ma se la disfatta degli eserciti germanici, nella prima guerra mondiale, produsse le prime rivolte dei soldati, la caduta della monarchia generò “un governo a due facce” (2): un governo composto da quella socialdemocrazia che nel 1914, votando i crediti di guerra e schierandosi con le borghesie nazionali, aveva provocato la prima grande mattanza del proletariato europeo.
La Spd (Partito socialdemocratico tedesco) nella controrivoluzione tedesca, come vedremo, gioca un ruolo fondamentale, malgrado nel 1917, con l’acutizzarsi delle sue contraddizioni interne maturate dopo il 1914 (ma che avevano la propria base oggettiva fin dalla sua nascita (3) nelle impostazioni revisioniste affinate da Bernstein e successivamente dal rinnegato Karl Kautsky), subisse una scissione della sua ala sinistra che andava a costituire la Uspd (Partito indipendente socialdemocratico tedesco) in cui convergevano, oltre ai centristi kautskiani, anche la Lega di Spartaco e gli Ikd (Comunisti internazionalisti di Germania) pur mantenendo questi ultimi due, comunque, una netta autonomia politica.
La maggioranza dei leader "indipendenti" (questo il nome attribuito alla Uspd) non aveva ancora rotto i legami con le masse, ma formata alla scuola fatalista del quasi marxismo kautskiano, considerava il divenire storico come un processo graduale e ineluttabile. Questi dirigenti centristi temevano la forza elementare della rivoluzione, “del grande fiume che rompe gli argini”: essi volevano che la rivoluzione li portasse al socialismo in modo “giudizioso”. Ma la rivoluzione concede una sola scelta: pro o contro. Non esiste una terza via.
Come tutti i centristi di ogni tempo, oscillando costantemente tra la scolastica rivoluzionaria e l’adattamento all’esistente, divennero così marionette della controrivoluzione. Certamente molti di essi in Germania nel 1918-1919 tradirono per debolezza (oggi si direbbe “in buona fede”): ma tradisce anche chi si lascia tradire.
Il governo retto da Ebert, nato dai primi tumulti rivoluzionari nell'autunno 1918, si rivela da subito un’arma potentissima contro l’avanzare del bolscevismo in Germania.
“La rivoluzione era esplosa [... ma] i sovrani non vennero trascinati al patibolo, furono gentilmente invitati a rinunciare al trono. I maggiori responsabili dei vecchi regimi quando scoprirono il reale carattere dei 'capi rivoluzionari' rialzarono la testa. Il socialismo divenne di moda e, miracolo, tutti si scoprirono socialisti” (4)
L’esperienza delle prime settimane di rivoluzione fu comunque sufficiente per raccogliere attorno alle parole d’ordine della Lega di Spartaco (diretta da Karl Liebnecht e Rosa Luxemburg) una solida avanguardia e per far svanire in ingenti masse operaie la cieca fiducia nel governo Ebert, che enfaticamente si definiva dei “commissari del popolo”.
Ma prima che gli operai potessero effettivamente riunirsi in un partito rivoluzionario saldo e ben organizzato, la classe operaia fu ingannata e trascinata in battaglie destinate alla sconfitta. Così nel momento in cui comincia ad avanzare la rivoluzione, gli spartachisti, a differenza dei bolscevichi russi, non disponevano ancora di un partito radicato.
La Lega di Spartaco e i Comunisti internazionalisti di Germania escono dalla Uspd e il 30 dicembre con altri piccoli gruppi costituiscono il Partito comunista tedesco (Kpd), un’impresa a cui lavorarono da subito con entusiasmo ma che fu interrotta sul nascere da grandi avvenimenti.
In particolare Rosa Luxemburg sa perfettamente che l’esito della rivoluzione sarebbe stato determinato dal radicamento del partito nelle masse politicamente attive: “noi siamo ancora ai principi della rivoluzione" (asserì nel suo intervento al congresso fondativo) e la conquista dell’ avanguardia del proletariato più combattivo doveva passare ancora per innumerevoli prove.
L’ingenuità e l’entusiasmo dei quadri più giovani (che ad esempio al congresso misero in minoranza la Luxemburg sulla questione della partecipazione alle elezioni), svelavano la natura di un partito ancora troppo fragile per affrontare una grande rivoluzione e dei nemici spietati fuori e dentro le organizzazioni operaie.
Il 4 gennaio del 1919, l’allontanamento del socialdemocratico Eichorn, insediato dalla rivoluzione nella funzione di capo della polizia di Berlino, produce una imponente reazione di piazza.
La fragilità del Kpd fu determinante: nel comitato rivoluzionario provvisorio Karl Liebkencht, in rappresentanza degli spartachisti, firma un appello che annuncia l’insurrezione: la reazione della borghesia non si fa attendere: il suo governo socialdemocratico conferisce pieni poteri al socialdemocratico Noske per fare (come dichiarò lui stesso) “il cane sanguinario per soffocare il bolscevismo”.
L’accanimento nei confronti degli spartachisti si fece sempre più violento e palese. A cosa miravano le ingiurie, i sospetti, le calunnie, l’incitamento all'assassinio dei suoi capi, lo spiegherà Rosa Luxemburg sulle colonne della Rote Fahne: "oggi sono altri, quelli a cui giova la paura, il governo del terrore e l’anarchia: sono i signori borghesi che tremano per le loro ricchezze e per i loro privilegi per la proprietà e per il potere che ne ricavano”. L’organo centrale della Spd è il cuore della grande battuta di caccia controrivoluzionaria contro la Lega Spartaco.
Certamente gli spartachisti fecero degli errori e probabilmente all’interno del gruppo dirigente non tutti erano pienamente convinti dell’insurrezione: i tempi, però, non furono determinati dai comunisti tedeschi i quali vennero travolti da un’insurrezione, proclamata dai centristi della Uspd, una parte dei quali, con la mediazione di Kautsky, subito dopo avviavano le trattative col governo Noske.
L’inesorabile accade. L’insurrezione viene soffocata nel sangue. Ma non basta. Il governo Noske assolda i “corpi franchi” (che in gran parte finiranno negli anni Trenta nelle bande hitleriane) per eliminare definitivamente le menti dello spartachismo.
Sulla testa di Rosa e di Karl viene messa una taglia di centomila franchi: una volta arrestati vengono uccisi.
Alla Luxemburg è fracassata la testa dal soldato Runge col calcio del fucile. Poi il tenente Vogel le spara un colpo nel cranio prima di gettarla nel canale del ponte Liechtenstein.
Karl Liebkencht è ucciso con un colpo alla fronte dalla banda del capitano Pabst.
Eliminati i comunisti, il 19 gennaio, in piena controrivoluzione, le elezioni dell’Assemblea costituente videro la vittoria dell’Spd: Ebert divenne presidente del Reich, il governo passò nelle mani di Scheidemann sostenuto da una coalizione composta dalla Spd e dai partiti borghesi.
Dopo qualche mese, in aprile del 1919 vennero sciolti i Consigli degli operai e dei sodati: l’ordine capitalistico è infine ristabilito.
La rivoluzione che si è sviluppata in Germania nel biennio 1918-1919, al di là degli esiti, rappresenta un precedente pericoloso per le classi dominanti e per le sue agenzie, riformiste e centriste, nel movimento operaio.
Questa rivoluzione avrebbe potuto scompaginare l’imperialismo e risolvere l’isolamento della Russia bolscevica, da cui poteva dipendere l’avanzare del socialismo in Europa.
Il capitalismo vinse, anzitutto, perché in Germania mancava, malgrado lo straordinario coraggio di quei rivoluzionari, un partito comunista radicato e ben sperimentato nella lotta di classe.
Quel partito necessario e insostituibile per dirigere, nella prospettiva storica, la più imponente rivoluzione proletaria: l’unica che può mettere fine alle barbarie in cui l’agonia capitalista sta trascinando l’umanità.
(1) Rosa Luxemburg, in un articolo pubblicato sulla Rote Fahne il 20 novembre.
(2) Pierre Broué, Rivoluzione in Germania 1917-1923 (Einaudi, 1977).
(3) K Marx, Critica al programma di Gotha (Massari Editore, 2008)
(4) Paul Frolich, Rudolf Lindau, e al., Rivoluzione e controrivoluzione in Germania, 1918-1920. (Ed. Pantarei, 2001).
Un altro ottimo testo è: P. Frolich, R. Lindau e al.: Rivoluzione e controrivoluzione in Germania, 1918-1920 (ed. Pantarei, 2001).