L'Aquila 2009-Haiti 2010
Affinità e divergenze tra un lieve sussulto e un cataclisma
di Giovanni "Ivan" Alberotanza (*)
Chiariamoci subito, non c'è paragone possibile tra l'Hiroshima dei Caraibi e il brontolio di casa nostra, sia per i numeri di morti, feriti, sfollati che per la violenza della scossa. Ma sulla gestione del rischio e dei soccorsi, sull'"inadeguatezza" del potere a gestire l'emergenza, beh... ogni mondo è Paese.
Le affinità...
Haiti
viene da cinque anni di occupazione militare a marchio Onu (Minustah) e
direzione Lula (il calamaro traditore dei lavoratori brasiliani) durante i
quali sono stati spesi 3.500 miliardi di dollari dall'Onu e 600 milioni dal
Brasile, e ora quel "covo di briganti" e il governo servoimperialista del Paese
dell'ordine e del progresso offrono, per far fronte al sisma, la stessa misera
elemosina di 10 milioni di dollari!
L'Aquila
(come tutta Italia) veniva da 40 anni di occupazione democrista (con la
complicità attiva del partito stalinista italiano, il Pci) seguiti da una mano
di vernice e altri 20 anni di alternanza tra la padella, la brace e la padella.
A L'Aquila gli otto grandi più i cinque piccoli indiani e il loro codazzo hanno
adottato i monumenti, su suggerimento del "Napoleino" di Arcore non
prima che - a dimostrazione della differenza di valore delle vite tra Paesi
imperialisti e Paesi dipendenti - il governo stanziasse 30 milioni di euro
(circa 42 milioni di dollari) e l'Europa si impegnasse a stanziare tra i 300 e
i 400 milioni di euro (circa 420/560 milioni di dollari).
Ad
Haiti i marines Usa, in mezzo ad almeno 150.000 morti, 300.000 feriti e 3,5
milioni di sfollati non trovano niente di meglio da fare che dare la caccia ai
saccheggiatori, i quali altro non sono che disperati che non hanno il tempo
materiale di aspettare che la lenta macchina degli aiuti internazionali arrivi
a regime.
A
L'Aquila nei primi giorni, mentre i 70.000 sfollati familiari delle 308 vittime
e dei 1600 feriti ancora dormivano in macchina o nelle tendopoli allagate, i
megafoni televisivi e stampati del potere (tg e quotidiani) davano
entusiasticamente conto dell'efficienza delle forze del dis-ordine borghese nel
dare la caccia agli "sciacalli". A L'Aquila la sinistra radicale si è spesa
nell'organizzazione dei primi soccorsi sopperendo di fatto alle deficienze dei
soccorsi ufficiali.
Ad
Haiti il nostro partito fratello il Pstu (Partido Socialista dos Trabalhadores
Unificado) del Brasile ha da subito proposto che gli operai, i lavoratori e gli
studenti di tutto il mondo facciano una campagna di solidarietà in favore dei
lavoratori haitiani attraverso i sindacati, raccogliendo contributi della base
da inviare al movimento operaio haitiano e infatti la Conlutas (la
confederazione di classe i cui dirigenti militano nel Pstu) ed i suoi sindacati
già hanno iniziato una campagna in questo senso.
...e le divergenze
A
L'Aquila però, e qui veniamo alle differenze, le forze della sinistra radicale
nel mentre si davano da fare per gli aquilani si sono "dimenticate" di fare una
cosa elementare per dei comunisti, ovvero come abbiamo già scritto sul numero
di dicembre 2009 di Progetto Comunista:
"avrebbero dovuto esigere (come invece
ha fatto il PdAC) il controllo operaio e popolare sui soccorsi e sulla
ricostruzione e, quando esso fosse stato ovviamente negato e/o disatteso,
avrebbero dovuto scatenare il finimondo: blocchi delle strade, delle ferrovie e
scioperi generali in tutto il Paese, contro la militarizzazione del territorio
e l'opera propagandistica di un governo di delinquenti dedito a fare passerella
su un tappeto, rosso del sangue degli aquilani e degli universitari di tutta
Italia (le vittime della cosiddetta "Casa" dello Studente). Invece si è
lasciato fare, si sono scritti vibranti comunicati, articoli di fuoco, intere
ore di lavoro sono state devolute in solidarietà, ma non si è fatta la cosa più
elementare: prendere a calci nel culo questo governo di nani, ballerine e
mafiosi".
Su
Haiti, giusto per continuare con le citazioni, il Pstu nella sua dichiarazione
del 15 gennaio 2010 dice:
"Non abbiamo fiducia nel fatto che il governo
haitiano o brasiliano o la Minustah possano essere 'solidali' col popolo. Gli
aiuti potranno solo servire a soffocare la rivolta in atto del popolo haitiano,
oppure si disperderanno nella gigantesca corruzione esistente nel Paese. L'imperialismo
dimostra tutto il suo cinismo ad Haiti. Mentre parlano di solidarietà, gli
stessi governi che hanno dato 25.000 miliardi di dollari alle banche durante la
crisi economica, oggi offrono 145 milioni di dollari ad Haiti. L'Onu ha speso,
nei cinque anni di occupazione militare di Haiti, 3.500 miliardi di dollari ed
oggi "offre" 10 milioni di dollari in aiuti per il terremoto. Esigiamo dal
governo brasiliano, che tanto parla della sua solidarietà al popolo haitiano,
il ritiro delle truppe di occupazione e l'utilizzo dei relativi finanziamenti
per aiuti umanitari. Lula si è impegnato ad inviare una somma ridicola,
oscillante fra 10 e 15 milioni di dollari in aiuti, quando finora ha speso
circa 600 milioni di dollari per il mantenimento delle truppe d'occupazione.
Tutta la solidarietà al popolo haitiano!
Fuori la Minustah e l'occupazione militare da
Haiti!
Esigiamo dal governo brasiliano il ritiro delle
truppe dal Paese e la trasformazione delle relative spese in veri aiuti
umanitari!"
Ecco,
come chiunque può constatare, sta proprio qui, nelle poche righe che abbiamo
citato, il senso della differenza tra burocrati riformisti e quadri
rivoluzionari. I primi alla prima occasione si lavano la coscienza spendendo
quel che resta di un Partito - che doveva essere comunista - nel volontariato,
senza gridare il giusto j'accuse contro chi quella strage abruzzese l'ha
resa possibile.
I
secondi, i compagni del Pstu, oggi organizzano la solidarietà internazionale
proletaria ai lavoratori e al popolo di Haiti denunciando nello stesso tempo
l'ipocrisia di chi con una mano sfrutta deruba e uccide e con l'altra fa
l'elemosina.
I
primi, dopo aver contribuito alla distruzione della sinistra e del movimento
operaio, con i sostegni interni ed esterni ai governi della borghesia e con le
battaglie tradite il giorno dopo averle combattute (do you remember articolo
18?) si propongono oggi di tornare al governo della sesta potenza imperialista
mondiale, persino con gli eredi diretti della vecchia Dc (l'Udc di Casini).
I
secondi, i comunisti rivoluzionari del Pstu, negli ultimi quindici anni hanno
lavorato, costantemente controcorrente, a smascherare i traditori della classe
operaia anche quando, come nel caso di Lula, questi si autodefinivano e
venivano definiti dalla sinistra radical-chic di mezzo mondo, "presidente
operaio" o "nuova speranza per l'America Latina".
A cosa serve un partito rivoluzionario
Noi
nel nostro piccolo dopo aver dovuto impegnare quindici lunghi anni in un
estenuante lavoro di entrismo nel Prc, e dopo aver varato nel 2006/2007 una
piccola barchetta di carta in "direzione ostinata e contraria", oggi, dopo tre
anni, siamo ancora vivi e decisamente più vegeti di altri partiti da 3000
militanti di carta.
Noi
il Partito di Alternativa Comunista e con noi tutta la Lega Internazionale dei
Lavoratori - Quarta Internazionale (LIT-CI), di cui siamo sezione italiana,
lottiamo giorno dopo giorno per costruire l'unico strumento, il partito della
rivoluzione socialista mondiale, grazie al quale, in futuro, in tragedie come
quella di Haiti o de L'Aquila si abbiano a contare in minima misura solo i
morti e i feriti inevitabili e ad essi non si debba aggiungere la mole di
vittime dell'incuria criminale, della disorganizzazione capitalistica e
dell'ignavia riformista. Ecco, questo noi facciamo.
(*) Coord. abruzzese Pdac