Grecia: divampa ancora la
lotta
Il capitalismo sull'orlo della
bancarotta
La mobilitazione ha avuto inizio sabato 5 dicembre, quando è stata occupata la sede comunale di Keratsini, un sobborgo della capitale, e nel quartiere di Exarchia sono scoppiati tafferugli fra manifestanti e poliziotti. Il governo "socialista" ha mobilitato 12 mila poliziotti per reprimere le proteste, guidate in larghissima maggioranza dalla gioventù, che sono partite da Atene e Salonicco e sono divampate velocemente in tutto il Paese: Patrasso, Rodi, Creta e Ioannina.
Al solito, i media della boghesia hanno fatto a gara nel rappresentare la rivolta greca come un’eruzione di violenza gratuita di un manipolo di anarchici e giovani deviati, ma la realtà è che la situazione sociale è esplosiva, come dimostrano i numerosi scioperi generali che hanno paralizzato il Paese negli ultimi anni, con alcuni casi di occupazioni di fabbriche, le lotte ad oltranza come quelle di insegnanti (6 settimane), e operatori ecologici (4 settimane), e naturalmente le infinite mobilitazioni studentesche, con occupazioni degli edifici.
Lo scontro sociale esplode nel momento in cui la crisi capitalistica tocca in Grecia la sua vetta più alta e lo spettro della bancarotta si profila all'orizzonte. Il premier Giorgio Papandreou ha assicurato che “non c'è alcun pericolo di bancarotta” e ha escluso paragoni con Dubai, ma in meno di undici mesi il deficit di bilancio, stando ai dati ufficiali, è passato dal 3,7% al 12,7% del prodotto interno lordo, oltre quattro volte il tetto fissato dall'Ue.
In un contesto di politica monetaria dove la Bce è intenzionata a ridurre la liquidità in circolazione la situazione greca pesa anche sulle banche locali, che hanno perso terreno in borsa sull'onda di indiscrezioni secondo le quali sarebbero state invitate a ridurre la loro esposione in bond per favorire i prestiti alle imprese.
In questo scenario il governo greco si appresta a congelare salari, pensioni e assunzioni pubbliche. Con la nuova legge di bilancio saranno bloccati salari e pensioni al di sopra di duemila euro lordi mensili: un provvedimento che riguarderà 500 mila impiegati e 400 mila pensionati su una popolazione di 11 milioni di persone. Gli altri avranno aumenti appena sopra il tasso di inflazione.
Un partito comunista rivoluzionario è internazionale o non è, e questo è vero a maggior ragione oggi. La Lega Internazionale dei Lavoratori, e il Pdac, sua sezione italiana, lotta ogni giorno contro il tempo proprio affinché le battaglie dei prossimi anni non siano disperse tragicamente perché prive di una prospettiva e di un programma rivoluzionari.