Per la borghesia la guerra di rapina e lo strozzinaggio finanziario sono una necessità assoluta per tentare di frenare la caduta del saggio di profitto, conquistando nuovi mercati e nuove zone di influenza per l’esportazione di capitali e merci o per accaparrarsi le fonti delle materie prime.
Il tema della guerra non ha certo fatto la parte del leone in questa campagna elettorale, tornando in auge solamente di recente con le dichiarazioni di Martino secondo cui occorrerebbe inviare altri istruttori in Iraq (dopo il ritiro deciso dal governo Prodi, peraltro secondo il calendario già fissato da Berlusconi e mantenendo comunque un contingente di Carabinieri per addestrare le truppe collaborazioniste) e di lasciare, o comunque di ridurre drasticamente il contingente, il Libano.
Forse si tratta solo di propaganda elettorale, ad ogni modo niente di nuovo sotto il sole: è la semplice conferma del filoatlantismo del centrodestra.
Tutto l’operato del governo Prodi è testimone di questo: dall’aumento delle spese militari, passando per la costruzione della base Usa Dal Molin a Vicenza, fino al varo della missione coloniale in Libano e il rifinanziamento di quella in Afghanistan.
L’Italia spende oggi per la “difesa” 514 dollari pro-capite, ben più di altri paesi del G8 come Germania, Giappone e Canada.
Del resto l’Italia è impegnata in 29 missioni militari in diverse parti del mondo, con l’impegno di oltre 11 mila soldati.
Secondo il Rapporto Sipri (l’Istituto Stockholm International Peace Research Institute) del 2007 le spese militari italiane ammontano a quasi trenta miliardi di dollari, mentre il fatturato delle esportazioni di armi è pari a 860 milioni di dollari (Finmeccanica, i cui affari sono costituiti per il 70% dalla vendita di armamenti, è in questa classifica al settimo posto nel mondo).
Significativamente, molte delle missioni militari italiane sono iniziate durante il primo centrosinistra, quasi tutte sono state votate da entrambi i poli, e anche quelle che non sono state votate all’unanimità, come quella in Iraq, sono poi però state rifinanziate all’unanimità.
E’ bene ricordare che la costruzione della nuova base a Vicenza è stata votata dai partiti che compongono la Sinistra Arcobaleno (Prc, Pdci, verdi e Sd) in Parlamento, così come il prolungamento delle missioni militari e l’aumento delle spese militari contenuto in Finanziaria!
Solo recentemente, scaricati dal Pd di Veltroni e costretti dall’esigenza di racimolare voti in vista delle elezioni, i partiti dell’Arcobaleno non hanno votato a favore della proroga alle missioni militari all'estero.
Guerra alla guerra: senza inciuci né compromessi
O come Sinistra Critica, che ha sostenuto per un anno e mezzo il governo Prodi e i suoi atti di guerra votandone (o usando stratagemmi penosi come la “non partecipazione al voto”, che per il regolamento del Senato equivale ad un voto a favore) i provvedimenti principali come le missioni in Afghanistan e in Libano, e votando più volte la fiducia.
Per quanto ci riguarda, siamo irriducibili avversari della guerra imperialista, che intendiamo combattere sostenendo le resistenze dei Paesi aggrediti (anche quando non ne condividiamo la leadership attuale) e combattendo ogni governo di guerra.