LA SINISTRA GOVERNISTA SCOMPARE
LA SINISTRA ANTICAPITALISTA PERDE UN'OCCASIONE STORICA E NON CRESCE DALLA CRISI DEL RIFORMISMO PERCHE' SI PRESENTA DIVISA PER COLPA DEL SETTARISMO DI PCL E SINISTRA CRITICA
RIPARTIAMO DALLE LOTTE PER COSTRUIRE QUEL PARTITO COMUNISTA RADICATO CHE ANCORA NON C'E'
dichiarazione del Comitato Centrale del PdAC sull'esito elettorale
1. BERLUSCONI RICEVE IL TESTIMONE DA PRODI PER COLPIRE I LAVORATORI
Ha vinto uno dei due poli confindustriali e il nuovo governo applicherà quindi uno dei due programmi fotocopia. L'unica differenza tra Pd e Pdl è che Berlusconi non porta in dote il rapporto con le burocrazie sindacali e la socialdemocrazia, motivo per cui la grande borghesia ha puntato fino all'ultimo sul Pd di Veltroni. Ora la borghesia farà di necessità virtù e si adatterà al nuovo governo, sperando che non faccia troppi danni (cioè che gli interessi di Berlusconi non ostacolino quelli delle altre famiglie capitalistiche), aspettando che il pendolo, nella logica dell'alternanza borghese tra due schieramenti simili, si risposti verso Veltroni che intanto proseguirà nella costruzione del suo partito confindustriale.
2. IL FALLIMENTO CATASTROFICO E STRATEGICO DELLA SOCIALDEMOCRAZIA
Da
due anni diciamo che la sinistra governista (Prc, Pdci, ecc.) ha fallito e sta
sparendo, ormai priva di radicamento e militanza. Ora anche le urne confermano
questa prognosi persino sul terreno elettorale: e la conferma è clamorosa. Prc,
Pdci, Verdi e Sd arretrano al di sotto di qualsiasi minimo storico e non
avranno più né deputati né senatori. Nemmeno uno!
Se
la rappresentanza parlamentare non è il fulcro per un partito rivoluzionario,
lo è invece per partiti che hanno fatto del governismo la loro ragion d'essere
e che hanno apparati elefantiaci che, da domani mattina, imploderanno.
Siamo
di fronte a un fallimento politico e strategico senza precedenti. E' la
conferma completa di tutto quanto diciamo da anni e della ragione di fondo che
ha ispirato la nostra scissione, due anni fa, dal Prc per avviare la
costruzione di un nuovo partito. La socialdemocrazia, cioè il progetto di
governare con una parte del padronato ingabbiando le lotte, è fallita per
l'ennesima volta nella storia. Stavolta con un tonfo gigantesco.
Non
è ancora chiaro quale sarà la sorte dei gruppi dirigenti dell'Arcobaleno: è
probabile che si avvierà una resa dei conti tra le diverse burocrazie, che una
parte (l'ala di Bertinotti e Giordano) proseguirà nel progetto di scioglimento
in una "casa comune socialista" che si candiderà a una nuova stagione
di governo col Pd veltroniano per la prossima oscillazione del pendolo
dell'alternanza; mentre un'altra parte (Diliberto e Grassi ma anche in qualche
modo Ferrero) sarà tentata dal mantenimento e dal rilancio strumentale dei
simboli del mondo del lavoro a puri fini elettorali, comunque rimanendo
all'interno di un orizzonte governista che verrà giustificato, anche la
prossima volta, con "l'esigenza di battere le destre" ecc.
3. I LAVORATORI TRA I DUE FUOCHI PADRONALI. E' NECESSARIA L'OPPOSIZIONE
A
fare le spese dello scontro politico tra i poli borghesi sono i lavoratori. Colpiti
dagli uni e dagli altri, raggirati dalle burocrazie sindacali e
socialdemocratiche che svendono i loro interessi in cambio di una mezza
porzione di lenticchie.
La
prima esigenza è allora quella di ripartire dalle lotte di opposizione a
entrambi gli schieramenti borghesi, ai loro governi nazionali e locali.
Un'opposizione fondata sull'indipendenza di classe dei lavoratori, dei disoccupati,
di tutti gli sfruttati. Una lotta che parte domani, nelle piazze, contro la
terza riedizione del governo Berlusconi-Bossi-Fini, a cui la sinistra
governista ha spianato la strada governando con i padroni e rimuovendo
l'opposizione di classe.
4. SC E PCL NON DANNO RISPOSTA ALLA CRISI DEL RIFORMISMO
L'esigenza
imperiosa è ora più che mai quella di costruire un nuovo partito comunista
radicato nelle lotte. Ma le due forze elettorali che, con compromessi
parlamentari, si sono presentate a sinistra dell'Arcobaleno in tutte le
circoscrizioni, Sinistra Critica e Pcl, non hanno dato una risposta. Anzi, si
sono rivelate una parte del problema.
Hanno
rifiutato la presentazione comune, confidando nelle firme di parlamentari che
hanno sostenuto le guerre. E dopo aver sfoderato una autosufficienza che non
avevano, si sono persino preoccupate che Alternativa Comunista non avesse
troppo spazio su stampa e Tv (rivendicando una rigida applicazione delle norme
anti-democratiche sulla "par condicio").
Invece
di presentare un programma alternativo a quello riformista, Sinistra Critica è
sembrata riproporre il bertinottismo della fase movimentista (che ha aperto la
strada all'accesso al governo), mentre il Pcl di Ferrando si è limitato ad
utilizzare il simbolo della falcemartello, presentato su un programma confuso,
illudendosi di ricavarne una rendita elettorale con un indistinto e nostalgico
richiamo al "comunismo". Hanno suonato la fanfara per tutte queste
settimane, non facendo i conti con la realtà. Hanno cercato di presentarsi per
quello che non sono (e che nessuno è oggi in Italia): cioè delle organizzazioni
di ampia taglia, con radicamento e migliaia di militanti.
E
dopo tanta arroganza che cosa hanno ottenuto?
Il
Pcl e Sc hanno un risultato attorno allo 0,5%: pur avendo avuto il simbolo
presente su tutte le schede non hanno recuperato che le briciole di quanto ha
perso l'Arcobaleno (i cui voti sono andati essenzialmente verso l'astensione).
Risultati
infimi di fronte al crollo storico della socialdemocrazia e all'occasione
storica determinatasi e ben al di sotto di quell'1% e passa che in qualche modo
entrambe le forze avevano millantato.
Un
esito disastroso e tanto più disastroso perché si erano cullate illusioni
(Ferrando a pochi giorni dal voto: "noi saremo la vera sorpresa di queste
elezioni"). Invece di accettare un accordo elettorale e di continuare a
confrontarsi con le altre forze a sinistra dell'Arcobaleno sulla chiarezza dei
programmi -come noi non abbiamo mai cessato di fare, essendo convinti che
l'unità va costruita nella chiarezza e nella delimitazione programmatica dal
riformismo- hanno alimentato illusioni di autosufficienza che ora si ritorcono
contro di loro. E grottesche appaiono le dichiarazioni di Ferrando di queste
ore: "siamo la forza più significativa a sinistra dell'Arcobaleno", o
la sua gara con Sinistra Critica sul filo dello 0,1 in più o in meno.
La
battaglia per la ricostruzione di un partito comunista con influenza di massa,
per ridare ai lavoratori uno strumento di lotta che oggi manca, passa dunque
anche per la sconfitta politica di posizioni politiche caratterizzate da
oscillazioni, opportunismo, settarismo. E soprattutto dalla constatazione che
il lavoro di ricostruzione è appena agli inizi e ogni trionfalismo di piccole
forze -come noi tutti siamo- è davvero fuori luogo.
5. LA BATTAGLIA DI ALTERNATIVA COMUNISTA
Il
PdAC partecipava a queste elezioni in primo luogo per sviluppare la propaganda
su un programma rivoluzionario. Il nostro partito ha potuto presentarsi in
poche situazioni politiche e amministrative: non perché sia di taglia più
piccola di Pcl e Sc ma solo perché si è rifiutato, a differenza di quelle
forze, di accettare il sostegno di parlamentari che hanno sostenuto la guerra e
le finanziarie di Prodi e siamo stati gli unici a dover raccogliere le firme e
a non poter usufruire degli stessi spazi mediatici delle altre forze per la
propaganda. Per questo il nostro risultato elettorale non è valutabile su scala
nazionale, anche se con ogni evidenza, laddove avessimo potuto presentarci
sarebbe stato analogo a quello di Pcl e Sc, come dimostrano i pochi dati
disponibili e i dati delle amministrative.
Se
le altre organizzazioni a sinistra dell'Arcobaleno avessero accettato di unirsi
in un blocco elettorale, l'unità delle forze militanti e delle risorse avrebbe
portato a ben più della sommatoria delle tre sigle: avrebbe potuto
rappresentare, in termini elettorali e nella percezione di aree più larghe, una
alternativa maggiormente credibile alla crisi del riformismo.
Così
non è stato ma la crisi verticale e definitiva -che non ha precedenti storici-
della socialdemocrazia, pur in una situazione difficile per il movimento
operaio, carica tutti i militanti che -ovunque collocati- vogliono lavorare a
un progetto di ricostruzione di una sinistra di classe di nuovi e inediti
compiti.
Alternativa
Comunista continuerà a battersi in questa prospettiva, senza settarismi e
rivendicando al contempo la necessità della chiarezza programmatica e della
delimitazione dal riformismo, rifuggendo ogni compromesso e pasticcio.
Dobbiamo
costruire quel partito comunista e rivoluzionario, internazionalista, di
militanti che ancora non c'è. Un appello in questo senso lo rivolgiamo in primo
luogo alle migliaia di attivisti di Rifondazione e del resto dell'Arcobaleno
che oggi vedono i loro sacrifici e la loro militanza di anni dispersi per le
scelte opportuniste e suicide dei gruppi dirigenti della sinistra governista.
Come
Alternativa Comunista ci impegneremo su questa strada, investendo le centinaia
di nuovi contatti e rapporti, le forze militanti di giovani e operai di cui
dispone il nostro piccolo partito e che abbiamo accresciuto in questa campagna
elettorale e che costituiscono per noi il più importante dei risultati in una
situazione generale molto difficile per i lavoratori e la lotta di classe.
Invitiamo i tanti compagni che hanno seguito la nostra campagna elettorale,
ci
hanno scritto, in decine di migliaia hanno seguito le nostre pubblicazioni sul
sito web, hanno simpatizzato per noi, hanno partecipato alla nostra campagna
propagandistica in queste elezioni, a unirsi a noi in questo progetto di lotta.