Una campagna per le primarie inaugurata il 27 giugno scorso al Lingotto di Torino dove il sindaco di Roma ha tenuto un discorso nel quale annunciava, o meglio confermava e sottolineava, il carattere del partito democratico e il ruolo che avrà nella politica italiana: quello di coerente garante degli interessi della grande borghesia italiana.
Il Partito Democratico è una necessità storica della borghesia italiana nel suo insieme (che non è un unico blocco monolitico, come spesso viene descritta, ma è al suo interno spesso lacerata da contrastanti interessi) e su quel progetto il grande capitale ha deciso di investire. E’ verso una matura “democrazia dell’alternanza” che la borghesia vuole approdare, arrivando a creare le condizioni affinché ci siano infine solo due affidabili partiti: uno che governa e l’altro che fa opposizione, nello stesso recinto capitalistico, com’è d’altronde già realtà in altri Paesi dove la borghesia è più forte, il movimento operaio disorganizzato e le lotte sociali non hanno una coerente sponda politica, come, ad esempio, gli Stati Uniti d’America o la Gran Bretagna.
Infatti, condizione per una “matura democrazia dell’alternanza” - com’è spesso chiamata – è la disorganizzazione politica dei lavoratori e l’assenza di lotte seriamente organizzate. Viceversa, con un proletariato forte e ben organizzato il progetto di Partito Democratico non avrebbe spazio.
Per il neonato partito si è trattato di un buon risultato, anche se non straripante come si vuol far credere. Questa cifra deve essere però ben pesata; a questi numeri bisogna togliere i pacchetti di tessere dei vari boss locali del partito e di chi ha votato più e più volte per un candidato: queste non sono cifre trascurabili tanto è vero che in Campania la situazione è risultata talmente scandalosa che i vertici del Pd si sono visti costretti al commissariamento causa brogli; insomma è un numero che va “scremato”. Inoltre, con una mossa mediatica facilmente riconoscibile, prima delle elezioni hanno spacciato come successo un milione di voti. Questa cifra era palesemente al ribasso – un milione sono poco più che gli iscritti ai due partiti – quindi i tre milioni sono apparsi agli occhi di molti come un incredibile successo. Inoltre si consideri che il risultato è arrivato dopo mesi e mesi di martellante campagna pubblicitaria su tutte le televisioni ed i giornali che parlano del Partito Democratico come la panacea di tutti i mali.
Un’altra questione da non sottovalutare è che le primarie sono arrivate proprio sulla scia della cosiddetta "antipolitica": proprio mentre da ogni parte si parla dell’alto numero dei partiti (campagna che, è bene ricordarlo, è stata iniziata e fortemente sostenuta, prima che da Grillo, dal Corriere della Sera), della stasi del quadro politico, dei privilegi dei politici, bene, proprio in questo momento arriva il Pd che promette una “rivoluzione” politica. Ovviamente chi è andato a votare ponendo nel Pd queste speranze fra qualche mese sarà ancora una volta deluso; i motivi per cui la condizione dei lavoratori, dei precari e degli immigrati sono miserevoli non è da ricercare né nei "costi della politica" né nell’alto numero dei partiti, ma nel carattere borghese delle politiche di centrodestra e centrosinistra che massacrano lavoratori i pensionati ed i migranti e regalano miliardi a Confindustria e soci.
L’ipotesi più plausibile è quella dell’unificazione di tutti i partiti di governo a sinistra del Pd ovvero: Sinistra democratica di Mussi, i Verdi, Comunisti Italiani e Rifondazione. Alcuni giornali (ad esempio il Messaggero) hanno riferito che in Parlamento già starebbe girando una bozza del simbolo del futuro soggetto unitario che eliminerà ogni riferimento, anche simbolico, al comunismo. La strada è quasi obbligata per la sinistra di governo: la futura legge elettorale, che verosimilmente avrà un alto sbarramento, spazzerebbe via quel che resta del Prc e del Pdci. Unica soluzione per la sopravvivenza delle burocrazie socialdemocratiche è la fusione per arrivare a percentuali elettorali più alte.
Come Alternativa Comunista, proponiamo un'altra via: la costruzione di un partito rivoluzionario, partendo dalle lotte della scuola di questi giorni, dai No al referendum sugli accordi del 23 luglio e diciamo che nessuna manifestazione potrà spostare a sinistra il governo della settima potenza imperialista mondiale. Contro quel governo bisogna costruire opposizione, quel governo va cacciato.