SCIOPERO A OLTRANZA, OCCUPAZIONI,
BLOCCO DEGLI SCRUTINI!
Per fermare il licenziamento di massa nella Scuola
e la privatizzazione dell'istruzione gli scioperi routinari non bastano
E' stata definitivamente approvata dalle Camere e dal Consiglio dei ministri la famigerata "riforma" della scuola secondaria di secondo grado (le cosiddette "scuole superiori"). Si tratta, più che di una riforma, della distruzione dell'istruzione secondaria, che comporterà la perdita, già a partire dal prossimo anno scolastico, di decine di migliaia di posti di lavoro per il personale docente e non docente.
Dopo la "riforma" delle elementari, ora è la volta
dell'istruzione superiore. Nel complesso, sono più di 150 mila i posti di
lavoro che, in tre anni, verranno sacrificati, con grande gioia del ministro
Tremonti: un piano di licenziamento che - è bene ricordarlo - è stato avviato
dal precedente governo Prodi (sono più di 50 mila i tagli predisposti dal
ministro Fioroni col benestare di tutti i partiti che allora sostenevano l'esecutivo
di centrosinistra, dal Pd a Rifondazione Comunista).
L'innalzamento del numero di alunni per classe (le classi di 35 alunni
diventeranno la norma), la riduzione delle ore di quasi tutte le discipline in
tutti gli istituti, il ridimensionamento generale dei quadri orari, la chiusura
delle scuole serali per i lavoratori, comporteranno disagi per tutto il
personale: persino molti insegnanti di ruolo saranno costretti a trasferirsi in
altri istituti o andranno in esubero.
I primi a essere colpiti saranno i lavoratori precari (più
di 200 mila): l'assunzione a tempo indeterminato diventerà un miraggio, la
disoccupazione una certezza. Questo pesantissimo attacco all'Istruzione e ai
lavoratori della scuola avviene in un contesto già deteriorato da altre misure
volute dai ministri Brunetta e Gelmini: innalzamento dell'età pensionabile per
le donne, approvazione del decreto Brunetta (che comporterà la definitiva
trasformazione delle scuole in aziende, con l'introduzione di una gerarchia tra
i dipendenti della pubblica amministrazione sulla base di criteri
aziendalistici), tagli ai finanziamenti per i servizi amministrativi.
Se si è arrivati a tutto questo è anche perché non c'è stata
un'adeguata risposta da parte dei lavoratori. Di questo sono responsabili le
burocrazie dei principali sindacati, incluse quelle della Cgil, che pure ora si
colloca su un terreno di opposizione di facciata. La straordinaria riuscita
dello sciopero unitario del 30 ottobre 2008 e la volontà di lotta da parte dei
lavoratori della scuola emersa in quell'occasione è stata tradita o dispersa
dalle burocrazie sindacali. Se la
Cisl e gli altri sindacati filogovernativi hanno gettato
acqua sulla protesta nella speranza di raccogliere qualche briciola dal tavolo
del governo, la direzione della Cgil non ha fatto nulla per creare uno
stato di agitazione nelle scuole, preferendo alimentare illusioni su una
improbabile bocciatura della riforma da parte degli organismi della
magistratura borghese. Al contempo, anche alcuni settori del sindacalismo di
base hanno oscillato tra pulsioni settarie (per esempio rifiutandosi di
partecipare a scioperi e mobilitazioni di massa perché indette da sindacati
concertativi) e battaglie al ribasso (centrate sulla "resistenza
individuale" nelle scuole).
Chi ha pagato sono i lavoratori, in primis i precari, che si
sono visti precipitare addosso un macigno. Sono nati o stanno nascendo in tutta
Italia coordinamenti o comitati di lotta di precari della scuola (spontanei o
legati alle organizzazioni sindacali), che chiedono il ritiro dei tagli e della
riforma. Soprattutto, dai coordinamenti di lotta precari della scuola esce la
richiesta alle organizzazioni sindacali di dare risposte forti, come il blocco
degli scrutini di fine anno e lo sciopero ad oltranza. Il Partito di
Alternativa Comunista è al loro fianco: solo la lotta ad oltranza potrà
respingere questa vero e proprio massacro di posti di lavoro.