VERONA : ANCORA UNA VOLTA LO
SQUADRISMO FASCISTA
La vittoria elettorale della
destra conservatrice, razzista e mafiosa legittima le forze fasciste, ausiliarie
del capitalismo
Quando apprendemmo la notizia
dell’aggressione di Verona non era passato nemmeno un mese dalla vittoria
elettorale del 12-13 aprile della destra conservatrice, razzista e mafiosa.
Nelle sedi del movimento operaio si discutevano le cause della sconfitta e si
approntavano gli ultimi preparativi per il Primo Maggio, giornata di lotta
contro il nemico di sempre: la borghesia e i suoi governi.
La partecipazione al governo di Prodi della
sinistra riformista (Pdci, Prc, Sd, Verdi), il loro sostegno alla politica di
guerra sociale contro i lavoratori e le masse popolari e, all’esterno, di
aggressione imperialista, il ruolo di freno delle lotte assunto dai maggiori
sindacati (Cgil, Cisl e Uil) avevano ampiamente favorito la vittoria della
destra di Berlusconi, Fini, Bossi e Lombardo.
D’altronde nelle città amministrate dal
centrosinistra (Firenze, Bologna, Padova, Roma, Salerno, ecc.) le politiche
securitarie e razziste hanno visto promotori i sindaci del Partito Democratico e
troppo spesso il consenso della sinistra riformista di governo con i suoi
assessori e consulenti.
A Verona, città amministrata dalla destra
del Pdl e della Lega Nord, i fascisti si sentono legittimati dal sindaco
leghista, Flavio Tosi, che a dicembre nella manifestazione per il centro
cittadino ha marciato al fianco di Forza Nuova, Fiamma Tricolore e Veneto Fronte
Skinhead contro gli immigrati. In questo contesto la banda fascista ha potuto
imprime il suo inequivocabile segno e assassinato un giovane la cui unica colpa
era di apparire “diverso”, non perchè “comunista” (non era politicizzato) ma per
i capelli troppo lunghi e il codino.
Il sindaco di Verona e la giunta di destra,
che in questi anni ha alimentato quell'humus di intolleranza, xenofobia e
razzismo nel quale i fascisti crescono e agiscono indisturbati, hanno fatto
votare in Consiglio comunale, anche dal Partito Democratico, una mozione in cui
si rifugge ogni implicazione e ogni motivazione politica
dell’accaduto.
Il presidente della Camera Fini ha
dichiarato che l’assassinio di Verona è meno grave di quello che ha visto
protagonisti un gruppo di manifestanti bruciare una bandiera israeliana a
Torino, simbolo di uno stato razzista e oppressore del popolo palestinese; altri
intellettuali, più o meno di regime, si sono affrettati a collocare l’episodio
nell’alveo di una cronica mancanza di valori, di un innato "nichilismo" che
attraverserebbe la gioventù italiana; in tal modo si è giunti, per vie traverse,
a una implicita giustificazione dei fatti.
Il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha
detto che la bozza del "pacchetto sicurezza" contro gli immigrati, i rom e i
rumeni sarà portata all'esame del Consiglio dei ministri di mercoledì 21 maggio.
Il Partito di Alternativa Comunista lancia
un appello alle forze politiche e sociali del movimento operaio, del
sindacalismo conflittuale e di classe, del movimento studentesco a costruire un
fronte unico di lotta contro il padronato e i suoi governi. Non solo contro il
governo Berlusconi, ma anche contro i governi locali di centrosinistra, la loro
politica anti-operaia, anti-popolare, securitaria e razzista. Solo mantenendo
l’indipendenza di classe dei lavoratori, solo costruendo un partito comunista e
rivoluzionario, è possibile contrastare il radicamento della destra fascista nei
luoghi di lavoro, nelle scuole e nei quartieri popolari.