Partito di Alternativa Comunista

Passato e presente del nazionalismo borghese

Passato e presente del nazionalismo borghese

 

 

di Alejandro Iturbe

Diverse organizzazioni della sinistra venezuelana e internazionale, alcune delle quali in particolare provenienti dal trotskismo, paragonano Chávez e il suo governo ai dirigenti e movimenti nazionalisti borghesi che nel XX secolo si scontrarono ed ebbero attriti con l’imperialismo (specialmente quello statunitense), come il messicano Lázaro Cárdenas, l’argentino Juan Perón, l’egiziano Gamal Nasser, o il partito cinese Kuomintang. Non è casuale che lo stesso Chávez rivendichi il peronismo, che certamente in America Latina fu il più forte di questi movimenti.
È un paragone che ha punti di contatto con la realtà ma che diventa profondamente sbagliato se, al contempo, si “dimenticano” due questioni: in primo luogo, i profondi limiti che questi dirigenti e movimenti borghesi hanno avuto, persino nei loro momenti di auge; in secondo luogo, se non si precisa che, attualmente, le condizioni politiche ed economiche mondiali hanno ridotto praticamente a zero le prospettive di uno sviluppo più o meno sostenuto di questo tipo di processi.

Per meglio comprendere entrambi gli aspetti, ci sembra necessario ricordare le definizioni e le analisi realizzate sia da León Trotsky (basate sullo studio del governo messicano di Cárdenas negli anni ’30), sia dalla corrente fondata nel 1944 dal dirigente troskista argentino Nahuel Moreno e basate su uno studio di diversi decenni sul peronismo(1).

Vediamo alcune delle loro più importanti conclusioni.

·         Nascono come tentativo dei settori borghesi nazionali di resistere alle pressioni dell’imperialismo cercando di volgere a proprio vantaggio gli attriti ed i conflitti tra Paesi imperialisti. Sotto quest’aspetto, Trotsky segnala che essi “utilizzano, per difendersi, gli antagonismi tra i vari Paesi e gruppi di Paesi imperialisti”. Da parte sua, la nascita del peronismo, tra il 1943 e il 1946, può essere spiegata solo con le “relazioni della borghesia argentina con l’imperialismo britannico in ritirata e quello statunitense in piena offensiva (...) Peron capitalizzò il sentimento antiamericano di un importante settore della borghesia e dell’esercito, che aspiravano a resistere agli attacchi dell’imperialismo, quantunque con metodi, appunto, borghesi”.

·         Adottarono alcune misure antimperialiste, senza però mai oltrepassare i limiti del sistema capitalista né dello Stato borghese. Il governo di Cárdenas espropriò e nazionalizzò il petrolio nel 1938. Trotsky sostenne che questo provvedimento era “l’unico mezzo effettivo per salvaguardare l’indipendenza nazionale e le condizioni più elementari della democrazia (…) Non è socialista né comunista: è una misura di difesa nazionale altamente progressista. Il peronismo, da parte sua, nazionalizzò settori molto importanti dell’economia: il petrolio, l’energia elettrica, le ferrovie, le telecomunicazioni, ecc. Trotsky definì tale processo “capitalismo di Stato”. Lo stesso Perón ne riconosceva il carattere borghese (2). Per esempio, il peronismo non toccò un solo ettaro della ricchissima oligarchia agro‑zootecnica argentina e favorì lo sviluppo di una forte borghesia industriale che alla fine si alleò con gli americani per cacciare Perón nel 1955.

·         Per bilanciare la pressione imperialista, si appoggiarono sul movimento di massa a cui fecero alcune importanti concessioni. La debolezza strutturale, rispetto all’imperialismo, delle borghesie nazionali dei Paesi arretrati le costrinse, nel caso di questi movimenti, a cercare il sostegno dei lavoratori e delle masse. Per esempio, in Argentina, “col ritiro dell’imperialismo inglese, non c’era nel Paese nessun settore borghese sufficientemente forte per frenare l’offensiva nordamericana. Perón e i suoi alleati dovettero far ricorso ai lavoratori organizzati (…) e fare importanti concessioni alla classe operaia (…) A questo scopo, fecero affidamento sulla straordinaria condizione economica di cui godeva il Paese a causa della Seconda Guerra Mondiale”.

·         Esercitarono un controllo burocratico e totalitario sui lavoratori e le masse, per impedire la loro mobilitazione e organizzazione indipendenti. Trotsky segnalò che le particolari condizioni dello sviluppo capitalista dei Paesi arretrati (con gran peso del capitale imperialista) determinavano una “relativa debolezza della borghesia nazionale rispetto al proletariato”. Perciò il peronismo, come il resto di questi movimenti, era terrorizzato dal fatto che l’azione indipendente della classe operaia “potesse giungere in qualche momento a minacciare l’insieme del regime borghese e i modelli peronisti in particolare”. Questo ferreo controllo venne istituito sia sul terreno politico che sulle organizzazioni sindacali. Sul terreno politico, integrarono e subordinarono i lavoratori all’interno del movimento, con chiara direzione borghese. Trotsky diceva che rappresentavano “un fronte popolare sotto forma di partito, cioè la subordinazione del proletariato all’ala sinistra della borghesia”. Per questo, Perón sciolse rapidamente il Partito Laburista (basato sui sindacati e i suoi dirigenti) che gli aveva permesso il trionfo elettorale del 1946, rimpiazzandolo con il Partito Peronista, che, in virtù dello statuto, poteva manovrare a proprio piacere. Allo stesso tempo, sia in Messico sia in Argentina, i sindacati furono praticamente statalizzati (legalmente e finanziariamente) e posti agli ordini di burocrati sindacali totalmente integrati al governo (autentici funzionari statali, più che dirigenti operai), che li facevano funzionare in maniera totalitaria, quasi senza democrazia operaia. Per esercitare tale controllo, questi movimenti fecero affidamento su due elementi favorevoli: da un lato, le misure antimperialiste e le concessioni alle masse fecero sì che gran parte della classe lavoratrice li vedessero come il “loro” partito e il “loro” governo. Dall’altro, furono aiutati, in diversi modi, dal tradimento dei partiti operai burocratici e riformisti. In Argentina, il Partito Comunista e il Partito Socialista si allearono con gli americani, la Chiesa e la parte più reazionaria della borghesia contro il peronismo, aprendo così il cammino all'influenza di Perón sulle masse. In Messico, il Partito Comunista è stato uno dei pilastri della burocratizzazione e della statalizzazione dei sindacati.

·         Questa particolare combinazione di elementi (pressione dell' Imperialismo, resistenza parziale della borghesia nazionale, necessità di appoggiarsi sulle masse, e al contempo, di controllarle) diede origine a un nuovo tipo di governo borghese che Trotsky chiamò “bonapartismo sui generis”: “Il governo oscilla tra il capitale straniero e quello nazionale, tra la relativamente debole borghesia nazionale e il relativamente poderoso proletariato. (…) Per così dire, si eleva al di sopra delle classi”. Si trattò di regimi e governi altamente contraddittori: progressivi nella misura in cui si scontravano con l’Imperialismo facendo concessioni alle masse; reazionari per il loro controllo totalitario delle masse e il freno che imponevano alla dinamica del processo antimperialista. Nel caso del peronismo, sia il freno alle masse che la sopravvivenza economica della imprese imperialiste e dei loro alleati finirono per favorire il trionfo del golpe militare che lo spodestò nel 1955.

·         Anche nei loro momenti di auge, questi governi e movimenti cominciarono a claudicare all'imperialismo. Ad esempio, “nel 1953, il peronismo approvò una nuova legge sugli investimenti stranieri che concesse un trattamento preferenziale al capitale internazionale, ovviamente nordamericano (…) L'industria automobilistica venne svenduta al capitale statunitense e cominciarono le trattative con la Standard Oil della California” per concederle una parte dello sfruttamento del petrolio della Patagonia. Al contempo, il governo di Perón aderì al Patto di Rio de Janeiro (base per la fondazione dell' Organizzazione degli Stati Americani) e sostenne diplomaticamente gli Stati Uniti in vari frangenti internazionali: guerra di Corea, isolamento della Cina comunista, riconoscimento del governo golpista di Castillo Armas in Guatemala, ecc.

·         Quando l'imperialismo ha sostenuto sanguinosi colpi di stato per rovesciarli, si sono rifiutati di promuovere l'organizzazione e l'armamento dei lavoratori e delle masse per affrontare questi golpe. La loro principale preoccupazione è stata evitare la divisione delle forze armate “nazionali”. L'atteggiamento di Perón di fronte al golpe del 1955 (prima minimizzandone l'importanza e impedendo l'armamento dei lavoratori, salvo poi fuggire in Paraguay), anticipa, in questo aspetto, quello di Chávez nel 2002. Si tratta del massimo segno di come l'inconseguenza e l'indecisione della borghesia nazionale di fronte all'imperialismo hanno finito, alla fine, per farla capitolare ad esso pur di evitar il cammino della mobilitazione e dell'organizzazione indipendenti dei lavoratori e delle masse. Pertanto hanno preferito fuggire o arrendersi (salvando così il sistema borghese) quantunque ciò significasse grandi penurie e sofferenze per le masse.

 

Cambiamenti nel mondo

Nell’ultima parte del XX secolo si sono combinati cambiamenti che hanno segnato la fine dell’epoca più propi­zia per questi movimenti nazionalisti borghesi. In primo luogo, già dalla fine della Seconda Guerra Mon­diale, l’imperialismo statunitense aveva acquisito un peso egemonico a livello mondiale avanzando special­mente in America Latina (che da sempre considerava come il suo “cortile di casa”). In secondo luogo, negli anni ’70 si esauriva il cosiddetto “boom economico del dopoguerra” e l’imperialismo nordamericano dava inizio ad una politica di ricolonizzazione, includendo la liquidazione nei Paesi arretrati delle strutture economi­che statali create dai movimenti nazionalisti borghesi nei decenni precedenti. In altre parole, si ridus­sero al minimo i margini politici ed economici per un gioco relativamente autonomo delle borghesie nazionali.
Ciò spiega come mai, già nel 1973, il peronismo fosse completamente integrato al regime democra­tico bor­ghese normale e perché il ritorno di Perón al governo avesse come obiettivo quello di “frenare l’ascesa ope­raia e popolare” che l’Argentina conosceva in quegli anni. Né lui, né il suo movimento, avevano “alcuna possibi­lità di ripetere l’esperienza del dopoguerra”. In altri termini, cominciava a definirsi il suo carattere contraddittorio della precedente fase: adesso passava ad essere coerente­mente reazionario. Questo qua­dro si approfondì ulteriormente negli anni ’80 e ’90. I vecchi movi­menti nazionalisti borghesi non solo s’integra­vano al regime, ma in maggioranza si convertivano negli agenti diretti della colonizzazione imperiali­sta. È qui che si collocano gli esempi di Menem in Argentina o di Paz Estenssoro in Bolivia, che privatizza­rono imprese statali e liquidarono la gran parte delle conquiste concesse nell’epoca anteriore.

 

I duri limiti per Chávez

Quello di Chávez è, dunque, un nazionalismo borghese “tardivo”, con margini molto scarsi per svilup­parsi ed avere un ruolo proprio nei tempi della globalizzazione e del neoliberalismo. Per questo mo­tivo, le sue misure antimperialiste, o contro gli alleati dell’imperialismo, sono molto più deboli di quelle di Cárdenas o Perón. Sul piano delle concessioni alle masse, i suoi margini sono ancora più ridotti. Esse si limitano ad un la­voro d’assistenza sociale sul terreno della sanità e dell’istruzione. Per esempio, neanche col prezzo del petro­lio alle stelle, il governo Chávez è stato capace di ridurre la disoccupazione o di garantire migliori salari ai lavoratori. Infine, i profondi cambiamenti nel quadro mondiale faranno sì che, sicuramente, Chávez capi­toli totalmente all’imperialismo, molto più rapida­mente di quanto fecero Perón e altri consimili dirigenti. In questo senso, è molto più simile al Perón del 1973 che a quello del 1946.
Perciò oggi è più attuale che mai la conclusione indicata da Trotsky, perfino nel pieno dell’auge dei vec­chi movimenti nazionalisti borghesi: “Solo il movimento rivoluzionario delle masse popolari contro l’imperialismo potrà raggiungere l’obiettivo dell’indipendenza nazionale. (...) Non sarà l’arretrata borghesia sudamericana a risolvere questo compito, bensì il giovane proletariato che dirigerà le masse”.

 

Note

(1) I testi di Trotsky sono stati estratti da Scritti Latinoamericani, CEIP, Argentina, 1999. Salvo diversa indicazione, le citazioni sul peronismo provengono da Che cos’è e cosa è stato il peronismo? Ernesto González, Edizioni Pluma, Argentina, 1973.

(2) “I miei detrattori dicono che sono un nemico del capitale, ma io ho dimostrato in questi mesi di governo che non solo non combatto il capitale, ma che agevolo tutti i mezzi per il suo adattamento e il suo sviluppo" (Discorso al Parlamento, 1/5/1947).

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