Partito di Alternativa Comunista

Marx è tornato

Marx è tornato
Cronaca e foto del Convegno organizzato dal Pdac
 
 
 
 

di Salvatore de Lorenzo

 

 

 

 
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A volte, nella storia, si verificano strane coincidenze. Così, il giorno 8 dicembre, mentre le classi subalterne francesi insorgevano in Francia contro il tiranno di turno, quel Macron che è uno dei simboli dell'imperialismo francese, in una sala di Modena una ampia platea si riuniva per celebrare i 200 anni della nascita di Karl Marx, colui che più di tutti ha dedicato la sua vita alla costruzione di un progetto rivoluzionario delle classi subalterne e che ha visto proprio in Francia, seppur in forma embrionale, l'esplicarsi, nella Comune di Parigi, di quella forma di potere operaio che egli aveva per primo sviluppato e riassunto nella formula della dittatura del proletariato.
La due giorni di Modena è stata un momento molto importante non solo di formazione per i militanti del Pdac, ma un convegno nel quale tanti altri compagni hanno potuto partecipare a un dibattito appassionante non su un Marx caricaturale, spogliato dalla sua intrinseca natura di rivoluzionario da tanti pennivendoli borghesi che continuano a fare soldi presentando un Marx idealista (come nel caso del recente libro di Fusaro, principale esponente dell'accademismo rossobruno e relatore di spicco nei convegni di Casapound) ma su quella che è l'opera titanica di questo genio assoluto dell'Ottocento.
Quest'anno l'ormai tradizionale appuntamento nazionale con la formazione del Pdac si è svolto a Modena, in un convegno di due giorni dedicato all'analisi della vita e dell'opera di Karl Marx.

La prima giornata, dedicata allo studio di Marx
Nella prima giornata si sono alternati quattro relatori, dopo un'introduzione di Matteo Bavassano, giovane dirigente del Pdac e direttore della rivista Trotskismo oggi, di cui è stato presentato il nuovo numero dedicato all'anniversario della rivoluzione in Germania del 1918.
Laura Sguazzabia ha ricostruito, nei suoi tratti essenziali, la biografia di Marx, il suo difficile e complesso rapporto col padre e, soprattutto, il ruolo fondamentale nello sviluppo del pensiero e della vita di Marx di due personaggi: la moglie, Jenny von Westphalen e Friederich Engels. Il carteggio con Engels, 2500 lettere scambiate tra i due, rivela quanto sia difficile, se non addirittura impossibile, scindere il pensiero e l'opera di Marx da quella del «generale» Engels, grande esperto di strategia militare sui cui testi lo stesso Trotsky apprese come condurre alla vittoria l'Armata Rossa. Laura ha ricordato l'intenso rapporto, umano ed intellettuale, che Marx aveva anche con le figlie e le pesantissime condizioni materiali che egli e la sua famiglia sopportarono nella loro vita, che fu felice ed armoniosa nonostante gli stenti e le difficoltà economiche.
Fabiana Stefanoni ha invece analizzato il ruolo rivoluzionario di Marx dal punto di vista filosofico. Fabiana ha ricordato che Marx rovesciò il pensiero dominante dell'epoca, quell'idealismo hegeliano secondo il quale «la storia del mondo procede su un piano spirituale e l'unica cosa sostanziale è lo spirito», sviluppando la teoria del materialismo storico riassunta nella celebre affermazione di Marx: «non è la coscienza degli uomini a determinare il loro essere ma è al contrario il loro essere sociale che determina la loro coscienza». Ha inoltre messo in evidenza che Marx non è stato l'unico filosofo materialista, ma l'unico tra i filosofi materialisti a comprendere che l'essenza degli uomini e lo sviluppo della loro coscienza è determinato dai rapporti sociali e di produzione, concretamente e storicamente determinati. Marx, che rovesciò il pensiero hegeliano, salvò tuttavia, adattandola al materialismo storico, la dialettica hegeliana, la quale presuppone che lo sviluppo storico non avvenga in modo lineare ma attraverso salti, passaggi bruschi, cioè rivoluzionari. Se, dunque sono i rapporti di produzione e sociali che determinano l'essenza degli uomini allora sono i rapporti di produzione e sociali che occorre, secondo Marx, rivoluzionare sostituendo «le armi della critica con la critica delle armi».
Alberto Madoglio ha analizzato lo straordinario contributo fornito da Marx nell'analisi economica dei rapporti di produzione capitalistici, culminato nella scrittura di un testo fondamentale, il primo volume de Il Capitale e di tutta una serie di appunti che poi verranno rielaborati da Engels nello scrivere, assieme ai suoi collaboratori, i restanti volumi della stessa opera. Alberto ha analizzato la forma che assumono le crisi capitalistiche, che si manifestano come crisi di sovrapproduzione e ha chiaramente spiegato la difficoltà di tanti economisti borghesi, che negavano che vi potessero essere delle crisi. Ha ricordato che dal 1970 ad oggi quattro recessioni a livello globale dimostrano quanto fosse efficace e spietata l'analisi economica del sistema capitalistico di Marx. Alberto ha peraltro ricordato e spiegato nei dettagli che le crisi, secondo Marx, sono legate alla caduta tendenziale del saggio di profitto e che nessuno dei palliativi degli economisti borghesi, keynesiani e neokeynesiani, è riuscita a porre argine a questa legge intrinseca del sistema capitalistico: dalla fine della Seconda guerra mondiale ad oggi l'economia capitalistica globale aggredisce le condizioni di vita del proletariato per porre rimedio alla caduta tendenziale del saggio di profitto devastando il pianeta e peggiorando le condizioni di vita del proletariato, come nella Corea del Sud, dove i padroni fanno lavorare 2.400 ore all'anno gli operai.
Francesco Ricci ha spiegato, anche attraverso una serie di aneddoti divertenti, che, in Marx, filosofia, politica ed economia non erano vezzi accademici ma lo sviluppo di un'incessante opera cui Marx ha dedicato tutta la sua vita: quella della costruzione di un partito rivoluzionario internazionale della classe operaia, l'unico strumento che potrà consentire al proletariato di prendere il potere e costruire una società finalmente liberata dalla divisione in classi sociali. Francesco ha smontato il pensiero di Norberto Bobbio (poi ripreso da gran parte dei commentatori anche attuali) che sosteneva che Marx non avrebbe prodotto alcuna elaborazione sulla questione dello Stato, amputando così il Marx politico. A partire dai manoscritti del 1844 sino alla “Critica del programma di Gotha”, in cui polemizza con Lassalle sullo «stato popolare libero», dalle polemiche con Bakunin che considerava lo Stato come il fondamento di tutti i mali, sino ai lavori dello stesso Engels, la questione dello Stato, che come riassumerà poi Lenin, è "il prodotto inconciliabile della lotta tra le classi", è, per Marx, una questione assolutamente centrale. E la questione dello Stato emerge nell'analisi che Marx compie dell'esperienza del 1871 in Francia, dove nasce, in forma embrionale, il primo soviet della storia: il comitato eletto della guardia nazionale. Francesco ha peraltro osservato che, scientemente, tutti i libri che sono stati prodotti in questo bicentenario della nascita di Marx, celano rigorosamente quello che Marx è stato per la maggior parte della sua vita: un dirigente di partito, un militante politico impegnato, assieme ad Engels, nella costruzione dell'Internazionale comunista. Un altro aspetto, frainteso da diverse correnti del movimento operaio, è l'assenza di una concezione deterministica della storia in Marx. Per Marx sono gli uomini il soggetto della storia, sono cioè gli uomini a fare la storia in condizioni che essi non si scelgono. Questa osservazione ha profonde implicazioni, perché non è affatto automatica la «transizione» dal capitalismo al socialismo, come pure i revisionisti spesso cercano di evocare per nascondere la loro codardia, ma vi è, al contrario, una doppia possibilità: o rivoluzione sociale o rovina delle classi in lotta.
La seconda giornata, coordinata da Diego Bossi, dirigente del Pdac, operaio alla Pirelli, ha costituito un momento di confronto tra diversi militanti e attivisti, tra cui compagne del Pstu brasiliano (Jessica e Natalia), Joana di Em Luta sezione portoghese della Lit, Gerardo di Corriente Roja sezione spagnola della Lit, di tanti operai impegnati nelle principali lotte nel Paese, sindacalisti e giovani compagni. Una giornata dedicata quindi a discutere con passione di quella prassi senza la quale la teoria marxista rimarrebbe, come peraltro accade nelle riunioni accademiche piccolo-borghesi, solo un'arma spuntata e inutile. Non è possibile ovviamente citare tutti gli interventi, mi limiterò a segnalarne qualcuno che mi ha particolarmente colpito.
Maria Larocca, maestra di Bologna e attivista del Fronte di Lotta No Austerity, ha raccontato le lotte sviluppatesi dal dicembre del 2017 contro la sentenza del Consiglio di Stato con la quale oltre 50.000 maestre (e maestri) venivano espulse dalle graduatorie ad esaurimento, mettendo in evidenza che la divisione tra i vari coordinamenti di lotta che si erano creati (alimentata ad arte da burocrazie sindacali) e le false illusioni nelle forze politiche borghesi di alcuni coordinamenti hanno portato alla sconfitta di quella lotta.
L'intervento di Daniele Cofani, figura molto nota del sindacalismo di base (Cub Trasporti), rappresentante della dura lotta in Alitalia e militante del Pdac, ha ripercorso la vicenda dell'Alitalia e invocato la necessità di unire le lotte dei lavoratori a livello internazionale.
Marco Usai, attivista dello Slai Cobas, operaio della Sevel Fca di Chieti, ha spiegato in che modo, nella prassi, i padroni, nelle fabbriche italiane, combattono la caduta tendenziale del saggio di profitto licenziando gli operai (1300 operai in meno dal 2009 in Fca) e spremendo come limoni, grazie anche agli accordi con i sindacati confederali, i restanti operai. Il risultato di questa lotta di classe dei padroni contro gli operai è il recente record produttivo, che ha consentito la produzione di 300.000 furgoni. 
Marco Usai ha inoltre denunciato le condizioni infernali di lavoro cui sono sottoposti gli operai nello stabilimento in provincia di Chieti, controllati a vista da ronde che sorvegliano i lavoratori.
L'intervento di Jessica Aguilar, compagna nera del Pstu brasiliano, ha ricordato l'omicidio, da parte dello Stato borghese brasiliano, di Marielle Franco, dirigente del Psol, e l'aggravarsi della repressione in Argentina, con l'arresto del dirigente del Pstu Daniel Ruiz. Jessica ha poi spiegato come si esplica la «democrazia» borghese in Brasile, dove ogni 11 minuti una donna viene stuprata e si registra un numero record di femminicidi. La compagna ha infine ricordato che durante la lotta del movimento Occupy Brasilia, la Lit ha assunto la direzione rivoluzionaria di quel movimento.
Il compagno Ivan Maddaluni, ferroviere, della Cub-trasporti di Firenze, ha spiegato le difficoltà nel realizzare scioperi dei trasporti realmente incisivi per le leggi liberticide dello Stato «democratico» borghese italiano e la stretta repressiva, con decine di processi in corso contro compagni fiorentini che si sono scontrati con Casapound, mentre i fascisti non sono stati, ovviamente, soggetti a nessuna denuncia da parte delle forze di polizia. Ha al contempo ricordato che gli scioperi in ferrovia sono sempre molto partecipati (un applauso della platea ha accompagnato l'annuncio del buon erisultato dello sciopero dello stesso giorno in Lombardia).
Giacomo Biancofiore, dirigente del Pdac, ha ricordato l'importanza ma al contempo i limiti di direzione della lotta NO TAP, che è stata tradita dall'illusione che il governo del «cambiamento» potesse impedire l'opera di distruzione ambientale della Puglia, derivante dalla realizzazione di un'infrastruttura energetica imposta dall'alto dagli interessi del capitalismo internazionale. Giacomo ha anche ricordato la pesante stretta repressiva delle forze di polizia con le denunce degli attivisti che hanno tentato di opporsi allo sventramento delle loro terre.
Fabiana Stefanoni, esponente del Flna, in prima fila nella lotta degli insegnanti, ha ricordato le politiche di smantellamento della scuola pubblica degli ultimi anni, dalla controrifoma Gelmini fino alla famigerata legge 107 ("Buona scuola") che ha esportato il modello Marchionne anche nell'istruzione pubblica.
Altri compagni hanno ricordato gli scioperi alla Rovagnati (nel monzese) in cui i militanti del Pdac sono impegnati e le lotte contro il Tav che continuano nel territorio piemontese (proprio l'8 dicembre si svolgeva una grande manifestazione a Torino). Molto applaudita la presenza di Giacomo Petrelli di Alternativa comunista di Bari aggredito a sprangate dai fascisti di Casa Pound dopo una manifestazione antirazzista.
Nell'intervento conclusivo, Francesco Ricci ha richiamato quanto sia importante, per i lavoratori, riappropriarsi del pensiero di Marx anche in un Paese al momento più arretrato di altri dal punto di vista della coscienza di classe come l'Italia. Ma questo arretramento, come ha spiegato Francesco, è la conseguenza del ruolo filo-padronale delle burocrazie sindacali in un Paese in cui per quarant'anni la dirigenza politica del movimento operaio è stata rappresentata dal più grande partito controrivoluzionario e stalinista dell'occidente, il Pci. Dopo il salto del tappo stalinista il movimento operaio italiano è stato guidato, per altri vent'anni, dal più grande partito neo-rifomista europeo, quella Rifondazione comunista che ha perseguito la logica della collaborazione di classe con la borghesia. E persino dopo la crisi di Rifondazione il ruolo di tappo dei sindacati confederali continua a frenare lo sviluppo di una fase rivoluzionaria nel nostro Paese, con il leader del principale sindacato confederale, Landini, che arriva a vantarsi, nei talk show televisivi, di non aver mai letto Marx. Ma un errore Marx non fece, come ha ricordato Francesco. E fu quello di pensare di "unire le sinistre". L'obiettivo del partito rivoluzionario, secondo Marx, era quello di scindersi dalle forze riformiste come unica via per unire i lavoratori in lotta. E, se gli operai sono divisi, è a causa degli agenti della borghesia nel movimento operaio, le burocrazie sindacali e le aristocrazie operaie, che dividono la classe lavoratrice consentendo al sistema capitalistico di continuare a sopravvivere. Ma la storia procede per salti bruschi e lo testimoniano gli avvenimenti rivoluzionari che si stanno verificando in Francia, dove persino pezzi dell'apparato repressivo cominciano a rifiutarsi di manganellare il proletariato in lotta contro il governo. Il principale compito del Pdac, sezione italiana della Lit-Quarta Internazionale, è quello di contribuire alla costruzione di un partito con influenza di massa, in grado di dirigere il proletariato nello scontro contro lo Stato borghese, per una prospettiva socialista, l'unica che può rivendicare l'eredità di Marx.
 
Pubblichiamo qui le prime foto.
Altre saranno pubblicate a breve nella sezione foto del nostro sito
A breve pubblicheremo sul sito anche i video della Conferenza.
 
 
 
 
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marx_tornato_2I relatori della prima giornata
 
 
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La tavola rotonda coi protagonisti delle lotte (Alitalia, maestre, donne, Fiat Sevel, ferrovie)
 
marx_tornato_4Le delegazioni da altre sezioni della Lit-Quarta Internazionale: Spagna, Portogallo, Brasile
 
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