Vicenza è reduce da due mandati di governo del centrodestra. An, Forza Italia e Lega hanno avuto a Vicenza una gestione della cosa pubblica come se fosse “cosa loro”. Dalle assunzioni in Comune dove il sindaco ha nominato dirigente la propria moglie, al portavoce del sindaco (incarico dato a persona di fiducia alla modica cifra di 90 mila euro l’anno), alla dirigente al personale, assunzione illegittima di un ex sindacalista Uil (illegittima perché così ha stabilito il Tar del Veneto considerato che non aveva i titoli per poter accedere al posto, lo scorso dicembre 2007 dopo anni di denunce e ricorsi). Ma la vera spartizione del bottino è avvenuta all’interno delle Aim, l’azienda municipalizzata comunale, dove An, Forza Italia e Lega si sono spartiti compensi da consiglio di amministrazione e consulenze, studi per centinaia di migliaia di euro. Tanto che la magistratura sta analizzando le carte per verificare come sia possibile che un’azienda che è sempre stata in utile si sia ritrovata in pochi anni, spezzettandola e facendola partecipare ad altre aziende, con un buco da oltre 150 milioni di euro.
La partecipazione alle elezioni per noi è uno strumento di propaganda del nostro programma e una possibilità aggiuntiva che ci permette di arrivare tramite la stampa e le tv a migliaia di persone che altrimenti ignorerebbero la nostra presenza.
A Vicenza, nonostante contraddizioni enormi che sono scoppiate come il sì di Prodi alla nuova base Usa al Dal Molin ma anche nonostante migliaia di licenziamenti che hanno colpito la provincia negli ultimissimi anni, in particolare nel settore tessile, la situazione della classe lavoratrice è particolarmente arretrata. Le elezioni hanno permesso al PdAC di guadagnarsi uno spazio e un riconoscimento come forza rivoluzionaria presente ed attiva. Diversi giovani e lavoratori ci hanno conosciuto e si sono avvicinati al partito anche grazie a questa esperienza elettorale.
Il PdAC è un partito che si costruisce nelle lotte. A Vicenza i nostri militanti hanno partecipato, fin dall'inizio, alle mobilitazioni contro la base Dal Molin. Pensi sia possibile rendere visibile il senso di questa battaglia anche nella campagna elettorale?
La lotta contro il Dal Molin ha dimostrato l’ipocrisia dei partiti della sinistra governista, i cui rappresentanti, nei fatti, non hanno saputo essere conseguenti al loro No, votando tutti compatti le finanziarie di guerra che hanno aumentato le spese militari del 12% all’anno rispetto all’ultimo governo Berlusconi. Insomma non sarà come proposto dal centrosinistra locale con un referendum o una raccolte firme o con richieste di moratoria che si può pensare di fermare la macchina della guerra. E’ necessario agire su due fronti: lavorare per accrescere un dissenso sempre più diffuso tra la popolazione che si trasformi in contrasto aperto fino al raggiungimento dello sciopero generale (per aumentare le spese della guerra e delle basi, si tagliano sanità, servizi pubblici e sicurezza nel lavoro). E’ necessaria una scesa in campo reale e non di facciata di sindacati (come la Cgil) che si sono dichiarati contrari alla base. Questa battaglia si può vincere solo se i lavoratori vi entrano in maniera organizzata. Allo stesso tempo è fondamentale creare l’inospitalità del territorio e invitare i soldati americani, che sappiamo in numero sempre maggiore in crisi, alla diserzione. I militanti di Alternativa Comunista hanno appoggiato e sono tra i promotori del primo centro per la diserzione dei soldati americani nato in Italia grazie al Comitato Vicenza Est e alla Cub di Vicenza, il centro “Sir, no Sir! Help line”.
Venerdì 28 marzo è stata annunciata, dalla Setaf , l’assegnazione alla Cmc (Cooperativa muratori e cementisti) di Ravenna e la Ccc (Consorzio cooperative costruzioni) di Bologna dell’appalto da 245 milioni di euro per la costruzione della nuova base Usa. L’inizio dei lavori è previsto per l’estate.
La mobilitazione ha subito un significativo rallentamento anche per le divisioni che ci sono state all’interno del movimento nell’ultimo anno. Inoltre, recentemente, la parte del movimento che fa riferimento al presidio (organizzato e gestito dai Disobbedienti) si presenterà alle elezioni amministrative con una lista civica. Questa decisione ha creato non pochi malumori in quanto questa lista utilizza il logo “No Dal Molin”, nome che è stato reso famoso quale simbolo della lotta contro la nuova base da tutto il movimento che in tale slogan si è riconosciuto e identificato. La lista, invece, è composta solo da persone che fanno riferimento al Presidio, ai suoi contenuti, linguaggi e modalità e rappresenta, quindi, solo una parte del variegato e composito movimento che ha contribuito a rendere conosciuta e importante la lotta di Vicenza
Per parecchie settimane sulla stampa la Sinistra Arcobaleno annunciava l’alleanza col sindaco del Pd,Variati, il quale, non gradendo la richiesta di rendere visibile sul simbolo l’acronimo dei partiti di riferimento ha dichiarato di correre senza il loro appoggio. La sinistra Arcobaleno si presenta, quindi, con un candidato sindaco, consigliere comunale dei Verdi.
E’ chiaro che daranno il loro appoggio, nel’eventuale ballottaggio, al Pd, anche perché è perfettamente in linea con il “partito democratico pensiero” che ritiene la fine della lotta di classe, visto che, anche loro, si vantano di avere in lista l’industriale. Qui a Vicenza, al momento dell’annuncio di Prodi della concessione dell’area Dal Molin per la costruzione della nuova base militare Usa, le sospensioni dai vari partiti di governo si sprecarono e sembrava che il rapporto fosse interrotto per sempre. Oggi a distanza di poco più di un anno tutti si ricandidano con quei partiti responsabili di aver appoggiato con la fiducia, votata innumerevoli volte, proprio quel governo che ha concesso all’esercito americano il Dal Molin. Non si può a parole essere contrari alla costruzione della base e nei fatti appoggiare e candidarsi con quei partiti che, al loro interno, esprimono il commissario di governo incaricato per sorvegliare la costruzione della base, con quei partiti legati a doppia mandata a quelle cooperative “rosse” che ora, vinto l’appalto multimilionario, si apprestano a costruirla la base, o con quei partiti che si ammantano dell’arcobaleno, a richiamo della bandiera della pace, e invece nei fatti sono responsabili dei finanziamenti alle missioni estere in Afghanistan e dell’aumento delle spese militari a scapito di sanità, istruzione, servizi sociali.
No, non ci sono. Siamo l’unico partito a Vicenza che si presenta con la falce e il martello -e con un programma di alternativa di classe.