E quella scherzosa “minaccia” non era nulla neanche di fronte a quello che avrei visto quando poi sono stato chiamato alla tribuna per tenere il mio intervento: una platea smisurata, che esprimeva con cori e canti tutta la propria felicità per l’ingresso nella Lit “de los camaradas italianos”.
Così pure, tutti gli oratori, (Eduardo Almeida Neto “Edù”, del Pstu brasiliano e membro del Cei della Lit; Oscar Ángel, del Pst della Colombia - Cito; Miguel Sorans, di Is d’Argentina, Uit; Ernesto González, il più anziano militante morenista in attività; Alicia Sagra, del Fos d’Argentina e membro del Cei della Lit; Babá, del Cst del Brasile, Uit; Eduardo Barragán, del Cito; Valerio Torre, del PdAC d’Italia; e Ángel Luis Parras “Caps”, del Prt-Ir di Spagna e membro del Cei della Lit) interpretando la vivissima tensione morale e politica che attraversava la sala, hanno sottolineato la “novità” dell’attuale fase storica che sta vivendo la Lit, rappresentata dal riavvicinamento - dopo una scissione proprio dalla Lit avvenuta nel 1994 - del Cito (Centro internazionale del trotskismo ortodosso, che raggruppa sezioni in vari paesi dell’America Latina) e dall’ingresso del PdAC come sezione italiana: in particolare, questi due fatti sono stati letti come un avanzamento del rafforzamento della Lit stessa grazie alla convergenza di partiti e correnti che hanno determinato un processo di raggruppamento rivoluzionario a livello internazionale intorno ad essa.
La battaglia per la ricostruzione della Lit, infatti, è considerata - e questo è stato anche il significato della commemorazione di Moreno - funzionale alla battaglia per la ricostruzione della Quarta Internazionale, dal momento che la Lit, a differenza di altre organizzazioni, non si proclama “la Quarta rifondata”.
Gli interventi hanno tutti posto l’accento sulla necessità di un’Internazionale rivoluzionaria dei lavoratori (“Edù”: “Dopo la morte di Moreno, abbiamo vissuto momenti molto difficili ed una gran crisi della Lit. Avevamo due opzioni: scommettere sulla costruzione di un grande partito nazionale ponendo l’Internazionale in secondo piano o scommettere sulla ricostruzione della Lit. Abbiamo optato per la priorità della ricostruzione del partito internazionale. Dobbiamo fare un bilancio di quella decisione: è stato il miglior risultato della nostra storia. Perché senza la Lit il Pstu non sarebbe esistito”. Alicia Sagra: “Moreno non è stato infallibile, ma ci ha lasciato una lezione per evitare al massimo gli errori basata su tre pilastri: la relazione con la classe operaia, la teoria marxista rivoluzionaria e la costruzione dell’Internazionale”. Oscar Ángel: “Moreno non era argentino, né colombiano, né brasiliano, era internazionalista, cittadino del mondo. Ed appartiene a tutti. Il miglior omaggio che possiamo fargli è ricostruire l’Internazionale alla quale ha dedicato la sua vita”. Eduardo Barragán: “Da quanti anni non si riunivano tanti rivoluzionari come oggi qui! Questa manifestazione può segnare un cambio nella dinamica: dopo tanti anni di fratture e frammentazioni, si può iniziare un periodo di unificazione per costruire l?internazionale”).
L’intervento conclusivo, tenuto dal compagno “Caps”, del Prt-Ir di Spagna, a nome della direzione internazionale della Lit, costituisce un chiaro esempio della linea politica che il PdAC stesso, richiamandosi al marxismo rivoluzionario, ha assunto come propria già da prima della sua costituzione come partito: l’indipendenza di classe.
Un’indipendenza che riguarda la posizione dei rivoluzionari di fronte alla democrazia parlamentare borghese, con l’esigenza di differenziarsi dai riformisti che guardano ai propri successi o fallimenti in base al numero dei voti ottenuti ed in funzione del numero dei deputati conseguiti; di non farsi cooptare in una forma di adattamento alla democrazia borghese.
Un’indipendenza che segna, di fronte ai governi ed allo Stato, la posizione dei rivoluzionari, che non possono incorporarsi nei governi borghesi come fanno tanti “rivoluzionari realisti” che ci definiscono “dogmatici e settari”: è un criterio elementare di classe. Per i trotskisti, per il marxismo conseguente, tutta la nostra politica deve essere di classe e da Marx in poi tutto il nostro impegno è garantire l’indipendenza di classe.
“Caps” ha poi concluso riportando l’insegnamento di Moreno: noi non cerchiamo disperatamente il potere. La nostra politica è di classe. Se non è la classe operaia che va al potere noi non andiamo al potere. È semplicissimo!
E questo principio, quello dell’indipendenza di classe, è a servizio della costruzione di un’Internazionale rivoluzionaria. Perché quelli che si adattano alla borghesia ed al suo potere e, pur rivendicandosi trotskisti e rivoluzionari, accettano di entrare nei suoi governi; quelli che capitolano all’opportunismo in nome del “realismo” e tradiscono così la classe operaia svendendone l’indipendenza; costoro non hanno bisogno di un’internazionale.
Perché un’Internazionale non serve per conservare apparati burocratici, né per partecipare ad un governo borghese. Un’Internazionale serve per la rivoluzione; e, se si rifiuta la tematica dell’Internazionale, in realtà si rifiuta l’idea stessa di rivoluzione e di presa del potere: per stare al governo con la borghesia ed adattarsi al suo sistema - sia pur sbandierando più o meno “criticamente” i principi del marxismo - non è necessario rivendicare l’indipendenza di classe, né l’Internazionale, perché in realtà ciò che non si vuole è la rivoluzione (che però può ben essere evocata a parole).
Ecco, questa è la sintesi dell’emozionante manifestazione di omaggio a Nahuel Moreno.
E penso che le parole pronunciate con voce rotta da Eduardo Barragán possano essere il giusto suggello di una serata indimenticabile: “Per me, vedere i lavoratori della delegazione del Minas Gerais ripetere gli stessi canti che furono intonati ai funerali di Moreno è emozionante. E vedere questo in un processo di riunificazione della Lit e del trotskismo è ancor più emozionante”.