Ucraina
Via Yanukovich!
Né Ue né sottomissione a Putin
di I. Razin e R. Leon
Pubblichiamo questo testo della Lit - Quarta Internazionale di analisi sulla situazione in Ucraina. Il testo è stato scritto il 13 febbraio, quindi prima degli scontri militari, ma le analisi contenute in questo breve saggio sono confermate dagli avvenimenti in tutta la loro validità. Anche l’accordo firmato nelle ultime ore tra Yanukovich e l’opposizione borghese era stato previsto come possibilità dai compagni autori del testo
Torneremo nei prossimi giorni con altri articoli sul tema.
(Nota di Matteo Bavassano, traduttore del testo)
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Le immense mobilitazioni popolari in Ucraina, iniziate alla fine dello scorso novembre, hanno conquistato le loro prime vittorie parziali.
Anche se da più di due mesi la situazione è segnata da un’estrema instabilità politica, a partire dall’azione di centinaia di migliaia di persone che, con temperature di 23 gradi sotto zero, sono scesi nelle principali strade di Kiev e di approssimativamente dieci mila accampati a Maidan, la principale piazza della capitale e attuale centro nevralgico delle proteste contro il governo di Yanukovich, l’approvazione di quelle leggi repressive radicalizzò ancora di più le proteste e aprì una nuova fase nel conflitto.
Il saldo della brutale repressione poliziesca è di almeno cinque morti, più di cento feriti e prigionieri politici. I manifestanti hanno bloccato le strade principale e hanno dato inizio a un’ondata di occupazioni di ministeri e edifici pubblici in 14 delle 25 province del Paese, cominciando un processo di avvicinamento delle manifestazioni all’est del Paese, dove ci sono stati proteste e scontri a Zaporoyie e Dniepropetrovsk.
Vale la pena ricordare che, in Ucraina, esistono marcate differenze culturali, storiche e politiche tra l’est e l’ovest del Paese. La regione dell’est è più industrializzata, di lingua russa ed è la zona dove Yanukovich ha la sua maggiore base di appoggio sociale, rispetto alla regione occidentale, più rurale, di lingua ucraina e con maggiori legami culturali con l’Europa. Questo inizio di “nazionalizzazione” delle proteste comincia a generare una situazione ancora più preoccupante per il potere della borghesia locale e per gli interessi stranieri radicati nel Paese.
L’abrogazione delle leggi repressive e la caduta del governo ucraino, a nostro parere, sono un’importante vittoria delle mobilitazioni popolari, che torce il braccio a un governo repressore, sottomesso e oligarchico.
Tuttavia il potere rimane nelle mani di Yanukovich e della ripugnante oligarchia ucraina, sempre disposta a vendersi tanto agli avvoltoi russi come a quelli europei. Per questo, questa vittoria deve essere un punto di partenza per continuare una offensiva del popolo sfruttato che arrivi a rovesciare il governo, liquidi il potere degli oligarchi e metta l’economia del Paese nelle mani della classe lavoratrice, conquistando l’assoluta e definitiva indipendenza del Paese.
Yanukovich non si darà per vinto. Sta tentando e tenterà di smobilitare Maidan. E se non si dimostrerà capace, l’alta cupola dell’esercito ucraino (il secondo più grande d’Europa dopo quello russo) ha già fatto sapere, in un comunicato, che interverrà per “stabilizzare la situazione dello Stato” e ricomporre la “concordia sociale”, quindi dichiarano “intollerabile” l’occupazione di edifici pubblici. “Gli alti ufficiali e i funzionari del Ministero della difesa appoggiano il presidente dell’Ucraina per quanto riguarda la necessità di stabilizzare la situazione dello Stato”, avvertirono i generali.
Di fronte a questa situazione è urgente che la sinistra internazionale assuma una posizione di appoggio alle mobilitazioni, combattendo la direzione borghese e pro-imperialista, così come i settori di estrenma destra e neonazista che tentano di controllare il processo, mentre è necessario esprimere un chiaro ripudio delle minacce dei militari di schiacciare il movimento di piazza Maidan.
Tra l’oppressione dello sciovinismo granderusso e quella dell’imperialismo
L’Ucraina, una ex repubblica sovietica con 45 milioni
di abitanti, ha sempre sofferto l’oppressione nazionale da parte della Russia.
Precedentemente la Prima guerra mondiale (1914-1918), L’Ucraina
era dominata degli imperi austroungarico e russo, e la vile autocrazia zarista
aveva il controllo della maggior parte del territorio. Con il trionfo della
rivoluzione socialista russa del 1917, il Paese conquista un periodo di
indipendenza fino a che nel dicembre 1922 si trasforma in una delle repubbliche
fondatrici della vecchia Unione sovietica (Urss).
Durante la decade del 1920, prima della consolidazione
della burocrazia stalinista al potere, i bolscevichi mantennero una politica di
rispetto dei diritti nazionali ucraini, che si espresse in una fioritura
dell’arte e della cultura e in un utilizzo esteso e permesso dell’idioma locale
(proibito sotto lo zarismo). I primi anni dell’Urss furono, anche, quelli di
maggiori conquiste in quanto a diritti sociali elativi alla sanità e
all’educazione pubblica, l’edilizia popolare, l’accesso alla terra e i diritti
delle donne.
Senza dubbio, nel finale di questa decade, agli inizi
del 1930, la burocrazia comandata da Stalin attaccò brutalmente tutte queste
conquiste, come parte della controrivoluzione politica trionfante in Urss.
Il Cremlino negò il diritto di autodeterminazione
nazionale garantito all’Ucraina dalla rivoluzione d’Ottobre e passò a
esercitare una crescente oppressione nazionale. La collettivizzazione forzata
intrapresa da Stalin, per esempio, attaccò in maniera brutale i contadini
ucraini. L’esercito rosso requisiva terre e grano e imponeva obiettivi di
produzione irraggiungibili per i contadini, i quali non ricevevano né grano, né
alimenti se non li raggiungevano. Questa politica brutale portò, durante questa
decade, a una carestia generalizzata su tutto il territorio sovietico e, nella
sola Ucraina, morirono più di cinque milioni di contadini.
Nello stesso periodo, anche la grande persecuzione dei
Processi di Mosca (1929-1934 e 1936-1938) colpì enormemente la popolazione
ucraina, specialmente l’opposizione politica, gli intellettuali e gli artisti.
Si calcola che furante i processi furono assassinati migliaia di oppositori
ucraini. Di fatto, dei più di cinque milioni di prigionieri, mandati a morte
nei campi di concentramento stalinisti (gulag) della Siberia, almeno il 20%
erano ucraini.
Questi sono solo alcuni fatti che dimostrano che
l’oppressione nazionale che esercita la Russia sull’Ucraina, che risale
all’impero degli zar e passa per il regime del terrore stalinista, è un
elemento centrale per comprendere le cause della situazione attuale.
Dall’altro lato, la crisi attuale, che ha queste
radici più storiche, deve essere spiegata anche a partire dal brutale processo
di colonizzazione al quale l’Ucraina è sottoposta dalla restaurazione del
capitalismo in tutto l’est europeo.
In questi 20 anni, l’Ucraina ha attraversato un
processo tremendo di deindustrializzazione e privatizzazione della sua
economia, segnato da un0aumento enorme degli investimenti e del debito estero
con l’imperialismo – fondamentalmente europeo – e per la sua dipendenza dal
prezzo del gas che gli impone la Russia.
Con la restaurazione del capitalismo, la vecchia
burocrazia di governo diventò multimilionaria, beneficiando delle selvagge
privatizzazioni che furono condotte in tutti i rami dell’economia. Così si
costituì una oligarchia meschina, corrotta e con la ferma decisione di
governare il suo “feudo” con pugno di ferro.
Questa oligarchia oggi detiene enormi complessi
industriali e finanziari. A questo dobbiamo aggiungere un’altra caratteristica
dell’élite ucraina: la corruzione. Ci sono settori che hanno i loro affari più concentrati
nelle relazioni con la Russia e altri più concentrati nei legami con l’Unione
europea, soprattutto con la Germania. Questo non impedisce, senza dubbio, che
entrambi i blocchi siano sempre ben lieti di vendersi al miglior offerente.
Stando così le cose, in base a quale settore
dell’oligarchia è al governo, l’economia e la politica del Paese oscilla tra
l’influenza della Russia, verso la quale esporta il 25,6% della sua produzione
e da cui importa il 32,4% del suo consumo interno e da cui necessitano un buon
prezzo per il gas, e l’influenza “dell’occidente”, l’Unione europea e gli Usa, da dove arrivano prestiti
– molte volte utilizzati anche per pagare il gas che viene dalla Russia – e
dove l’oligarchia ucraina ha un patrimonio importante.
Così, l’Ucraina è una semicolonia dove il blocco
imperialista Ue-Usa e la Russia di Putin si disputano l’influenza economica e
politica e tentano di saccheggiare il più possibile delle sue ricchezze. In
altre parole, gas dell’est e prestiti dell’ovest sono i pilastri che sostengono
l’Ucraina borghese.
L’attuale crisi economica e l’impatto delle politiche corrotte e neoliberiste dei successivi governi hanno deteriorato il livello di vita delle masse fino a raggiungere livelli insopportabili.
Dalla dissoluzione dell’Urss, nel 1991, l’Ucraina è passata da 51,4 milioni di abitanti a 45 milioni, prodotto di una diminuzione della natalità e un aumento della mortalità, soprattutto dovuto allo smantellamento della sanità pubblica. L’emigrazione sale a quasi 7 milioni di persone, che fanno entrare annualmente tre miliardi in rimesse, La povertà, secondo lo stesso governo, arriva al 25% della popolazione, la povertà estrema affligge il 16%, registrando gli indici più alti nell’ovest rurale. I lavoratori statali hanno passato mesi senza ricevere il loro stipendio e il Paese non riesce a pagare il gas che importa dalla Russia. La disoccupazione arriva “ufficialmente” all’8% e il salario medio è di 332 dollari, quasi tre volte meno di quello di Russia e Bielorussia, per non parlare dell’Ue.
Queste sono le profonde basi sociali ed economiche che sono alla base del malcontento popolare e spingono le mobilitazioni attuali, al di là delle questioni sulle relazioni con l’Ue o con la Russia.
L’accordo con l’Ue e la crisi attuale
La crisi economica mondiale ha messo sotto pressione
le relazioni di sfruttamento nazionale e la Russia ha cominciato ad aumentare
il prezzo del gas per l’Ucraina.
Gli altissimi prezzi del gas naturale (superiore a
quelli che la Russia fa pagare all’Ue) minavano gli affari degli oligarchi
ucraini e dissanguavano le finanze dello Stato. Di conseguenza, il governo è
ricorso disperatamente ai prestiti sotto forma di eurobond e prestiti del Fmi
(il debito ucraino è quintuplicato negli ultimi 5 anni; per la fine del 2014,
l’Ucraina dovrà pagare circa 10 miliardi di debito estero), che hanno spinto
l’oligarchia e tutta la politica ucraina sempre più verso le fauci
imperialiste.
Bloccata in un circolo vizioso, non era infrequente
che l’Ucraina pagasse i debiti con Gazprom, il monopolio esportatore del
gas russo, con i prestiti dell’imperialismo. Tuttavia questa situazione di
pagare imponenti somme di denaro tanto alla Russia come ai creditori
imperialisti portò lo Stato sull’orlo del fallimento e la borghesia ucraina
prese la decisione di svendere il Paese all’Ue, in cambio di maggiori “aiuti
finanziari”. Ricordiamo che, secondo Standard
and poors, oggi l’Ucraina ha il 50% di possibilità di andare in bancarotta.
Fu così che Yanukovich cominciò la propaganda
massiccia a favore di un accordo di associazione e libero commercio con la Ue,
sperando nell’afflusso di denaro europeo.
Tuttavia, l’accordo preparato dall’Ue, che sta vivendo
una dura crisi, conosciuta da tutti, non garantì il finanziamento sperato dal
governo, né dava all’Ucraina i diritti per appartenere a questo blocco
economico continentale. Garantiva solo, per gli imperialisti europei, il
mercato interno ucraino e la possibilità di approfondire il saccheggio, senza
quasi nessuna misura compensatoria.
Il regime russo, vedendo la possibilità di perdere
improvvisamente la sua influenza in Ucraina, incluse le sue basi militari a
Sebastopoli e in Crimea, fondamentali per la presenza militare di Putin nel mar
Nero, cominciò più attivamente a fare pressioni sul governo ucraino. Si offrì
di ridurre del 30% il prezzo del gas e concedere un prestito di 15 miliardi di
dollari, con l’unico obiettivo di mantenere l’Ucraina nella sua “orbita di
influenza”. Alla stessa maniera, Putin raddoppiò i suoi sforzi per includere
l’Ucraina nella cosiddetta Unione doganale eurasiatica, comandata dalla Russia
e che include Kazakhistan e Bielorussia.
In mezzo a questa situazione di grande pressione da
parte di Putin, il 21 novembre 2013, Yanukovich, contrariamente a tutta la
propaganda precedente, non firmò l’accordo con l’Ue, fatto che provocò le prime
manifestazione, l’offensiva dell’opposizione borghese pro-occidentale e tutta
la crisi attuale.
Il carattere del processo
La stampa internazionale informava permanentemente che
le manifestazioni erano “per esigere l’entrata dell’Ucraina nell’Ue”. Anche la
propaganda russa e i suoi difensori della sinistra castro-chavista sottolineano
questo aspetto e aggiungono il fatto che le manifestazioni sarebbero dirette da
“fascisti” finanziati dall’Ue e dagli Usa per “orchestrare un colpo di Stato”
contro Yanukovich e stoppare “l’integrazione nell’unione fraterna dei popoli
della vecchia Urss”.
È vero che esistono illusioni in ampi settori di
massa, soprattutto nell’Ucraina occidentale, che un avvicinamento all’Ue
potrebbe essere una soluzione alla paralizzante situazione economica e sarebbe
un’alternativa “più democratica” rispetto al bonapartismo della brutale
oligarchia governante. Senza dubbio, dobbiamo capire che queste illusioni e
l’inganno di un settore di massa riguardo all’Ue ha, come abbiamo visto, una
base molto concreta, che è l’oppressione storica da parte della Russia e l’odio
verso Putin, che viene visto – a ragione – come il tiranno granderusso che
incarna i secoli di sfruttamento, umiliazioni e abusi contro il popolo ucraino.
L’odio per l’oppressore russo è progressivo, l’errore
(alimentato dall’opposizione pro-occidentale e dall’imperialismo) è nel pensare
che un accordo di “libero” commercio con l’Ue sarebbe la soluzione a tanti anni
di vessazioni.
È anche certo che l’opposizione borghese e pro
imperialista, che trova espressione nel partito Udar (“Alleanza democratica
ucraina per la riforma”), dell’ex pugile Vitali Klitschko; il partito pro Ue Batkivschina(“La
patria”) dell’ex primo ministro Julia Timoschenko e attualmente guidato da Arseni
Yatseniuk (al quale Yanukóvich offrì il posto di primo ministro dopo la
rinuncia di Azarov) e settori apertamente fascisti come il partito Swobod (“Libertà”),
guidato da Oleg Tiagnibok (che ha circa il 10% dell’elettorato), partecipano e
tentano di controllare le proteste a Maidan, con l’aperto beneplacito dei
diplomatici europei e nordamericani.
Esistono anche, sia nella piazza che nelle occupazioni
di edifici pubblici, gruppi di estrema destra e xenofobi raggruppati nel
cosiddetto Pravy Sektor (Settore di destra), i quali si sono alleati
a varie organizzazioni, anche ultranazionaliste, di veterani della campagna
sovietica in Afghanistan (1979-1989), per “proteggere” gli accampamenti a
Maidan.
Andréi Tarasenko, uno dei leader del Settore di
destra, appartiene a una organizzazione chiamata “Il tridente di Stepan
Bandera”, in memoria del leader ribelle dell’Esercito insurrezionale ucraino
(Upa) che lottò contro le autorità sovietiche durante la Seconda guerra
mondiale e anche nella decade del 1950. Tarasenko dice che il Settore di
destra si basa sui “principi del cristianesimo tradizionale dell’Ucraina e
sull’ideologia del nazionalismo ucraino”. Si dichiarano anche anti russi
(“perché i russi non sono europei”) e anticomunisti. Anche se si oppongono al
governo di Yanukovich e all’entrata nell’Ue (una “struttura sovranazionale”
che, secondo Tarasenko, vuole la “denazionalizzazione” e la
“decristianizzazione” dell’Europa), propongono una strategia xenofoba di una
società guidata da “una Legge superiore, la legge di Dio e la legge della vita
quotidiana della Nazione ucraina”. Questi gruppi sono anche contro l’eutanasia
e i matrimoni tra persone dello stesso sesso, perché “per il cristianesimo la
sodomia è un peccato che deve essere punito”.
Pur essendo profondamente reazionarie, tanto le illusioni
nell’Ue come il carattere delle direzioni del movimento di piazza Maidan,
sosteniamo che la sinistra non può confondere questo carattere reazionario e
pro-imperialista della direzione del processo con il carattere del processo in
generale.
Pensiamo che il processo di mobilitazioni che scuote
l’Ucraina attualmente sia progressivo, nonostante la sua direzione e molte
altre contraddizioni. Ha un corso progressivo perché combatte contro un governo
ultrareazionario e bonapartista, repressivo e corrotto come quello di
Yanukovich e perché combatte, anche se in maniera distorta dalla propaganda pro
Ue e le confusioni delle masse in questo senso, la storica oppressione russa
sull’Ucraina.
Se all’inizio del processo l’asse delle mobilitazioni
era il rifiuto contro la sospensione dell’accordo con l’Ue, la dinamica della
mobilitazione e la brutale repressione da parte di Yanukovich hanno fatto sì
che al cento delle proteste ci fossero le dimissioni del governo e la fine
delle misure repressive, qualcosa di indubbiamente progressivo.
Questo corso si è accentuato dopo l’approvazione delle
“leggi dittatoriali”, analoghe a quelle che regnano nella Russia di Putin, sostenute
da Yanukovich e che si sono ritorte contro il governo. Questo affronto e la
risposta che il movimento di massa ha dato ha aperto una nuova fase nello
sviluppo della situazione. Le proteste iniziali, nelle quali predominavano
studenti universitari e settori della classe media, hanno lasciato il passo
all’incorporazione di più settori di lavoratori, estendendosi da Kiev ad altre
città, alcune nell’est del Paese.
Di fronte all’offensiva bonapartista, gli ucraini
risposero con nuove manifestazioni massicce e ogni volte più radicali, con
scontri feroci con la polizia e occupazioni di edifici pubblici. E la richiesta
illusoria della “euro-integrazione” è passata in decimo piano, l’asse attuale
è: Via Yanukovich!
Gli eventi attuali, se prima generavano dubbi ed erano
fonte di confusione, ora mostrano chiaramente che il desiderio degli ucraini è
regolare i conti con il governo che ha portato il Paese al fallimento e che
disprezza apertamente il suo popolo. Il governo, da parte sua, rimase
praticamente paralizzato e incapace di placare la rabbia popolare, perdendo
progressivamente il controllo del Paese.
Essendo un processo il cui significato è
essenzialmente progressivo, è fondamentale che tutte le organizzazioni che si
dicono di sinistra e il movimento operaio e sociale del mondo esprima il suo
appoggio e la sua solidarietà con la tenace lotta che sta impegnando le masse
popolari ucraine. È necessario combattere e denunciare il ruolo reazionario che
compiono le direzioni del movimento di Maidan, ma partendo da una posizione
interna al processo. È necessario l’appoggio della sinistra perché una caduta
di Yanukovich per mano delle mobilitazioni popolari, senza dubbio, sarebbe una
importante vittoria politica che approfondirebbe la crisi del regime e sarebbe
un passo prezioso per la strategia della presa del potere da parte della classe
operaia e delle masse popolari.
Il castro-chavismo appoggia Yanukovich-Putin
Disgraziatamente, come abbiamo visto, questa non è la
visione della maggioranza della sinistra. La propaganda ufficiale di Yanukovich
e, soprattutto, quella russa assolutizzano le azioni dell’estrema destra.
I quotidiani russi, quando si riferiscono ai
manifestanti, sono pieni di frasi come “fascisti”, “membri di bande criminali”,
“vandali”, “organizzatori di pogrom”, “radicali”, “gruppi ultranazionalisti” o
“golpisti”.
Si presentano le proteste come prodotto di una
“cospirazione dell’Ue e degli Usa”, e la sinistra internazionale, nella sua
maggioranza, è caduta nuovamente nella rete di questo discorso, anche se non ha
nulla di originale.
Pensiamo che, al contrario delle posizioni difese dalla maggioranza della sinistra, la migliore forma di combattere i gruppi fascisti, come Swoboda e il Settore di destra, è proprio intervenendo nelle mobilitazioni per costruire, nel loro seno, una alternativa indipendente e di classe, che combatta sia il governo corrotto e pro russo di Yanukovich, sia l’opposizione borghese e l’estrema destra, che vogliono legare ancora di più il Paese ai dettami dell’imperialismo europeo e che, se le mobilitazioni arrivano a minacciare seriamente la dominazione capitalista, non avranno remore nel contrattare una “soluzione negoziata” con lo stesso Yanukovich.
Il compito non è negare, ma disputare a fondo il processo di mobilitazione di piazza Maidan.
Contro l’estrema destra, che vuole dare alla
mobilitazione un senso nazionalista e xenofobo, dobbiamo opporre una politica
di approfondimento della lotta integrandovi la classe operaia organizzata, la
gioventù precarizzata e senza futuro, le donne e la sinistra in generale. È
necessaria una politica di democratizzazione del movimento e di creare, anche,
organismi di autodifesa conto la repressione, contrastando il discorso dei
fascisti i quali si arrogano il compito (che nessuno ha votato) di “difendere
la piazza e le proteste”
Se la sinistra che ignora o è contro piazza Maidan si
fa il gioco del governo di Yanukovich, dell’oppressione nazionale che esercita
la Russia e, anche, dei gruppi pro imperialisti e dell’estrema destra, perché
gli si lascia il campo libero per portare questa eroica lotta delle masse verso
una sconfitta sicura.
L’unico antidoto contro la crescita dell’estrema
destra è una lotta tenace per l’entrata in scena della classe operaia, con le
sue organizzazioni e i suoi metodi, all’interno di Maidan, a partire dalla
costruzione di un terzo campo che proponga un programma chiaro per il Paese,
dalla prospettiva dei lavoratori.
Partecipare alla mobilitazione di piazza Maidan con la prospettiva di costruire un terzo campo contro il governo di Yanukovich, la Ue e la sottomissione alla Russia!
Come abbiamo detto già detto in questo articolo, la nostra posizione si sintetizza in:
1- Partecipazione attiva alle mobilitazioni di piazza Maidan. Totale solidarietà con la lotta delle masse popolari ucraine nella loro lotta contro il governo assassino e corrotto di Yanukovich e contro l’oppressione storica granderussa.
2- I rivoluzionari
devono intervenire nel processo proponendo chiaramente le parole d’ordine di: Abbasso il governo di Yanukovich! Né Unione europea
né sottomissione a Putin! Nessuna “soluzione negoziata” con Yanukovichn!
La soluzione non passa né per l’ingresso nell’Ue (dove
il destino immediato è la tragedia sociale che vediamo in Grecia, Spagna,
Portogallo e Irlanda), né per l’appoggio agli oligarchi che stanno
saccheggiando il Paese, siano “oppositori” o sostenitori del governo, né per
accordi con la Russia.
Allo stesso tempo, il movimento deve rifiutare qualsiasi intento di negoziare “dall’alto” un possibile “governo provvisorio” che integri gli attuali governanti con l’opposizione di estrema sinistra. La soluzione passa per il rovesciamento del governo con la forza delle strade.
3- Per la fine immediata della repressione delle mobilitazioni: Nessun intervento militare nel processo! Pene per i repressori! Libertà per tutti i lavoratori e gli attivisti prigionieri!!
4- Siamo per lo sviluppo
e la successiva centralizzazione di comitati popolari a partire dai gruppi che
sono in piazza Maidan. Che siano questi comitati democratici che organizzino
massicce assemblee per decidere le direzioni della lotta.
Le proposte politiche e di autodifesa devono essere deliberate
con decisioni assembleari, le quali porranno dei limiti alle azioni dei gruppi
neofascisti. Questi comitati e assemblee in piazza saranno un buon punto di
partenza per la formazione di comitati nei luoghi di lavoro, di studio, nei
quartieri ecc, completamente indipendenti da qualsiasi tipo di organizzazione
borghese.
5- Il movimento di Maidan deve darsi la politica di attrarre il movimento operaio nella lotta contro il governo, incorporando parole d’ordine come l’aumento generale dei salari, la riduzione della giornata lavorativa e un lavoro degno, con salario uguale per un lavoro uguale, per tutti e tutte.
6- Per la convocazione immediata di una Assemblea nazionale costituente, democratica, libera e sovrana, per decidere sulle relazioni con l’Ue e con la Russia. In questo senso, la nostra posizione parte dalla lotta per un’Ucraina indipendente e sovrana. Per questo, è necessaria un’Assemblea costituente che rompa i legami politici ed economici con l’imperialismo (Ue e Fmi) e con la storica dominazione russa: Abbasso i patti con l’Ue e la Russia! No al pagamento del debito estero con la Russia e l’Ue/Fmi!
7- Senza dubbio, perché questa Assemblea costituente sia realmente democratica e sovrana, non può essere convocata dall’attuale governo oligarchico di Yanukovich, né dall’opposizione pro imperialista e dall’estrema destra. L’unico governo che può garantire un’Assemblea costituente libera e sovrana, per rendere indipendente il Paese e nazionalizzare tutte le ricchezze (fabbriche, terre, banche, mezzi di trasporto) al servizio delle necessità del popolo lavoratore, è un governo operaio e popolare, basato sulle organizzazioni democratiche della classe operaia e delle masse popolari povere.
8- Solo un governo operaio e popolare sarà capace di garantire l’indipendenza nazionale dell’Ucraina, la nazionalizzazione dell’economia, la validità delle libertà democratiche, la rivoluzione agraria, la piena occupazione e il miglioramento reale delle condizioni di vita delle masse popolari, espropriando gli oligarchi, l’imperialismo e l’oligarchia russa, e mettendo tutta l’economia al servizio del Paese. Che le masse popolari siano proprietarie di tutte le ricchezza del Paese e non un pugno di milionari venduti all’Ue o alla Russia!
9- Per concretizzare la lotta per un governo socialista dei lavoratori è indispensabile che, nel fuoco della lotta attuale, si pongano le basi e si costruisca un partito marxista rivoluzionario, operaio e internazionalista, che disputi la direzione politica delle mobilitazioni nel senso della lotta per la rivoluzione socialista internazionale.
(traduzione di Matteo Bavassano)