Partito di Alternativa Comunista

Ucraina Via Yanukovich!

Ucraina

Via Yanukovich!

Né Ue né sottomissione a Putin

 

 

di I. Razin e R. Leon

 

Pubblichiamo questo testo della Lit - Quarta Internazionale di analisi sulla situazione in Ucraina. Il testo è stato scritto il 13 febbraio, quindi prima degli scontri militari, ma le analisi contenute in questo breve saggio sono confermate dagli avvenimenti in tutta la loro validità. Anche l’accordo firmato nelle ultime ore tra Yanukovich e l’opposizione borghese era stato previsto come possibilità dai compagni autori del testo

Torneremo nei prossimi giorni con altri articoli sul tema.

(Nota di Matteo Bavassano, traduttore del testo)

 

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Le immense mobilitazioni popolari in Ucraina, iniziate alla fine dello scorso novembre, hanno conquistato le loro prime vittorie parziali.

Lo scorso 28 gennaio, la Rada suprema (parlamento) si è riunito urgentemente per abrogare le leggi repressive draconiane che quello stesso organismo, su richiesta del presidente Victor Yanukovich, del Partito delle regioni (Pr) e con l’appoggio parlamentare del Partito comunista, aveva approvato meno di due settimane prima con l’obiettivo di limitare le proteste. Allo stesso tempo, il primo ministro Mykola Azarov ha annunciato le sue dimissioni, fatto che portò alla caduta di tutto il governo
Anche se da più di due mesi la situazione è segnata da un’estrema instabilità politica, a partire dall’azione di centinaia di migliaia di persone che, con temperature di 23 gradi sotto zero, sono scesi nelle principali strade di Kiev e di approssimativamente dieci mila accampati a Maidan, la principale piazza della capitale e attuale centro nevralgico delle proteste contro il governo di Yanukovich, l’approvazione di quelle leggi repressive radicalizzò ancora di più le proteste e aprì una nuova fase nel conflitto.
Il saldo della brutale repressione poliziesca è di almeno cinque morti, più di cento feriti e prigionieri politici. I manifestanti hanno bloccato le strade principale e hanno dato inizio a un’ondata di occupazioni di ministeri e edifici pubblici in 14 delle 25 province del Paese, cominciando un processo di avvicinamento delle manifestazioni all’est del Paese, dove ci sono stati proteste e scontri a Zaporoyie e Dniepropetrovsk.
Vale la pena ricordare che, in Ucraina, esistono marcate differenze culturali, storiche e politiche tra l’est e l’ovest del Paese. La regione dell’est è più industrializzata, di lingua russa ed è la zona dove Yanukovich ha la sua maggiore base di appoggio sociale, rispetto alla regione occidentale, più rurale, di lingua ucraina e con maggiori legami culturali con l’Europa. Questo inizio di “nazionalizzazione” delle proteste comincia a generare una situazione ancora più preoccupante per il potere della borghesia locale e per gli interessi stranieri radicati nel Paese.
L’abrogazione delle leggi repressive e la caduta del governo ucraino, a nostro parere, sono un’importante vittoria delle mobilitazioni popolari, che torce il braccio a un governo repressore, sottomesso e oligarchico.
Tuttavia il potere rimane nelle mani di Yanukovich e della ripugnante oligarchia ucraina, sempre disposta a vendersi tanto agli avvoltoi russi come a quelli europei. Per questo, questa vittoria deve essere un punto di partenza per continuare una offensiva del popolo sfruttato che arrivi a rovesciare il governo, liquidi il potere degli oligarchi e metta l’economia del Paese nelle mani della classe lavoratrice, conquistando l’assoluta e definitiva indipendenza del Paese.
Yanukovich non si darà per vinto. Sta tentando e tenterà di smobilitare Maidan.  E se non si dimostrerà capace, l’alta cupola dell’esercito ucraino (il secondo più grande d’Europa dopo quello russo) ha già fatto sapere, in un comunicato, che interverrà per “stabilizzare la situazione dello Stato” e ricomporre la “concordia sociale”, quindi dichiarano “intollerabile” l’occupazione di edifici pubblici. “Gli alti ufficiali e i funzionari del Ministero della difesa appoggiano il presidente dell’Ucraina per quanto riguarda la necessità di stabilizzare la situazione dello Stato”, avvertirono i generali.
Di fronte a questa situazione è urgente che la sinistra internazionale assuma una posizione di appoggio alle mobilitazioni, combattendo la direzione borghese e pro-imperialista, così come i settori di estrenma destra e neonazista che tentano di controllare il processo, mentre è necessario esprimere un chiaro ripudio delle minacce dei militari di schiacciare il movimento di piazza Maidan.

 

Tra l’oppressione dello sciovinismo granderusso e quella dell’imperialismo

L’Ucraina, una ex repubblica sovietica con 45 milioni di abitanti, ha sempre sofferto l’oppressione nazionale da parte della Russia.
Precedentemente la Prima guerra mondiale (1914-1918), L’Ucraina era dominata degli imperi austroungarico e russo, e la vile autocrazia zarista aveva il controllo della maggior parte del territorio. Con il trionfo della rivoluzione socialista russa del 1917, il Paese conquista un periodo di indipendenza fino a che nel dicembre 1922 si trasforma in una delle repubbliche fondatrici della vecchia Unione sovietica (Urss).

Durante la decade del 1920, prima della consolidazione della burocrazia stalinista al potere, i bolscevichi mantennero una politica di rispetto dei diritti nazionali ucraini, che si espresse in una fioritura dell’arte e della cultura e in un utilizzo esteso e permesso dell’idioma locale (proibito sotto lo zarismo). I primi anni dell’Urss furono, anche, quelli di maggiori conquiste in quanto a diritti sociali elativi alla sanità e all’educazione pubblica, l’edilizia popolare, l’accesso alla terra e i diritti delle donne.

Senza dubbio, nel finale di questa decade, agli inizi del 1930, la burocrazia comandata da Stalin attaccò brutalmente tutte queste conquiste, come parte della controrivoluzione politica trionfante in Urss.

Il Cremlino negò il diritto di autodeterminazione nazionale garantito all’Ucraina dalla rivoluzione d’Ottobre e passò a esercitare una crescente oppressione nazionale. La collettivizzazione forzata intrapresa da Stalin, per esempio, attaccò in maniera brutale i contadini ucraini. L’esercito rosso requisiva terre e grano e imponeva obiettivi di produzione irraggiungibili per i contadini, i quali non ricevevano né grano, né alimenti se non li raggiungevano. Questa politica brutale portò, durante questa decade, a una carestia generalizzata su tutto il territorio sovietico e, nella sola Ucraina, morirono più di cinque milioni di contadini.

Nello stesso periodo, anche la grande persecuzione dei Processi di Mosca (1929-1934 e 1936-1938) colpì enormemente la popolazione ucraina, specialmente l’opposizione politica, gli intellettuali e gli artisti. Si calcola che furante i processi furono assassinati migliaia di oppositori ucraini. Di fatto, dei più di cinque milioni di prigionieri, mandati a morte nei campi di concentramento stalinisti (gulag) della Siberia, almeno il 20% erano ucraini.

Questi sono solo alcuni fatti che dimostrano che l’oppressione nazionale che esercita la Russia sull’Ucraina, che risale all’impero degli zar e passa per il regime del terrore stalinista, è un elemento centrale per comprendere le cause della situazione attuale.

Dall’altro lato, la crisi attuale, che ha queste radici più storiche, deve essere spiegata anche a partire dal brutale processo di colonizzazione al quale l’Ucraina è sottoposta dalla restaurazione del capitalismo in tutto l’est europeo.

In questi 20 anni, l’Ucraina ha attraversato un processo tremendo di deindustrializzazione e privatizzazione della sua economia, segnato da un0aumento enorme degli investimenti e del debito estero con l’imperialismo – fondamentalmente europeo – e per la sua dipendenza dal prezzo del gas che gli impone la Russia.

Con la restaurazione del capitalismo, la vecchia burocrazia di governo diventò multimilionaria, beneficiando delle selvagge privatizzazioni che furono condotte in tutti i rami dell’economia. Così si costituì una oligarchia meschina, corrotta e con la ferma decisione di governare il suo “feudo” con pugno di ferro.

Questa oligarchia oggi detiene enormi complessi industriali e finanziari. A questo dobbiamo aggiungere un’altra caratteristica dell’élite ucraina: la corruzione. Ci sono settori che hanno i loro affari più concentrati nelle relazioni con la Russia e altri più concentrati nei legami con l’Unione europea, soprattutto con la Germania. Questo non impedisce, senza dubbio, che entrambi i blocchi siano sempre ben lieti di vendersi al miglior offerente.

Stando così le cose, in base a quale settore dell’oligarchia è al governo, l’economia e la politica del Paese oscilla tra l’influenza della Russia, verso la quale esporta il 25,6% della sua produzione e da cui importa il 32,4% del suo consumo interno e da cui necessitano un buon prezzo per il gas, e l’influenza “dell’occidente”,  l’Unione europea e gli Usa, da dove arrivano prestiti – molte volte utilizzati anche per pagare il gas che viene dalla Russia – e dove l’oligarchia ucraina ha un patrimonio importante.

Così, l’Ucraina è una semicolonia dove il blocco imperialista Ue-Usa e la Russia di Putin si disputano l’influenza economica e politica e tentano di saccheggiare il più possibile delle sue ricchezze. In altre parole, gas dell’est e prestiti dell’ovest sono i pilastri che sostengono l’Ucraina borghese.

In sintesi, queste due vie di sfruttamento e oppressione nazionale, dell’imperialismo europeo e nordamericano e della Russia, una sub-metropoli regionale che nonostante sia colonizzata dall’imperialismo tenta di conservare a qualsiasi costo la propria area di influenza ereditata dall’ex Urss, sono alla base della turbolenza politica dell’Ucraina.
L’attuale crisi economica e l’impatto delle politiche corrotte e neoliberiste dei successivi governi hanno deteriorato il livello di vita delle masse fino a raggiungere livelli insopportabili.
Dalla dissoluzione dell’Urss, nel 1991, l’Ucraina è passata da 51,4 milioni di abitanti a 45 milioni, prodotto di una diminuzione della natalità e un aumento della mortalità, soprattutto dovuto allo smantellamento della sanità pubblica. L’emigrazione sale a quasi 7 milioni di persone, che fanno entrare annualmente tre miliardi in rimesse, La povertà, secondo lo stesso governo, arriva al 25% della popolazione, la povertà estrema affligge il 16%, registrando gli indici più alti nell’ovest rurale. I lavoratori statali hanno passato mesi senza ricevere il loro stipendio e il Paese non riesce a pagare il gas che importa dalla Russia. La disoccupazione arriva “ufficialmente” all’8% e il salario medio è di 332 dollari, quasi tre volte meno di quello di Russia e Bielorussia, per non parlare dell’Ue.
Queste sono le profonde basi sociali ed economiche che sono alla base del malcontento popolare e spingono le mobilitazioni attuali, al di là delle questioni sulle relazioni con l’Ue o con la Russia.

 

L’accordo con l’Ue e la crisi attuale

La crisi economica mondiale ha messo sotto pressione le relazioni di sfruttamento nazionale e la Russia ha cominciato ad aumentare il prezzo del gas per l’Ucraina.
Gli altissimi prezzi del gas naturale (superiore a quelli che la Russia fa pagare all’Ue) minavano gli affari degli oligarchi ucraini e dissanguavano le finanze dello Stato. Di conseguenza, il governo è ricorso disperatamente ai prestiti sotto forma di eurobond e prestiti del Fmi (il debito ucraino è quintuplicato negli ultimi 5 anni; per la fine del 2014, l’Ucraina dovrà pagare circa 10 miliardi di debito estero), che hanno spinto l’oligarchia e tutta la politica ucraina sempre più verso le fauci imperialiste.

Bloccata in un circolo vizioso, non era infrequente che l’Ucraina pagasse i debiti con Gazprom, il monopolio esportatore del gas russo, con i prestiti dell’imperialismo. Tuttavia questa situazione di pagare imponenti somme di denaro tanto alla Russia come ai creditori imperialisti portò lo Stato sull’orlo del fallimento e la borghesia ucraina prese la decisione di svendere il Paese all’Ue, in cambio di maggiori “aiuti finanziari”. Ricordiamo che, secondo Standard and poors, oggi l’Ucraina ha il 50% di possibilità di andare in bancarotta.

Fu così che Yanukovich cominciò la propaganda massiccia a favore di un accordo di associazione e libero commercio con la Ue, sperando nell’afflusso di denaro europeo.

Tuttavia, l’accordo preparato dall’Ue, che sta vivendo una dura crisi, conosciuta da tutti, non garantì il finanziamento sperato dal governo, né dava all’Ucraina i diritti per appartenere a questo blocco economico continentale. Garantiva solo, per gli imperialisti europei, il mercato interno ucraino e la possibilità di approfondire il saccheggio, senza quasi nessuna misura compensatoria.

Il regime russo, vedendo la possibilità di perdere improvvisamente la sua influenza in Ucraina, incluse le sue basi militari a Sebastopoli e in Crimea, fondamentali per la presenza militare di Putin nel mar Nero, cominciò più attivamente a fare pressioni sul governo ucraino. Si offrì di ridurre del 30% il prezzo del gas e concedere un prestito di 15 miliardi di dollari, con l’unico obiettivo di mantenere l’Ucraina nella sua “orbita di influenza”. Alla stessa maniera, Putin raddoppiò i suoi sforzi per includere l’Ucraina nella cosiddetta Unione doganale eurasiatica, comandata dalla Russia e che include Kazakhistan e Bielorussia.

In mezzo a questa situazione di grande pressione da parte di Putin, il 21 novembre 2013, Yanukovich, contrariamente a tutta la propaganda precedente, non firmò l’accordo con l’Ue, fatto che provocò le prime manifestazione, l’offensiva dell’opposizione borghese pro-occidentale e tutta la crisi attuale.

 

Il carattere del processo

La stampa internazionale informava permanentemente che le manifestazioni erano “per esigere l’entrata dell’Ucraina nell’Ue”. Anche la propaganda russa e i suoi difensori della sinistra castro-chavista sottolineano questo aspetto e aggiungono il fatto che le manifestazioni sarebbero dirette da “fascisti” finanziati dall’Ue e dagli Usa per “orchestrare un colpo di Stato” contro Yanukovich e stoppare “l’integrazione nell’unione fraterna dei popoli della vecchia Urss”.
È vero che esistono illusioni in ampi settori di massa, soprattutto nell’Ucraina occidentale, che un avvicinamento all’Ue potrebbe essere una soluzione alla paralizzante situazione economica e sarebbe un’alternativa “più democratica” rispetto al bonapartismo della brutale oligarchia governante. Senza dubbio, dobbiamo capire che queste illusioni e l’inganno di un settore di massa riguardo all’Ue ha, come abbiamo visto, una base molto concreta, che è l’oppressione storica da parte della Russia e l’odio verso Putin, che viene visto – a ragione – come il tiranno granderusso che incarna i secoli di sfruttamento, umiliazioni e abusi contro il popolo ucraino.

L’odio per l’oppressore russo è progressivo, l’errore (alimentato dall’opposizione pro-occidentale e dall’imperialismo) è nel pensare che un accordo di “libero” commercio con l’Ue sarebbe la soluzione a tanti anni di vessazioni.

È anche certo che l’opposizione borghese e pro imperialista, che trova espressione nel partito Udar (“Alleanza democratica ucraina per la riforma”), dell’ex pugile Vitali Klitschko; il partito pro Ue Batkivschina(“La patria”) dell’ex primo ministro Julia Timoschenko e attualmente guidato da Arseni Yatseniuk (al quale Yanukóvich offrì il posto di primo ministro dopo la rinuncia di Azarov) e settori apertamente fascisti come il partito Swobod (“Libertà”), guidato da Oleg Tiagnibok (che ha circa il 10% dell’elettorato), partecipano e tentano di controllare le proteste a Maidan, con l’aperto beneplacito dei diplomatici europei e nordamericani.

Esistono anche, sia nella piazza che nelle occupazioni di edifici pubblici, gruppi di estrema destra e xenofobi raggruppati nel cosiddetto Pravy Sektor (Settore di destra), i quali si sono alleati a varie organizzazioni, anche ultranazionaliste, di veterani della campagna sovietica in Afghanistan (1979-1989), per “proteggere” gli accampamenti a Maidan.

Andréi Tarasenko, uno dei leader del Settore di destra, appartiene a una organizzazione chiamata “Il tridente di Stepan Bandera”, in memoria del leader ribelle dell’Esercito insurrezionale ucraino (Upa) che lottò contro le autorità sovietiche durante la Seconda guerra mondiale e anche nella decade del 1950. Tarasenko dice che il Settore di destra si basa sui “principi del cristianesimo tradizionale dell’Ucraina e sull’ideologia del nazionalismo ucraino”. Si dichiarano anche anti russi (“perché i russi non sono europei”) e anticomunisti. Anche se si oppongono al governo di Yanukovich e all’entrata nell’Ue (una “struttura sovranazionale” che, secondo Tarasenko, vuole la “denazionalizzazione” e la “decristianizzazione” dell’Europa), propongono una strategia xenofoba di una società guidata da “una Legge superiore, la legge di Dio e la legge della vita quotidiana della Nazione ucraina”. Questi gruppi sono anche contro l’eutanasia e i matrimoni tra persone dello stesso sesso, perché “per il cristianesimo la sodomia è un peccato che deve essere punito”.

Pur essendo profondamente reazionarie, tanto le illusioni nell’Ue come il carattere delle direzioni del movimento di piazza Maidan, sosteniamo che la sinistra non può confondere questo carattere reazionario e pro-imperialista della direzione del processo con il carattere del processo in generale.

Pensiamo che il processo di mobilitazioni che scuote l’Ucraina attualmente sia progressivo, nonostante la sua direzione e molte altre contraddizioni. Ha un corso progressivo perché combatte contro un governo ultrareazionario e bonapartista, repressivo e corrotto come quello di Yanukovich e perché combatte, anche se in maniera distorta dalla propaganda pro Ue e le confusioni delle masse in questo senso, la storica oppressione russa sull’Ucraina.

Se all’inizio del processo l’asse delle mobilitazioni era il rifiuto contro la sospensione dell’accordo con l’Ue, la dinamica della mobilitazione e la brutale repressione da parte di Yanukovich hanno fatto sì che al cento delle proteste ci fossero le dimissioni del governo e la fine delle misure repressive, qualcosa di indubbiamente progressivo.

Questo corso si è accentuato dopo l’approvazione delle “leggi dittatoriali”, analoghe a quelle che regnano nella Russia di Putin, sostenute da Yanukovich e che si sono ritorte contro il governo. Questo affronto e la risposta che il movimento di massa ha dato ha aperto una nuova fase nello sviluppo della situazione. Le proteste iniziali, nelle quali predominavano studenti universitari e settori della classe media, hanno lasciato il passo all’incorporazione di più settori di lavoratori, estendendosi da Kiev ad altre città, alcune nell’est del Paese.

Di fronte all’offensiva bonapartista, gli ucraini risposero con nuove manifestazioni massicce e ogni volte più radicali, con scontri feroci con la polizia e occupazioni di edifici pubblici. E la richiesta illusoria della “euro-integrazione” è passata in decimo piano, l’asse attuale è: Via Yanukovich!

Gli eventi attuali, se prima generavano dubbi ed erano fonte di confusione, ora mostrano chiaramente che il desiderio degli ucraini è regolare i conti con il governo che ha portato il Paese al fallimento e che disprezza apertamente il suo popolo. Il governo, da parte sua, rimase praticamente paralizzato e incapace di placare la rabbia popolare, perdendo progressivamente il controllo del Paese.

Essendo un processo il cui significato è essenzialmente progressivo, è fondamentale che tutte le organizzazioni che si dicono di sinistra e il movimento operaio e sociale del mondo esprima il suo appoggio e la sua solidarietà con la tenace lotta che sta impegnando le masse popolari ucraine. È necessario combattere e denunciare il ruolo reazionario che compiono le direzioni del movimento di Maidan, ma partendo da una posizione interna al processo. È necessario l’appoggio della sinistra perché una caduta di Yanukovich per mano delle mobilitazioni popolari, senza dubbio, sarebbe una importante vittoria politica che approfondirebbe la crisi del regime e sarebbe un passo prezioso per la strategia della presa del potere da parte della classe operaia e delle masse popolari.

 

Il castro-chavismo appoggia Yanukovich-Putin

Disgraziatamente, come abbiamo visto, questa non è la visione della maggioranza della sinistra. La propaganda ufficiale di Yanukovich e, soprattutto, quella russa assolutizzano le azioni dell’estrema destra.
I quotidiani russi, quando si riferiscono ai manifestanti, sono pieni di frasi come “fascisti”, “membri di bande criminali”, “vandali”, “organizzatori di pogrom”, “radicali”, “gruppi ultranazionalisti” o “golpisti”.

Si presentano le proteste come prodotto di una “cospirazione dell’Ue e degli Usa”, e la sinistra internazionale, nella sua maggioranza, è caduta nuovamente nella rete di questo discorso, anche se non ha nulla di originale.  

È lo stesso discorso che usano Al Assad e Putin, con tutto il castro-chavismo a fargli coro, per la guerra civile siriana. In quel caso, la dittatura tenta di presentare tutti i ribelli che lottano per rovesciare il regime, senza distinzioni, come “terroristi” e “yihadisti”, valendosi della presenza di gruppi legati ad Al Qaeda, come lo “Stato islamico di Iraq e Siria” e il “Fronte al nusra”. Nel caso ucraino, Yanukovich e Putin utilizzano l’elemento (reale) della presenza di settori pro imperialisti e di estrema destra nelle manifestazioni per delegittimare il movimento in generale.
Pensiamo che, al contrario delle posizioni difese dalla maggioranza della sinistra, la migliore forma di combattere i gruppi fascisti, come Swoboda e il Settore di destra, è proprio intervenendo nelle mobilitazioni per costruire, nel loro seno, una alternativa indipendente e di classe, che combatta sia il governo corrotto e pro russo di Yanukovich, sia l’opposizione borghese e l’estrema destra, che vogliono legare ancora di più il Paese ai dettami dell’imperialismo europeo e che, se le mobilitazioni arrivano a minacciare seriamente la dominazione capitalista, non avranno remore nel contrattare una “soluzione negoziata” con lo stesso Yanukovich.

 

Il compito non è negare, ma disputare a fondo il processo di mobilitazione di piazza Maidan.

Contro l’estrema destra, che vuole dare alla mobilitazione un senso nazionalista e xenofobo, dobbiamo opporre una politica di approfondimento della lotta integrandovi la classe operaia organizzata, la gioventù precarizzata e senza futuro, le donne e la sinistra in generale. È necessaria una politica di democratizzazione del movimento e di creare, anche, organismi di autodifesa conto la repressione, contrastando il discorso dei fascisti i quali si arrogano il compito (che nessuno ha votato) di “difendere la piazza e le proteste”
Se la sinistra che ignora o è contro piazza Maidan si fa il gioco del governo di Yanukovich, dell’oppressione nazionale che esercita la Russia e, anche, dei gruppi pro imperialisti e dell’estrema destra, perché gli si lascia il campo libero per portare questa eroica lotta delle masse verso una sconfitta sicura.
L’unico antidoto contro la crescita dell’estrema destra è una lotta tenace per l’entrata in scena della classe operaia, con le sue organizzazioni e i suoi metodi, all’interno di Maidan, a partire dalla costruzione di un terzo campo che proponga un programma chiaro per il Paese, dalla prospettiva dei lavoratori.

 

Partecipare alla mobilitazione di piazza Maidan con la prospettiva di costruire un terzo campo contro il governo di Yanukovich, la Ue e la sottomissione alla Russia!

Come abbiamo detto già detto in questo articolo, la nostra posizione si sintetizza in:

1-      Partecipazione attiva alle mobilitazioni di piazza Maidan. Totale solidarietà con la lotta delle masse popolari ucraine nella loro lotta contro il governo assassino e corrotto di Yanukovich e contro l’oppressione storica granderussa.

2-      I rivoluzionari devono intervenire nel processo proponendo chiaramente le parole d’ordine di: Abbasso il governo di Yanukovich! Né Unione europea né sottomissione a Putin! Nessuna “soluzione negoziata” con Yanukovichn!
La soluzione non passa né per l’ingresso nell’Ue (dove il destino immediato è la tragedia sociale che vediamo in Grecia, Spagna, Portogallo e Irlanda), né per l’appoggio agli oligarchi che stanno saccheggiando il Paese, siano “oppositori” o sostenitori del governo, né per accordi con la Russia.

Allo stesso tempo, il movimento deve rifiutare qualsiasi intento di negoziare “dall’alto” un possibile “governo provvisorio” che integri gli attuali governanti con l’opposizione di estrema sinistra. La soluzione passa per il rovesciamento del governo con la forza delle strade.

3-      Per la fine immediata della repressione delle mobilitazioni: Nessun intervento militare nel processo! Pene per i repressori! Libertà per tutti i lavoratori e gli attivisti prigionieri!!

4-      Siamo per lo sviluppo e la successiva centralizzazione di comitati popolari a partire dai gruppi che sono in piazza Maidan. Che siano questi comitati democratici che organizzino massicce assemblee per decidere le direzioni della lotta.
Le proposte politiche e di autodifesa devono essere deliberate con decisioni assembleari, le quali porranno dei limiti alle azioni dei gruppi neofascisti. Questi comitati e assemblee in piazza saranno un buon punto di partenza per la formazione di comitati nei luoghi di lavoro, di studio, nei quartieri ecc, completamente indipendenti da qualsiasi tipo di organizzazione borghese.

5-      Il movimento di Maidan deve darsi la politica di attrarre il movimento operaio nella lotta contro il governo, incorporando parole d’ordine come l’aumento generale dei salari, la riduzione della giornata lavorativa e un lavoro degno, con salario uguale per un lavoro uguale, per tutti e tutte.

6-      Per la convocazione immediata di una Assemblea nazionale costituente, democratica, libera e sovrana, per decidere sulle relazioni con l’Ue e con la Russia. In questo senso, la nostra posizione parte dalla lotta per un’Ucraina indipendente e sovrana. Per questo, è necessaria un’Assemblea costituente che rompa i legami politici ed economici con l’imperialismo (Ue e Fmi) e con la storica dominazione russa: Abbasso i patti con l’Ue e la Russia! No al pagamento del debito estero con la Russia e l’Ue/Fmi!

7-      Senza dubbio, perché questa Assemblea costituente sia realmente democratica e sovrana, non può essere convocata dall’attuale governo oligarchico di Yanukovich, né dall’opposizione pro imperialista e dall’estrema destra. L’unico governo che può garantire un’Assemblea costituente libera e sovrana, per rendere indipendente il Paese e nazionalizzare tutte le ricchezze (fabbriche, terre, banche, mezzi di trasporto) al servizio delle necessità del popolo lavoratore, è un governo operaio e popolare, basato sulle organizzazioni democratiche della classe operaia e delle masse popolari povere.

8-      Solo un governo operaio e popolare sarà capace di garantire l’indipendenza nazionale dell’Ucraina, la nazionalizzazione dell’economia, la validità delle libertà democratiche, la rivoluzione agraria, la piena occupazione e il miglioramento reale delle condizioni di vita delle masse popolari, espropriando gli oligarchi, l’imperialismo e l’oligarchia russa, e mettendo tutta l’economia al servizio del Paese. Che le masse popolari siano proprietarie di tutte le ricchezza del Paese e non un pugno di milionari venduti all’Ue o alla Russia!

9-      Per concretizzare la lotta per un governo socialista dei lavoratori è indispensabile che, nel fuoco della lotta attuale, si pongano le basi e si costruisca un partito marxista rivoluzionario, operaio e internazionalista, che disputi la direzione politica delle mobilitazioni nel senso della lotta per la rivoluzione socialista internazionale.

 

(traduzione di Matteo Bavassano)

 

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