Il "pacchetto Treu" nel corso dei cinque anni berlusconiani è evoluto nella legge Biagi. Legge che sembra necessitare, a parere di illustri esponenti liberali, di ulteriori aggiustamenti. Il programma dell'Unione prevede infatti una modifica che va sotto il nome di "superamento", questo ritocco, che introdurrebbe gli ammortizzatori sociali, vede anche Follini (Udc) d'accordo.
La Confindustria di Montezemolo, temendo eventuali influssi francesi che possano far regredire l'antico oggetto del desiderio, ha ricordato al futuro governo Prodi e all'Unione la vitale necessità per le imprese della legge 30. A ruota, va da sé, seguivano le dichiarazioni concordi della Confcommercio, della Confesercenti, degli artigiani della Cna. Ai borghesi di tutte le taglie si univano le voci dei segretari sindacali, presenti e futuri, della Uil, Angeletti, e della Cisl, Bonanni: "la Biagi non si tocca" hanno affermato battendo i pugni sul tavolo. Solo Epifani, segretario della Cgil, tra gli invitati al tavolo, esprimeva la necessità di "una nuova legge sul lavoro", che comunque non vuol dire, precisano esponenti della sua maggioranza in Cgil, abolizione delle leggi precarizzanti (Treu, Biagi e Bossi-Fini). Peraltro nel momento stesso in cui Epifani esprimeva questo modesto desiderio il Slc-Cgil, coperto dalla segreteria confederale, firmava all'indomani della vittoria elettorale dell'Unione un accordo, assieme a Cisl e Uil, che riprendeva in peggio (che sia questo il senso del superamento?) lo spirito della legge 30. A farne le spese i tremila lavoratori di Atesia, a beneficiarne il gruppo Cos di Tripi con appalti che vanno dall'Alitalia alla Tim, dall'Istat all'Unioncamere. Un gruppo che macina profitti sulla pelle dei lavoratori precari.
Per coprire quanto scritto e firmato nel programma dell'Unione, la sinistra variamente socialdemocratica (Prc, Pdci, Verdi) blatera di superamento, abrogazione, ecc, ecc, della legge 30, intanto presenta i propri candidati alle massime istituzioni dello Stato e i propri aspiranti ministri e sottosegretari nel governo. Ci chiediamo: come si possono difendere i lavoratori precari, gli immigrati, quando ci si siede allo stesso tavolo ministeriale con Treu, quando si stringono alleanze di governo con i liberali, le banche e i poteri forti? A differenza dei dirigenti del centro liberale, i dirigenti socialdemocratici di fronte alla loro base mentono sapendo di mentire, coperti dai centristi (Cannavò, Ferrando, Bellotti) del Prc.
Per parte nostra non riponiamo nessuna fiducia nel tavolo approntato da Treu, né aspettiamo fiduciosi il Dpef del governo, coscienti che ogni giorno la crisi capitalistica viene scaricata sui lavoratori in tutti i settori e in tutte le regioni: dal tessile al metalmeccanico, dalla Lombardia alla Sardegna, con licenziamenti, casse integrazioni, mobilità.
Abbiamo chiesto ai socialdemocratici di rompere con i liberali, nel contempo rimaniamo fermamente convinti assieme alle forze costituenti il nuovo Partito comunista della necessità dell'opposizione di classe al governo Prodi, congiuntamente alle forze del sindacalismo di classe ovunque collocate.
Le fascine si accumulano ogni giorno: oltre cinque milioni di lavoratori tra comparto privato (chimici, artigiani, agenzie fiscali, settore agricolo) e pubblico aspettano il rinnovo del contratto nazionale che Confindustria vorrebbe archiviare, mentre migliaia di disoccupati nelle regioni meridionali, ci informa l'Istat, hanno rinunciato alla ricerca attiva di un lavoro, di fronte a loro l'alternativa: lottare o emigrare.
Il reale superamento delle leggi precarizzanti, un forte aumento salariale, la difesa e la conquista di nuovi posti di lavoro presuppone la mobilitazione, l'agitazione per lo sciopero generale ad oltranza, forte di una vertenza unificante, di tutti i settori e categorie del lavoro salariato e dei disoccupati contro il governo Prodi che si prepara ad attaccarci e contro il padronato che lo sostiene. Ciò che serve, come anche la lezione che ci giunge dalla Francia dimostra, è la costruzione urgente di un partito comunista e rivoluzionario.