(studentessa)
A settembre, come Pdac, denunciavamo la riapertura delle scuole in quella situazione, condannandola come politica criminale che avrebbe messo in pericolo la vita degli studenti e soprattutto quella delle loro famiglie.
Sebbene la ministra Azzolina continuasse a ripetere che le scuole erano luoghi sicuri, la realtà era tutt'altra. Si dovrebbe spiegare alla ministra che i banchi a rotelle non rendono automaticamente un luogo sicuro in una situazione di pandemia.
Perché le scuole non sono luoghi sicuri?
Aldilà della ingannevole retorica del governo Conte che ci aveva garantito per mesi una riapertura delle scuole in totale sicurezza, nella realtà le scuole hanno riaperto nelle stesse condizioni in cui avevano chiuso a marzo.
Le scuole che hanno riaperto a settembre presentavano tetti ed edifici cadenti, più del 50% delle scuole non sono a norma antisismica.
Gli studenti sono entrati in scuole in cui mancavano docenti: in sole sei regioni dell'area settentrionale italiana mancavano più di 50.000 docenti, a fronte dei numerosi precari della scuola. A titolo d'esempio, citiamo il caso di una scuola di Monza in cui mancavano il 60% degli insegnati.
Gli studenti svolgevano le loro lezioni in vere e proprie classi pollaio, approvate dal Miur che aveva stabilito come numero massimo per classe 30 studenti, dunque non permettendo realmente il rispetto del distanziamento sociale.
Gli studenti, per poter arrivare a scuola, si ritrovavano a compiere ogni giorno un viaggio della speranza attraverso i mezzi di trasporto: pieni, senza alcun rispetto del metro di distanza con controllo del flusso dei passeggeri e dell'effettivo uso della mascherina assegnato al conducente. In pratica senza nessuna garanzia di sicurezza.
Il fantomatico diritto allo studio
Il governo, per mesi, ha condotto una retorica menzognera difendendo la riapertura delle scuole in nome del diritto allo studio. Si tratta di una farsa. Le scuole hanno riaperto in questa maniera a causa del fatto che la garanzia del diritto allo studio è sempre stata ultima nell'agenda politica italiana. Questo perché la scuola non è produttrice di profitti.
La scuola ha subito tagli miliardari negli ultimi anni da parte di tutti i governi di qualsiasi colore e ciò ha condotto l'Italia ad essere uno dei Paesi con la spesa per l’istruzione pubblica più bassa nel 2017. Questo governo non ha cambiato rotta, difatti col Decreto Rilancio sono stati stanziati solo 1,6 miliardi alla scuola, a differenza dei 500 miliardi regalati ad aziende.
E' così che si ritorna alla didattica a distanza, ancora una volta senza nessuna tutela per gli studenti e senza nessuna garanzia per un reale diritto allo studio. Ad oggi numerosi studenti non dispongono ancora dei dispositivi per svolgere le lezioni online, 1 studente su 8 non dispone di un computer. Ma il divario digitale non è l'unico problema. Il 45% degli studenti non dispone di spazi adeguati in casa per poter studiare in tranquillità e per poter svolgere le lezioni online. Gli studenti di estrazione proletaria hanno meno probabilità di avere genitori istruiti che li stimolino a seguire le lezioni a distanza o che li aiutino con i compiti.
Che fare, noi studenti?
Noi studenti dobbiamo ribellarci a questa situazione e lottare per un diritto allo studio reale, universale, gratuito e pubblico. Per garantire la salute nostra e delle nostre famiglie è necessario chiudere le scuole svolgendo una didattica a distanza che non lasci indietro nessuno. Ciò deve essere fatto attraverso finanziamenti cospicui che permettano a tutti gli studenti di possedere un computer o un tablet e una connessione a banda larga da casa. Ogni studente dovrà avere un proprio spazio sicuro e tranquillo per poter svolgere le lezioni online. Dovrà essere garantito il diritto di riunione degli studenti attraverso assemblee di classe e di istituto nell'orario scolastico. E infine ci deve essere una salvaguardia delle categorie più oppresse (donne, immigrati, lgbt etc.)
Come è necessario chiudere le scuole, bisogna chiudere anche le fabbriche non essenziali per salvaguardare il diritto alla vita di tutti i lavoratori garantendo un salario d'emergenza a tutti.
Il sistema capitalistico in cui viviamo non ci potrà mai garantire un reale diritto allo studio, avendo come unico valore il profitto. L'unico modo per poter abbattere le diseguaglianze socio-economiche è quello di costruirne uno nuovo ovvero quello socialista con un'economia pianificata ed un governo operaio.