Non salviamo le banche,
salviamo il nostro futuro!
di Alberto Madoglio
Le fallimentari “formule magiche” del capitalismo europeo
Aumento
della dotazione per il Fondo Europeo “salva Stati” fino a 1.000 miliardi di
euro, accordo per un taglio (haircut) dei titoli del debito greco nei
portafogli delle banche europee del 50%, impegno scritto da parte del Governo
italiano per attuare, in breve tempo, politiche di risanamento dei conti
pubblici, disponibilità da parte delle economie emergenti (Cina, India, Russia
ecc.) a sostenere l’euro per mezzo di ingenti acquisti dei titoli pubblici del
continente.
Questa era la formula magica che una settimana fa avrebbe
dovuto risolvere, in modo definitivo, i problemi del Vecchio Continente.
Invece…
E’
bastato che nella notte tra lunedì 31 ottobre e martedì 1 novembre il Premier
greco annunciasse un referendum sull’accordo tra Atene e l’Europa, che dovrebbe
mettere in sicurezza i conti greci, che tutto è sembrato precipitare.
Dall’entusiasmo si è passati al panico nel giro di pochissimo tempo.
Questo
accade perché, al di là di accordi che sono presi a livello internazionale tra
Ue, Fmi, Bce e membri del G20, le economie di tutti i paesi sono ben lontane
dall’essere uscite dalla crisi scoppiata nel 2008. Nel 2012 il Pil della zona
euro crescerà di qualche decimale di punto, ma previsioni più realistiche
parlano di una stagnazione se non di una recessione vera e propria. Così per
gli Usa, dove i consumi continuano a calare mentre la disoccupazione cresce
sempre più. Anche i paesi in via di sviluppo vedono la loro situazione
economica in difficoltà (per la
Cina si prevede un aumento dell’8,5% del Pil, molto alto per
gli standard occidentali ma vicino al limite sotto il quale la “coesione
sociale del paese” è a rischio).
In
questo quadro basta un’indiscrezione, una decisione presa da qualche
Cancelleria d’Europa senza informare i partner, per gettare nel panico e nella
disperazione i mercati.
Governanti,
industriali, banchieri, economisti borghesi di ogni nazione affermano che non
c’è più un secondo da perdere. Il fallimento della Grecia e forse un domani
dell’Italia, non solo sancirebbero la fine della moneta comune europea, ma
trascinerebbero, come un grande buco nero, le economie del pianeta in una nuova
Grande Depressione.
Nessuna soluzione comune fra sfruttati e sfruttatori
Per
questo invocano decisione economiche molto dure. Per tentare di non inimicarsi
ulteriormente le masse popolari affermano che i sacrifici saranno comuni, per
padroni e lavoratori, ma noi sappiamo che è solo propaganda. Infatti, le
manovre economiche che sono imposte chiedono: tagli allo stato sociale,
privatizzazioni, liberalizzazioni, tagli dei salari, facoltà di licenziare
senza nessuna restrizione, aumento delle tasse e delle tariffe per i lavoratori
e i ceti meno abbienti, aumento dell’età pensionabile. E si tratta solo di
alcuni esempi.
Se
dalla parte dei padroni e delle classi dominanti c’è la consapevolezza della
posta in gioco, la salvezza dell’economia capitalista globale, altrettanta
consapevolezza non hanno le organizzazioni tradizionali del movimento operaio
(in Italia Cgil, Fiom, Federazione della Sinistra, ecc.).Invece di abbandonare
una volta per tutte titubanze, tatticismi e prudenza, vagheggiano di “soluzioni
comuni” tra sfruttati e sfruttatori. Si illudono, o meglio fingono di
illudersi, di poter riformare e disciplinare l’economia capitalista, pensano di
poter chiedere ai padroni, che hanno come unico scopo quello di aumentare i
loro profitti, di condividere i sacrifici con gli strati più deboli della
popolazioni, rivendicano una fantomatica “Europa sociale” al posto dell’Europa
del Trattato di Maastricht. Questi atteggiamenti, lungi dall’essere realistici,
causeranno inevitabilmente una catastrofe storica per i lavoratori.
Solo
una lotta chiara, frontale, conseguente, all’economia di mercato, al
capitalismo, può rappresentare la sola alternativa al disastro al quale decine
di milioni di lavoratori vanno incontro.
Esproprio delle banche e mobilitazioni ad oltranza
Le
banche sono in crisi? Bisogna espropriarle senza indennizzo, sotto controllo
operaio e creare un’unica banca statale al servizio dei lavoratori. Le
industrie licenziano e tagliano i salari? Devono essere occupate, espropriate e
gestite sotto controllo operaio, perché rispondano alle esigenze della
popolazione e non alla sete di profitto di qualche decina di capitalisti. I
governi di centro destra e centro sinistra (Berlusconi, Sarkozy, Cameron,
Zapatero e Papandreu, ieri Prodi-Ferrero, domani Bersani-Vendola) hanno fallito
e propongono le stesse politiche lacrime e sangue? Bisogna lottare perché la
giusta collera dei lavoratori contro i loro affamatori non si limiti
all’indignazione, ma abbia come obiettivo il rovesciamento rivoluzionario di
questi governi, e la loro sostituzione con un governo operaio, che oltre ad
espropriare economicamente la borghesia, sostituisca alla democrazia borghese,
corrotta e asservita alla logica del profitto, una democrazia di tipo nuovo,
consigliare, in cui siano i lavoratori, le lavoratrici, i precari, gli
immigrati, i disoccupati a scegliere realmente i loro rappresentanti.
Oggi
più che mai l’alternativa tra socialismo e barbarie si pone all’ordine del
giorno. Il Partito di Alternativa Comunista si appella a tutti i lavoratori
perché si mobilitino immediatamente per difendere il loro lavoro, la loro
dignità, la loro stessa vita.
Serve una grande mobilitazione di massa che sfoci in
uno sciopero generale prolungato per cacciare Berlusconi ma anche per impedire
che sia sostituito da un altro governo padronale (e nulla cambia se a dirigerlo
sarà Vendola al posto di Bersani). Serve un partito di classe e internazionale che sviluppi le lotte e si
batta affinché i lavoratori si impadroniscano del potere.
E’ alla costruzione di questo partito internazionale
che la
Lit-Quarta Internazionale (di cui il Pdac è la sezione
italiana) dedica le sue energie. Come ci dimostrano le rivoluzioni arabe, le
lotte in Grecia e gli indignados di
tutto il mondo, la
rivoluzione è, non solo necessaria, ma anche possibile.
La classe degli sfruttati può e deve unirsi su scala
internazionale per abbattere il capitalismo: un sistema che, per i profitti di
pochi, trascina l’umanità nella catastrofe.