Partito di Alternativa Comunista

SE 180 MILA LICENZIAMENTI VI SEMBRAN POCHI

Il governo taglia la scuola per far cassa sulle spalle di lavoratori e studenti

SE 180 MILA LICENZIAMENTI VI SEMBRAN POCHI

Intervista a Fabiana Stefanoni, dirigente di Alternativa Comunista e portavoce del Coordinamento Precari della Scuola di Modena

 


 

a cura della redazione web

 

 

scuola 5-6-10

 

Nella scuola è in corso un vero e proprio licenziamento di massa, di cui poco o nulla parlano i mass media: la strada intrapresa dal governo Berlusconi - che completa quella avviata dai precedenti governi di centrosinistra - porta dritto verso la completa privatizzazione del sistema dell'istruzione. E' in cantiere una "riforma" del sistema universitario che sancirà il definitivo smantellamento dell'università statale. Per non parlare dei tagli alla cultura, previsti dalla manovra finanziaria di Tremonti, che comporteranno il licenziamento di migliaia di operatori.
La scuola pubblica italiana - dalle scuole d'infanzia alle superiori - subisce uno dei colpi più duri. Ai tagli di 8 miliardi previsti dalla famigerata legge 133 dell'agosto 2008, si aggiunge ora una nuova batosta: insieme al licenziamento in tre anni di 180 mila precari della scuola, anche il personale di ruolo vedrà decurtato lo stipendio con il blocco per tre anni degli scatti di anzianità (con una perdita di salario annua fino a 3000 euro).
Ne parliamo con Fabiana Stefanoni, portavoce del Coordinamento Precari della Scuola di Modena, che ha dato vita a una dura lotta contro i tagli. Potete seguire l'attività del Coordinamento su questo blog: precariscuolamodena.wordpress.com.

 

Fabiana, i tagli si fanno sentire anche in provincia di Modena?

Eccome! Sono ormai ufficiali i dati dei tagli per la provincia di Modena: tra un mese saranno circa 400 i precari della scuola che diventeranno disoccupati. E' previsto per il prossimo anno scolastico il taglio di 213 cattedre nella provincia di Modena (128 solo alle Superiori), che corrispondono al licenziamento di almeno 300 insegnanti precari. A questi vanno aggiunti i 651 posti in meno per il personale Ata in Emilia Romagna (presumibilmente almeno 150 licenziamenti di personale Ata a Modena). Nella peggiore delle ipotesi i precari diventeranno disoccupati tra un mese, nella migliore saremo precari a vita.

 

Un'emergenza lavorativa, dunque, per i precari...

Sì, ma è bene precisare che l'attacco non riguarda solo i precari, ma anche il personale a tempo indeterminato. Per fare un solo esempio, la cosiddetta riforma delle Scuola Superiori (di fatto, un taglio indiscriminato di ore di lezione, che negli istituti tecnici e nei professionali verrà applicato fino al quarto anno) comporterà notevoli disagi per tutti i lavoratori: esuberi, trasferimenti, snaturamento delle discipline. Anche studenti e famiglie verranno danneggiati: si troveranno a completare un percorso di studi diverso da quello scelto, con la decurtazione delle ore di laboratorio e di discipline importanti per la loro formazione. Inoltre, in questi giorni il ministro Tremonti ha annunciato l'intenzione di fare cassa - 25 miliardi di euro - sulle spalle dei lavoratori del pubblico impiego: blocco degli scatti di anzianità anche per il personale di ruolo (con la conseguente perdita di stipendio fino ai 3000 euro su base annua), introduzione del licenziamento facile anche tra i lavoratori del pubblico impiego (si veda il decreto Brunetta, che verrà esteso anche alla Scuola, che prevede un 25% obbligatorio di personale sottopagato e licenziabile a discrezione dei dirigenti), chiusura delle finestre delle pensioni.
E questo è solo un primo assaggio di quello che ci aspetta: lo stesso Tremonti ha dichiarato che la manovra non sarà sufficiente e si annunciano nuovi sacrifici per i lavoratori.

 

Come è sorta l'esigenza di dotarvi, come precari, di un coordinamento di lotta?

Per dirla in battuta, l'insegnamento viene da lontano. Trotsky, nel Programma di transizione, ci spiega che le parole d'ordine, così come le forme organizzative dei lavoratori, devono essere "in sintonia con l'azione delle masse". In periodi di mobilitazione straordinaria - come nel caso delle mobilitazioni contro la Gelmini - occorre creare (sempre per citare Trotsky) degli organi di lotta "di quegli strati della classe lavoratrice che il sindacato è solitamente incapace di mobilitare". Nel nostro piccolo, abbiamo cercato di fare qualcosa di simile: abbiamo creato uno strumento per le lotte, cercando di relazionarci agli altri coordinamenti di precari della scuola nati in tutta Italia in questi anni.

 

Il Coordinamento Precari di Modena è uno di quelli che hanno fatto più clamore a livello nazionale. Pare che siate riusciti a mettere in difficoltà le burocrazie dei sindacati concertativi...

Il Coordinamento si è costituito da subito, fin dalla stesura della piattaforma rivendicativa, su principi ben definiti: indipendenza dalle burocrazie dei sindacati concertativi, indipendenza dai partiti di governo (di centrodestra e di centrosinistra) che hanno contribuito allo smantellamento della scuola pubblica, rivendicazione della lotta ad oltranza quale unico mezzo per strappare risultati, parole d'ordine radicali (quali l'assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari e il ritiro della Legge 133).
Allo stesso tempo, non abbiamo trascurato la necessità di creare uno stato di agitazione permanente nelle scuole: a tal fine, dopo aver organizzato un presidio sotto il provveditorato che ha visto la partecipazione di 200 precari, abbiamo avviato una campagna per lo sciopero degli scrutini.

 

Spiegaci in che cosa consiste questa forma di sciopero e la risposta che avete avuto a Modena.

La legge 146 del 1990 - sottoscritta, nei regolamenti attuativi, anche dalle direzioni di Cgil, Cisl, Snals, Uil e Gilda - ha fortemente limitato il diritto di sciopero nel pubblico impiego. Per questo, non è facile fare nella scuola scioperi prolungati. Gli scrutini sono le attività che si svolgono alla fine dell'anno scolastico, con cui si assegnano i voti agli studenti. In passato è stato possibile - con lo sciopero ad oltranza - effettuare un vero e proprio blocco degli scrutini: questo ha creato un disagio tale da permettere agli scioperanti di strappare risultati significativi. Ora il vero e proprio blocco non è praticabile con facilità (implica sanzioni pecuniarie fino a 500 euro al giorno per il lavoratore): è possibile proclamare due giorni di sciopero in occasione degli scrutini di giugno, purché non riguardino le classi impegnate negli esami di maturità. E' inoltre previsto che lo scrutinio venga spostato non oltre 5 giorni. Una prima annotazione va fatta contro le direzioni di quei sindacati che hanno sottoscritto una legge del genere: se oggi i lavoratori della scuola sono privati di questo importante strumento di lotta è anche grazie a loro.

 

Come avete impostato la campagna per lo sciopero degli scrutini?

Abbiamo deciso, tatticamente, di avviare una campagna raccolta firme per chiedere a tutti i sindacati della scuola presenti nella nostra provincia (Cgil, Cisl, Snals, Gilda) di indire due giorni di sciopero nella nostra provincia in occasione degli scrutini. Nel giro di un mese, abbiamo raccolto 500 firme di lavoratori della scuola a favore della petizione (in gran parte iscritti alla Cgil, che qui a Modena - che è la patria del PD - è un vero e proprio potentato). Non solo, grazie alla campagna raccolta firme nelle varie scuole della provincia - soprattutto nelle scuole superiori, che sono in questo momento le più colpite dai tagli - si sono creati comitati di lavoratori a favore dello sciopero. Forse il risultato più importante della campagna è stato proprio questo: che abbiamo contribuito in modo determinante a creare attenzione sia sui tagli sia sulla necessità di risposte forti da parte dei lavoratori.
E' emerso un parere favorevole allo sciopero in assemblee (Rsu o autoconvocate) di vari istituti della provincia: l'assemblea Rsu del Liceo Fanti, l'assemblea Rsu dell'istituto Selmi, l'assemblea autoconvocata dei docenti dell'istituto Cattaneo di Modena, l'assemblea Rsu dell'istituto Baggi di Sassuolo, l'assemblea Rsu dell'istituto Paradisi/Liceo Allegretti di Vignola (che ha anche espresso voto favorevole a un ordine del giorno in cui si dichiara l'adesione ai due giorni di sciopero). Inoltre, in occasione di una giornata di mobilitazione indetta dai sindacati a fine maggio, un'assemblea di 700 lavoratori della scuola ha letteralmente acclamato la richiesta di sciopero degli scrutini. Qualche giorno fa, un'altra assemblea provinciale di 250 lavoratori della scuola ha votato quasi all'unanimità (un solo voto contrario) una mozione a favore dello sciopero stesso.

 

Un risultato straordinario: ma come hanno risposto le direzioni sindacali?

Si tratta di risultati significativi tanto più a fronte del fatto che le direzioni provinciali dei sindacati a cui l'appello era rivolto hanno risposto negativamente alla richiesta (lo sciopero nel frattempo è stato indetto dai sindacati di base: Cobas, RdB/Usb, Usi), ad esclusione della Gilda di Modena che ha deciso di aderire allo sciopero, pur senza averlo indetto: è un risultato importante perché la Gilda ha migliaia di iscritti a Modena e questo favorirà la riuscita dello sciopero. Tra l'altro, evidentemente "spaventati" per il consenso ottenuto dalla nostra campagna, le direzioni provinciali di Cisl, Cgil e Snals stanno mandando circolari in tutte le scuole invitando di fatto i lavoratori al boicottaggio dello sciopero. Un atto gravissimo, che non abbiamo mancato di denunciare pubblicamente: uno dei risultati di questa campagna è anche il fatto che molti lavoratori hanno preso coscienza della vera natura delle direzioni dei sindacati concertativi. Ci troviamo nella situazione paradossale che la provincia dove lo sciopero indetto dai sindacati di base avrà maggiori possibilità di riuscita è una provincia dove il sindacalismo di base è molto debole (anche se in queste settimane sta guadagnando consensi).

 

Una bella lotta. Quindi il bilancio è positivo?

Il bilancio è, per ora, positivo. Ma aspettiamo di vedere come andrà lo sciopero degli scrutini: ci stiamo organizzando in questi giorni perché in Emilia Romagna sarà il 7 e l'8 giugno. In alcune scuole i lavoratori vorrebbero passare a un vero e proprio blocco: verificheremo se ciò sarà possibile, ma è già un risultato che i lavoratori abbiano capito che solo con la lotta dura si respingono i tagli e i licenziamenti.
Altro aspetto importantissimo della lotta di questi mesi è il fatto che siamo riusciti a unire la nostra lotta a quella degli operai delle fabbriche in crisi. In particolare, abbiamo costruito un rapporto di reciproca solidarietà con gli operai della Ferrari di Modena: siamo stati al loro presidio contro la minaccia del gruppo Fiat di licenziare 280 lavoratori (abbiamo portato uno striscione con su scritto: "I precari della scuola al fianco degli operai del gruppo Fiat") e la Rsu Fiom Ferrari ci ha mandato comunicati di solidarietà alla nostra lotta e allo sciopero degli scrutini.
Abbiamo poi ricevuto la solidarietà dal sindacato RdB/Usb, dai lavoratori dell'Ispra e da tanti altri coordinamenti precari d'Italia. Infine, abbiamo aderito a un coordinamento di insegnanti della provincia (di ruolo e precari), Politeia, che ha avviato una raccolta firme contro l'aumento del numero per classe: Politeia ha raccolto migliaia di firme a livello nazionale e ha condiviso la nostra campagna per lo sciopero degli scrutini. Nel frattempo, è arrivata una provocazione dal direttore dell'Ufficio Scolastico Regionale, che ha mandato una circolare in tutte le scuole in cui si diceva ai dipendenti pubblici che è loro esclusivo dovere "servire la nazione" e che quindi non è lecito far circolare nelle scuole materiale critico nei confronti del Ministero dell'Istruzione! Politeia ha avviato una campagna - che noi abbiamo sostenuto - per chiedere le dimissioni del dirigente regionale.

 

Qualche ombra in questa lotta?

Certo, purtroppo ci sono tante ombre: prima di tutto, anche per la mancanza di un vero coordinamento nazionale dei comitati di lotta dei precari della scuola (tutto è delegato a un forum in internet...), l'esperienza di Modena non ha avuto un effetto contagio. Anzi, su pressione delle burocrazie sindacali (in particolare quelle della Cgil), le esperienze di lotta più radicali, come quella di Modena, sono state intenzionalmente oscurate. Sappiamo che solo con una lotta su scala nazionale - e internazionale - si potrà respingere l'attacco del governo e strappare risultati: non basta la mobilitazione in una sola provincia. Vedremo quel che accadrà nei prossimi giorni: qui a Modena la lotta dei lavoratori della scuola è dura!

 

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