La Sapienza
SIAMO TUTTI "GUERRIGLIERI"
L'attacco poliziesco agli studenti,
che Brunetta definisce "guerriglieri"
di Claudio Mastrogiulio
(*)
È proprio vero: non esiste un limite
al peggio! Ancora una volta, qualora ancora ce ne fosse bisogno, il governo e la
sua polizia mostrano la loro natura reazionaria e repressiva.
Il 18 marzo, in occasione della
manifestazione Cgil contro la politica del governo in materia di scuola, i
ragazzi dell’”Onda” – a cui va tutta la solidarietà del Partito di Alternativa
Comunista – avevano organizzato un corteo per passare da Piazza Santi Apostoli
(luogo della concentrazione della manifestazione) e giungere sotto il Ministero
dell’Economia. Il vergognoso diktat poliziesco e repressivo imposto da
un’ordinanza di Alemanno ed accettato da tutte le forze politiche dell’arco
parlamentare oltre che dai sindacati concertativi (Cgil, Cisl, Uil ed Ugl), ha
sancito una inaccettabile restrizione della liberta di manifestare nella
Capitale. Secondo il Protocollo, infatti, non è possibile manifestare davanti a
ministeri, uffici pubblici, sedi confindustriali, sedi politiche e dinanzi al
Parlamento. In pratica, il potere economico e politico vorrebbe garantirsi
l’immunità da ogni tipo di opposizione sociale. Hanno questo intento le parole
del ministro Brunetta, quando straparla bollando gli studenti della Sapienza
come “guerriglieri” e preannunciando un trattamento appropriato dell’apparato
repressivo dello Stato “proporzionato”.
Il 18 marzo si è avuto un assaggio di
questo filone interpretativo della libertà di manifestazione brunettiano: gli
studenti che, a mani alzate, chiedevano di poter uscire in corteo da
un’università blindata (come ai tempi della visita di Ratzinger; governo Prodi –
sindaco Veltroni; il manganello poliziesco è un argomento bipartisan!) e le
forze dell’ordine che manganellavano impunemente contro manifestanti disarmati.
La “colpa” dei giovani studenti romani sarebbe stata quella di voler uscire
dall’università per poter esprimere il proprio dissenso nei confronti di una
politica economica che taglia fondi all’istruzione colpendo i lavoratori di quel
settore e, conseguentemente, gli studenti che sono i fruitori di questo
servizio.
Sorge dunque, in questo momento che
prelude ad un vero e proprio restringimento enorme di ogni diritto democratico
dei giovani e dei lavoratori (v. norme contro il diritto di sciopero), in tutta
la sua scottante attualità e necessità, la questione della nostra autodifesa,
della nostra incolumità, della nostra risposta a questo odioso stato di cose. È
deplorevole che i feriti siano sempre e soltanto presenti nel versante di chi si
oppone ad un ordine sociale ingiusto; è deplorevole che chi ordina questi
massacri possa tranquillamente trincerarsi dietro l’accusa di violenza nei
confronti di movimenti di opposizione che non hanno mai effettivamente mostrato
questi caratteri.
Un modo per potere impedire che tutto
questo vada avanti è rappresentato dal rilancio delle mobilitazioni, dalla
capacità dei movimenti di opposizione sociale di aggregare intorno a loro ampi
strati della popolazione; con l’obiettivo di far crescere nel Paese
l’indignazione che deve penetrare in tutte le roccaforti sociali coscienti
dell’improponibilità di questo sistema. È per questo motivo che il Partito di
Alternativa Comunista si è sempre battuto e sempre continuerà a battersi nelle
realtà in cui è presente per potere realizzare quell’unità imprescindibile tra
tutti coloro i quali percepiscono l’esigenza di rivoltare i rapporti di forza
attuali e che si traduce nella parola d’ordine che ha portato alla vittoria il
movimento francese anti-Cpe del 2005: unità tra il mondo del lavoro ed il mondo
studentesco.
Un vento nuovo di rivolta soffia su
tutta Europa. Ora persino la stampa borghese è costretta a parlarne (si vedano
le due pagine centrali su Repubblica di oggi, in cui si fa l'elenco
lunghissimo delle mobilitazioni in ogni angolo d'Europa: di cui finora la
medesima stampa ha detto ben poco). La borghesia e i suoi governi hanno il
terrore del crescere delle lotte. Per questo si illudono di poterle fermare
accusando chi lotta di essere "guerrigliero", usando le loro leggi, le norme che
impediscono l'accesso alle piazze, i manganelli della loro polizia. Ma quando
milioni di persone scendono nelle piazze tutto questo armamentario si rivela
impotente. Per questo tutti gli studenti e i lavoratori devono unirsi e
rispondere a Brunetta e al governo borghese: siamo tutti studenti della
Sapienza, siamo tutti guerriglieri.
(*) Università La Sapienza; sezione Roma
Pdac