Partito di Alternativa Comunista

STUDIARE IL MARXISMO

Una sala colma di giovani, operai, immigrati al seminario di tre giorni del Pdac
STUDIARE IL MARXISMO
PER COSTRUIRE NELLE LOTTE
IL PARTITO RIVOLUZIONARIO
Cronaca e foto di tre belle e intense giornate

 

 

di Patrizia Cammarata
seminario 1 

Se qualcuno ha pensato che militanti e simpatizzanti del Partito d’Alternativa Comunista si incontrassero nell’annuale seminario di settembre per stare chiusi in modo settario dentro una stanza a parlare “dei massimi sistemi”, lontani dalla lotta di classe, si è sbagliato e di molto. Il seminario del 9-10-11 settembre 2011 ha rappresentato un momento importante di studio e contemporaneamente di lotta, non solo per la presenza di decine di militanti sindacali e del movimento studentesco o di attivisti nei comitati di lotta, ma anche perché ha rappresentato, quest’anno in modo ancora più incisivo degli anni precedenti, il luogo dove lo studio e la riflessione sul passato del movimento operaio internazionale si è intrecciato nel vivo delle lotte attuali.
 
Al fianco degli immigrati in lotta
Erano presenti al seminario i nostri compagni del Pdac Wagne Moustapha e Tahar Sellami, che sono dirigenti del Comitato Immigrati in Italia, e che solo poche ore prima dell’inizio del seminario avevano partecipato alla decisione di organizzare l’iniziativa di protesta che si sta svolgendo, ancora mentre scriviamo, con l’occupazione da parte di due lavoratori immigrati della torre in Via Selinunte a Milano, per protestare contro la sanatoria truffa per colf e badanti e per il permesso di soggiorno per tutti.
E’ stato con un lungo, convinto e commovente applauso che l’assemblea riunita a Rimini, appena appreso la notizia in tempo reale dai compagni di Milano dell’avvenuta occupazione della torre, ha approvato un comunicato di solidarietà che rappresenta l’impegno e lo stretto legame fra i compagni del Pdac e i compagni immigrati in lotta, un legame che esiste, non solo per la presenza di alcuni loro dirigenti fra gli iscritti del nostro partito, ma anche per la chiara sovrapposizione fra le giuste aspirazioni dei nostri fratelli e compagni immigrati e il programma del partito: un programma rivoluzionario basato sull’ indipendenza di classe dalla borghesia e dai suoi governi e fondato sull’irrinunciabile parola d’ordine, per ogni vero comunista, dell’internazionalismo.
Un internazionalismo non semplicemente auspicato sulla carta, ma costruito nelle lotte e nel paziente lavoro di raggruppamento di partiti rivoluzionari nei vari paesi del mondo sotto la bandiera per la ricostruzione della Quarta internazionale e del suo programma.
 
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Studiare il marxismo per organizzare le lotte e la rivoluzione
Le relazioni che si sono susseguite, dei compagni Claudio Mastrogiulio, Alberto Madoglio, Valerio Torre, Francesco Ricci, Fabiana Stefanoni, Ruggero Mantovani, lungi dal voler rappresentare un mero esercizio accademico, hanno rappresentato uno strumento per comprendere il passato e per preparare il futuro, un futuro che, noi crediamo, per riprendere le parole di Rosa Luxemburg, “appartiene ovunque al bolscevismo”.
I numerosi giovani presenti al seminario (sicuramente la parte maggioritaria dell'assemblea) hanno manifestato apertamente il loro apprezzamento per l’ottimo livello delle relazioni, sia dal punto di vista del rigore e dell’approfondimento teorico sia dal punto di vista della chiarezza dell’esposizione: concetti e situazioni che arrivavano dal passato hanno preso vita e si sono svelate in tutta la loro attualità.
Così è successo che è risultato chiaro, per tutti i presenti, che per capire l’oggi, dall’attuale crisi internazionale del capitalismo alle rivoluzioni del mondo arabo e le loro prospettive, è non solo utile, ma indispensabile, studiare le crisi e le rivoluzioni del passato, spinti dalla consapevolezza della necessità di una reale alternativa di società, di un altro mondo possibile. Durante il seminario è stato affrontato l’argomento della necessità della rivoluzione internazionale e del trotskismo come marxismo odierno, si sono analizzate le crisi del capitalismo e i suoi effetti sulla lotta di classe e sulle rivoluzioni di ieri e d’oggi, si è discusso sull’importanza delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e della loro unità e sul ruolo nefasto, ieri come oggi, delle burocrazie sindacali (grandi e piccole) quali agenti della borghesia all’interno del movimento dei lavoratori. Il seminario ha indagato sulla parola d’ordine “potere dei lavoratori”, ha affrontato il programma della rivoluzione permanente, la necessità della costruzione del partito, l’internazionale dei comunisti ieri e oggi, le odierne rivoluzioni del mondo arabo e le loro prospettive.
Nonostante non siano mancati importanti momenti di divertimento (la festa di sabato sera) e di socializzazione fra i partecipanti anche al di fuori del dibattito politico, i tre giorni a Rimini si sono svolti all’insegna di un intenso lavoro di concentrazione e studio. E’ chiaro che soli tre giorni non possono essere sufficienti per esaurire la conoscenza d’argomenti così importanti ma proprio questa consapevolezza ci induce a proseguire la strada intrapresa dalla fondazione del Pdac e cioè quella di affiancare, alla militanza quotidiana della lotta, l’impegno dello studio rigoroso della storia del movimento operaio internazionale, dei suoi errori e dei suoi successi per cercare di non ripetere i primi e per completare il percorso, interrotto dalla tragedia dello stalinismo, dei secondi. Una tragedia, quella dello stalinismo, che è stata evocata anche attraverso le immagini di un interessante filmato presentato dal compagno Adriano Lotito, coordinatore dei Giovani del Pdac.
A conferma dell'importanza che il Pdac dà al legame tra teoria e prassi, allo studio del marxismo visto come il più importante strumento per lottare, al seminario è stata presentato il primo numero della nuova rivista teorica del Pdac, Trotskismo oggi, che va ad affiancare il giornale politico del partito, Progetto Comunista. Uno strumento prezioso (tanto più nel desolante vuoto politico e teorico che caratterizza tanto la sinistra riformista come quella semi-riformista, che noi definiamo "centrista"). Una rivista davvero bella: non solo per l'accuratezza dei materiali che contiene ma anche per una grafica accattivante. Un altro importante motivo di orgoglio per i militanti del nostro partito.
 
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La partecipazione della nostra Internazionale, la Lit-Quarta Internazionale
Al seminario sono intervenuti anche compagni delle sezioni estere della Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale: in particolare dall’Inghilterra, Martin Ralph e Margaret McAdam del International Socialist League e, dal Brasile, la compagna Cecilia Toledo del Pstu e responsabile della Commissione Internazionale Donne della Lit.
I compagni dall’Inghilterra hanno relazionato sulle radicali mobilitazioni studentesche nel loro Paese e sulla situazione degli immigrati e delle giovani generazioni operaie. Immigrati e giovani su cui si sono abbattuti i tagli del capitalismo con il risultato di aumentare in modo esponenziale, in quest’ultimo periodo, la loro alienazione dalla società ma anche di aumentare la coscienza di classe e una nuova consapevolezza internazionale. Hanno spiegato che la nostra sezione inglese, pur non essendo grande numericamente, è riuscita ad essere presente in molte lotte e a partecipare attivamente agli imponenti scioperi che i nostri compagni hanno definito “di portata storica” e che sono la risposta di classe ai tagli dello stato sociale e dei servizi.
Cecila Toledo, nel suo intervento, ha ribadito in modo particolare l’importanza dell’internazionale che con tanti sfrozi ma anche con importanti risultati stiamo costruendo. “Mi trovo al seminario del Partito di Alternativa Comunista in Italia -ha concluso il suo intervento tra gli applausi- ma non ho nostalgia di casa, mi sembra di essere in Brasile e questo perché parliamo la stessa lingua di classe, abbiamo la stessa analisi e lo stesso programma, la stessa organizzazione, siamo la Lit, impegnata nella ricostruzione della Quarta Internazionale”.
 
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Una sala colma di giovani e giovanissimi
Durante il dibattito le esperienze, i dubbi, le proposte dei compagni che sono attivi nelle svariate lotte dell’oggi si sono intrecciate con quelle delle grandi lotte del passato studiate in quelle ore e numerosi e appassionati sono stati gli interventi, in modo particolare quelli dei compagni giovani. Infatti i giovani, il patrimonio più prezioso del nostro vivace partito (da qualche mese si stanno organizzando come Giovani del Pdac), sono stati, insieme ai compagni immigrati e alle loro lotte, i veri protagonisti di questo quinto seminario nazionale. Perché, accanto alle giovani generazioni del mondo arabo e dell’Europa, del Cile e di tante altre zone del mondo, anche in Italia c’è una generazione che sta alzando la testa, che vuole lottare e capire.
I giovani che “sono liberi dal peso del passato” e il cui “spirito bellicoso può garantire i primi successi nella lotta”, successi che “possono riportare sulla strada della rivoluzione i migliori elementi della vecchia generazione”, quelli che non hanno tradito e che non sono diventati cinici.
Il seminario si è concluso, prima di cantare a pugno chiuso, tutti insieme, le commoventi strofe dell’Internazionale, con la lettura delle parole del compagno trotskista Pietro Tresso, dirigente e fondatore del Partito Comunista d’Italia, assassinato, anche lui come migliaia di altri compagni, da un sicario stalinista:
E’ proprio perché siamo rimasti ancora giovani che ci ritroviamo fuori dalle diverse chiese. Se noi fossimo diventati vecchi avremmo ascoltato la voce dell’esperienza, saremmo diventati saggi, saremmo ricorsi come tanti altri alla menzogna, alla doppiezza e alla reverenza verso i 'differenti figli del popolo', ma questo non ci era possibile.
Perché? Perché siamo rimasti giovani, e perché siamo sempre insoddisfatti di ciò che abbiamo, perché aspiriamo sempre a qualcosa di meglio. E chi non è rimasto giovane è in realtà diventato cinico; per loro gli uomini e l’umanità non sono che strumenti, mezzi che devono servire i loro scopi personali anche quando questi scopi sono dissimulati sotto frasi d’ordine generale. Per noi invece gli uomini e l’umanità sono le sole vie, le vere realtà esistenti
”.
 
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