STUDIARE IL MARXISMO
PER COSTRUIRE NELLE LOTTE
E’ stato con un lungo, convinto e commovente applauso che l’assemblea riunita a Rimini, appena appreso la notizia in tempo reale dai compagni di Milano dell’avvenuta occupazione della torre, ha approvato un comunicato di solidarietà che rappresenta l’impegno e lo stretto legame fra i compagni del Pdac e i compagni immigrati in lotta, un legame che esiste, non solo per la presenza di alcuni loro dirigenti fra gli iscritti del nostro partito, ma anche per la chiara sovrapposizione fra le giuste aspirazioni dei nostri fratelli e compagni immigrati e il programma del partito: un programma rivoluzionario basato sull’ indipendenza di classe dalla borghesia e dai suoi governi e fondato sull’irrinunciabile parola d’ordine, per ogni vero comunista, dell’internazionalismo.
Un internazionalismo non semplicemente auspicato sulla carta, ma costruito nelle lotte e nel paziente lavoro di raggruppamento di partiti rivoluzionari nei vari paesi del mondo sotto la bandiera per la ricostruzione della Quarta internazionale e del suo programma.
I numerosi giovani presenti al seminario (sicuramente la parte maggioritaria dell'assemblea) hanno manifestato apertamente il loro apprezzamento per l’ottimo livello delle relazioni, sia dal punto di vista del rigore e dell’approfondimento teorico sia dal punto di vista della chiarezza dell’esposizione: concetti e situazioni che arrivavano dal passato hanno preso vita e si sono svelate in tutta la loro attualità.
Così è successo che è risultato chiaro, per tutti i presenti, che per capire l’oggi, dall’attuale crisi internazionale del capitalismo alle rivoluzioni del mondo arabo e le loro prospettive, è non solo utile, ma indispensabile, studiare le crisi e le rivoluzioni del passato, spinti dalla consapevolezza della necessità di una reale alternativa di società, di un altro mondo possibile. Durante il seminario è stato affrontato l’argomento della necessità della rivoluzione internazionale e del trotskismo come marxismo odierno, si sono analizzate le crisi del capitalismo e i suoi effetti sulla lotta di classe e sulle rivoluzioni di ieri e d’oggi, si è discusso sull’importanza delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e della loro unità e sul ruolo nefasto, ieri come oggi, delle burocrazie sindacali (grandi e piccole) quali agenti della borghesia all’interno del movimento dei lavoratori. Il seminario ha indagato sulla parola d’ordine “potere dei lavoratori”, ha affrontato il programma della rivoluzione permanente, la necessità della costruzione del partito, l’internazionale dei comunisti ieri e oggi, le odierne rivoluzioni del mondo arabo e le loro prospettive.
I compagni dall’Inghilterra hanno relazionato sulle radicali mobilitazioni studentesche nel loro Paese e sulla situazione degli immigrati e delle giovani generazioni operaie. Immigrati e giovani su cui si sono abbattuti i tagli del capitalismo con il risultato di aumentare in modo esponenziale, in quest’ultimo periodo, la loro alienazione dalla società ma anche di aumentare la coscienza di classe e una nuova consapevolezza internazionale. Hanno spiegato che la nostra sezione inglese, pur non essendo grande numericamente, è riuscita ad essere presente in molte lotte e a partecipare attivamente agli imponenti scioperi che i nostri compagni hanno definito “di portata storica” e che sono la risposta di classe ai tagli dello stato sociale e dei servizi.
Cecila Toledo, nel suo intervento, ha ribadito in modo particolare l’importanza dell’internazionale che con tanti sfrozi ma anche con importanti risultati stiamo costruendo. “Mi trovo al seminario del Partito di Alternativa Comunista in Italia -ha concluso il suo intervento tra gli applausi- ma non ho nostalgia di casa, mi sembra di essere in Brasile e questo perché parliamo la stessa lingua di classe, abbiamo la stessa analisi e lo stesso programma, la stessa organizzazione, siamo la Lit, impegnata nella ricostruzione della Quarta Internazionale”.
I giovani che “sono liberi dal peso del passato” e il cui “spirito bellicoso può garantire i primi successi nella lotta”, successi che “possono riportare sulla strada della rivoluzione i migliori elementi della vecchia generazione”, quelli che non hanno tradito e che non sono diventati cinici.
Il seminario si è concluso, prima di cantare a pugno chiuso, tutti insieme, le commoventi strofe dell’Internazionale, con la lettura delle parole del compagno trotskista Pietro Tresso, dirigente e fondatore del Partito Comunista d’Italia, assassinato, anche lui come migliaia di altri compagni, da un sicario stalinista:
“E’ proprio perché siamo rimasti ancora giovani che ci ritroviamo fuori dalle diverse chiese. Se noi fossimo diventati vecchi avremmo ascoltato la voce dell’esperienza, saremmo diventati saggi, saremmo ricorsi come tanti altri alla menzogna, alla doppiezza e alla reverenza verso i 'differenti figli del popolo', ma questo non ci era possibile.
Perché? Perché siamo rimasti giovani, e perché siamo sempre insoddisfatti di ciò che abbiamo, perché aspiriamo sempre a qualcosa di meglio. E chi non è rimasto giovane è in realtà diventato cinico; per loro gli uomini e l’umanità non sono che strumenti, mezzi che devono servire i loro scopi personali anche quando questi scopi sono dissimulati sotto frasi d’ordine generale. Per noi invece gli uomini e l’umanità sono le sole vie, le vere realtà esistenti”.