Partito di Alternativa Comunista

Afghanistan NIENTE TESTIMONI PER LA SPORCA GUERRA

Afghanistan
NIENTE TESTIMONI PER LA SPORCA GUERRA
 
 

 
di Patrizia Cammarata
 
 
Nessun testimone per i "portatori di democrazia"
"Questo è un attacco all’ospedale…. Un atto di guerra preventiva, magari in previsione di una nuova offensiva militare nel territorio, nel quale siamo rimasti gli unici, scomodi, testimoni".

afganistan 14-5-10
 
Così Gino Strada reagì alla notizia dell’arresto dei tre operatori d’Emergency e dei sei afghani sequestrati il 10 aprile scorso, con la motivazione che stavano progettando un attentato.
L’arresto avvenne a Lashkar Gah, vicino alla provincia di Kandahar, nel distretto di Helmand, nel sud dell'Afghanistan, ad opera di militari afgani del governo fantoccio di Garzai e militari anglo-americani Nato dell’I.S.A.F. (“International Security Assistance Force”, contingente multinazionale composto di circa una quarantina di paesi fra cui Francia, Italia e Grecia).
Gli operatori d’Emergency hanno da sempre denunciato la realtà quotidiana della guerra “democratica”, fatta di morte, mutilazioni, feriti, soprattutto fra i civili, soprattutto fra i bambini. Hanno denunciato che secondo stime non ufficiali ogni giorno, oltre ai feriti per la guerra, cinque bambini sono uccisi in incidenti stradali a Kabul e dintorni, e bambini sono uccisi da denutrizione, scarso accesso ad acqua sicura, epidemie di tubercolosi e malaria. Hanno denunciato le decine di migliaia di profughi e la corruzione del governo fantoccio di Garzai e che, agli operatori d’Emergency, è stato impedito di soccorrere i feriti dell'ennesima operazione militare di sterminio della popolazione civile, a Marjah, una strage che è stata paragonato alla strage di Fallujah, in Irak.
Emergency “non ha accettato denaro dal Governo italiano, non accetta di fare la cosmesi della guerra" ha ribadito Strada:
“rifiuteremmo i soldi della Fiat per curare le vittime delle mine antiuomo da loro prodotte, o quelli della Nestlé per curare i neonati che rischiano di morire per il suo latte in polvere”. Emergency ha mantenuto la stessa posizione nel caso della guerra in Kosovo, rifiutandosi di partecipare alla famosa Missione Arcobaleno targata governo D’Alema.
Ma l’Afghanistan, Emergency a parte, è pieno di organizzazioni pronte ad accettare i soldi della guerra, così come è accaduto a Haiti dove, subito dopo il terremoto del 12 gennaio 2010, si sono mobilitate gran parte delle realtà politiche ed economiche conniventi con gli eserciti d’occupazione militare e con le multinazionali che sono la causa dell’estrema miseria del Paese e dello sfruttamento di bambini e lavoratori.
 
Dopo la liberazione degli operatori di Emergency
Se i tre operatori di Emergency, Matteo Dell’Aira, Marco Garrati e Matteo Pagani, sono stati liberati, tuttavia l'ospedale è stato chiuso e l’imperialismo Usa e quello europeo stanno sferrando l’attacco più pesante contro la resistenza e contro il popolo afgano, dispiegando il più alto numero dei soldati da quando è iniziata la guerra.
L’' operazione "Mushtarak", ("Insieme"), realizzata da militari afgani e della Nato, è considerata la più grande offensiva dall'inizio del conflitto. "Mushtarak" è considerato il banco di prova del presidente Usa Barack Obama, premio Nobel per la Pace, un banco di prova basato sull'invio di altri 30.000 militari nel Paese per colpire le aree controllate dai cosidetti “ribelli”, nella zona di Helmand (la zona dove operava l’ospedale di Emergency).
 
Le vittime di guerra in patria
Da un recente rapporto presentato dal Pentagono al Congresso emerge che in Afghanistan gli attacchi sono aumentati del 90% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso e gli attentati con bombe lungo le strade sono aumentati del 240%.
Il tormentone “democratico” dell’utilità della guerra e dell’intervento occidentale per favorire la liberazione delle donne afgane ha trovato drammatica smentita nel fatto che molte più donne sono state ferite o uccise dalle bombe della guerra imperialista in Afganistan di quante si siano tolte il burqa.
Nel frattempo, ogni giorno, negli Usa, si contano una media di trenta tentativi di suicidio fra i veterani, per lo più reduci di guerra. Questo è quanto riferisce il settimanale dei militari statunitensi “Army Times”.  Di questi trenta tentativi di suicidio, diciotto riescono. I suicidi da parte dei reduci rappresentano oltre un quinto dei 30.000 suicidi annuali negli Stati Uniti. Un alto numero di veterani ritorna dalla guerra in Afghanistan con disordini da stress post-traumatico, depressione ed altri disturbi mentali. Circa il 56% dei veterani senzatetto sono afroamericani o ispanici benché costituiscano il 28% della popolazione Usa, rispettivamente il 13 e 15 %. I reduci di guerra senza tetto sono sempre più spesso donne, donne e minoranze etniche spinte dal ricatto occupazionale a scegliere la “professione” della guerra, spesso per sfuggire a condizioni di miseria, emarginazione e degrado sociale.
 
Italia: Pdl e Pd, il partito unico della guerra
Per quanto riguarda il ruolo dell’Italia in questa guerra è necessario ricordare che nel mese di marzo 2010 maggioranza e opposizione hanno votato in modo compatto e trasversale in favore del rifinanziamento della missione di guerra italiana in Afghanistan.
Pdl: 196 voti favorevoli, 8 astenuti, nessuno contrario. Lega Nord: 48 voti favorevoli, 1 contrario. Udc: 27 voti favorevoli, nessuno contrario. Gruppo Misto: 14 voti favorevoli, 2 astenuti, 1 contrario.
Pd: (il partito con il quale Rifondazione Comunista e la Federazione della Sinistra continuano a stringere accordi elettorali nelle giunte, con l’obiettivo di future nuove alleanze di governo): 175 voti favorevoli, 8 astenuti, nessuno contrario.
L’Italia dei Valori si è astenuto dal voto.
Il 'partito unico della guerra” ha così stanziato per i primi sei mesi del 2010 ben 308 milioni di euro (51 milioni al mese).  Nel frattempo vengono tagliati i fondi per la scuola, per la sanità, per le case popolari e per la ricerca.
Nel frattempo si colgono tutte le occasioni (come i funerali dei sei parà uccisi) per cercare di inculcare il patriottismo nelle masse popolari e in una classe lavoratrice che si trova a fare i conti con precarietà, cassa integrazione e licenziamenti.
 
La guerra in Afghanistan e la guerra sociale
L’escalation della guerra in Afghanistan è legata alla preparazione di nuove guerre in Medio oriente (Iran) ed è da collegarsi, inoltre, alla guerra che il capitalismo sta sferrando nei confronti del movimento operaio, con licenziamenti di massa, riduzione dei diritti e dello stato sociale, distruzione dell’ambiente e militarizzazione delle città.  Una militarizzazione che il padronato sta organizzando, complici governi e amministrazioni di centrodestra e centrosinistra, ufficialmente per garantire la “sicurezza dei cittadini”, ma in realtà per riuscire nel prossimo futuro a difendersi dalla logica reazione che arriverà dal movimento operaio europeo sul quale si tenta di far ricadere la crisi. Di questa reazione già si vedono i primi radicali segnali, come le lotte in Francia e l'assalto al parlamento in Grecia.
La sconfitta dell’imperialismo in Afghanistan significherebbe un importante passo in avanti in prospettiva della sconfitta di tutti i governi che operano per conto del capitale e che cercano quotidianamente di scaricare la crisi capitalistica sui lavoratori. La guerra imperialista è la guerra dei padroni contro i proletari, le vittime della guerra appartengono tutte alla stessa classe sociale, il proletariato e le masse popolari povere di tutto il mondo.  Sono i piccoli afgani o irakeni che muoiono mentre, giocando, fanno esplodere le mine-giocattolo studiate per mutilare i bambini (le tristemente famose mine-giocattolo chiamate in Afghanistan “pappagalli verdi”), oppure le donne che muoiono di parto per mancanza delle più elementari cure sanitarie, gli immigrati che annegano nel Mediterraneo mentre tentano di raggiungere le coste dell’Europa per fuggire alla guerra e alla fame, i numerosi giovanissimi soldati Usa che si suicidano durante o di ritorno dalla guerra.
In questa situazione di crisi economiche, razzismo, disastri ambientali, licenziamenti di massa e guerre, assumono un’attualità dirompente le parole di Trotsky nel Programma di transizione” del 1938 :
 
“La guerra è un gigantesco affare commerciale, soprattutto per l’industria bellica (...). La guerra imperialistica è la continuazione e l’inasprimento delle politiche di rapina della borghesia (...). Prima di sfinire e trascinare nel sangue l’umanità, il capitalismo contamina l’atmosfera di tutto il mondo coi miasmi letali dell’odio nazionale e razziale. (...) La denuncia intransigente delle vere cause dl pregiudizio razziale e di tutte le forme e manifestazioni dell’arroganza nazionale deve diventare parte del lavoro quotidiano delle sezioni della Quarta Internazionale, nonché l’elemento più importante della lotta contro l’imperialismo e la guerra. La nostra parola d’ordine fondamentale resta: proletari di tutto il mondo unitevi!”
 

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