Questo primo maggio del 2009 non è una data qualsiasi. Nel suo giorno di festa mondiale, la classe lavoratrice di tutto il pianeta vive momenti drammatici. L'economia capitalista attraversa la crisi più grande degli ultimi ottanta anni.
Ma i lavoratori di tutto il mondo non sono inerti, la resistenza sta crescendo di giorno in giorno. In questo primo maggio, milioni di lavoratori andranno in piazza per protestare e lottare contro la crisi economica e contro gli attacchi dei padroni e dei loro governi. E' un momento favorevole per accrescere la coscienza della classe operaia, la sua consapevolezza della necessità di mobilitarsi in difesa dei posti di lavoro, dei salari, dei diritti e delle conquiste dei lavoratori. Si apre una grande opportunità per rafforzare la disponibilità alla lotta, l'unità e l'indipendenza della classe operaia, e la lotta politica del proletariato contro il capitalismo. Ma per rafforzare questa prospettiva non è sufficiente partecipare alle manifestazioni odierne, è necessario affrontare i principali compiti che si pongono nell'attuale situazione al movimento operaio mondiale.
C'è un elemento comune a tutti i Paesi del mondo in questa crisi: i governi cercano in ogni modo di salvare i padroni, i banchieri, e cercano al contempo di scaricare i costi della crisi sulle spalle dei lavoratori.
I governi di tutto il mondo hanno già iniettato più di quattromila miliardi di dollari nel sistema finanziario mondiale, dimostrando così che, in momenti di crisi economica, lo Stato borghese attua come una vera e propria "compagnia di assicurazioni" per la borghesia, cercando di garantirne il capitale.
D'altra parte, e allo stesso tempo, i governi stimolano piani di "razionalizzazione" delle aziende, cioè appoggiano i licenziamenti di migliaia di lavoratori, la cancellazione di posti di lavoro, e cercano di cancellare diritti storici dei lavoratori con la scusa di "evitare un numero maggiore di licenziamenti". Favoriscono negoziati per la riduzione del salario e aumentare la giornata di lavoro ma senza neppure garantire i posti di lavoro. Ovviamente non vogliono sentir parlare di aumenti salariali.
Barack Obama, a cui tanti statunitensi hanno affidato le loro speranze di cambiamento, ha dato mille miliardi di dollari ai banchieri, mentre sei milioni di lavoratori statunitensi sono disoccupati. Inoltre, l'imperialismo tenta di usare la sua immagine di "giovane dirigente nero" per frenare le lotte in tutto il mondo. Obama è il presidente degli Stati Uniti, il principale e più forte Paese imperialista, ed è lì per difendere gli interessi delle multinazionali: un particolare che è sfuggito al presidente venezuelano Hugo Chavez che ora vuole essere suo amico.
I governi cosiddetti "progressisti" lasciano cadere la maschera. Il presidente del Brasile, Lula, ha dichiarato: "I lavoratori non devono rivendicare aumenti salariali durante la crisi." Al contempo, il governo brasiliano stanzia 4500 milioni di dollari a disposizione del Fmi. E Lula trova persino il coraggio di dichiarare: "Non vi sembra molto chic che il Brasile presti denaro al Fmi?" Sono lontani i tempi in cui Lula (era il 1999) ancora dirigente dell'opposizione accusava giustamente il Fmi di provocare un "genocidio" con i piani economici che imponeva ai governi debitori.
Da parte sua, il presidente venezuelano Chavez ha accusato i lavoratori che fanno scioperi contro le imprese di essere dei "sabotatori" aggiungendo che "i lavoratori che scioperano dovranno vedersela col capo del governo", al contempo ha dato istruzioni alle strutture repressive di polizia di "condurre quel lavoro di spionaggio contro i dirigenti operai necessario per difendere le imprese". (citato in www.soberania.org, 12/03/09).
Maurizio Funes, vincitore delle elezioni presidenziali come candidato del Fmln in Salvador ha dichiarato che il suo governo difenderà la proprietà privata.
In questi momenti di crisi economica e di acutizzarsi della lotta di classe si confermano pienamente le parole utilizzate da Marx ed Engels nel Manifesto sul ruolo dei governi capitalisti: " Il governo dello Stato moderno non è che un comitato che amministra gli affari comuni di tutta la classe borghese ".
Tutti i governi capitalisti cercano disperatamente di paralizzare la classe operaia con l'inganno e la menzogna. Dicono che le crisi sono inevitabili, che ci sono sempre state e sempre ci saranno, che questa sarà breve e che già si vedono all'orizzonte segnali di ripresa.
Il loro obiettivo è chiaro: cercano di legare le mani ai lavoratori, anestetizzando la loro volontà di lottare. Dicono che i lavoratori non possono scontrarsi con i padroni perché è dai padroni che dipende il loro posto di lavoro. Che è necessario accettare riduzioni del salario e perdita di diritti e di conquiste per poter salvare i posti di lavoro. Questa insidiosa e anestetizzante propaganda è in realtà la principale azione dei governi di tutto il mondo per salvare il capitalismo.
Ecco perché, in questo primo maggio, la Lega Internazionale dei Lavoratori lancia un avvertimento forte a tutti i lavoratori perché non ripongano nessuna fiducia nei governi dei loro Paesi, per quanto questi governi si proclamino "popolari", "progressisti" e persino "rivoluzionari". La maggioranza della sinistra mondiale appoggia questo tipo di governi borghesi cosiddetti "progressisti", ma l'esperienza storica e attuale dimostra chiaramente che l'appoggio popolare ai governi basati sulla collaborazione di classe tra borghesia e organizzazioni operaie conduce inevitabilmente alla sconfitta della classe operaia.
La crisi economica mostra una volta di più che l'unica alternativa per i lavoratori è confidare unicamente nelle proprie forze, nella mobilitazione e nell'organizzazione della propria classe; ciò che significa mantenere una ferma posizione di indipendenza di classe dalla borghesia, dai suoi partiti, dai suoi governi.
Nonostante tutti gli sforzi della borghesia e dei suoi governi, la crudele realtà risveglia ogni giorno di più nei lavoratori la comprensione della necessità di lottare contro l'attacco a cui sono sottoposti.
In questo primo maggio, la Lit fa appello alle organizzazioni sindacali e popolari affinché chiamino i lavoratori a mobilitarsi contro tutti i tentativi di scaricare la crisi sulle loro spalle.
E' necessario organizzare in modo cosciente questa crescente disponibilità alla lotta. E' necessario organizzare la resistenza contro i licenziamenti, la chiusura di posti di lavoro, l'eliminazione di diritti e conquiste, il blocco e la riduzione dei salari.
In questo senso, l'unità della classe lavoratrice è fondamentale affinché la mobilitazione abbia le maggiori possibilità di successo. La Lit difende ogni tipo di unità nella lotta contro gli attacchi dei padroni e dei loro governi. Per questo, oggi primo maggio chiamiamo i lavoratori di tutti i Paesi a lottare uniti per questi comuni obiettivi:
- contro i licenziamenti e la disoccupazione;
- per la riduzione della giornata lavorativa senza riduzione di salario;
- per la difesa dei salari, dei diritti e delle conquiste dei lavoratori;
- contro l'aumento della giornata lavorativa e l'aumento dei carichi di lavoro, per la difesa delle condizioni di lavoro;
- contro la xenofobia e il razzismo, per la difesa dei diritti degli immigrati;
- contro la criminalizzazione dei movimenti sociali;
- contro la politica economica dei governi.
Questo appello alla lotta unitari e a sviluppare azioni comuni di mobilitazione deve essere rivolto non solo alla base del movimento operaio, ma anche alle sue direzioni, per quanto facciano collaborazione di classe. E' necessario unire tutti ciò che sono disposti a mobilitarsi.
Al contempo, segnaliamo che il più grande ostacolo perché si sviluppi questa lotta unitaria sono le direzioni opportuniste dei lavoratori, i dirigenti delle grandi organizzazioni sindacali nazionali e internazionali che, nella loro stragrande maggioranza, hanno accettato vergognosamente le motivazioni addotte dalla borghesia e dai suoi governi per licenziare e cancellare diritti dei lavoratori. O, nel migliore dei casi, si limitano a implorare, inutilmente, la borghesia perché moderi i suoi attacchi.
Questo grave tradimento costituisce oggi il maggiore ostacolo affinché i lavoratori di tutto il mondo lottino uniti. La lit denuncia vigorosamente il ruolo di questi dirigenti burocrati e traditori e appoggia lo sforzo di migliaia di attivisti che lottano in tutto il mondo per organizzare sindacati indipendenti, combattivi e democratici, così come sostiene le altre forme di organizzazione dei lavoratori e delle masse popolari. Siamo convinti che questo impegno si manifesterà oggi primo maggio in manifestazioni o spezzoni di cortei promossi da organizzazioni indipendenti. Lì saranno presenti i battaglioni d'avanguardia della classe operaia impegnati nella guerra contro il capitale.
Ma finché il controllo rimane nelle mani degli apparati sindacali e delle organizzazioni con peso di massa, che in questo senso continuano a dirigere la maggioranza dei lavoratori, non c'è altro modo per sostenere una mobilitazione di massa senza una politica di sfida alle direzioni attuali perché rompano i loro accordi con i governi e le aziende e si pongano alla testa di reali piani di lotta nazionale.
Se questo appello alla mobilitazione unitaria sarà accettato, come è successo, per esempio, con varie centrali sindacali in Brasile il 30 marzo scorso, o come è avvenuto nei recenti scioperi generali in Francia, la lotta e la fiducia nei propri mezzi dell'insieme della classe operaia ne uscirà rafforzata. Ciò avviene perché molti lavoratori, davanti alla forza del nemico da affrontare, nutrono dubbi sulla possibilità di successo di una lotta isolata. Viceversa, una lotta nazionale unificata offre, fin dall'inizio, una prospettiva maggiore di successo. Per questa via può svilupparsi una dinamica di mobilitazione che, prima o poi, supererà i limiti imposti dalle burocrazie.
Se invece questo appello non sarà accettato, il rifiuto dei burocrati contribuirà a sviluppare l'esperienza dei lavoratori su ciò che effettivamente sono queste direzioni.
In entrambi i casi è questa una politica imprescindibile per rafforzare la costruzione di nuove direzioni alternative a queste burocrazie.
La lotta unitaria contro l'offensiva della borghesia mondiale è il primo compito del proletariato mondiale. Solo così, lottando per la propria sopravvivenza fisica, potrà prepararsi alle lotte decisive del futuro. Ma sarebbe un grave errore pensare che la lotta contro gli effetti della crisi si limiti e finisca con le rivendicazioni in difesa del lavoro, del salario e delle condizioni di vita.
La crisi economica attuale non è altro che il risultato tragico delle contraddizioni del sistema capitalista in decadenza. La crisi dimostra che il sistema capitalista offre solo fame, miseria, guerre e distruzione dell'umanità e dell'ambiente. Di crisi in crisi, di guerra in guerra, il capitalismo conduce l'umanità alla barbarie. Per questo il primo maggio odierno sarà più che mai una manifestazione di denuncia non solo della crisi ma dello stesso capitalismo.
In tutto il mondo, il proletariato è l'unica classe che non sfrutta altre classi, perché vive vendendo la sua forza lavoro in cambio di un salario che consente appena di vivere. E' la classe centrale di tutto il processo produttivo moderno, quella che si organizza nel lavoro collettivo. E' l'unica classe che può offrire una alternativa storica alla decadenza del capitalismo. Questa alternativa è il socialismo.
Solo una rivoluzione socialista che porti la classe operaia al potere e che imponga governi socialisti dei lavoratori può garantire una pianificazione dell'economia che ponga fine alle crisi e agli sprechi, attraverso l'esproprio e la nazionalizzazione, sotto controllo dei lavoratori, dei grandi monopoli capitalistici, di tutto il sistema finanziario e della grande proprietà agraria.
Solo una rivoluzione socialista può mettere fine allo sfruttamento dell'uomo sull'uomo ed eliminare tutte le sofferenze che provoca questo sistema basato sul profitto individuale: fame, miseria, distruzione della natura, guerre.
Una rivoluzione socialista comincia in un Paese, con la conquista del potere da parte della classe operaia in uno Stato, ma può avere possibilità di successo, può avviare la costruzione di un nuovo sistema socialista unicamente su scala internazionale. E' questo il programma storico del socialismo fin dal Manifesto di Marx ed Engels che, 160 anni fa proclamava: "Proletari di tutto il mondo, unitevi!".
Oggi più che mai è di fondamentale importanza tradurre questo appello in pratica. Non per caso il primo maggio è il giorno internazionale della classe operaia. I lavoratori non hanno patria: soffrono lo sfruttamento e lottano contro di esso in ogni Paese. Per questo è necessario lottare per l'unità di tutti i lavoratori di Europa, Stati Uniti, Giappone con la classe operaia di America Latina, Asia, Africa e di tutti i Paesi oppressi.
E' necessario lottare per la solidarietà e l'unità tra lavoratori nativi degli Stati Uniti, d'Europa, Giappone e degli altri Paesi imperialisti con i lavoratori immigrati che soffrono un brutale sfruttamento e la discriminazione. Difendiamo questi lavoratori contro la xenofobia e il razzismo e chiamiamo la classe operaia nativa dei vari Paesi a fare lo stesso.
Il principale obiettivo della lotta mondiale del proletariato contro il capitalismo è sconfiggere la borghesia dei principali Paesi imperialisti, laddove è concentrata la vera forza di questo sistema. In questa lotta, i lavoratori dei Paesi ricchi avranno al loro fianco le masse popolari dei Paesi sfruttati di tutto il mondo.
Oggi, i Paesi poveri soffrono in misura crescente la crisi economica: da un lato, aumenta brutalmente lo sfruttamento dei lavoratori e, dall'altro, la borghesia imperialista saccheggia sempre più le ricchezze di questi Paesi, impone "Trattati di libero commercio", relazioni commerciali totalmente svantaggiose e riscuote un debito estero esorbitante.
Per questo, nell'odierno primo maggio la Lit chiama la classe operaia di tutti i Paesi a manifestare contro l'imperialismo in tutte le forme in cui si manifesta o si maschera. Bisogna denunciare il fatto che Obama continua ad opprimere il popolo irakeno mentre trasferisce gran parte delle sue truppe in Afghanistan. Fuori le truppe imperialiste dall'Irak e dell'Afghanistan! Tutto il nostro appoggio alla lotta del popolo palestinese contro lo Stato nazi-sionista di Israele! Fuori le truppe di occupazione da Haiti!
E' fondamentale che il proletariato assuma come propria la lotta dei popoli dei Paesi dipendenti contro i piani di ricolonizzazione imperialista, per l'indipendenza nazionale. E che appoggi pienamente obiettivi di lotta come il rifiuto di pagare il debito estero, la rottura con l'Fmi e i suoi piani economici, la nazionalizzazione delle aziende imperialiste, ecc.
Il primo maggio contiene un profondo significato politico di indipendenza di classe: l'omaggio mondiale ai martiri della classe operaia assassinati dal capitalismo. Non è casuale che Albert Spees, uno dei martiri di Chicago, abbia cominciato il suo discorso di fronte al tribunale che lo condannò a morte con le seguenti parole: "Nel rivolgermi a questo tribunale lo faccio come rappresentante di una classe sociale davanti ai rappresentanti di una classe nemica." E che, dopo aver ascoltato la condanna, abbia affermato: "Questo verdetto scagliato contro di noi è l'anatema delle classi possidenti contro le loro vittime depredate, cioè contro l'immenso esercito dei salariati. Ma se voi credete che impiccandoci potrete fermare il movimento operaio, quel movimento costantemente animato da milioni di uomini che vivono in miseria, gli schiavi del salario; se davvero credete di salvarvi, impiccateci! Siete seduti su un vulcano: da qui, da là, da sopra, da sotto e da ogni parte spunta la Rivoluzione. E' un fuoco di lava che si infiltra e mina tutto."
In questo primo maggio, il carattere politico di classe è evidente come non accadeva da molti anni. La crisi del capitalismo mondiale e la esperienza di ciò che comporta lo sfruttamento risveglia la coscienza di milioni di lavoratori in tutto il mondo. Nuovi settori di massa si sindacalizzano e le idee socialiste iniziano ad attrarre i lavoratori più avanzati.
Ma le idee socialiste necessitano di una organizzazione politica che le difenda e le traduca in pratica. E la lotta di massa, economica e politica, necessita di una direzione politica rivoluzionaria, un partito. Da quando è esplosa la crisi economica, nel settembre scorso, la Lit sta ribadendo ulteriormente che è questo il compito storico divenuto urgente: la costruzione di un partito rivoluzionario internazionale, composto da partiti rivoluzionari nazionali.
"La Lotta spontanea delle masse, di per sé, per quanto eroica essa sia, non condurrà alla conquista del potere. Per fare la rivoluzione socialista mondiale, unico modo per impedire che il mondo precipiti nella barbarie, la classe operaia, collocandosi alla testa di tutti gli sfruttati del mondo, necessita di una direzione politica rivoluzionaria che la guidi.
Il proletariato necessita di partiti rivoluzionari in tutti i Paesi che siano parte di una Internazionale rivoluzionaria, fermamente contrapposta a tutti i partiti e a tutte le organizzazioni borghesi e opportuniste. Una Internazionale che avanzi un programma che unisca l'esperienza e la tradizione internazionale del proletariato dalla pubblicazione del Manifesto del 1848 ad oggi. Che si basi su un'ampia democrazia interna e sul principio organizzativo del centralismo democratico: completa libertà nella discussione, totale unità nell'azione.
La nuova situazione mondiale aperta dall'attuale crisi economica offre enormi possibilità per la costruzione di questa Internazionale e delle sue sezioni, i partiti rivoluzionari nazionali. Questa è la grande sfida e il principale compito dei rivoluzionari nell'epoca della decadenza del capitalismo." (dalla Dichiarazione della Lit sulla crisi economica mondiale, ottobre 2008).
L'esigenza di organizzazioni internazionali rivoluzionarie del proletariato ha sempre fatto parte della storia del movimento operaio mondiale. In più di 150 anni di lotte ciò si è espresso nella costruzione di varie organizzazioni.
La più recente di queste, la Quarta Internazionale, fu fondata nel 1938 da Lev Trotsky, benché dopo poco si disperdesse in varie correnti, nel 1953. Da allora si è posta la necessità di ricostruire la Quarta Internazionale su solide basi programmatiche.
Una necessità che l'attuale crisi economica e la decadenza del capitalismo rende più urgente che mai, sia per affrontare la lotta concreta contro gli effetti della crisi sia per la costruzione della prospettiva strategica della rivoluzione socialista.
La Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale dedica tutte le sue forze al compito di costruire questa Internazionale rivoluzionaria, la Quarta Internazionale e i suoi partiti. Le nostre forze sono piccole rispetto all'enormità di questo compito: ma ciò non ci spaventa. Perché questo è un compito imprescindibile per tutti coloro che lottano, un compito che riassume in sé l'alternativa storica che l'umanità ha di fronte: avere un futuro o essere condotta dal capitalismo alla catastrofe.
In questo primo maggio, la Lit si rivolge ai lavoratori che sono stati e sono impegnati nelle principali lotte e fa appello a loro perché si uniscano nell'affrontare questo compito storico: la costruzione del Partito Mondiale della Rivoluzione Socialista.