Partito di Alternativa Comunista

24 settembre: fermiamoli con lo sciopero!

24 settembre: fermiamoli con lo sciopero!

Perché dobbiamo partecipare alla giornata e allo sciopero per il clima del 24 settembre

 

 

 

di Giacomo Biancofiore

 

 

Sfogliando le pagine web e social del movimento giovanile per il clima si può notare che, a differenza degli ultimi anni, il nome di Greta Thunberg è rimasto aggrappato solo a qualche hashtag. Sia chiaro, questo non rappresenta alcun segnale di disistima nei confronti della tenace ragazzina svedese che ha avuto l’indiscutibile merito di attivare un movimento planetario attento e combattivo su un tema fino ad allora colpevolmente trascurato.
Non menzionare Greta un rigo sì e l’altro no è, piuttosto, un indicatore importante di quanto questo movimento internazionale di giovani e giovanissimi sia cresciuto e sia maturato nonostante l’arretratezza e l’invadente pessimismo degli adulti.
Ebbene sì, le mummie delle lotte ambientaliste del passato, quelle dei «tavoli di concertazione» e del volemose bene non sono riuscite a ingabbiare le energie esplosive dei giovani studenti del pianeta che hanno dimostrato di saper camminare da soli.

 

L’overshoot day

L'Earth Overshoot Day è il giorno in cui la Terra ha esaurito le risorse naturali previste per tutto l’anno e comincia ad impossessarsi di quelle dell’anno successivo.
L'Earth Overshoot Day viene calcolato annualmente dall’agenzia scozzese per la protezione dell’ambiente Global Footprint Network dividendo la biocapacità del pianeta, ossia la quantità di risorse ecologiche che la Terra è in grado di generare quell'anno, per la domanda dell'umanità relativa al medesimo anno e moltiplicando per 365, il numero di giorni in un anno.
Nel 2021 questa data infausta è stata individuata nel 29 luglio, quasi un mese prima rispetto al 22 agosto dell'anno scorso.
Questa sorta di indebitamento fotografa perfettamente l’avidità del modello capitalista che, oltre a strappare risorse dai Paesi sfruttati, si impossessa senza alcun ritegno di quelle destinate alle future generazioni sulle quali si accumula un debito che nessuno sarà capace di saldare.

 

Mesi disastrosi

Per rendere l’idea di come questo 2021 abbia segnato un netto peggioramento dei disastri ambientali rispetto al passato, su un pianeta peraltro già in ginocchio a causa della pandemia di Covid-19, citiamo solo alcuni degli eventi che ne hanno caratterizzato i primi otto mesi: le alluvioni nel nord Europa, in particolare in Germania e Belgio, sono state solo l’epilogo della devastazione causata dalle piogge che hanno travolto interi Paesi come, per esempio, la Cina che ha dovuto affrontare precipitazioni mai viste negli ultimi mille anni; ma le alluvioni hanno colpito anche l’Africa (in Kenia, Nigeria e Mozambico hanno messo in crisi l’agricoltura già piegata dalle logiche dello sfruttamento capitalista), l’Australia e le Hawaii; infine gli incendi che sono diventati ormai frequenti su tutto il pianeta e che sarebbe impossibile citare tutti, nonché il caldo estremo che non si era mai visto di tale proporzione dalla Sicilia (dove tra l’altro 162 incendi hanno provocato la perdita di 800 ettari e più di 200.000 piante) al Canada in cui si sono registrate diverse vittime.

 

«La crisi è da codice rosso, inevitabile e irreversibile»

Il 10 agosto scorso l’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) ha presentato l’ultimo rapporto firmato da 234 scienziati provenienti da 66 Paesi.
Questo sesto rapporto dell’ente delle Nazioni Unite è stato certamente il più severo tant’è che gli scienziati Onu oltre ad aver confermato «un aumento senza precedenti degli eventi climatici estremi» (come già anticipato dallo United Nations Office for Disaster Risk Reduction-Unddr e il Centre for research on the epidemiology of disasters-Cred nel rapporto «The Human Cost of Disasters 2000-2019») e aver anticipato al 2030 la soglia dell’aumento della temperatura media del pianeta di 1,5 gradi centigradi (dieci anni prima del previsto), hanno parlato per la prima volta di «crisi inevitabile e irreversibile».
Questa apocalittica affermazione è stata accolta in molti ambienti con grande sconcerto, ma in realtà rappresenta la tardiva ammissione di chi governa il pianeta dell’impossibilità del sistema capitalista di porre rimedio a dinamiche insite nel sistema stesso.
Pretendere dal capitalismo di fermare lo sfruttamento dell’uomo e della natura sarebbe come pretendere che l’uomo possa vivere senza acqua e cibo.
Negli ultimi 30 anni l’irrazionale processo di accumulazione capitalista non ha permesso di prendere minimamente in considerazione gli allarmi sempre più disperati degli scienziati facendo miseramente fallire le decine di riunioni e conseguenti accordi sul clima tra i vari Paesi.
In nessuna parte del pianeta si sono cominciate ad attuare le drastiche soluzioni che sarebbero necessarie per invertire la rotta e i proclami dei vari aspiranti governanti si esauriscono miseramente pochi giorni dopo aver occupato le stanze dei bottoni.
«Non siamo (ancora) fottuti se agiamo ora»: Con questo slogan i giovani del Fridays for future hanno avviato i lavori in preparazione del prossimo sciopero globale per il clima in programma il 24 settembre.
Giustamente il movimento Fff ha sottolineato che nel rapporto dell’Ipcc è specificato che è geofisicamente possibile rimanere attorno ai +1,5°C, purché non si perda altro tempo.
Ancora più giustamente gli attivisti del movimento per il clima stigmatizzano qualsiasi forma di resa invitando ad agire subito attraverso la lotta.
Quello che i Fff non spiegano è perché i governi «non hanno la situazione sotto controllo» e soprattutto perché di fronte ad una evidente catastrofe incombente sono impossibilitati ad «avviare in maniera rapida e ambiziosa una vera transizione ecologica».

 

Le risposte dei comunisti

Circa un anno fa provavamo a indicare quello che chiamammo «l’ultimo miglio» ossia il passaggio necessario al movimento per il clima per «non perdere altro tempo»: uscire una volta per tutte dal vicolo cieco della continua ricerca di dialogo e concertazione con governi e istituzioni borghesi.
Quello che, nonostante gli evidenti progressi, i giovani del Fff non sono riusciti a spiegare è contenuto nelle risposte che da comunisti portiamo nel movimento per il clima come nel movimento operaio.
Nessuna transizione è possibile all’interno del modello capitalista, l’unica strada per fermare l’incombente catastrofe ambientale che minaccia l’intera umanità passa attraverso il superamento del capitalismo, il suo abbattimento per mezzo della rivoluzione socialista che permetterà così di costruire una nuova società senza classi sociali, senza sfruttamento del lavoro e della natura, in cui la produzione e la distribuzione delle risorse potranno essere pianificate.
Oggi più che mai questa prospettiva è vicina e rappresenta la strada più veloce rispetto a continuare a delegare alla volpe la gestione del pollaio.

 

Scioperiamo perché non abbiamo scelta

Un anno e mezzo fa ci è piombata addosso una pandemia ai cui effetti non avevamo mai pensato e non possiamo permetterci di commettere lo stesso errore e farci cogliere nuovamente alla sprovvista da disastri ambientali annunciati che saranno ancora più devastanti.
Come nello sciopero globale per il clima del 2019, i lavoratori e le lavoratrici sono chiamati ad affiancare nella lotta gli studenti e le studentesse condividendo lo strumento universale dello sciopero con cui va fermata la campana a morte che incombe sulle nostre vite. Grazie anche all’intervento dei nostri compagni, il 24 settembre saranno in sciopero gli operai del settore chimico, gomma-plastica, petrolifero ed energetico (Allca Cub) per unirsi alla protesta studentesca. Lo stesso giorno è previsto uno sciopero del trasporto aereo, sciopero che stiamo costruendo coi nostri compagni in prima linea nella lotta delle lavoratrici e dei lavoratori Alitalia.
Il futuro su questo pianeta è incompatibile con il capitalismo e la lotta per far fronte all’emergenza climatica non può essere rimandata e tantomeno persa; la classe operaia deve essere consapevole che tutte le altre lotte per liberarsi dallo sfruttamento passano attraverso la vittoria della lotta per salvare il pianeta e questa si può vincere solo con la rivoluzione socialista!

 

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