Partito di Alternativa Comunista

Il movimento studentesco a Cagliari

Il movimento studentesco a Cagliari

Bilancio di una lotta e rilancio verso il G8 di luglio

 

 

di Luigi Pisci (*)

 

È passato ormai più di un mese e mezzo da quando le facoltà cagliaritane hanno disoccupato ed è ora possibile costruire un primo bilancio di questa realtà che si è distinta a livello nazionale per vitalità e compattezza.

Analisi del movimento

Il movimento cagliaritano, che si chiama Unicamente, vede al suo interno le realtà organizzate di una decina di facoltà. Alcune di tali realtà erano preesistenti alle occupazioni, altre si sono formate grazie e durante alle stesse. Il panorama politico e ideologico del movimento resta naturalmente disomogeneo e variegato, ma non oltre un certo punto. Infatti il grande comune denominatore del movimento è la difesa della scuola pubblica e di massa e il rifiuto del mercato come arbitro, depositario e curatore della cultura e della ricerca. Pesa con forza anche la condivisa avversione verso qualsiasi forma di precariato e verso ogni strategia governativa volta a far pagare la crisi capitalistica attraverso la demolizione dello stato sociale.
A fronte di tali vedute comuni sul piano politico, restano aperte le questioni di carattere organizzativo. Le varie facoltà hanno in Unicamente il centro di condivisione e elaborazione delle politiche di movimento. Risulta evidente che se in termini di condivisione molto è stato fatto, si fatica non poco a rafforzare l'elaborazione di Unicamente come un organismo politico vero e proprio, con una sua personalità ben riconoscibile all'esterno e un programma nitido e condiviso. Per il momento, data anche la giovane età di molte realtà di facoltà, si punta a rafforzarne il radicamento e la stabilità operativa, ma verrà prima o poi il momento di affrontare con più incisività i termini organizzativi del movimento in quanto tutt'uno, e non solo come somma di parti.

 

Verso il G8 alla Maddalena

Con una aggressività che ne svela la crisi profonda e la disperata ricerca di una via di uscita, il capitale impone ai propri comitati d'affari in ogni nazione un giro di vite sulla ricerca e sulla istruzione. I laboratori e i centri di ricerca sorti nella sfera pubblica sono diventati un boccone appetitoso per aziende e corporations che non trovano redditizio mantenerne di propri. Quindi a parità di tasso di ricerca gli utili si possono ampliare se il pubblico fornisce ai privati le strutture pubbliche esistenti, gli immobili, e un esercito di professionisti precari e qualificati da macinare nel frantoio del precariato. Tale disegno svela tutta l'ipocrisia degli ideologi neo-liberisti e l'implicito riconoscimento del fallimento del privato e della qualità del pubblico.
Come mai in un settore cosi strategico come la ricerca e l'innovazione le grandi multinazionali fanno cilecca? Come mai si sono rivolte a tutti i governi loro lacchè per acquisire di fatto le risorse della pubblica istruzione? Non ci avevano forse detto che il privato era in tutto superiore per efficienza e garanzia di competitività? Contro questa grande macchinazione, che equivale ad una grande respirazione bocca a bocca applicata al capitalismo ansimante, gli studenti italiani e internazionali devono dimostrare la maturità politica che la fase richiede. In luglio ci sarà in Sardegna l'incontro tra gli otto lacchè più quotati del pianeta. Sarà, se ne saremo capaci, una grande occasione per costituire una tavola studentesca internazionale contro la globalizzazione neo-liberista e il capitalismo in crisi. La proposta operativa contingente deve essere quella di utilizzare le reti di contatti esistenti per cominciare a tastare il terreno.

 

Lo sbocco naturale dei movimenti è la lotta contro il capitalismo in crisi

Le dichiarazioni degli esponenti del mondo industriale, i provvedimenti governativi in termini di diritto allo sciopero, la pioggia di ammortizzatori sociali, la proposta di Franceschini di un assegno mensile per tutti, rivelano un dato di fatto da cui trarre prezioso insegnamento: il capitale e i suoi lacchè temono sopra ogni cosa la recrudescenza della lotta di classe. L'unico modo per cogliere l'opportunità storica che questa crisi concede è sviluppare un percorso che conduca i vari movimenti settoriali esistenti, in un unico centro di elaborazione politica, città per città, paese per paese. Hanno fatto bene quei compagni che propongono comitati cittadini contro la crisi, nei quali studenti, operai, disoccupati e immigrati inizino a trovarsi e a sentirsi come prime vittime del capitale e come unica parte progressiva di una società che deve e può cambiare. Tale proposta, veramente centrale per i destini della lotta sociale, è stata formulata anche in sede di movimento cagliaritano e verrà riproposta fino a quando la sua realizzazione sarà avvertita da tutti come parte essenziale del nostro percorso.

 

Solo la lotta porta alla maturazione delle coscienze

Il percorso che ci ha contraddistinto fa emergere alcune verità della teoria politica. Gli obiettivi contingenti e sindacali ci hanno permesso di raccogliere attorno alla ragione essenziale della salvaguardia della scuola pubblica una fetta di militanti che è cresciuta gradualmente. Assecondando le proprie emozioni, lo studente ha scrostato lentamente la patina di conformismo che avvolge spesso le nostre primitive concezioni. All'emozione è subentrata la passione per la lotta e alla passione la consapevolezza politica del proprio ruolo nella società. Non sarà un cambiamento delle coscienze a innescare la lotta, ma è la lotta a innescare il cambiamento della coscienza, ed è per questo motivo che solo l'opposizione ad oltranza al capitalismo e ai suoi governi può garantire la speranza in un mondo nuovo.

 

(*) Università di Cagliari; coord. Pdac Sardegna

 

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