Sangiuliano e i "fatti verificati"
Gli strafalcioni dell'uomo di Salvini al Tg 2
di F.R.
Perché uno notoriamente allergico ai libri e alla storia come Salvini ha candidato Gennaro Sangiuliano a direttore di un Tg? Il vanto principale di Sangiuliano, infatti, non è solo una lunga militanza nella destra estrema iniziata nei giovani balilla del Msi di Almirante, nonché la vicedirezione del Tg1 sotto l'indimenticabile Minzolini, ma soprattutto la pubblicazione di una ventina di saggi di storia e biografie che spaziano da Prezzolini a Putin, passando per Lenin. Come recita il suo profilo su wikipedia, per questi libri ha ricevuto riconoscimenti prestigiosi quali il "Premio Letterario Nazionale Albori - Costa d'Amalfi" o il "Premio Cicerone del Comune di Arpino".
Sangiuliano ha applicato - e in forme finora inedite - la norma del giornalismo anglosassone che vuole la distinzione tra fatti e opinioni. Basta sfogliare ad esempio il libro dedicato a Lenin a Capri: Scacco allo Zar (Mondadori) che non mira soltanto a dimostrare la passione (fin qui ignorata dagli storici) di Lenin per la bella vita mondana ma contiene anche alcuni veri e propri scoop.
Finora Karl Kautsky era stato definito "il papa rosso della socialdemocrazia tedesca" (nato a Praga che faceva parte all'epoca dell'impero austriaco). Ma nel libro di Sangiuliano (pag. 112) scopriamo che Kautsky era uno "dei quattro più eminenti esponenti del socialismo russo", insieme a Lenin, Trotsky e Plechanov. Deve essere stata quella "y" nel nome, così comune a tante traslitterazioni dei nomi russi, a condurre Sangiuliano a questa scoperta sensazionale di un Kautsky "russo".
Finora tutti sapevano che era nel corso della rivoluzione del 1917 che Trotsky era diventato bolscevico. Grazie a Sangiuliano (pag. 55) scopriamo invece che già nel 1908 Gorky aveva invitato alla sua scuola di Capri non solo Lenin ma anche "l'altro esponente autorevole del bolscevismo, Lev Trotsky". Dieci anni di differenza possono sembrare pochi nei tempi storici dell'umanità ma in effetti la rivelazione di Sangiuliano costringerà a riscrivere intere biblioteche di libri sulla storia della Rivoluzione russa.
Ma la rivelazione più sensazionale riguarda i Labriola. Arturo Labriola (sindacalista-rivoluzionario, interventista durante la Prima Guerra mondiale, poi ammiratore fervente di Mussolini e delle sue imprese in Etiopia, dove i fascisti di Graziani massacravano con le armi chimiche) e Antonio Labriola (corrispondente di Engels e padre del marxismo italiano). Come già segnalava Angelica Balabanoff nelle sue memorie (La mia vita di rivoluzionaria) Antonio "si irritava quando qualcuno gli chiedeva se Arturo Labriola fosse suo parente. (...) Povero Antonio! Se avesse saputo quante persone fuori dall'Italia (...) li consideravano la stessa persona!"
Eppure a leggere Sangiuliano (pag. 98): "Nel 1897 Lenin aveva ricevuto un'edizione dei Saggi sulla concezione materialistica della storia", finora considerato l'opera maestra di Antonio ma che Sangiuliano accredita invece ad Arturo.
Ma quale dei due Labriola incontrò Lenin nel 1908? Secondo Sangiuliano appunto l'autore dei famosi Saggi sulla concezione materialistica della storia. Dunque, penseremmo noi, Antonio. Se non fosse che Antonio (che apparentemente non era Arturo) fino ad oggi veniva dato per morto dal 1904 a Roma e ivi sepolto nel cimitero acattolico.
Forse un nuovo mistero storico che speriamo possa essere risolto dalla prossima ricerca di Sangiuliano che, come rimarca nell'introduzione all'erudita opera dedicata a Lenin, assicura che "i fatti riportati sono tutti rigorosamente verificati."
Ora si capisce perché Salvini voglia Sangiuliano direttore di un Tg. Con Sangiuliano sarà davvero tutta un'altra storia e di certo uno statista del calibro di Salvini troverà in questa storia il posto che gli spetta. Senza contare che Sangiuliano potrebbe anche dedicargli la prossima biografia. Sempre sulla base di "fatti rigorosamente verificati."